Le politiche di creazione e consolidamento di un nuovo welfare nella difficile transizione verso una società pluriattiva e post-fordista. Oppure le dinamiche profonde dell’economia statunitense degli anni Novanta, dove si rintracciano le cause del boom economico e gli elementi di debolezza che hanno originato gli scandali finanziari. Ma anche il mondo del calcio e uno dei primi testi di carattere economico che lo affronta con rigore, anche tramite l’ausilio di analisi econometriche. Tre libri recensiti da Jacopo Allegrini, Pierangelo Donatello Martinelli e Stefano Tasselli

Nuovi lavori, nuovo welfare, di Jacopo Allegrini

Nuovi lavori, nuovo welfare

Jacopo Allegrini

Dati essenziali

Massimo Paci, Nuovi lavori, nuovo welfare. Sicurezza e libertà nella società attiva, Il Mulino: Contemporanea, 2005, pag. 231, 14,00 €

L’autore

Massimo Paci è professore di Sociologia del lavoro nell’Università di Roma “La Sapienza”, presidente dell’Inps dal 1999 al 2003. Tra le sue pubblicazioni spiccano “Mercato del lavoro e classi sociali in Italia” ( 1973), “Pubblico e privato nei moderni sistemi di welfare” (1989) e “Il mutamento della struttura sociale in Italia” (1992).

L’opera

L’opera si compone di due macroaree fondamentali. Nella prima, incentrata sulle tendenze storiche ed evolutive delle istituzioni welfariste, l’autore identifica come causa prima della crisi finanziaria, demografica e di rappresentanza del nostro modello sociale, il processo di individualizzazione. Siffatta “tensione progressiva verso la realizzazione di una libertà sostanziale dell’individuo” costituisce la principale linea interpretativa nella disamina della disgregazione delle tre componenti strutturali del sistema di welfare fordista. Le nuove abitudini sociali e il processo di affrancazione della donna dai vincoli storicamente costituiti aumentano la fragilità della famiglia, la fine della natura aleatoria e circostanziale dei rischi e la relativa personalizzazione inficiano il pilastro assicurativo e le accresciute forme di attività atipica rendono il mercato del lavoro più incerto. Alle attività fuori mercato, oggi determinanti per lo standard di vita dei lavoratori, è dedicato l’ultimo capitolo della sezione nel quale l’autore integra il tradizionale concetto di lavoro includendo forme come il lavoro familiare, il volontariato, e il lavoro di cura.
Nella seconda parte, Paci passa in rassegna le politiche di creazione e consolidamento di un nuovo welfare nella difficile transizione verso una società pluriattiva e post-fordista: dal prolungamento della vita attiva, a una nuova configurazione degli ammortizzatori sociali, del sistema pensionistico e del sistema di tutele verso il mondo del lavoro. La sezione si conclude con l’attenta valutazione dell’inserimento di categorie di lavoro atipiche e del riallineamento dei tempi di vita e di lavoro attraverso politiche di congedo e di lavoro a tempo parziale, al fine di conseguire maggior benessere per la persona e sfruttare la piena espressione della domanda dei nuovi servizi.

Orizzonti critici

La crisi del nostro sistema di welfare e le grandi trasformazioni della nostra società sono spesso decantate come eventi negativi e destabilizzanti; diversamente Paci si propone di coglierne ed evidenziarne tutti gli aspetti positivi, con lo scopo di individuare possibilità e leve del cambiamento futuro. Nella promessa illuministica di una progressiva “autocoscienza ed autodeterminazione universale”, affonda le proprie radici il processo storico di individualizzazione, che l’autore, richiamandosi a Boudon e Beck, mutua dalla sociologia. Tale tendenza è sì causa della crisi di un welfare, che pur assicurando un livello mai raggiunto prima di sicurezza economica, ha compresso le istanze di libertà dell’individuo, ma al tempo stesso è rivelante indizio del suo possibile rinnovamento. Nella crescente flessibilità delle forme di lavoro, per quanto insufficiente a compensarne la maggiore precarietà, è possibile ravvisare stimoli positivi per il cambiamento, nuove opportunità di affrancazione dai rigidi vincoli del sistema fordista e spazi per la realizzazione di sé. Rinnovare le istituzioni welfariste significa inoltrarsi verso un active welfare state e un empowerment del cittadino, sia nella fruizione dei servizi sociali e del lavoro, sia nella partecipazione associativa alla deliberazione pubblica locale. Nella difficile transizione dalla società industriale alla società attiva, sono questi i nodi decisivi al fine di coniugare l’inscindibile binomio di sicurezza sociale e libertà individuale.

Guida alla lettura

Lo stile è chiaro, limpido, arricchito da numerosi riferimenti bibliografici e da un corposo apparato di note. Inoltre, excursus posti alla fine dei capitoli presentano utili approfondimenti senza appesantire l’esposizione delle tesi dell’autore.

Per saperne di più

Beck, U. I rischi della libertà. L’individuo nell’epoca della globalizzazione, (2000), Bologna, Il Mulino
Boudon, R. Declino della morale? Declino dei valori?, (2004), Bologna, Il Mulino
Gori, C. Il welfare nascosto ed il mercato dell’assistenza in Italia ed in Europa, (2000), Roma, Carocci

Link utili
www.mulino.it : sito dell’editore dove è possibile acquistare il libro e trovare approfondimenti organizzati in percorsi guidati.

I ruggenti anni Novanta, di Pierangelo Martinelli

I ruggenti anni Novanta

Pierangelo Donatello Martinelli

Dati essenziali

Joseph E. Stiglitz, I ruggenti anni Novanta – Lo scandalo della finanza e il futuro dell’economia, ET Saggi Einaudi, Torino, 2005, seconda edizione, pp. 334, euro 12,5 (Titolo originale: The Roaring Nineties, 2003).

L’autore

Joseph E. Stiglitz nasce nel 1943 a Gary, una cittadina dell’Indiana, Stati Uniti d’America, nota per aver dato i natali a numerosi economisti, fra cui il premio Nobel Paul Samuelson. Lo stesso Stiglitz ottiene il premio Nobel per l’economia nel 2001 grazie ai suoi studi sui mercati con asimmetrie informative. Negli anni Novanta è stato presidente del Consiglio dei consulenti economici di Bill Clinton e, in seguito, “senior vice president” e “chief economist” presso la Banca Mondiale. Attualmente insegna alla Columbia University. Sul sito ufficiale dedicato ai premi Nobel è possibile consultare l’autobiografia dell’autore, all’indirizzo: http://nobelprize.org/economics/laureates/2001/stiglitz-autobio.html

L’opera

Il volume consente di comprendere le dinamiche profonde dell’economia statunitense degli anni Novanta, evidenziando le cause del boom economico e, allo stesso tempo, gli elementi di debolezza che hanno originato gli scandali finanziari fra XX e XXI secolo. I primi capitoli forniscono la chiave interpretativa delle scelte di politica economica degli anni post-guerra fredda, tra “miracoli e errori fortunati”. L’analisi prosegue con una disanima dettagliata delle criticità del sistema economico e finanziario statunitense, in parte già emerse durante il boom: “il ruolo della Fed nel gonfiare la bolla”; la “deregulation senza freni”; la “contabilità creativa”; “il ruolo delle banche” e i “tagli fiscali, ovvero come alimentare la frenesia”. I capitoli successivi evidenziano le ripercussioni dell’”adozione del rischio come stile di vita” sulla condotta aziendale della Enron, caso paradigmatico di deriva del capitalismo, e approfondiscono quale modello di globalizzazione è stato contestualmente promosso dagli USA nel mondo. Infine Stiglitz avanza alcune proposte concrete di politica economica per le democrazie di tutto il mondo con l’obiettivo di sollecitare un dibattito sul modello auspicabile di capitalismo per gli anni a venire.

Orizzonti critici

L’esperienza professionale nelle istituzioni chiave di governo dell’economia statunitense e mondiale (Casa Bianca e Banca Mondiale) consente all’autore di disegnare un affresco nitido e realista delle ideologie economiche prevalenti negli anni Novanta e i loro riflessi sulle scelte politiche in campo economico e finanziario. L’interpretazione critica della storia economica recente degli Stati Uniti d’America permette di comprendere le criticità strutturali di un modello di capitalismo che si è sviluppato senza considerare i riflessi delle scelte di oggi sulle condizioni economiche e sociali di domani: l’obiettivo è trarne insegnamenti utili per il futuro dell’economia non solo americana. Le riflessioni e le proposte di politica economica si fondano su un preciso tessuto valoriale e, secondo Stiglitz, dovrebbero “aiutare i non americani a capire che cosa è andato storto da noi e a evitare che le stesse cose possano succedere altrove”.

Guida alla lettura

Il libro è strutturabile in tre parti: la prima descrive l’andamento dell’economia degli Usa negli anni Novanta; la seconda si sofferma sulle cause della crisi di inizio secolo; la terza propone visioni e valori che possano ovviare alla crisi etica dell’economia e della finanza. Nelle note a fine capitolo è possibile reperire ulteriori fonti di approfondimento sulla teoria economica e sui casi reali affrontati in modo chiaro e sintetico durante l’esposizione.

Link utili

Pagine dedicate all’autore sul sito della Columbia University:
http://www3.gsb.columbia.edu/faculty/jstiglitz/index.cfm
Approfondimenti sull’economia, sito della Banca Mondiale:
http://econ.worldbank.org/
Sito della Casa Bianca:
http://www.whitehouse.gov/
Pagine dedicate al Consiglio dei consulenti economici (Council of Economic Advisers – CEA), presso la Casa Bianca
http://www.whitehouse.gov/cea/

 

L’economia del calcio, di Stefano Tasselli

L’economia del calcio

Stefano Tasselli

Dati essenziali

S. Dobson e J. Goddard, The Economics of Football, Cambridge University Press, UK, 2001, pgg. 476, euro 35

Autori

S. Dobson è Senior Lecturer in Economics presso The Queen’s University di Belfast. Ha pubblicato Introduction to Economics (1993) e Microeconomics (1995)
J. Goddard è Senior Lecturer presso The University of Wales, Swansea. È autore del libro European Banking: efficiencies, technology, growth.

L’opera

Il libro è uno dei primi testi di carattere economico che affronta con rigore il mondo del calcio, muovendosi su un doppio binario di ricerca di paradigmi teorici e di applicazione al contesto inglese (e limitatamente europeo), anche tramite l’ausilio di analisi econometriche.
L’opera è strutturata nella seguente scansione tematica:
– Una parte storica dedicata all’evoluzione del calcio professionistico, da cui emergono due evidenze empiriche relative agli ultimi decenni: una progressiva concentrazione dei redditi nelle casse di poche grandi squadre e una ricerca di nuove forme di struttura organizzativa da parte delle leghe nazionali, volte a un ammodernamento gestionale e finanziario (l’esempio più evidente è la costituzione della Premier League inglese nel 1993)
– Una parte dedicata ai modelli economici legati al tema della “competitive balance” e al mercato del lavoro dei calciatori, rivoluzionato dalla sentenza sul caso Bosman del 1995, che ha aperto a una piena mobilità europea.
– Un’analisi del ruolo dei manager e dell’evoluzione di funzioni e scelte manageriali negli ultimi anni.
– Una parte conclusiva con i possibili scenari futuri del calcio europeo: l’incremento del ruolo dei diritti televisivi e la connessa possibilità di creare una “Super League” per club europei.

Orizzonti critici

Le due parole che compongono il titolo, Economics e Football, racchiudono il senso del paradosso che il libro intende svelare: da un lato il mondo razionale dell’economia; dall’altro il calcio, fondato invece su un’ontologica incertezza dell’outcome, quasi una seconda mano invisibile, dopo quella di imperitura memoria del mercato, che si somma e si combina alla prima con esiti imprevedibili.
È possibile, dunque, ricondurre il calcio a una compiuta razionalità economica? Il libro propone due possibili strade.
Da un lato vi è la tesi liberale, secondo cui il bene economico da massimizzare è il reddito complessivo della “lega” che associa i club in un campionato, prodotto dall’interazione delle scelte di mercato delle singole squadre e tale da garantire equilibrio e competitive balance.
La seconda visione ipotizza invece il deterioramento della competitive balance, causato dalla concentrazione dei proventi per i diritti televisivi presso poche squadre con ampi bacini di utenza, tale da rendere necessari strumenti regolatori, come salary cap e mutualità nella redistribuzione dei proventi, in grado di ristabilire un parziale equilibrio.
In entrambi i casi, l’obiettivo è di ricomporre il già citato paradosso dato dall’impossibile coincidenza tra imprevedibilità del calcio e previsionalità delle scelte economiche, tramite meccanismi che garantiscano quella minimizzazione del rischio di investimento possibile soltanto con una maggiore certezza del risultato sportivo, di per sé inconoscibile a priori.
Da qui nasce però un secondo inatteso paradosso: la professionalizzazione economica del calcio rischia di sottrarre interesse allo stesso risultato sportivo, a causa della disparità di forze tra le poche grandi squadre e tutte le altre, inducendo un calo degli spettatori e minacciando così l’obiettivo e motore primo dell’intero meccanismo, ossia la garanzia del reddito.
Il vero valore aggiunto del calcio è infatti l’assurdità logica che ne è criterio fondante, la dominanza lessicografica del criterio del gol, fonte di fascino e di meravigliosa crudeltà: la capacità di un gesto fisico di per sé insignificante, un pallone che varca una linea, di produrre istantaneamente emozioni totali e contrapposte, nel momento in cui null’altro (la forza delle squadre, la qualità dei giocatori, il gioco espresso) più conta.

Guida alla lettura

La lettura del testo, in lingua inglese, è sostanzialmente agevole e modulabile in base alle esigenze del lettore: un amante dei modelli economici può trovare numerose interessanti applicazioni di carattere econometrico; per chi volesse invece dedicarsi a una lettura meno tecnica, il libro presenta molte informazioni storiche (soprattutto nella prima parte) e un apparato grafico capace di dare evidenza visiva ai dati principali.

Link utili

Per acquistare il libro on-line:
www.cambridge.org/uk/catalogue

Siti con dati e informazioni sul mondo del calcio:
www.football.sportsites.co.uk
www.premierleague.com
www.lega-calcio.it

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