La nuova legge elettorale proporzionale prevede liste bloccate: gli elettori votano per un partito, senza la possibilità di indicare preferenze. I candidati non hanno così incentivi a svolgere campagna elettorale. Il sistema danneggia i partiti più radicati nel territorio e accresce invece il potere di quelli di livello nazionale, privi di una base. Il primo effetto sarà uno “spostamento” della campagna elettorale. Si svolgerà sempre meno nelle piazze delle città e sempre più sui grandi mezzi di comunicazione nazionali. Ovvero, soprattutto in televisione. Tra breve, la nuova legge elettorale sarà votata al Senato, e la maggioranza ha già annunciato di non volere nessuna modifica rispetto al testo approvato dalla Camera. Liste bloccate e campagna elettorale La nuova legge elettorale proporzionale prevede liste bloccate. Significa che gli elettori votano per un partito, senza la possibilità di indicare preferenze. Dalle piazze a “Porta a Porta” Le liste bloccate e il fatto che i cittadini votano per il partito senza poter esprimere preferenze fanno sì che il radicamento nel territorio dei candidati e dei partiti che li supportano sia un fattore meno importante rispetto al passato. O rispetto a un sistema proporzionale con indicazione di preferenza. Attraverso i disincentivi a far campagna elettorale “porta a porta”, le liste bloccate danneggiano i partiti con candidati maggiormente radicati nel territorio, come i Ds, Rifondazione comunista, Alleanza nazionale e, probabilmente, lUdc. Accrescono invece il potere dei partiti di livello nazionale, privi di una base radicata nel territorio – in particolare Forza Italia – che quindi privilegiano una campagna elettorale effettuata a livello nazionale attraverso i mass media. I ripetuti affondi del presidente del Consiglio contro la legge sulla “par condicio”, e la difesa di questa legge da parte di quasi tutte le altre forze politiche (di opposizione e di maggioranza) sembrano confermare questa tesi.
Molto si è scritto e detto sulle ragioni che avrebbero motivato la maggioranza ad abbandonare il maggioritario, e sugli effetti probabili del ritorno al sistema proporzionale.
Vogliamo qui soffermarci su alcuni aspetti meno discussi della nuova legge, ma che ci sembrano centrali per capirne gli effetti. In particolare, vogliamo proporre alcune riflessioni su liste bloccate e incentivi dei candidati a fare campagna elettorale in prima persona. Combinato con il diverso radicamento territoriale dei partiti politici italiani, il sistema delle liste bloccate ne beneficia alcuni a discapito di altri. E, con molta probabilità, sposterà ulteriormente il luogo della campagna elettorale dalle piazze agli schermi televisivi.
Si è detto che le liste bloccate sottraggono al corpo elettorale la possibilità di scegliere i propri rappresentanti, e che danno più potere ai partiti. Certo, i partiti decidono i candidati, e il loro ordine nelle liste. Ma bisogna ricordare che anche il maggioritario uninominale è, di fatto, un sistema con liste bloccate composte da un solo nome. Quello che cambia radicalmente con il nuovo sistema sono gli incentivi dei singoli candidati a investire tempo, energia e risorse personali nella campagna elettorale. Da qui bisogna partire per capirne gli effetti sul rapporto tra rappresentanti ed elettori e tra partiti e candidati.
Le liste bloccate danno molte chance di elezione ai candidati che occupano le prime posizioni. (1)
Costoro non hanno incentivi a fare campagna elettorale in prima persona perché verrebbero eletti comunque. Anche nel precedente sistema (in cui il 25 per cento dei parlamentari veniva eletto col metodo proporzionale), alcuni candidati nei collegi uninominali di fatto si garantivano lelezione con una collocazione ai primi posti delle liste proporzionali. Analogamente, gli ultimi nelle liste hanno scarsi incentivi a fare campagna elettorale visto che la loro probabilità di essere eletti è minima. Gli unici candidati che mantengono un forte incentivo sono quelli “at the water mark”, ovvero quelli la cui posizione nella lista corrisponde al numero atteso di eletti per il partito. Con lindicazione della preferenza (come previsto ad esempio per le elezioni dei consigli comunali), invece, ogni singolo candidato sarebbe incentivato a spendere enormi energie personali per guadagnare voti. Anche tenendo conto di qualche “cannibalismo” interno, leffetto netto per il partito può essere positivo: i voti aggiunti sono superiori a quelli sottratti agli altri candidati dello stesso schieramento.
Un effetto della nuova legge elettorale sarà pertanto lo spostamento del luogo fisico in cui si giocherà la campagna elettorale: sempre meno nelle piazze delle città e sempre più sui grandi mezzi di comunicazione nazionali, giornali e soprattutto televisione. E la propaganda elettorale finirà per concentrarsi sulle qualità (vere o presunte) dei programmi e dei leader nazionali piuttosto che sulle credenziali dei singoli candidati. Ad esempio, i famosi manifesti “sei per tre” mostreranno presumibilmente meno i volti dei vari candidati, ma ancor più spesso le facce di Berlusconi, Fini, Fassino, e compagnia.
In breve, con il sistema proporzionale a liste bloccate, si attenuerà il legame tra rappresentanti ed elettori, tra “constituencies” territoriali ed eletti, e rafforzerà ulteriormente il controllo degli organismi partitici nazionali sui candidati.
(1) Si è eletti nello stesso ordine in cui i nomi sono scritti nella lista.
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raffaello morelli
L’approccio raziocinante dell’articolo è condivisibile e utile. E quindi si possono indicare tre passaggi che sono viceversa disinvolti.
Uno. Con la lista bloccata senza correttivi (tipo primarie o scelta congressuale pubblica) i cittadini non selezionano i candidati e prevalgono le concezioni chiuse dei partiti o delle alleanze di lista. Il baco sta qui, piuttosto che, come indicato nel testo, nella capacità delle liste con i candidati più radicati, con la preferenza , di condurre alle urne qualche elettore recalcitrante.
Due. La nuova legge elettorale o il radicamento sul territorio non centrano con la fissazione di Berlusconi contro la par conditio, che, manifestata più volte nell’ultimo decennio, deriva dalla sua concezione illiberale. Per lui, il cittadino elettore non deve scegliere criticamente con una meditata comparazione delle scelte possibili, bensì deve divenire un consumatore frastornato da roboanti ed illusori messaggi promozionali che lo indirizzano nelle scelte più semplici. In questa logica, chi ha una maggior quota di mercato deve poter far pressione pubblicitaria più degli altri, altrimenti sarebbe in proporzione svantaggiato dal livello uguale per tutti.
Terzo. Il proporzionale a liste bloccate attenua il legame tra constituencies territoriali ed eletti ma non necessariamente il legame tra rappresentanti ed elettori. Anzi, dato che la nuova legge consente di ottenere la maggioranza alla Camera anche con meno del 40% e di sfruttare i voti di ogni lista coalizzata (magari pochi e determinanti), ci sarà una spinta a dare molta più attenzione ai comportamenti politici globali degli eletti della propria parte elettorale. E infine, sarei più cauto sul concludere che questo proporzionale rafforzerà il controllo dei partiti nazionali sui candidati: ciò perché la stessa legge consente ai dissenzienti la scappatoia decisiva , il mettersi in proprio, strada impervia con l’uninominale a un turno senza primarie o scelte pubbliche.
La redazione
Grazie mille del Suo commento. Ecco alcune considerazioni in risposta:
1) Con liste bloccate i candidati hanno meno incentivi a investire energie e risorse in campagna elettorale diretta, indipendentemente da come le liste vengono decise. Ricordiamo inoltre che anche col sistema uninominale maggioritario i candidati sono scelti dai partiti (a meno che
non ci siano elezioni primarie collegio per collegio, o simili). Tuttavia, il ‘candidato uninominale’ ha presumibilmente piu’ incentivi a spedere la sua faccia e le sue idee in campagna elettorale.
2) Se la campagna elettorale si sposta dal territorio ai mezzi di comunicazione di massa, la legge sulla par condicio c’entra, eccome!
3) Il fatto che la campagna elettorale avvenga su temi politici “globali” non e’ un male in se’ – certo – ma il legame tra constituencies territoriali e rappresentanti in Parlamento viene indebolito. Inoltre, in un sistema proporzionale con sbarramenti e premi di maggioranza a livello comunque aggregato — regionale e/o nazionale — non e’ chiaro che il
singolo ‘dissidente’ abbia vita piu’ facile che con un sistema uninominale maggioritario. Un personaggio locale molto popolare e slegato dalle maggiori coalizioni nazionali puo’ pensare di vincere nel suo collegio, ma difficilmente la sua lista puo’ superare gli sbarramenti a livello regionale e nazionale.
zeno
Al vostro buon articolo aggiungerei solo un punto.
Negli ultimi anni c’è stata in molti una maggiore voglia di partecipazione e di far sentire la propria voce, come se la popolazione, dopo anni di ubriacatura e disinteresse, cominciasse a reinteressarsi alla cosa pubblica, attuando un vero e proprio controllo sui partiti. Così, i partiti, per assecondare gli eventuali elettori, dovevano – grazie o per colpa del maggioritario e dell’uninominale – presentare nei singoli collegi persone generalmente valide e decenti, operando di fatto una selezione del personale politico migliore di quanto con questa nuova legge si possa sperare.
Vorrei difatti ricordare come nelle legislative del 2001, a Milano, alcuni improbabili e tristemente celebri sì vincevano (purtroppo, il capoluogo lombardo è decisamente conservatore) perché in collegi blindati, ma con scarti decisamente minori rispetto ad altre aree della città, dimostrando che il voto ideologico non è così forte e che alcune scelte non erano così condivise dagli elettori.
a questo punto, il dramma delle liste bloccate sarà quello di portare in Parlamento anche un personale politico pessimo.
L’unica soluzione potrebbe essere quella di organizzare primarie all’interno di ogni singolo partito per la scelta delle persone
che parteciperanno alle liste, ma la vedo piuttosto dura. Amaramente, dubito che il personale politico voglia sottoporsi fino in fondo al giudizio dei propri elettori.