La comparabilità delle statistiche europee di finanza pubblica è nettamente migliorata negli ultimi dieci anni. Tempestività, coerenza fra dati nazionali e dati di contabilità pubblica, capacità di rappresentare la situazione reale dei flussi finanziari e di stock sono invece le questioni ancora aperte. È sempre più importante perciò garantire l’indipendenza della statistica dal potere politico e guardare al di là dei saldi contabili.

La qualità delle statistiche sui conti pubblici dei paesi europei ha assunto un’importanza fondamentale dopo la firma del Trattato di Maastricht, con i ben noti “parametri” definiti con riferimento al deficit pubblico (“indebitamento netto della pubblica amministrazione” nella dizione tipica della contabilità nazionale) e allo stock di debito pubblico.

Per assicurare la massima qualità e comparabilità internazionale dei dati di finanza pubblica a livello europeo è stata stabilita una complessa procedura, che coinvolge istituti nazionali di statistica, banche centrali nazionali, Eurostat e la Banca centrale europea, riuniti all’interno del Comitato per le statistiche monetarie, finanziarie e della bilancia dei pagamenti (Cmfb nell’acronimo inglese). Tale procedura assicura che le decisioni di Eurostat sulla classificazione di specifiche transazioni effettuate dal settore delle pubbliche amministrazioni vengano prese seguendo le regole del Sistema europeo dei conti nazionali (Sec), che a sua volta è ripreso dal System of National Accounts, il manuale che sovrintende alla compilazione della contabilità nazionale in tutti i paesi del mondo.
Negli ultimi dieci anni, la comparabilità internazionale è migliorata sensibilmente ed è alquanto elevata, mentre le decisioni assunte dall’Eurostat solo raramente (il caso “France Telecom” del 1997) hanno suscitato dubbi.

Ciononostante, non si può dire che la qualità delle statistiche europee di finanza pubblica sia pienamente soddisfacente. Per tre motivi principali: la tempestività dei dati, la loro comparabilità con gli schemi di contabilità pubblica e la loro capacità di rappresentare in modo esauriente la situazione “reale” dei flussi finanziari e dei connessi stock.

Tre questioni da risolvere

La tempestività. I primi dati annuali sul deficit e sul debito pubblico secondo i canoni dei conti nazionali sono normalmente pubblicati entro due mesi dalla fine dell’anno di riferimento. Di conseguenza, in corso d’anno non si dispone di stime infrannuali del deficit elaborate secondo le regole dei conti nazionali che possano guidare la politica economica e aiutare l’opinione pubblica a interpretare l’andamento dei conti pubblici. Solo recentemente il Consiglio europeo ha approvato un regolamento che obbliga (entro il 2005) i paesi membri a fornire stime trimestrali delle entrate e delle uscite pubbliche secondo le regole della contabilità nazionale, ma al momento, solo pochissimi paesi (tra cui l’Italia) forniscono tali dati.

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La coerenza tra dati di contabilità nazionale e dati di contabilità pubblica. L’Ocse ha recentemente costituto una task-force internazionale per analizzare le numerose differenze tra gli standard statistici e quelli dettati dalle autorità che sovrintendono agli standard contabili pubblici. Il lavoro è estremamente complesso, ma le prime indicazioni segnalano chiaramente la possibilità di far convergere i due sistemi, almeno sul piano concettuale e definitorio. Parallelamente, si stanno confrontando le esperienze dei paesi Ocse, valutando i pro e i contro dei diversi approcci (ad esempio, cassa vs. competenza economica) ai fini della trasparenza delle decisioni e del conseguimento dei risultati finali dell’azione pubblica.

La capacità dei sistemi statistici di rappresentare correttamente le nuove operazioni di gestione dei flussi economici e delle attività e passività presenti nei bilanci pubblici. Operazioni di “liability and asset management” (si pensi alle cartolarizzazioni o alla dismissione di parti del patrimonio pubblico), effettuate attraverso complessi accordi tra soggetti pubblici e privati, non sempre appaiono chiaramente descrivibili in base ai principi statistici definiti circa dieci anni fa. Analoghi problemi si possono avere con i trasferimenti di poteri decisionali dal centro alla periferia del settore pubblico, oppure quando sono gli enti locali a effettuare operazioni di cartolarizzazione. Il rischio di vedere importanti voci del conto economico o del conto patrimoniale passare da “sopra a sotto la linea” e viceversa (o sparire del tutto) è tutt’altro che remoto, con perdita di significatività di taluni aggregati o loro movimenti artificiali indotti dall’esigenza di contenere, di volta in volta, il deficit o il debito.

In conclusione, la qualità e comparabilità delle statistiche europee sulla finanza pubblica è un obiettivo al quale gli statistici dedicano grande attenzione e impegno, con risultati tutt’altro che disprezzabili. La loro indipendenza va continuamente difesa e, rafforzata. Ai fini analitici, però, è sempre più importante guardare al di là dei saldi contabili, per assicurare che la rappresentazione statistica della realtà conservi aderenza ai fenomeni reali.

 

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