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Autore: Elena Giarda

puglisi
Dal 2001 Economista presso Prometeia Associazione per le Previsioni Econometriche. Ha conseguito un MSc in Economics all'Università di Glasgow e un Dottorato di Ricerca in Statistica all'Università di Bologna. Ha inoltre lavorato come Statistician allo Scottish Executive di Edimburgo. Si occupa di analisi microeconometriche su distribuzione dei redditi, condizioni economico-finanziarie delle famiglie e impatto delle politiche fiscali sulle famiglie.

A cosa può servire cambiare le aliquote Iva?*

Una revisione delle aliquote Iva potrebbe permettere di introdurre misure che più che compensano il danno subito dai più poveri. Come la riduzione dell’Irpef o l’aumento dei trasferimenti per alcune categorie. Oppure per il taglio del cuneo fiscale.

No-tax area e quattordicesime, cosa cambia per i pensionati

Nella legge di bilancio sono previste misure per i pensionati meno abbienti. Obiettivo principale non è il contrasto delle forme più gravi di povertà, ma il sostegno dei redditi bassi. Il problema dei trasferimenti monetari basati sul reddito individuale e non sul complesso delle risorse familiari.

Un sostegno alle famiglie della classe media *

Il bonus di 80 euro andrà soprattutto a beneficio delle famiglie della classe media, proprio perché generalmente hanno più di un reddito da lavoro dipendente. Le donne, in media con redditi più bassi, lo otterranno più degli uomini. Mancano ancora misure strutturali per il contrasto alla povertà.

Come la crisi colpisce i redditi più bassi

I dati mostrano che la crisi ha colpito tutti i redditi, ma in misura maggiore quelli più bassi. L’aumento della disuguaglianza si registra a partire dal 2008. Così come accade per la povertà. La necessità di tornare a crescere e la riforma degli schemi di contrasto all’esclusione sociale.

Poca liquidità nei portafogli degli italiani

La fragilità finanziaria delle famiglie italiane non è necessariamente connessa alla classe media, ma sembra essere legata a un eccesso di proprietà immobiliare nei portafogli, soprattutto per i più giovani e per i più anziani. Le famiglie dovrebbero dunque cercare di detenere strumenti sufficientemente liquidi per fronteggiare il rischio di spese inattese o di interruzioni del flusso di reddito. Ma anche gli intermediari e i consulenti finanziari dovrebbero forse rivedere le regole standard della gestione dei portafogli delle famiglie.

IL DEBITO DELLE FAMIGLIE AGGRAVA LA CRISI *

L’impatto della recessione del 2009 sui consumi delle famiglie è stato più forte nel Regno Unito rispetto all’Italia. Le cause non sono solo nella diversa entità delle crisi bancarie, ma anche nella diversa esposizione debitoria delle famiglie. Il loro indebitamento complessivo è cresciuto negli ultimi dieci anni in tutti i paesi. Ma poco prima della crisi, nel nostro paese era al 68,8 per cento del reddito disponibile e nel Regno Unito a più del doppio. Soprattutto, sono le famiglie britanniche con redditi bassi a essere più indebitate di quelle italiane. L’incidenza dei mutui.

NON BASTA LA CASA PER RESISTERE ALLA CRISI *

I dati pubblicati dalla Banca d’Italia indicano che il valore medio di ricchezza netta detenuto per famiglia si è ridotto nel 2009 e prevedono una diminuzione di ricchezza netta complessiva delle famiglie nel 2010. Circa il 15 per cento delle famiglie italiane possono essere definite in difficoltà finanziarie in termini di ricchezza netta accumulata. E quelle che si trovano in questa condizione, tendono a rimanervi. Ciò è più vero per le famiglie a basso reddito e che vivono in zone a più elevata disoccupazione.

CASA E DEBITI: IL MALESSERE PERCEPITO DALLE FAMIGLIE ITALIANE

L’aumento dei tassi d’interesse ha fatto emergere in Italia una situazione di rischio per le famiglie che negli anni passati hanno fatto investimenti per l’acquisto della casa. Tanto che il governo ha definito un’intesa con il sistema bancario per allungare le scadenze dei mutui riducendo l’importo delle rate di rimborso. Inoltre, nel periodo 1995-2005 l’aumento reale medio dei redditi delle famiglie è stato inferiore all’1 per cento. Ciò può aver determinato una revisione verso il basso delle aspettative di crescita e una percezione più negativa delle proprie condizioni economiche.

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