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Al privato non si addice l’elettricità

La proprietà di Edison pare che sarà divisa tra Aem Milano e la francese Edf. Tramonta così la stagione dell’imprenditoria privata italiana nell’elettricità. In questo settore, vitale per l’economia moderna, abbiamo molto denaro pubblico, molto denaro estero e poche aziende. L’operazione, poi, consente al monopolista pubblico francese di controllare Edison in cambio di un doppio vantaggio per Enel: l’ingresso sul mercato francese e la partecipazione a un importante progetto di ricerca sul nucleare. Ma non ne trae guadagno la concorrenza. Né, probabilmente, il sistema paese.

Edison è salva, e questa è un’ottima notizia. E la proprietà pare sarà divisa tra Aem Milano e Edf, il colosso elettrico francese. Questa è una buona notizia? Buona perché intanto rafforza un’impresa storica del mercato italiano, ma soprattutto è una notizia significativa almeno per due ragioni.

Dov’è l’imprenditoria privata italiana?

La prima è che sembra tramontata l’imprenditoria privata italiana nel settore elettrico. Si blatera tanto di privatizzazioni, e invece quello che abbiamo in questo settore, del tutto vitale per l’economia moderna, è molto denaro pubblico e molto denaro estero.  Le grandi imprese effettivamente dotate di potere di mercato (imprese “rilevanti”, come dicono le autorità che sorvegliano la concorrenza del settore) sono tre. Se le passiamo in rassegna, cosa abbiamo? Al numero uno c’è ovviamente Enel, controllata dal Governo italiano. Poi avevamo Edison che (a quanto pare) sarà posseduta da Edf – controllata dal Governo francese – e da Aem, che è controllata dal comune di Milano, sia pure con una struttura di governance tuttora in discussione. Al terzo posto vediamo Endesa Italia, una joint venture tra la maggiore impresa spagnola del settore (Endesa) e Asm Brescia, controllata dal comune di Brescia. Poi abbiamo la Atel (società svizzera), Eni power (ovviamente, di Eni, di nuovo denaro pubblico), Siet (della Aem Torino, ex municipalizzata), la joint venture tra Acea (del comune di Roma) e Electrabel (impresa belga). Eccetera, eccetera.
Denaro straniero, oppure denaro pubblico. Se anche sono imprese quotate al mercato azionario, le quote in possesso del maggiore azionista gli conferiscono il controllo, che non è mai di imprenditori privati italiani. E anche i privati esteri si sono alleati con capitale pubblico nazionale. Non sono mai stato un fanatico difensore né delle privatizzazioni, né della opportunità di privilegiare il capitale nazionale, ma credo siamo di fronte a un quadro in qualche misura preoccupante. Perchè avviene questo fenomeno? Da un lato, avere il contatto con la domanda finale è cruciale per avere “il cliente”, e il ruolo crescente delle ex-municipalizzate testimonia come l’integrazione avvenga “verso monte”, con le imprese vicine ai clienti che riescono a guadagnare posizioni anche nella generazione.
Inoltre, nel mercato elettrico crescere è molto difficile (la costruzione di nuovi impianti richiede anni di snervanti battaglie amministrative) e allora cresce chi ha grandi disponibilità finanziarie per acquisire i concorrenti. Si noti poi che chi ha grandi dimensioni nel mercato elettrico italiano, o ha ereditato posizioni di monopolio, anche se ormai indebolite (Enel), oppure ha acquisito dalla stessa Enel le centrali che la normativa pro-concorrenziale aveva deciso che dovessero essere cedute. E vediamo ora gli errori di quelle cessioni, sia nella assenza di imprenditoria nazionale privata, sia nella debolezza della concorrenza nel settore.
Il frazionamento del parco impianti di Enel era fatto per creare accanto a Enel alcune imprese di grandi dimensioni (le tre “Genco”) che potessero competere con la ex “casa madre”. Perché tre grandi imprese e non trenta piccole (come chiedeva l’Autorità antitrust, senza che nessuno degli schieramenti politici le desse retta)? Bella domanda. Il risultato è stato che
a) le imprese sono finite in mani o estere o pubbliche (si trattava di acquisizioni troppo costose e rischiose, stanti le incertezze sul futuro del mercato);
b) oggi solo poche imprese sono presenti sul mercato, e – guarda un po’ che sorpresa – i prezzi sono elevati, ci si lamenta della collusione, e così via.

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Uno scambio di favori

La seconda riflessione riguarda il modo in cui si pare si stia chiudendo l’operazione con Edf. Si consente al monopolista pubblico francese di controllare la seconda impresa del mercato italiano in cambio di un favore a Enel sul mercato francese, sia come ingresso nel mercato, sia – a quanto pare – per la sua partecipazione a un grosso progetto di ricerca francese sul nucleare.
Chi guadagna da questo scambio? Enel senza dubbio (e il suo azionista, il ministero, di conseguenza). La concorrenza senza dubbio no. Edf sa benissimo che se fosse più aggressiva sul mercato italiano, Enel potrebbe rivalersi su quello francese. Cane non mangerà cane. Il “sistema paese” guadagna? Il fatto che Enel metta i piedi nel mercato francese va bene, ma non credo abbia un impatto significativo sul resto dell’Italia. Il fatto che entri in un progetto di ricerca è indubbiamente una buona notizia, ma avevamo bisogno di questo scambio per spingere Enel a tornare a fare l’impresa leader nella ricerca? Il massimo problema di Enel in questi anni è stato come impiegare la sua colossale liquidità. Non c’erano alternative?
L’impressione è che si sia fatto a Enel un doppio favore. Sul mercato francese in via diretta, e indirettamente portando qui un concorrente che in Francia è partner della stessa Enel. In cambio di cosa? Staremo a vedere…

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Sommario 9 maggio 2005

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Una rivoluzione copernicana per il traffico urbano

  1. Leonardo LIBERO

    In linea generale sono d’accordo. Devo però far presente che l’ “affaire” Edison-EdF è ancora la coda del crack Montedison (1992). Una coda “grazie” alla quale dal 1992 a oggi gli italiani hanno pagato almeno 50.000 miliardi di lire di sovrapprezzi elettrici (componente tariffaria A3) per “sostegno alle fonti rinnovabili”, ma il gettito di quel balzello è stato usato per finanziare aziende – fra le quali soprattutto Edison – che hanno venduto al GRNT elettricità prodotta da fonti “sporche” al prezzo che sarebbe stato giusto se essa fosse stata di fonte “pulita”.

    Leonardo Libero

  2. Lucia Di Giovine

    Il massimo problema di Enel in questi anni è stato come impiegare la sua colossale liquidità.
    questa affermazione di Carlo Scarpa coglie nel segno un aspetto fondamentale della conseguenza dei monopoli che sono stati creati nel nostro Paese. Una oligarchia politica ha detenuto e detiene, nonostante le direttive e i regolamenti della Comunità Europea in materia di concorrenza, il potere decisionale ed economico nel settore dell’energia elettrica. il monopolio non è servito per offrire ai cittadini servizi migliori a prezzi bassi ma per concentrare nelle mani di tali signori enormi quantità di denaro da utilizzare per i loro scopi “personali” (una cassaforte privata). non certamente per investimenti nella qualità e nella quantità del servizio. Con la finta eliminazione dei monopoli legali, attraverso la trasformazione in S.p.A. delle imprese pubbliche, si è aggravata la posizione dell’utente finale, che oggi è ancora più inerme di fronte allo strapotere contrattuale di tali imprese. faccio riferimento al fatto della possibilità per tali imprese di stipulare contratti differenziati con gli utenti, secondo criteri da loro stessi prestabiliti, essendo venuto meno il disposto dell’art. 2597 c.c.
    In mancanza di una precisa legislazione di tutela in tal senso dell’utente, sono legittimata a supporre una maggiore pressione economica nei futuri contratti di fornitura, con buona pace della libertà di concorrenza, e dei diritti dei consumatori finali, galline dalle uova d’oro.
    Lucia Di Giovine

  3. stefano luciani

    Non scrivo da economista, anche se ho vissuto direttamente dall’interno il finto processo di liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica. Nel grande mare delle opinioni ho fissato un paio di boe luminose a cui sono uso vincolarmi per giudicare quanto avviene:
    – la gestione dell’energia in un paese democratico è un settore troppo strategico perché possa essere lasciato in mano ad interessi evidentemente contrari al pubblico interesse;
    – per privatizzare un mercato così delicato è necessario a) disporre di uno stato in grado di fare una chiara politica energetica, b) imporre regole di mercato efficienti tramite autorità garanti forti. Oggi mancano evidentemente tutte e due le condizioni. Ne è la prova quello che continuamente avviene in Italia per molti altri importanti settori, già liberalizzati, ma meno strategici dell’energia (sono cresciuti o diminuiti negli ultimi anni i costi bancari per la piccola impresa?).
    Come mai nessuno ha sufficientemente diffuso i dati ufficiali che possono dimostrare come dall’entrata in vigore della borsa dell’energia elettrica i prezzi e i guadagni delle imprese oligopoliste sono ulteriormente aumentati? In Italia, quando da consumatore sento parlare di liberalizzazione dei servizi mi viene ormai da pensare ad un aumento dei costi per l’utente finale e ad un peggioramento del servizio che, il monopolista pubblico, garantiva ad un livello più elevato (quanti grandi black out ricordate in 40 anni di sviluppo economico in cui l’aumento di consumo di energia elettrica raddoppiava ogni dieci anni!). Lo so che non risponde a teorie economiche moderne, ma prima di liberalizzare settori strategici (sanità, energia, acqua) sarebbe meglio modernizzare lo stato ed il mercato, cosa che negli ultimi anni non è avvenuta. Quindi, allo stato attuale, sono meglio i monopoli pubblici. Del resto, non riusciamo a liberalizzare i passaggi di proprietà delle auto, figuratevi che volevamo partire con l’energia!

  4. marco santini

    Gli italiani da quando l’ENEL è privatizzata hanno visto raddoppiare il costo del kwh energetico.
    In passato quando era pubblica, il prezzo era in linea con la media europea. Ad oggi è circa il doppio. Ed è scaduta anche la qualità del servizio che non garantisce la continuità dell’erogazione, non solo per il black out ma anche per altri casi di distacchi “locali”.
    Mi sorprende la discrepanza in bolletta fra le tariffe per fascia oraria che, fra le varie cifre della mia bolletta, oscillano da 0,071 a ben 0,140 eurocent/kwh: più del doppio. Sembra tanto che questa borsa del’energia che determina i prezzi, sappia tanto di speculazione. Preoccupano anche le moltissime delibere delle autority sui prezzi.

    Mi chiedo anche perchè si parli ancora di nucleare quando da 30 anni nel mondo non si progetta più una nuova centrale e le centrali realizzate nel frattempo risalgono a progetti di oltre 30 anni fa.
    Il costo di trattamento delle scorie non èun dato isponibile nè calcolabile; se fosse incluso (non sempre è previsto) nelle stime di costo delle centrali nucleari, questa forma di energia non risulterebbe per niente economica.
    Tra l’altro nei prosimi 30 anni si prevede il picco dell’estrazione dell’unica materia prima delle centraloi: l’uranio.
    Non si parla invece di decentramento energetico e dell’eolico, un’energia producibile anche da chi non ha enormi liquidità, che consentirebbe la crescita anche a nuovi produttori che non hanno disponibilità di acquisire concorrenti, e di evitare in futuro un oligopolio nel mercato dell’energia.
    Tra l’altro a prezzi simili a quelli precedenti la “privatizzazione” di ENEL e di nuovo in linea con l’Europa.
    http://www.disinformazione.info/eolico.htm
    Certo occorre impedire che l’installazione di aerogeneratori incontri le stesse difficoltà burocratiche per la creazione di altre centrali.
    L’incontro tra burocrazia e interessi di certi privati a creare barriere all’ingresso nel settore, esiste anche per l’eolico.

    • La redazione

      caro lettore,
      Alcuni dati di fatto.
      Anche ammesso che Enel sia veramnete privatizzata (il CdA è nominato dal Governo), non è vero che il costo del kWh sia raddoppiato. Non è vero in senso assoluto, è ancora meno vero se si depura il dato finale dalla dinamica del costo dei carburanti; se si fa questo, si vede come il prezzo
      (al netto del costo del carburante) sia diminuito. I dati sono presenti nella relazione annuale dell’Aeeg – disponibile sul loro sito.
      Analogamente non è vero che la qualità diminuisce. Anzi, è vero l’esatto opposto. Prima del 1999 non c’era un vero controllo del livello di qualità del servizio. Da allora la continuità del servizio è molto superiore, soprattutto nel sud dove i livelli di partenza erano pessimi. Di nuovo, sul
      sito dell’Autorità per l’energia ci sono i dati – e li reputo attendibili.
      Sul resto sono d’accordo. Si parla di nucleare perchè i gas serra “pesano” sempre di più (anche come costi) – ma come ho scritto non mi sembrerebbe un gran soluzione. Ed è vero che l’eolico è una buona possibilità – tra l’altro segnalo i dati disponibili su http://www.eia.doe.gov/oiaf/aeo/index.html – anche gli americani guardano all’eolico con molto interesse…!
      Cordiali saluti
      Carlo scarpa

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