Nei paesi dell’Ocse le imposte reali che gravano su singoli cespiti, quasi sempre gli immobili, sono nettamente dominanti rispetto a quelle sui trasferimenti. E solo in tre paesi la percentuale sul totale delle imposte dirette assume valori rilevanti: Giappone, Polonia e Stati Uniti. In Francia, la “impot de solidarieté sur la fortune”, voluta da Mitterand e ora confermata dal governo di destra, ha un effetto redistributivo minimo, ma serve ad aggiungere progressività a un sistema che non ne ha molta. E pagarla è diventato una sorta di status symbol.

Un fantasma si aggira per l’Italia: l’imposta patrimoniale. Il Sole-24Ore del 3 febbraio auspica caldamente che i leader del centrosinistra dissipino l’ombra bertinottiana. Ma di cosa si tratta?

Imposte ordinarie e straordinarie

Chiarisco subito che le imposte patrimoniali possono essere straordinarie oppure ordinarie. Quelle straordinarie sono un prelievo sul patrimonio di rilevante entità e vengono effettuate in condizioni di emergenza (con la promessa di non applicarle più). Sono quelle auspicate da David Ricardo quando si opponeva all’emissione di debito pubblico. In Italia l’imposta straordinaria è stata applicata nel 1947, abolendo al contempo quella ordinaria che era stata introdotta nel 1940. Ma anche il fascismo, tra il 1936 ed il 1938, vi aveva fatto ricorso.
Vi sono poi prelievi una tantum, come quello sui depositi del 1992, o l’imposta sul capitale sociale, introdotta con la Finanziaria 1993 (la madre di tutte le manovre risanatrici) che doveva durare tre anni e durò cinque, assorbita dall’Irap. Le imposte ordinarie sul patrimonio sono invece imposte che si pagano con il reddito, anno dopo anno. La loro base imponibile è una qualche definizione di valore patrimoniale, e si differenziano, in parte, dalle imposte sul reddito da patrimonio. Per intenderci, l’Ici invece dell’Ilor.
L’imposta patrimoniale è “di sinistra”? Cesare Cosciani, il padre della riforma del 1973, era favorevole all’imposta patrimoniale, che in effetti aveva proposto, e che fu poi sostituita dall’Ilor. Maurice Allais (francese) e James Meade (inglese), entrambi premi Nobel, erano anch’essi favorevoli. Nessuno di questi tre economisti può essere sospettato di simpatie marxiste; sostenevano l’imposta patrimoniale (ordinaria) per ragioni di efficienza, piuttosto che di equità. Il compianto Franco Romani, che di liberalismo se ne intendeva, diceva che l’imposta patrimoniale è una tipica imposta liberale. Conosceva il lavoro di Eugenio Rignano “Di un socialismo in accordo colla dottrina economica liberale” (1901), dove veniva proposta una drastica redistribuzione patrimoniale tramite le imposte di successione. Questo libro ebbe una notevole eco all’estero (sia nel Regno Unito che in Francia) e in particolare fu discusso nell’ambito del partito liberale inglese negli anni Venti. Anche il partito liberale tedesco ha elaborato in passato proposte simili. (1) Ovviamente, lo scopo del partito era quello di tassare i trasferimenti di ricchezza per poter diminuire le imposte sul reddito.

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Le imposte patrimoniali nei paesi Ocse

Vediamo come si presenta la situazione nei paesi dell’Ocse, dove abbiamo sufficienti dati. (2)
Ho raggruppato le imposte in due grandi gruppi: quelle di natura reale, cioè che gravano su singoli cespiti, in generale sugli immobili (tipo Ici), e quelle sui trasferimenti (tra vivi o mortis causa) o personali che colpiscono l’intero patrimonio sia delle persone fisiche che, più spesso, di quelle giuridiche. Come si può vedere dalla tabella, le imposte reali sono nettamente dominanti rispetto alle altre; e comunque solo in tre paesi la percentuale sul totale delle imposte dirette assume valori rilevanti: Giappone, Polonia e Usa (sorpresa?). Che le imposte reali siano preponderanti si spiega col fatto che si tratta prevalentemente di imposte sugli immobili, che costituiscono una tipica, e spesso significativa, voce delle entrate degli enti locali.Come è il caso, per esempio, della property tax delle contee statunitensi, con la quale vengono finanziate le scuole pubbliche.

La patrimoniale di Bertinotti

Fausto Bertinotti minaccia dunque di usare l’Ici come una clava? È più probabile che pensi a un’imposta personale come la “impot de solidarieté sur la fortune” francese. Istituita da François Mitterand nel 1981, si applicava sul patrimonio mobiliare e immobiliare, con un abbattimento di 300mila franchi, elevato a 500mila franchi nel caso di proprietà di imprese. Teneva conto dei carichi familiari, ed era blandamente progressiva a scaglioni (la massima aliquota era 1,5 per cento oltre i dieci milioni di franchi). L’imposta è stata eliminata e ripristinata al mutare del colore politico dell’esecutivo, ma ora il governo di destra ha deciso di farla rimanere. La soglia è stata portata a 720mila euro: un contribuente con moglie e figlio con 820mila euro versa cento euro, cioè lo 0,1 per cento sui 100mila addizionali. Se il patrimonio aumenta di 200mila euro, l’imposta su tale aumento sale allo 0,3 per cento, e così via.
Il gettito dell’imposta non arriva all’1 per cento delle entrate; l’effetto redistributivo è pertanto minimo, ma serve ad aggiungere un pizzico di progressività a un sistema che non ne ha molta, dato il basso peso delle imposte sul reddito (la Francia è l’unico paese europeo dove l’imposizione indiretta è prevalente). Vale la pena di riportare un curioso fenomeno che accadde al momento dell’introduzione dell’imposta: gli efficienti uffici francesi avevano stimato il numero dei contribuenti e il gettito dell’imposta. Ma sui primi si sbagliarono, perché furono molto più numerosi. Molti dei contribuenti versarono pochi franchi, perché il patrimonio dichiarato superava appena la soglia esente. Insomma, fu il piacere di poter dire “ho pagato l’imposta”. Chissà come reagirebbero i contribuenti italiani.

Tanto rumore per nulla?

Come avrebbe detto Shakespeare “tanto rumore per nulla?” Vero che nel Manifesto dei Comunisti, alla fine Marx ed Engels concedono che un’imposta al 100 per cento sull’eredità e un’imposta progressiva sui redditi potevano essere delle decenti proposte di breve periodo (in attesa della palingenesi), ma è passato più di un secolo e mezzo. Si racconta che il portoghese Otelo de Carvalo, leader della rivoluzione dei garofani, andò da Olav Palme e gli chiese: “insegnaci a combattere i ricchi”. Palme rispose “veramente, noi combattiamo la povertà, non i ricchi”.

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(1) Vedi A. Oberhauser, Death Duties and Property Taxation as a Means of More Even Distribution of the Stock of Wealth, The German Economic Review, 1975.

(2) Oecd, General Government Accounts 1992-2003, Paris 2004. I dati si riferiscono al 2003, salvo qualche dato del 2002.

Imposte patrimoniali sul totale delle imposte dirette (in %) 2003

Paesi

Imposte reali

Imposte personali e sui trasferimenti

Totale

Australia

7,3

0

7,3

Austria

1,6

0,5

2,1

Belgio

8,6

3,1

11,7

Canada

16,7

0

16,7

Rep. Ceca

4,1

0,3

4,4

Danimarca

4,2

0,7

4,9

Finlandia

1

0,7

1,7

Francia

2,2

5,1

7,3

Germania

14,3

1,3

15,6

Grecia

1,8

3,1

4,9

Islanda

0

0

0

Irlanda

4,8

0

4,8

Italia

6,6

0,4

7

Giappone

32,8

3,8

36,6

Lussemburgo

9,2

1,3

10,5

Messico

0

0

0

Norvegia

5

0,4

5,4

Nuova Zelanda

10,2

0

10,2

Olanda

4,9

3,2

8,1

Polonia

22,6

0,4

23

Portogallo

4,6

0,8

5,4

Regno Unito

9,4

1,5

10,9

Rep. Slovacca

6

0,3

6,3

Spagna

6,1

3,5

9,6

Svezia

5,9

0,6

6,5

Ungheria

1,5

0,5

2

USA

20,1

2,5

22,6

Per Corea e Svizzera non vi sono dati disponibili.

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