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Evasione al chiaro di luna

Nel Mezzogiorno la fiscalità agevolata non sembra aver favorito l’emersione di impresa. Il fenomeno si spiega ricorrendo alla definizione di impresa moonlighting, che utilizza la medesima capacità produttiva per produrre beni regolarmente fatturati e dichiarati al fisco e beni che invece vengono sottratti all’imposizione fiscale. In questi casi, l’erogazione di incentivi fiscali per gli investimenti o per la produzione può dar luogo a effetti perversi. E un condono spinge le imprese irregolari a emergere solo parzialmente, per approfittare delle agevolazioni.

La fiscalità di vantaggio per le imprese operanti nel Sud Italia è un tema ricorrente nel dibattito politico-economico italiano. E di fronte ai problemi con le regole europee in materia di concorrenza sleale e aiuti di Stato, diversi commentatori rilevano come la fiscalità di vantaggio sia la strategia che ha permesso all’Irlanda di attrarre investimenti stranieri e potenziare la crescita economica.

Fiscalità di vantaggio ed emersione

Nel dibattito si è anche messo in evidenza come la fiscalità di vantaggio possa favorire l’emersione di impresa. L’osservazione presuppone che le imprese operino al nero per una strategia di contenimento dei costi, e che pertanto una riduzione del carico fiscale sia una valida opzione per agevolare l’emersione spontanea. Per quanto in astratto condivisibile, tale affermazione non considera che gli interventi di fiscalità agevolata sono stati piuttosto frequenti nel Mezzogiorno, dove persiste un elevato tasso di irregolarità, compreso tra il 14 e il 31 per cento, mentre al Centro-Nord l’irregolarità lavorativa è compresa tra il 7 e il 14 per cento.
Tutto ciò può essere spiegato abbandonando la dicotomia tra imprese regolari e imprese in nero, e adottando la definizione di impresa moonlighting, che utilizza la medesima capacità produttiva per produrre beni regolarmente fatturati e dichiarati al fisco, e beni che invece vengono sottratti all’imposizione fiscale. La contestualità dei due processi produttivi fa sì che la quota di produzione al nero possa beneficiare, direttamente o indirettamente, di impianti produttivi tecnologicamente avanzati; network di clienti/fornitori più ampio di quello disponibile per un’impresa al nero; servizi e incentivi pubblici che sono fruibili solo in presenza di una facciata di regolarità. In alcuni lavori recenti evidenziamo come l’erogazione di incentivi fiscali per gli investimenti o per la produzione, possano dar luogo a effetti perversi qualora tra i destinatari vi siano imprese moonlighting. (1) Queste, infatti, beneficiano degli incentivi coprendosi dietro una parvenza di regolarità, e nel contempo producono nel sommerso, talvolta incrementando la quota di produzione irregolare.

Le tipologie di agevolazioni fiscali e gli effetti sulla irregolarità di impresa

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Per semplificare, distinguiamo tra fiscalità di vantaggio proporzionale alla produzione o al flusso di investimento, e mostriamo che, a parità di enforcement, la prima è la più efficace per favorire l’emersione di imprese moonlighting. Nella figura 1, attraverso il ricorso a “funzioni di reazione” ottenute da un modello di investimenti opportunamente calibrato, viene illustrata, a sinistra, la relazione tra stock complessivo di capitale e aliquota fiscale sulla produzione (linea con il triangolo) o incentivi all’investimento (linea continua), mentre nel grafico di destra le due medesime misure di politica fiscale sono messe in relazione con la quota di capitale regolare. A parità di altri parametri, una riduzione delle aliquote fiscali induce l’impresa ad accrescere lo stock di capitale (grafico di sinistra) e ad aumentarne l’impiego regolare (grafico di destra). Viceversa, al crescere degli incentivi al capitale, si registra un incremento dello stock di capitale, ma anche un suo utilizzo relativamente più intenso nella produzione irregolare.

Figura 1: relazione tra politiche fiscali (asse delle ascisse), capitale (asse ordinate di sinistra) e percentuale di utilizzo regolare del capitale (asse ordinate di destra)

Inoltre, la percezione di una politica di controlli particolarmente debole può determinare, oltre che un’amplificazione dell’effetto perverso connesso agli incentivi fiscali agli investimenti, anche una crescita della produzione sommersa particolarmente rilevante qualora la fiscalità di vantaggio sia diretta a sostenere la produzione. Questo caso estremo può spiegare, ad esempio, politiche di sostegno alla produzione indiscriminate, che lasciano ampio spazio a comportamenti opportunistici.
Viceversa, una credibile politica di controlli annulla gli effetti perversi degli incentivi fiscali sulle imprese moonlighting, spingendo le imprese a comportamenti virtuosi.

Condoni fiscali e imprese moonlighting

Queste considerazioni contribuiscono anche a interpretare gli effetti delle amnistie fiscali associate ad annunci di maggiori controlli. Se i destinatari dei condoni fiscali sono evasori totali (imprese ghost), terranno certamente conto della possibilità di passare da una situazione di evasione totale a una di evasione parziale (moonlighting), valutando l’effettiva credibilità dell’annuncio di maggiori controlli. Si determina un trade off tra regolarità e stock di capitale complessivo riconducibile alla credibilità della politica di controlli annunciata dal Governo in abbinamento alla sanatoria fiscale. In caso di annunci credibili, la scelta dell’impresa sarà per una quota di regolarità elevata, ma con una scala produttiva inferiore a quella che sceglierebbe in caso di annunci non credibili. Tuttavia, se la politica non è credibile, alla maggiore scala produttiva si associa anche una minore regolarità (rispettivamente equilibri 1 e 2 della figura 2).

Figura 2: equilibrio di impresa in termini di capitale complessivo (asse ascisse) e utilizzo regolare (asse ordinate) in presenza di condoni fiscali accompagnanti da diversi gradi di credibilità delle politiche di enforcement.

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Questo trade-off può spiegare le difficoltà che si incontrano nell’attuare severe politiche di controllo degli evasori fiscali, così come il reiterato verificarsi dei condoni fiscali.

Implicazioni di politica economica

Sono tre gli elementi di riflessione, derivati dalla nostra analisi, utili per contrastare il fenomeno dell’economia sommersa.
In primo luogo, gli incentivi al capitale possono creare effetti perversi rilevanti: affinché una tale politica sia efficace nel favorire un processo di emersione, dovrebbe essere associata a una corretta attività di monitoraggio sull’evasione fiscale.
In secondo luogo, dal raffronto tra interventi di agevolazione fiscale diretti al sostegno degli investimenti e politiche di riduzione fiscale, emerge che queste ultime sono certamente più efficaci sia in termini di accumulazione di capitale che in termini di riduzione della produzione irregolare.
Infine, sui condoni fiscali, Governi “deboli”, caratterizzati da una scarsa propensione ad affrontare le radici del problema, bisognosi di far fronte ai vincoli di finanza pubblica, difficilmente potranno annunciare politiche di emersione credibili. Un Governo che propone un’amnistia fiscale agli evasori totali può trovarsi di fronte a un difficile trade-off tra emersione e accumulazione di capitale. Data la natura welfare reducing delle politiche di enforcement, l’annuncio di una accentuazione dei controlli in seguito alla introduzione di un condono può essere difficilmente credibile. Il condono incentiva le imprese irregolari a emergere solo parzialmente. Le imprese, se evasori totali, possono approfittare dell’agevolazione fiscale, e continuare a occultare o a espandere una parte della produzione attraverso l’adozione di una tecnologia del tipo moonlighting.

(1) Vedi Busato F., Chiarini B., De Angelis P., Marzano E. (2005), “Capital incentives and underground economy”, University of Aarhus, Department of Economics, Working Paper No. 2005-10. EChiarini B., Marzano E. (2005), “The effectiveness of fiscal amnesties in contrasting the firms’ tax evasion”, mimeo, Università di Napoli “Parthenope”, www.brunochiarini.it.

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Un reddito minimo contro l’esclusione sociale

  1. Michele

    Complimenti per l’analisi, vorrei però un vostro parere su una mia idea: evasione e trasparenza. Oggi si evade anche perchè so che con certezza quasi matematica nessuno mi denuncerà al fisco. Se, come vuole la legge, fosse possibile sapere con facilità quando dichiara un signore, forse molti imprenditori si vergognerebbero di denunciare meno dei loro operai o dei loro dipendenti, no?
    Il costo di questa iniziativa è praticamente zero.
    Certo non dovrebbe essere una informazione disponibile a tutti indistintamente, ma perlomeno facilmente disponibile su richiesta, come succede oggi per i bilanci di una società.
    Che ne dite?

    • La redazione

      Evasione e trasparenza
      La questione sollevata è decisamente pertinente, e lo testimonia il fatto che la stima del sommerso economico fatta dall’Istat tiene conto dell’aspetto, perché quando il reddito dell’impresa dichiarato è particolarmente basso viene equiparato a quello del lavoro dipendente impiegato.
      Il sommerso e l’evasione ad essa collegata, è un fenomeno particolarmente complesso e comprende una pletora di situazioni diverse legate ad una serie di problematiche che nel caso italiano sono tutte confermate. Dal forte aumento di spesa pubblica corrente improduttiva e il relativo alto carico di tassazione e di contributi sociali, alla complessità della tassazione stessa, dai lacci e lacciuoli sulla domanda e offerta del lavoro che nei decenni hanno reso il mercato del lavoro tra i più rigidi, alla mancanza di una vera politica e strategia industriale, dalle politiche nefaste di anticipazione dell’uscita dalla vita attiva dei lavoratori e di ritardo all’entrata della vita attiva dei giovani al preponderante e atavico declino del senso civico verso le istituzioni in diverse aree del territorio. Le motivazioni sono quindi diverse nei diversi contesti e a secondo dei comportamenti di illegalità.
      L’evasione a volte è direttamente legata alla ricerca strategica di extraprofitti, a volte risulta indispensabile per far sopravvivere unità economiche relative alle imprese e alle famiglie. Nel caso della necessità, può divenire una scelta ottimale per l’impresa o per il lavoratore che caratterizzano sistemi produttivi con scarsa efficienza e possono restare sul mercato soltanto non riportando in parte o del tutto la ricchezza prodotta.
      Il fenomeno, se visto dal lato produttivo, costituisce una fonte indiscussa di ricchezza, e questo spiega l’atteggiamento schizofrenico delle autorità di politica economica, che di volta in volta lo hanno considerato:
      i) come valvola di sfogo per imprese e famiglie capaci così di aggirare i lacci e laccioli imposti dalla regolamentazione delle relazioni industriali, per poi denunciare il non rispetto delle regole a tutela dell’ambiente, della salute, del mercato, ecc.;
      ii) come elemento di evasione e di iniquità distributiva, salvo poi concedere, spese improduttive a pioggia indirizzate a famiglie e imprese, producendo nel contempo, un forte innalzamento del carico fiscale;
      iii) come elemento di autofinanziamento e sopravvivenza di imprese e famiglie salvo poi precludere l’accesso al credito alle piccole e medie imprese e a molte famiglie che non sono in grado di dare garanzie a fronte dei prestiti;
      iv) come fenomeno assolutamente inefficiente, legato alla piccola dimensione che necessariamente richiede, salvo poi, sviluppare ed esaltare la frammentazione, l’individualità, la forza dei nostri prodotti “di nicchia”, dei nostri distretti industriali, l’incentivazione delle piccole imprese ecc.

      La trasparenza può risultare utile per limitare il fenomeno dell’evasione (anche se alcuni studi mostrano che le soglie di accettabilità del sommerso variano a secondo i luoghi e le circostanze), e in questo senso vanno intesi anche gli studi di settore. Ma il problema sembra davvero più complesso: l’evasione fiscale, coinvolge redditi, profitti e vendite soggette a tassazione mediante azioni (legali o meno) che evitano il loro parziale o pieno riconoscimento, ma le attività sommerse, a differenza dall’evasione pura, coinvolgono anche la domanda e l’offerta dei fattori produttivi, le tecnologie e i metodi di produzione.

  2. luigi romano

    Per combattere l’evasione c’è un semplicissimo strumento che i nostri governanti , purtroppo, fingono di ignorarne l’esistenza.
    Loro conoscono molto bene dove si annidano, quali categorie, quali settori, ecc, sono tra i principali e più grandi evasori, in un paese dove l’imponibile evaso annuo è di circa 220 miliardi di euro, pari ad un minor incasso di circa 80 miliardi di euro.
    Finchè faranno controlli su bilanci di spa e di srl già presentati e scoprono evasioni, e fanno accertamenti, che con lo stato comatoso dei nostri tribunali si chiudono dopo almeno 10 anni, con un nulla di fatto molto spesso, gli industriali di tutt’Italia non se ne preoccupano tanto.
    Invece introduciamo l’obbligatorietà della certificazione dei bilanci di tutte le srl e le spa da allegare alle dichiarazioni dei redditi; introduciamo l’obbligo della controfirma per assunzione di responssabilità del commercialista che ha preparato la dichiarazione dei redditi, di tutti i lavoratori autonomi e di tutti i commercianti, e vedrete quanto velocemente le somme incassate dallo Stato cresceranno.
    Ma non fateli incassare a terzi, che le incassi lo Stato direttamente.
    Ho avuto una casa in Costa Azzurra, e quando dovevo pagare le imposte mettevo un assegno tratto su una banca locale, con beneficiario la Tresorerie Publique Francese e dopo 15 giorni l’assegno era regolarmente incassato dallo Stato francese. Non siamo capaci pure noi di fare altrettanto?
    Perchè dobbiamo far ingrassare banche e concessionarie, che ora sono quasi tutte private e non più del Tesoro, come era fino a 15 anni fa?

  3. Paolo Gabriele

    Pur essendo d’accordo su molti punti emersi nel “forum” aperto dall’analisi devo ricordare in primo luogo che, oggi, viviamo in un Paese dove c’è una forte complicità fra chi evade e chi è cliente o viene a contatto con l’evasore.
    Sappiamo quanti elettricisti, imbianchini, operai e muratori, con regolare stipendio pubblico o privato, lavorano completamente a nero chiedendo in pagamento assegni a m.m.? Perchè allora non spingere verso una forte azione sui lavori edili, in particolari quelli privati con forme di incentivazione automatiche e certe ed esenzioni o iva agevolata? Perchè non mettere su uno studio che ci permetta di valutare oneri e e benefici di ottenere sempre la nostra brava e bella fattura o ricevuta fiscale? E permettere di detrarre una quota di tali spese e non solo di quelle mediche? Perchè non mettere sotto controllo le case estive in affitto che rendono quanto un immobile in Via Montenapoleone per tutto l’anno e che si nascondono talvolta dietro il paravento del comodato d’uso? Un calcolo abbastanza analitico parlava di possibili maggiori redditi per quasi 700 milioni di euro.
    Ed allora sono solo le imprese moonlightning o anche coloro che imprenditori non sono?
    L’evasione purtroppo esiste anche fra i privati e non è insigificante, credo.

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