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Fughe dalla verità

Il ridimensionamento delle domande di pensioni di anzianità è dovuto al puro effetto meccanico di regole più restrittive e non a scelte individuali. E’ infatti aumentato di un anno il requisito di accesso per i dipendenti privati, mentre per i dipendenti pubblici si sono alzate età anagrafica e anzianità contributiva. Se si tiene conto dell’innalzamento dei limiti, si scopre che in realtà le richieste di pensionamento da parte dei lavoratori sono cresciute di circa il 4 per cento. Un fenomeno che continuerà fino al fatidico 2008.

Il presidente dell’Inps e diversi quotidiani hanno in questi giorni sostenuto che la paventata fuga verso le pensioni di anzianità non starebbe verificandosi. Il pericolo di un “effetto annuncio” degli imminenti cambiamenti di regole di accesso alle prestazioni di anzianità sembrerebbe perciò sventato, con buona pace di chi ha ideato una riforma che rinvia ogni intervento sulle anzianità al 2008.
A riprova di ciò vengono citati i dati sulle domande di pensioni di anzianità nel primo trimestre 2004. Queste, secondo la ricostruzione offerta dal Sole-24Ore del 23 aprile (purtroppo non esiste una nota ufficiale dell’Inps sull’argomento), sarebbero calate del 5,4 per cento rispetto allo stesso trimestre del 2003.

Un effetto meccanico

Tutto bene, dunque? Niente affatto. Ci vuole molta più attenzione e cautela nel leggere i dati sui flussi verso le anzianità.  Per almeno due motivi.  
Primo, è difficile valutare quanto possano aver influito le finestre che fanno slittare tipicamente di tre mesi il momento della quiescenza. Il dato di fine anno è molto più informativo di quello di un trimestre. Secondo, la normativa vigente (in assenza di riforme) prevede già un graduale innalzamento dei requisiti anagrafici e contributivi per accedere alle anzianità e questi aggiustamenti non possono che influire sui flussi verso le anzianità.  Proprio nel 2004 è aumentato di un anno (da 37 a 38) il requisito di accesso alla pensione di anzianità per i dipendenti privati e sono aumentati sia i requisiti di età anagrafica che di anzianità contributiva dei dipendenti pubblici (vedi la tabella qui sotto), come previsto dalla normativa vigente. Quindi parte della fuga verso il pensionamento appare ridimensionata per il puro effetto “meccanico” di una più restrittiva regola di accesso.
Una semplice stima basata sui nostri dati di simulazione mostra che circa 5700 dipendenti privati e 2700 dipendenti pubblici avrebbero ritardato il pensionamento di anzianità nel trimestre a causa di questo innalzamento di un anno nei limiti di accesso (1). Una cifra, dunque, ampiamente superiore alla riduzione nelle domande di anzianità osservate (circa 5mila in totale). Segno, questo, che i dati sono totalmente spiegabili dall’innalzamento dei limiti (effetto meccanico) e non tanto dalle scelte individuali.

Leggi anche:  Sulle pensioni la manovra fa i conti con la realtà

Quando si tenga conto di questo irrigidimento delle regole, si nota come le domande da parte dei lavoratori sono in realtà aumentate circa del 4 per cento. Del resto, le domande effettivamente accolte sono cresciute di circa il 17 per cento rispetto allo stesso trimestre del 2003.
Proiettando il dato del primo trimestre su base annua si ha che, pur in presenza di più stringenti limiti di accesso, le fughe per anzianità graverebbero per almeno ulteriori 180 milioni di euro sul bilancio pensionistico (molto di più se l’intero incremento delle nuove quiescenze viene attribuito all’effetto annuncio). E questo stillicidio rischia di continuare fino al 2008, quando entreranno in vigore le nuove regole.

Requisiti di anzianità anagrafica e anzianità contributiva: requisito congiunto (età e anzianità) e requisito basato sulla sola anzianità contributiva

Anno

INPS (Privati)

Età e anzianità contributiva

INPS (Privati)

Solo anzianità contributiva

INPDAP

Età e anzianità contributiva

INPDAP

Solo anzianità contributiva

Autonomi

Età e anzianità contributiva

Autonomi

Solo anzianità contributiva

2001

56 e 35

37

55 e 35

37

58 e 35

40

 

2002

57 e 35

37

55 e 35

37

58 e 35

40

 

2003

57 e 35

37

56 e 35

37

58 e 35

40

 

2004

57 e 35

38

57 e 35

38

58 e 35

40

 

2005

57 e 35

38

57 e 35

38

58 e 35

40

 

2006

57 e 35

39

57 e 35

39

58 e 35

40

 

2007

57 e 35

39

57 e 35

39

58 e 35

40

 

2008

57 e 35

40

57 e 35

40

58 e 35

40

 

(*) Ministero del Lavoro – INPS. Regole vigenti sulla base del 449/1997.

(1) La stima si basa sui flussi stimati a partire dai dati dell’indagine Istat delle Forze lavoro e dell’indagine Banca d’Italia sui Bilanci delle famiglie italiane. In accordo con le ipotesi della Ragioneria Generale dello Stato si è ipotizzato che il 60 per cento degli aventi diritto acceda fin da subito alla prestazione di anzianità (e quindi invii la propria domanda) mentre il 40 per cento continui a lavorare.

 

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  1. Armando Rinaldi

    Caro Prof. Boeri,
    oltre agli articoli e ai dati che Lei cita La inviterei a leggersi anche il IV Rapporto sullo stato dei conti INPS presentato lo scorso 22 gennaio al Cnel dal Prof. Alberto Brambilla, Sottosegretario al Welfare.
    E’ sufficiente una rapida lettura del documento in oggetto per ricavare la certezza che l’ultimo dei fattori che penalizza il bilancio Inps è quello delle pensioni di anzianità. Una considerazione che emerge in modo evidente in più parti del documento laddove si indicano i costi dell’assistenza, le mancate entrate per evasione contributiva, le anomalie rappresentate dai Fondi Speciali come gli elementi fondamentali che determinano il deficit di bilancio.
    Purtroppo ho come l’impressione che anche da parte Sua si preferisca utilizzare sempre dati ed informazioni utili a sostenere una tesi precostituita e ad ignorare informazioni che la contraddicano.
    Ma questo è uno sport molto praticato in questo paese da tecnici, esperti e politici di ogni schieramento.
    Cordiali saluti anche a nome di circa 1 milione di nostri concittadini che hanno perso il lavoro in età matura e attendono, privi di reddito, di raggiungere il traguardo di una pensione che si allontana sempre di più nel tempo.
    Armando Rinaldi
    Presidente ATDAL (Associazione per la Tutela dei Diritti Acquisiti dei Lavoratori)

    • La redazione

      Grazie. Ero presente a quella presentazione e conosco bene quel rapporto. Come pure quello curato da un gruppo di lavoro presieduto dallo stesso sottosegretario all’atto della verifica pensionistica e finito in qualche cassetto. Mostrava come le spinte alla crescita della spesa pensionistica vengano proprio dalle domande di pensioni di anzianità, più numerose di quelle di vecchiaia. Dato il nome dell’associazione che Lei presiede, non mi illudo che possa mai essere d’accordo con una riforma delle pensioni che, per definizione, non può che intaccare diritti acquisiti. Mi accontenterei che si unisse a noi nel tentativo di informare e di cercare una soluzione diversa — reddito minimo garantito e aiuti nella ricerca di un impiego alternativo — a chi perde il lavoro in età adulta. Cordiali saluti

      Tito Boeri

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