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Un prestito poco vantaggioso

Il superbonus contributivo concesso ai lavoratori dipendenti del settore privato che continuano a lavorare dopo aver raggiunto i requisiti per la pensione d’anzianità è come un prestito. Si ottiene una busta paga più pesante che dovrà poi essere ripagata con pensioni più basse di quelle cui si avrebbe avuto diritto continuando a versare i contributi. Il problema è che il tasso a cui viene concesso questo prestito non è affatto vantaggioso. E chi si rendesse conto dell’errore, non potrà tornare sui suoi passi.

Nell’attesa del 2008, il Governo ha adottato provvedimenti transitori destinati a contenere da subito le pensioni di anzianità.

 

Esoneri dalla contribuzione previdenziale….

 

In particolare, a chi accetti di proseguire l’attività lavorativa è offerto l’esonero dalla contribuzione previdenziale a suo carico mentre la contribuzione a carico del datore di lavoro è, per così dire, “trasformata” in retribuzione .  Inoltre, l’intero bonus contributivo, come ormai viene chiamato, è esente da Irpef e dalla restante contribuzione sociale (diversa da quella previdenziale).   

 

… in cambio della rinuncia ai supplementi

 

La convenienza del bonus è stata discussa in due interventi su lavoce.info. (1)  Per riassumerne i contenuti, occorre preliminarmente ricordare che l’incentivo a ritardare il pensionamento era già implicito nella formula di calcolo della pensione in base alla quale quest’ultima cresce con l’anzianità contributiva. Ma le preferenze rivelate dai comportamenti dei lavoratori (la grande maggioranza dei quali va in pensione non appena maturato il diritto) indicano che i “supplementi di pensione”, in futuro fruibili dal pensionato e dal suo superstite nel caso che il rinvio del pensionamento sia accettato, non riescono a essere più appetibili delle annualità di pensione altrimenti fruibili immediatamente. Perciò occorreva offrire qualcosa di più.

 Sfortunatamente il bonus contributivo non è migliore dei supplementi, anzi è più piccolo del loro valore attuale. Si deve quindi concludere che un lavoratore informato e razionale non dovrebbe accettare l’uovo (il bonus) dopo aver respinto la gallina (i supplementi di pensione). In casi come questi l’informazione è tuttavia difficile da acquisire, richiedendo essa complicati calcoli attuariali. Perciò è possibile che, non riuscendo a quantificare la gallina, alcuni cadano nell’errore di pensare che l’uovo è più grande. Ciò farebbe la fortuna del sistema pensionistico perché il vantaggio di elevare l’età di pensionamento sarebbe ottenuto a un costo perfino minore.

 

Le condizioni del prestito

 

La capacità persuasiva del bonus è anche valutabile con un esercizio di tipo diverso che lo reinterpreta come un “prestito” e i supplementi di pensione (netti da imposta) come i relativi “rimborsi”. In altri termini, è come se il Governo avesse aggiunto, alla prospettiva dei supplementi, l’offerta di un prestito in forma di bonus restituibile “retrocedendo” i supplementi stessi.  Sfortunatamente, l’analisi finanziario‑attuariale rivela che le condizioni del prestito non sono vantaggiose e perciò che il piatto degli incentivi risulta tutt’altro che arricchito. La tabella acclusa mostra infatti che l’interesse è generalmente superiore a quello chiesto dalle banche sui mutui fondiari. Indica altresì che tale interesse diminuisce sia col numero di anni per i quali il pensionamento è rinviato (e perciò col numero di bonus presi a prestito) sia, soprattutto, con l’aliquota marginale del futuro pensionato (che determina la misura dei rimborsi). È così confermata la regressività già dimostrata con altro approccio negli articoli sopra richiamati. (2)

 

 

 

 

(1) Cfr. S. Gronchi, “Il superbonus è vantaggioso?”(31/10/2003) e “Un provvedimento inflessibile” (9/12/2003), lavoce.info.

(2) Le aliquote marginali assunte dall’esercizio sono tratte da R. Paladini, L’imposta progressiva e la Finanziaria 2003, Quaderno n. 383 del Dipartimento di Economia dell’università di Siena. Esse sono derivate da quelle in vigore tenendo conto degli effetti generati dalla no tax area.

 

 

 

 

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Leggi anche:  Anticipo della pensione: dieci anni di provvedimenti parziali*

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Sommario 16 settembre 2004

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L’attuazione del decreto

  1. Maria Rosa Gheido

    Ho letto ed apprezzato l’articolo in oggetto perché aiuta a riflettere sui vantaggi e gli svantaggi della scelta di rimanere al lavoro. Credo però si debba anche tenere conto che nel calcolo di convenienza fra il “bonus” e la maggior quota di pensione si fa, in realtà, un raffronto tra una somma (il bonus) netta ed una (il 2 per cento di maggior pensione) al lordo delle imposte. Il calcolo di convenienza risente non poco di questa circostanza.

    • La redazione

      In realtà, il confronto fra il bonus e i supplementi di pensione è stato proprio fatto (così come la Lettrice vorrebbe) ‘dopo
      l’imposta’. In particolare, i supplementi sono stati considerati al netto delle aliquote marginali indicate nella prima colonna
      della tabella acclusa all’articolo. Conoscendo, grossomodo, l’importo della propria pensione con e senza le maggiorazioni
      (supplementi) che questa subirebbe continuando a versare i contributi, ciascuno può ‘riconoscersi’ in un’aliquota e leggere, nella riga corrispondente, il tasso d’interesse al quale il bonus viene ‘prestato’. Com’è spiegato nell’articolo, il tasso dipende dal numero di anni per i quali si accetta di rinviare il pensionamento.

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