Cop9, la conferenza sul clima svoltasi a Milano il mese scorso ha viaggiato su due binari paralleli: l’attività negoziale e i side events. Se i risultati della prima sono scarsi, assai più significativo è il contributo di tavole rotonde e seminari che hanno affrontato i veri nodi del negoziato sui mutamenti climatici. Ciò che è apparso chiaro è che Kyoto e il suo Protocollo restano ancora al centro del dibattito: non vi sono sul tavolo alternative a questa base da cui occorre partire o, meglio, ripartire.

Cop9, la conferenza sul clima svoltasi a Milano tra l’1 e il 12 dicembre dello scorso anno si è chiusa lasciando in tutti la convinzione che l’accordo di Kyoto non è morto, che ad esso non ci sono alternative e che da lì bisogna partire o ripartire. Certo, in termini di delegati, organizzazioni intergovernative e Ong, testate giornalistiche e televisive presenti, la conferenza è consistita in un enorme apparato da cui ci si poteva aspettare qualche risultato in più.

Il bilancio

Ma se si vuole fare un bilancio di quanto è successo a Milano occorre farlo considerando due distinte prospettive.

La prima attiene all’attività negoziale in senso stretto: gli sforzi dei vari paesi di far progredire il Protocollo di Kyoto verso un approdo sicuro e condiviso. Da questo punto di vista, mentre l’attenzione della stampa è stata attirata solo da alcune dichiarazioni (in seguito modificate) della delegazione russa sul tema della ratifica, il negoziato ha in realtà prodotto alcuni risultati che magari non passeranno alla storia, ma che sono certamente piccoli elementi positivi e necessari a far procedere il negoziato. Forse, troppo piccoli e di dettaglio se misurati in termini della produttività di 5mila delegati: ma questa è un’altra storia.

La seconda prospettiva riguarda invece le informazioni e le indicazioni che si possono trarre da tutte quelle attività che si sono svolte all’interno dello spazio dedicato alla conferenza.

Consideriamo dunque i due aspetti in modo separato.

Il negoziato

Restituire in poche righe il senso ultimo di un negoziato che va avanti almeno dal 1997, non è impresa semplicissima.

In sintesi estrema, Cop9 sarà ricordato dal punto di vista negoziale per i risultati ottenuti nel campo della migliore definizione dei cosiddetti sinks, ovvero le foreste, tanto che la stampa specializzata lo ha definito “the forest Cop”. L’incremento della superficie boschiva può creare crediti di emissioni da far valere nel futuro mercato dei permessi. Alla fine di un negoziato pluriennale, si è arrivati a un accordo di compromesso tra potenziali compratori e venditori su alcuni temi: certificazione dei crediti di carbonio legati all’investimento in foreste e regole attraverso cui questa certificazione può essere ottenuta; ruolo e ampiezza della burocrazia (e dunque dimensione dei costi di transazione).

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Su altri due punti cruciali, entrambi legati al possibile ruolo dei paesi in via di sviluppo, l’accordo non è stato invece trovato. Il primo concerne il terzo rapporto dell’Intergovernamental Panel on Climate Change (Ipcc): vi si sostiene che è tempo di cominciare a discutere di possibili azioni da parte di quei paesi che, allo stato del negoziato, sono fuori del Protocollo di Kyoto. Non è stato adottato, ai fini del negoziato, perché il G-77 (ovvero il gruppo di settantasette rilevanti paesi in via di sviluppo) e la Cina si oppongono con fermezza alla sola idea di discuterne prima di vedere azioni concrete nei paesi sviluppati.

Per ragioni del tutto analoghe non si è raggiunto un accordo sugli inventari, quei documenti che i paesi aderenti al Protocollo devono presentare al segretariato della Convenzione sui cambiamenti climatici (Unfccc) e che offrono un quadro d’insieme della situazione delle emissioni di un certo paese. L’estensione di questa pratica, secondo le previste metodologie e scadenze, ai paesi in via di sviluppo è uno degli obiettivi non realizzati della conferenza milanese.

Il dibattito parallelo

Un ricchissimo programma di attività collaterali, quasi sempre seminari e tavole rotonde, sono stati organizzati in autonomia da istituzioni diverse, all’interno dello spazio della Conferenza. A volte si è trattato di Governi che hanno voluto far meglio conoscere la loro posizione su uno specifico punto del negoziato. Più spesso, sono state organizzazioni non governative ed enti di ricerca che intendevano promuovere la riflessione su un tema che ritengono rilevante per il dibattito. Il format di questi seminari è interessante poiché il segretariato Unfccc offre ospitalità alle istituzioni accreditate che ne fanno richiesta e non entra in alcun modo nella definizione dei temi o degli invitati, limitandosi solo ad assegnare un luogo e un orario per l’evento.

Al contrario della negoziazione, il dibattito parallelo sarà ricordato come il più ricco di quelli conosciuti da quando si svolgono i Cop. Qualcuno ha volutamente (e un po’ malignamente) sottolineato come i side events di questa edizione brillassero anche grazie alla pochezza del dibattito negoziale.

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In realtà, il dibattito parallelo ha guardato al futuro: come far progredire il negoziato; cosa sarebbe necessario fare nel secondo commitment period (ovvero oltre gli attuali obiettivi del 2008-2012 fissati da Kyoto); infine come far rientrare nella partita gli Stati Uniti.

Conclusioni

Entrambe le prospettive rendono comunque evidente come Kyoto sia ancora al centro del dibattito. A nulla sono servite le indiscrezioni sulla mancata ratifica della Russia. Gli Stati Uniti, dal canto loro, pur mantenendo fortissime riserve sull’attuale architettura del Protocollo, non sono intenzionati a proporre un protocollo alternativo, definendo Kyoto “the only show in town”, l’unica base solida da cui partire o ripartire.

Kyoto è vivo. Almeno per qualche mese.

Per saperne di più

Il sito ufficiale del Unfccc dedicato a Cop9 è: http://unfccc.int/cop9/.
Il terzo rapporto dell’Ipcc si può trovare integralmente all’indirizzo http://www.ipcc.ch/.
I paesi del G-77 hanno un sito ufficiale: http://www.g77.org/.
Il programma completo dei side events di Cop9 si trova all’indirizzo http://unfccc.int/cop9/se/index.html.
L’istituzione di ricerca italiana più attiva a Cop9 è stata la Fondazione Eni Enrico Mattei: gli eventi da essa organizzati si trovano all’indirizzo http://www.feem.it/NR/Feem/resources/asp/cop9.htm.

 

 

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