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Poca liquidità nei portafogli degli italiani

La fragilità finanziaria delle famiglie italiane non è necessariamente connessa alla classe media, ma sembra essere legata a un eccesso di proprietà immobiliare nei portafogli, soprattutto per i più giovani e per i più anziani. Le famiglie dovrebbero dunque cercare di detenere strumenti sufficientemente liquidi per fronteggiare il rischio di spese inattese o di interruzioni del flusso di reddito. Ma anche gli intermediari e i consulenti finanziari dovrebbero forse rivedere le regole standard della gestione dei portafogli delle famiglie.

La crisi economico-finanziaria, i mutamenti istituzionali e socio-demografici hanno aumentato l’incertezza che fa da sfondo alle scelte di portafoglio delle famiglie. E ciò è particolarmente vero per le famiglie italiane le quali, oltre alle incertezze economiche tipiche di periodi di crisi, stanno vivendo da qualche tempo rilevanti trasformazioni socio-demografiche, come i cambiamenti dei modelli famigliari e l’allungamento dell’aspettativa di vita.

IL PORTAFOGLIO DELLE FAMIGLIE ITALIANE

È importante allora chiedersi quali possano essere, in questo mutato contesto, le conseguenze delle scelte di composizione del portafoglio famigliare, e in particolare le implicazioni di portafogli fortemente immobilizzati come quelli delle famiglie italiane. Nel 2010, ad esempio, il valore delle attività reali era pari a circa 1,6 volte quello delle attività finanziarie. Anche nel confronto internazionale si nota che l’Italia è storicamente il paese con il più elevato rapporto tra ricchezza netta su reddito disponibile. Ciò deriva da valori molto elevati di ricchezza immobiliare e relativamente bassi valori di debito, anche se quest’ultimo mostra un andamento fortemente in crescita (tabella 1).

Pure in termini di possesso, si rileva l’asimmetria di composizione: nel periodo 1998-2010 in media il 94,9 per cento di famiglie possedeva attività reali, mentre solo il 23,9 per cento attività finanziarie (escludendo i depositi, i certificati di deposito, i pronti contro termine e i buoni fruttiferi postali) e solo l’8,7 per cento azioni o partecipazioni (tabella. 2).
COSA SI INTENDE PER FRAGILITÀ FINANZIARIA DELLE FAMIGLIE?La definizione di fragilità finanziaria delle famiglie di per sé non è univoca. La maggior parte degli studi identifica come finanziariamente fragili quelle famiglie che non riescono (o hanno problemi) a ripagare il debito. Tuttavia, concentrare l’attenzione sulle sole famiglie indebitate significa trascurare l’insorgere di difficoltà finanziarie non necessariamente connesse all’indebitamento.
In un nostro lavoro, abbiamo sottolineato l’importanza di una definizione di fragilità finanziaria che abbia le seguenti caratteristiche: (a) che sia una misura di tipo oggettivo, ovvero non influenzata dalla percezione; (b) che non sia specifica di un sottogruppo di popolazione, come ad esempio le famiglie indebitate; (c) che sia legata alla composizione dei portafogli; (d) che prenda in considerazione il breve periodo; (e) che separi il ruolo delle spese previste da quelle impreviste. (1) Si propone quindi di classificare le famiglie come finanziariamente fragili quando sono rispettate due condizioni: il reddito disponibile copre le spese previste; e le attività liquide detenute non sono sufficienti per far fronte a una spesa imprevista di 1.500 euro. (2) I due vincoli portano a definire come finanziariamente fragili quelle famiglie che non hanno problemi di vincolo di bilancio (il loro flusso di reddito è sufficiente per coprire le spese attese), ma che potrebbero non essere in grado di far fronte a spese inattese irrimandabili, quali spese mediche, spese per un guasto dell’auto o nell’abitazione. Si identificano così come finanziariamente fragili quelle famiglie che non sono attualmente in difficoltà economico-finanziarie, ma chepotenzialmente potrebbero incontrarle in futuro.

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QUALI E QUANTE SONO LE FAMIGLIE FINANZIARIAMENTE FRAGILI

Sul campione considerato, l’Indagine sui bilanci delle famiglie di Banca d’Italia per il periodo 1998-2010, la percentuale media di famiglie finanziariamente fragili risulta pari al 14,8 per cento. (3) Nel tempo la fragilità finanziaria (figura 1) mostra un andamento ciclico, con incrementi nei periodi di crisi (2000-2001 e 2008). Rispetto all’età è evidente la maggiore incidenza della fragilità per le famiglie con capofamiglia più anziano, così come per le famiglie con reddito e ricchezza inferiori. Il grado di fragilità finanziaria è più elevato tra le famiglie indebitate con parenti o amici, rispetto alle famiglie che hanno contratto un debito con una banca. Inoltre, la percentuale di famiglie proprietarie di abitazione (categoria che include anche famiglie non indebitate) che risultano finanziariamente fragili è più elevata rispetto alle famiglie con debiti verso banche (figura 2).

LE DETERMINANTI DELLA FRAGILITÀ FINANZIARIANe nostro studio, abbiamo analizzato l’evoluzione temporale della condizione di fragilità finanziaria e in particolare il ruolo di tre diverse categorie di determinanti: i fattori demografici, i fattori economici e la composizione del portafoglio famigliare. Nel tempo è evidente una certa ciclicità della condizione di fragilità finanziaria, verosimilmente attribuibile alla ciclicità dei portafogli stessi, che tendono a essere più rischiosi nei momenti di boom dei mercati finanziari e troppo illiquidi durante periodi di forte crescita del mercato immobiliare.(4)
Per quanto riguarda le caratteristiche demografiche, famiglie con capofamiglia uomo tendono ad avere una minore probabilità di essere finanziariamente fragili, mentre è vero l’opposto per le famiglie più numerose e per quelle in cui il capofamiglia è divorziato. In linea con la letteratura sulla financial literacy, un grado di istruzione più elevato (proxy dell’istruzione finanziaria) può portare a una maggior capacità di programmazione finanziaria e quindi ridurre la probabilità di trovarsi in difficoltà finanziarie.
Le variabili di tipo economico indicano che la fragilità finanziaria si riduce all’aumentare del reddito e della ricchezza netta (anche se per il reddito gli effetti sono netti solo a partire dal penultimo quintile). La fragilità finanziaria non sembra invece essere associata allo stato occupazionale purché sia presente un flusso di reddito (lavoratore dipendente, autonomo o pensionato), mentre lo è quando il capofamiglia è disoccupato.
La composizione del portafoglio famigliare risulta molto importante nello spiegare possibili difficoltà finanziarie. È interessante notare che l’indebitamento produce effetti diversi a seconda della tipologia di debito: i debiti informali (con parenti o amici) sono associati a una maggiore probabilità di essere finanziariamente fragili, mentre è vero il contrario per le famiglie indebitate presso una banca o un’istituzione finanziaria. Ciò può significare che affidarsi al canale formale del credito implichi una migliore pianificazione finanziaria, anche se va ricordato che in Italia le famiglie che hanno accesso al credito sono fortemente selezionate. Analogamente, è possibile che le famiglie che fanno ricorso al canale informale siano finanziariamente fragili in quanto già razionate dalle banche. Essere proprietari dell’immobile di residenza risulta chiaramente associato alla fragilità finanziaria. Un approfondimento di questo risultato in relazione all’età e allo stato civile ha mostrato che la probabilità di fragilità finanziaria è maggiore per i giovani e i più anziani se proprietari, mentre è maggiore nella parte centrale del ciclo di vita se non proprietari. Inoltre la vedovanza, che di per sé non appare un indicatore di fragilità finanziaria, lo diventa quando l’abitazione di residenza è di proprietà.
Complessivamente, a differenza di quanto evidenziato per altri paesi, la fragilità finanziaria non è necessariamente connessa alla classe media italiana, ma sembra essere più legata a un eccesso di proprietà immobiliare nei portafogli, soprattutto per i più giovani e per i più anziani. (5) Per i primi si anticipa forse troppo l’acquisto della prima casa creando peraltro vincoli sulla mobilità sempre più richiesta dal mercato del lavoro? Per i secondi gli immobili di residenza hanno forse dimensione e costi eccessivi rispetto alla composizione del nucleo famigliare? Su ciò è opportuno che riflettano le famiglie: nelle loro scelte di portafoglio, devono tenere in considerazione l’opportunità di detenere strumenti sufficientemente liquidi per fronteggiare il rischio spese inattese o interruzioni del flusso di reddito, soprattutto in un periodo di perdurante crisi economica come quello attuale. Ma una riflessione dovrebbero farla anche gli intermediari e i consulenti finanziari: potrebbero dover rivedere le regole standard per la gestione dei portafogli delle famiglie, che tendono a essere troppo sbilanciati verso la proprietà immobiliare e a mostrare un certo grado di pro-ciclicità nel possesso di attività rischiose e illiquide (ad esempio azioni e immobili).

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(1) L’articolo propone le idee e i principali risultati contenuti in: Brunetti M., Giarda E., Torricelli C., (2012), “Is financial fragility a matter of illiquidity? An appraisal for Italian households”, Cefin, Università di Modena e Reggio Emilia, Working paper n. 32.
(2) Questo valore è basato su stime circa l’importo delle più comuni spese impreviste ed è coerente con quanto proposto da Lusardi A., Schneider D., Tufano P., (2011), “Financially fragile households: Evidence and implications”, Brookings Papers on Economic Activity, Spring, 83-134.
(3) Archivio Storico 7.0.
(4) Si veda Brunetti M., Torricelli C., (2010), “Population age structure and household portfolio choices in Italy”,European Journal of Finance, Vol. 16, No. 6, 481-502.
(5) La fragilità finanziaria della classe media statunitense è evidenziata da Lusardi et al. (2011) in uno studio che si basa sulle risposte di un campione di famiglie circa la possibilità di disporre di 2000$ nel giro di 30 giorni a fronte di spese inattese. Gli autori sottolineano tuttavia che i risultati potrebbero esser distorti dal pessimismo indotto dal periodo di crisi in cui è stata condotta l’indagine.

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  1. Anninavip

    La crisi econonimca è aggravata anche dalla pressione fiscale che attanaglia sia le aziende che i privati, che devono fare i conti spesso con il mancato pagamento da parte dei clienti, soprattutto se enti pubblici

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