I dati indicano che l’utilizzo dei buoni ai sedicenni per l’acquisto di un computer per l’anno 2003 è strettamente correlato con il possesso di un pc prima delle misure di incentivazione. Al programma hanno aderito soprattutto i ragazzi con più potere d’acquisto e che vivono nelle Regioni più ricche. Limitato invece l’effetto di alfabetizzazione addizionale. Per evitare che si ripetano situazioni simili, una parte delle scarse risorse pubbliche per l’innovazione dovrebbe essere utilizzata per valutare in anticipo gli effetti delle politiche che si intende attuare.

Qualche settimana fa, sulla base di dati che indicavano una notevolmente accresciuta diffusione dei pc nella società italiana, il ministero dell’Innovazione tecnologica annunciava con soddisfazione: “Ultima in Europa nel 2001, oggi l’Italia è tra i paesi più tecnologici”. Questo risultato era interpretato come un sintomo del successo delle politiche di incentivazione delle tecnologie dell’informazione attuate dal Governo Berlusconi: “Pc ai giovani”, “Pc alle famiglie” e, per ultima, “Pc ai docenti”.

Una prima valutazione

I dati della Banca d’Italia e dell’Indagine Istat sui consumi delle famiglie consentono di effettuare una prima valutazione del programma “Pc ai giovani”. In un recente lavoro, Raffaele Miniaci e Maria Laura Parisi (1) mostrano che l’iniziativa, pur presentando ricadute positive e sfruttando la trasmissione di conoscenze dai figli ai padri, è stata soprattutto un regalo del Governo a chi aveva già dimestichezza con il pc. E, in parallelo, un contributo alle case produttrici (estere) e ai distributori (italiani) di pc, con buona pace dell’obiettivo dichiarato di accrescere l’alfabetizzazione informatica degli italiani. Ciò suggerisce che il programma possa, e forse debba, essere perfezionato.

Il problema

Lo schema di incentivazione predisposto dal Governo prevedeva la concessione di un bonus di 175 euro da destinare all’acquisto di un pc presso i rivenditori aderenti al programma, per coloro che avessero 16 anni nel 2003. L’incentivo è stato rinnovato per coloro che avevano 16 anni nel 2004.
I dati dell’Istat, congiuntamente a quelli resi noti dal ministero, indicano, però, che l’utilizzo dei buoni per l’anno 2003 è strettamente correlato con il possesso di un pc a una data precedente rispetto all’adozione della misura di incentivazione.
Nel grafico 1, i dati regionali sulla percentuale di sedicenni in possesso di un pc nel 2002 (dunque prima del bonus) sono confrontati con quelli relativi al numero di utilizzatori del buono in proporzione alla popolazione rilevante (ovvero quella dei sedicenni senza un pc) nel 2003. Emerge molto chiaramente la forte correlazione positiva tra queste due variabili. La propensione a utilizzare il buono offerto dal Governo (per “volare con Internet”) – misurata dalla frazione di buoni utilizzati sul numero degli aventi diritto non dotati di un pc – è particolarmente elevata laddove esisteva già un elevato numero di sedicenni in possesso di un pc.
Questo semplice dato conferma in pieno uno dei dubbi avanzati in un precedente articolo su lavoce.info (2): i buoni sono stati sì impiegati, ma soprattutto da coloro che volevano cambiare il loro pc con uno nuovo – un problema classico delle politiche di incentivazione di ogni tipo. L’incentivo cioè diminuisce il prezzo di un pc per chi comunque stava considerando se acquistarne uno nuovo, ma è invece inefficace nell’indurre all’acquisto nuovi clienti. Per questo, al di là delle conclusioni trionfalistiche, ma forse un po’ affrettate del ministero dell’Innovazione, l’iniziativa “un pc ai sedicenni” sembra essenzialmente aver fatto “piovere sul bagnato”.
Beninteso, niente di male in questo: ammodernare il parco di pc dei sedicenni italiani (e, magari, delle loro famiglie) è certamente una buona cosa. È più dubbio, però, che questo debba avvenire con l’impiego di risorse pubbliche (specie in un momento come questo, in cui il Governo fa fatica a trovare anche solo pochi soldi per aiutare le imprese italiane a innovare). Inoltre, nella valutazione del programma, non si può dimenticare che l’obiettivo dichiarato dell’iniziativa “Vola con Internet” era quello di accrescere l’alfabetizzazione informatica dei giovani italiani. Se, però, i buoni sono stati usati da chi aveva già un pc, l’effetto di alfabetizzazione addizionale è stato certamente piuttosto limitato. Così come l’efficacia ultima del programma.

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Si poteva e si può fare di meglio?

Criticare l’insuccesso o il parziale successo di un’iniziativa può essere però ingeneroso se non ci si chiede, in parallelo, se e come si sarebbe potuto fare di meglio.
Ancora i dati dell’Istat indicano che 1) il rapporto tra il numero di buoni utilizzati e il numero di sedicenni senza pc era più elevato nelle Regioni più ricche, cioè quelle in cui la spesa pro-capite è maggiore; e che 2) la spesa pro-capite dei sedicenni che nel 2002 possedevano già un pc (il 66 per cento della loro classe di età) era superiore del 50 per cento rispetto alla spesa pro-capite dei loro coetanei senza pc.
Che al programma abbiano aderito soprattutto i sedicenni più ricchi e quelli che vivono nelle Regioni più ricche non è, dunque, particolarmente sorprendente. Una preventiva considerazione dei dati sui consumi delle famiglie avrebbe permesso al Governo di prevedere come sarebbe andata a finire. Perché allora, in futuro, il Governo non spende una parte delle (scarse) risorse pubbliche per l’innovazione per valutare in anticipo gli effetti delle politiche che intende attuare? E perché non prevedere, già nella fase di attuazione delle politiche, il momento della valutazione, ad esempio con interviste a un campione selezionato di sedicenni che includa sia gli utilizzatori che i non utilizzatori del bonus?


(1) R. Miniaci e M.L. Parisi, “Educate the parents by subsidizing their children: challenging the digital divide through social interactions”, Università di Padova, http://www.decon.unipd.it/assets/pdf/dp/0050.pdf

(2) F. Daveri, “Give pc a chance”, 28/9/04.

Grafico 1 – Possesso di un pc e utilizzo del bonus “Vola con Internet”

 


 

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