Innalzare il numero di firme necessarie a supporto di un referendum da 500mila a un milione, e abolire il quorum. Due semplici modifiche che portano notevoli benefici. Il costo di proporre un referendum sarebbe più alto, e di conseguenza la “qualità” o rilevanza media dei referendum aumenterebbe. Il risultato della consultazione sarebbe deciso solo dagli elettori effettivamente interessati, e non più dagli indifferenti e disinformati. Sarebbe più lineare l’analisi del voto, mentre i partiti dovrebbero prendere posizioni più chiare.
Domenica e lunedì i cittadini italiani sono chiamati a pronunciarsi sul referendum confermativo delle riforme costituzionali approvate dal Parlamento lo scorso anno. Le forze politiche di centrosinistra, contrarie alle riforme durante liter parlamentare, sono coese nellinvito ai cittadini a recarsi a votare, e a votare “no”. Sul fronte opposto, numerose forze del centrodestra, che lo scorso anno hanno approvato la legge costituzionale, sono direttamente impegnate per il “sì”. Entrambe le coalizioni giustificano la loro posizione con numerose motivazioni, ricordate spesso anche durante la campagna elettorale per le elezioni politiche. Quorum o non quorum Cè dunque da aspettarsi una affluenza alle urne ragionevolmente alta, potenzialmente oltre il 50 per cento degli aventi diritto. Per i referendum costituzionali il quorum non è richiesto. Ciò nonostante, la mobilitazione dei partiti politici appare massiccia, molto più di quanto lo sia stata in precedenti tornate referendarie quando, invece, il quorum era richiesto. Lultima consultazione referendaria è stata sulla fecondazione assistita, in quel caso laffluenza fu intorno al 25 per cento, ma si trattava indubbiamente di un tema specifico e molto diverso dalle riforme istituzionali. Consideriamo invece il più recente referendum “comparabile” allattuale: quello del 1999 per labolizione delle quota proporzionale nellelezioni dei membri del Parlamento. In quelloccasione, molti partiti, invece di persuadere i loro elettori ad andare a votare, in un senso o nellaltro, spinsero per lastensione, e il quorum non fu raggiunto. La natura e la ratio del referendum Nellordinamento giuridico italiano, il referendum è un istituto di legislazione cosiddetta “straordinaria”, previsto dalla Costituzione quale strumento di correzione dellattività di legislazione ordinaria, che spetta al Parlamento eletto. Una delle maggiori preoccupazioni dei padri costituenti fu di circoscrivere il più possibile il ricorso al referendum. Coerentemente, il referendum in Italia è di natura unicamente abrogativa. Inoltre, larticolo 75 della Costituzione, stabilisce due requisiti affinché un referendum sia valido. Il primo prevede che ogni proposta debba essere appoggiata da almeno 500mila elettori. Il secondo, che un referendum è valido se si pronuncia la metà degli aventi diritto al voto, più uno. Pertanto, per essere valido, un quesito referendario non solamente deve essere sollevato da un numero significativo di elettori, ma deve essere tale da motivare ad andare a votare almeno la metà degli aventi diritto. Sebbene questi due requisiti rendano senza dubbio difficile il successo di un referendum, allo stesso tempo generano almeno due distorsioni che i costituenti, nel lontano 1946, non avevano previsto. Cinquecentomila firme sono poche La prima distorsione è che raccogliere 500mila firme rappresenta oggi un ostacolo non più tanto significativo come nel 1946, per cui si registra una tendenza alla proliferazione dei referendum anche su temi di scarsa rilevanza. Spesso, ai promotori non interessa tanto il successo del referendum stesso, quanto che avvenga. La sola campagna referendaria è sufficiente per dare visibilità a entità politiche di scarso peso e rilevanza numerica. Da cui lincentivo a far politica “a colpi di referendum” e farlo dovendo raccogliere solo 500mila è piuttosto facile. Gli indifferenti e i disinformati decidono per tutti La seconda distorsione, dovuta al quorum, è che anche quando il tema del referendum è rilevante, il suo risultato è pesantemente condizionato dal fatto che ai contrari allabrogazione (vale a dire, quelli che si recano alle urne e votano “no”) si mischiano gli indifferenti e i disinformati. Proposta di riforma Presentiamo qui una semplice proposta di modifica allarticolo 75 della Costituzione della Repubblica italiana (Parte seconda, Titolo I, Sez. II). La modifica consiste nellinnalzare il numero di firme necessarie a supporto di un referendum da 500mila a un milione, e nellabolire il quorum: Articolo 75 È indetto referendum popolare per deliberare la abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono un milione di elettori o cinque Consigli regionali. (1) Effetti della riforma Gli effetti diretti di questa riforma sono due. Il primo: il costo di proporre un referendum sarebbe più alto, e di conseguenza un numero minore di quesiti referendari verrebbe proposto: la “qualità” o rilevanza media dei referendum aumenterebbe. Il secondo: il risultato del referendum sarebbe deciso solo dagli elettori effettivamente interessati, e non più dagli indifferenti e disinformati. Tabella
Come può accadere che la presenza di un quorum possa produrre unaffluenza minore rispetto a casi in cui il quorum non cè? Perché le forze politiche, in assenza di quorum, sembrano impegnarsi per massimizzare laffluenza alle urne?
Nel 1946, con un corpo elettorale di circa 28 milioni, cinquecentomila firme rappresentavano circa il 2 per cento degli elettori. Oggi, con 48 milioni di elettori, le stesse cinquecentomila mila elettori rappresentano appena l1 per cento dellelettorato. Inoltre, lo sviluppo e diffusione dei moderni mezzi di comunicazione di massa e dellinformatica facilitano fortemente la mobilitazione per la raccolta delle firme rispetto a sessanta anni fa. La tabella mostra che con il passare del tempo, in Italia, la frequenza dei referendum è notevolmente aumentata, e laffluenza radicalmente diminuita.
È una fonte di distorsione poiché spesso il tema del referendum interessa una frazione relativamente piccola di cittadini, la quale può vedere il proprio desiderio o legittimo interesse frustrato semplicemente perché la maggioranza degli elettori è indifferente alle sue istanze, o non è sufficientemente informata da prendere posizione. Pensiamo, per esempio, ai recenti referendum sulla procreazione assistita. Una nonnina lucana di novantanni, con sei figli e venti nipoti, ragionevolmente non è andata a votare. Ma perché deve di fatto decidere per giovani coppie che non possono avere figli con metodi “naturali”?
Allarticolo 75, comma 1, sostituire le parole: “quando lo richiedono cinquecentomila elettori” con le seguenti: “quando lo richiedono un milione di elettori”.
Allarticolo 75, comma 4, sopprimere le parole: “se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e”.
Larticolo 75, così modificato, diviene:
Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia o di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali.
Hanno diritto di partecipare al referendum tutti i cittadini chiamati ad eleggere la Camera dei deputati.
La proposta soggetta a referendum è approvata se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi. La legge determina le modalità di attuazione del referendum.
Vi sarebbero inoltre anche altri benefici effetti collaterali. Innanzitutto, labolizione del quorum renderebbe più chiara e lineare lanalisi del voto. Con il quorum, infatti, è resa difficile dal fatto che ai contrari si mescolano in maniera non facilmente discernibile gli indifferenti e i non informati. Ancora una volta, il dibattito intorno ai recenti referendum sulla fecondazione assistita è un esempio perfetto di quanto sia difficile e si presti molto facilmente a strumentalizzazioni di parte. Lo stesso si può affermare riguardo al referendum sullabolizione della quota proporzionale per le elezioni di Camera e Senato: possiamo sensatamente affermare che il 50,4 per cento degli aventi diritto che non sono andati a votare siano contrari allabolizione della quota proporzionale?
Forse ancora più importante, labrogazione del quorum spingerebbe i partiti a prendere responsabilmente una posizione, fornendo allelettorato informazioni preziose e precise non solo sullo specifico tema referendario, ma anche per la formazione di unopinione più consapevole per le elezioni politiche. Oggi, il quorum spinge i partiti politici a non esprimersi dinanzi a un referendum, magari su questioni spinose che potrebbero far perdere voti.
Senza il quorum e col venir meno dellincentivo a far campagna per il non voto, paradossalmente più persone potrebbero andare a votare. Il referendum costituzionale potrebbe essere il primo esempio.
(1) Così come nel 1946, riteniamo che anche oggi la richiesta della promozione da parte di cinque consigli regionali rappresenti una barriera sostanziale, pertanto non è necessaria una modifica.
TABELLA 1 – RISULTATI COMPLESSIVI REFERENDUM 1946-2005 | |||||
Data | Tema | Elettori | Votanti | % votanti | SI (%) |
2/6/1946 | Repubblica o Monarchia | 28005449 | 24947187 | 89.1 | 54.3 |
12/5/1974 | Scioglimento del matrimonio | 37646322 | 33023179 | 87.7 | 40.7 |
11/6/1978 | Ordine pubblico | 41248657 | 33489688 | 81.2 | 23.5 |
11/6/1978 | Finanziamento pubblico partiti | 41248657 | 33488690 | 81.2 | 43.6 |
17/5/1981 | Ordine pubblico | 43154682 | 34257197 | 79.4 | 14.9 |
17/5/1981 | Ergastolo | 43154682 | 34277194 | 79.4 | 22.6 |
17/5/1981 | Porto d’armi | 43154682 | 34275376 | 79.4 | 14.1 |
17/5/1981 | Interruzione gravidanza 1 | 43154682 | 34270200 | 79.4 | 11.6 |
17/5/1981 | Interruzione gravidanza 2 | 43154682 | 34277119 | 79.4 | 32.0 |
9/6/1985 | Indennità di contingenza | 44904290 | 34959404 | 77.9 | 45.7 |
18/6/1989 | Mandato Costituente Parl.Europeo (consultivo) | 46552411 | 37560404 | 80.7 | 88.0 |
3/6/1990 | Disciplina della caccia | 47235285 | 20482359 | 43.4 | 92.2 |
3/6/1990 | Accesso dei cacciatori ai fondi privati | 47235471 | 20274101 | 42.9 | 92.3 |
3/6/1990 | Uso dei pesticidi | 47232383 | 20364370 | 43.1 | 93.5 |
11/8/1997 | Responsabilità civile del giudice | 45870931 | 29866249 | 65.1 | 80.2 |
11/8/1997 | Commissione Inquirente | 45870409 | 29862670 | 65.1 | 85.0 |
11/8/1997 | Localizz. Centrali nucleari | 45869897 | 29862376 | 65.1 | 80.6 |
11/8/1997 | Contributi Enti Locali | 45870230 | 29871570 | 65.1 | 79.7 |
11/8/1997 | Divieto partecipazione ENEL | 45849287 | 29855604 | 65.1 | 71.9 |
18/4/1993 | Competenze USL | 47946896 | 36845706 | 76.8 | 82.6 |
18/4/1993 | Stupefacenti sostanze psicotrope | 47946896 | 36911398 | 77.0 | 55.4 |
18/4/1993 | Finanziamento pubblico ai partiti | 47946896 | 36896256 | 77.0 | 90.3 |
18/4/1993 | Casse Risparmio Monti Pietà | 47946896 | 36856051 | 76.9 | 89.8 |
18/4/1993 | Ministero delle Partecipazioni Statali | 47946896 | 36851158 | 76.9 | 90.1 |
18/4/1993 | Elezione Senato della Repubblica | 47946896 | 36922390 | 77.0 | 82.7 |
18/4/1993 | Ministero Agricoltura e Foreste | 47946896 | 36868634 | 76.9 | 70.2 |
18/4/1993 | Ministero Turismo e Spettacolo | 47946896 | 36863866 | 76.9 | 82.3 |
9/6/2001 | Riduzione preferenze Camera | 47377843 | 29609635 | 62.5 | 95.6 |
11/6/1995 | Rappresentanze sindacali (rich.massimale) | 48458754 | 27730224 | 57.2 | 50.0 |
11/6/1995 | Rappresentanze sindacali (rich.minimale) | 48458754 | 27702339 | 57.2 | 62.1 |
11/6/1995 | Pubblico impiego | 48458754 | 27795464 | 57.4 | 64.7 |
11/6/1995 | Soggiorno cautelare | 48458754 | 27740783 | 57.2 | 63.7 |
11/6/1995 | Privatizzazione RAI | 48458754 | 27807196 | 57.4 | 54.9 |
11/6/1995 | Autorizzazioni al commercio | 48458754 | 27739462 | 57.2 | 35.6 |
11/6/1995 | Trattenute contributi sindacali | 48458754 | 27753466 | 57.3 | 56.2 |
11/6/1995 | Legge elettorale (comuni) | 48458754 | 27814402 | 57.4 | 49.4 |
11/6/1995 | Orari esercizi commerciali | 48458754 | 27788647 | 57.3 | 37.4 |
11/6/1995 | Concessioni TV nazionali | 48458754 | 28133946 | 58.1 | 43.1 |
11/6/1995 | Interruzioni pubblicitarie | 48458754 | 28164078 | 58.1 | 44.3 |
11/6/1995 | Raccolta pubblicità TV | 48458754 | 28139312 | 58.1 | 43.6 |
15/6/1997 | Privatizzazione | 49054410 | 14790505 | 30.2 | 74.1 |
15/6/1997 | Obiezione di coscienza | 49054410 | 14860894 | 30.3 | 71.7 |
15/6/1997 | Caccia | 49054410 | 14817553 | 30.2 | 80.9 |
15/6/1997 | Carriere dei Magistrati | 49054410 | 14791735 | 30.2 | 83.6 |
15/6/1997 | Ordine dei Giornalisti | 49054410 | 14735975 | 30.0 | 65.5 |
15/6/1997 | Incarichi extragiudiziari magistrati | 49054410 | 14812238 | 30.2 | 85.6 |
15/6/1997 | Soppressione del Ministero politiche agricole | 49054410 | 14742261 | 30.1 | 66.9 |
18/4/1999 | Abolizione voto proporzionale Camera | 49309060 | 24447521 | 49.6 | 91.5 |
21/5/2000 | Rimborso spese per consultazioni | 49067694 | 15796834 | 32.2 | 71.1 |
21/5/2000 | Abolizioni voto proporzionale Camera | 49067694 | 15918748 | 32.4 | 82.0 |
21/5/2000 | Elezione del CSM | 49067694 | 15634781 | 31.9 | 70.6 |
21/5/2000 | Ordinamento giudiziario | 49067694 | 15681225 | 32.0 | 69.0 |
21/5/2000 | Incarichi extragiudiziari dei magistrati | 49067694 | 15696528 | 32.0 | 75.2 |
21/5/2000 | Licenziamenti | 49067694 | 15953385 | 32.5 | 33.4 |
21/5/2000 | Trattenute associative e sindacali | 49067694 | 15800947 | 32.2 | 61.8 |
15/6/2003 | Reintegrazione dei lavoratori | 49554128 | 12645507 | 25.5 | 86.7 |
15/6/2003 | Servitù coattiva | 49554128 | 12667178 | 25.6 | 85.6 |
13/6/2005 | Procreazione assistita 1 | * | * | 25.9 | 89.2 |
13/6/2005 | Procreazione assistita 2 | * | * | 25.9 | 89.9 |
13/6/2005 | Procreazione assistita 3 | * | * | 25.9 | 88.8 |
13/6/2005 | Procreazione assistita 4 | * | * | 25.9 | 78.2 |
Fonte: Ministero degli Interni. * Sui referendum del 2005, il sito internet del ministero riporta solo le percentuali ma non i numeri degli aventi diritto o dei votanti. |
La riforma della Costituzione su cui i cittadini italiani sono chiamati a esprimersi nel referendum confermativo del 25 giugno riscrive quasi i due terzi (50 su 81) degli articoli che compongono la seconda parte della Carta del 1948. La riforma, presentata al Parlamento sotto forma di disegno di legge del Governo e approvata dalla sola maggioranza di centrodestra, consiste di due provvedimenti centrali, la cosiddetta “devolution” e la sostituzione della forma di governo parlamentare con un “premierato forte”, e di svariate altre modifiche, dalleliminazione del bicameralismo perfetto alla riduzione del numero dei parlamentari. Perché il “pacchetto” Queste misure appaiono in buona misura indipendenti, è perciò lecito domandarsi per quale ragione siano state presentate congiuntamente. Vediamo i pro e i contro del proporre agli elettori riforme eterogenee in un pacchetto unico da “prendere” o “lasciare” in blocco. Le preferenze degli elettori Avrà successo il referendum? Dipende dalle preferenze degli elettori. Il Governo Berlusconi, approvando il pacchetto di riforme costituzionali con la sola maggioranza di centrodestra, ha reso necessario il referendum popolare confermativo: ha così fatto una scommessa molto rischiosa sulle preferenze dellelettorato italiano. Infatti, diversamente dal caso del cd musicale (se una canzone non ci piace basta non ascoltarla) o di MacDonalds (se vogliamo, possiamo acquistare solo le patatine fritte), il pacchetto di riforme della Costituzione va acquistato e “consumato” in blocco. In altre parole, se vogliamo che ne sia adottata una, dobbiamo necessariamente accettare che siano adottate anche le altre. 1. min(a, b) > H 2. max(a, b) > K Se il consumatore ha preferenze del “primo tipo”, è disposto ad acquistare il pacchetto se il bene che per lui ha minor valore (ad esempio, il primo bene, di valore a) comunque supera la soglia minima H. Questo consumatore non vuole che nessun bene abbia un valore troppo basso, ed è disposto a rinunciare al valore del bene preferito (il secondo bene, di valore b) se il bene meno preferito ha per lui un valore troppo basso.
Per farlo, ci serviremo della teoria economica del “bundling“: unazienda prende due o più prodotti, che potrebbero essere venduti singolarmente, e li vende invece insieme, in un “pacchetto”. Gli esempi sono numerosi: Microsoft Office, per esempio, contiene Word, Excel e Power Point; un “happy meal” da MacDonalds include hamburger, patatine e bibita. Anche un cd musicale può essere visto, come una “pacchetto” di canzoni: compriamo il cd dellultimo festival di Sanremo perché ci sono due o tre canzoni che ci piacciono, e pur di ottenerle siamo disposti a comprare lintero pacchetto. Se ai consumatori piacciono canzoni diverse, può essere conveniente per limpresa che ne possiede i diritti di distribuzione vendere lintero pacchetto su un cd piuttosto che singolarmente.
Questa logica può essere riproposta nel caso del “pacchetto” di riforme costituzionali predisposto da Silvio Berlusconi e dalla sua maggioranza. Il pacchetto offre la “devolution“, cara alla Lega Nord, e il “premierato forte“, da sempre accarezzato da Alleanza nazionale. Altre modifiche, come la riduzione del numero dei parlamentari, sembrano invece rivolgersi allelettorato in generale. È interessante notare come molto spesso gli esponenti del centrodestra, nelle loro dichiarazioni ai giornali e specialmente in televisione, nellinvitare i cittadini a votare “sì” al referendum mettano laccento proprio queste riforme “minori”, dalla riduzione dei parlamentari allo snellimento dellattività legislativa che si otterrebbe dallabolizione del bicameralismo perfetto.
Proviamo a esprimere tutto ciò in termini formali. Supponiamo che un “pacchetto” sia composto di due beni, che vanno acquistati insieme oppure non acquistati affatto. Per un dato consumatore, il primo bene ha valore a, e il secondo ha valore b. Il consumatore, supponiamo, può essere di due tipi, il primo tipo e il secondo tipo. A seconda del tipo, rispettivamente, il consumatore accetta di comprare se:
Un consumatore del “secondo tipo” è invece interessato che almeno un bene (e non necessariamente entrambi) superi una minima soglia critica K di valore. Se ciò accade, questo consumatore è felice di comprare tutto il pacchetto. Riprendendo lesempio precedente, il consumatore che compra un cd perché gli piacciono solo due o tre canzoni, e si disinteressa del tutto delle altre, ha preferenze del secondo tipo.
Coloro che hanno redatto la riforma costituzionale hanno scommesso che almeno i membri della ex maggioranza parlamentare fossero più vicino al secondo tipo. Il deputato di Alleanza nazionale, si è pensato, ama così tanto il premierato che non si preoccupa se, per averlo, dovrà digerirsi anche la devolution, a cui magari è fortemente avverso e che mai avrebbe votato, se fosse stata presentata da sola.
La scommessa in Parlamento è stata vinta, e la maggioranza ha votato il pacchetto di riforme costituzionali.
Per quanto riguarda il referendum, gli esponenti del centrodestra sembrano assumere che lintero corpo elettorale ragioni come i parlamentari. Da qui il richiamo, di volta in volta, a singoli aspetti della riforma che potrebbero trovare molti daccordo.
Ma cosa succede se la maggioranza degli elettori (indipendentemente dalla loro appartenenza politica) vogliono che nessun punto della riforma sia, dal loro punto di vista, troppo negativo? Chi è daccordo con la fine del bicameralismo perfetto, ad esempio, potrebbe rinunciarci, votando “no” al referendum, pur di non veder approvata le devolution.
Il Governo Berlusconi ha scommesso di fare “contenti tutti” mettendo insieme tante riforme non legate luna allaltra. Rischia invece di non far contento nessuno. Proporre più riforme insieme aumenta la probabilità che almeno una di queste piaccia a ciascun elettore, ma al tempo stesso espone al rischio che lelettore eserciti una sorta di “diritto di veto“, bocciando la riforma in blocco solo per una parte particolarmente sgradita.
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Alberto
Il quorum ha la stessa funzione del numero legale.
Se venisse abolito, gli organizzatori del sì farebbero di tutto per andare solo loro a votare, facendo passare sotto silenzio il referendum, senza tentare di spiegare le loro ragioni in questo modo sarebbero quasi sicuri di vincere, e questo porrebbe le basi per imboscate legislative da parte di piccoli gruppi ben organizzati (cacciatori ).
Mi sembra invece più sensato accorpare i referendum con le elezioni politiche, europee o amministrative, smettendola di dire che luno interferisce con le altre. Vedo che negli Usa cè lelection day senza grossi problemi.
La redazione
Grazie del suo intervento. La proposta di alzare il numero
di firme necessarie per promuovere un referendum e’ volta
prorpio ad evitare abusi dell’istuto referendario strsso.
Abolizione del quorum e innalzamento del numero di firme
sono, in altre parole, strettamente complementari. Riguardi
al rischio che un referendum passi “sotto silenzio” per
volonta’ di una parte, l’idea ci sempra improbabile in un
sistema democratico. Se esistono forze interessate a
votare “no”, esse avranno gli incentivi e i mezzi per far
valere la loro posizione. L’accorpamento di un referendum ad
altre elezioni ci pare molto sensato. tuttavia, i cicli del
parlamento non necessariamente coincidono con le tornate
referndarie, quindi si riproporrebbe il medesimo problema.
Oreste Parise
Mi sembra furoviante parlare di referendum alla vigilia di una consultazione. Si confonde l’art. 75 con l’art. 138. Abrogare una legge in vigore e riformare la Costituzione sono due ipotesi completamente diverse. Sarebbe opportuno eliminare il quorum nel primo caso ed introdurlo nel secondo, poiché le modifiche costituzionali devono avere un ampio consenso. Questo mi pare particolarmente importante nel caso venisse approvata la “devolution”, con un parlamento assoggetto al Premier.
luciano steve
Abolire il quorum potrebbe essere considerato drastico. Inoltre, il vero problema non è tanto la vecchietta lucana, quanto la strategia di astensionismo attuata negli ultimi referendum dai “no”: questa strategia è in pratica in grado di far fallire qualunque referendum. Proporrei quindi di fissare un quorum di voti favorevoli, invece di un quorum di voti validi. Il quorum di voti favorevoli dovrebbe essere il 25% più uno degli aventi diritto al voto. Questo vanificherebbe le strategie astensioniste, e allo stesso tempo assicurerebbe che un referendum possa essere approvato solo se sono favorevoli tanti cittadini quanti ne sarebbero (al minimo) necessari se fosse in vigore l’attuale quorum sui votanti.
La redazione
Grazie del suo commento. Ci sembra che la sua proposta
cerchi di risolvere simili disotrsioni a quelle che
evidenziamo nel nostro intervento. La sua proposta tuttavia
ci appare come piu’ macchinosa e arbitraria della nostra:
perche’ un quorum al 25% e non, ad esempio, al 30%?
Michele Giardino
Difficile dissentire, ma manca qualcosa. La tavola statistica (ottima!). oltre a dimostrare che lo strumento referendario è stato usato eccome (c’è chi sostiene il contrario) conferma per un verso, con l’evidente e forte calo dei votanti intorno ai primi anni 90, che l’elettorato diffida di chi gli chiede di sostituirsi al Parlamento, ma anche che invece gradisce pronunziarsi sui grandi temi. Ho paura però (spero davvero di sbagliare) che domenica prossima su questa riforma costituzionale, non solo scandalosa, ma anche follemente “politica”, e quindi irrazionale, voteremo in pochi, nonostante sia importantissima. Alcune ragioni sono le vostre. Una che invece manca, ed è invece essenziale, è che la risposta “si o no” va bene solo per quesiti molto semplici e schematici, non certo per 54 articoli della Cost., o peggio! Nè l’art. 138 ha colpe! Gli abusi dell’istituto vanno prevenuti anche sotto questo profilo, mi pare.
La redazione
Molte grazie per il suo commento. Per una riflessione su una
riforma composita che i cittadini devono o accettare o
respingere “in blocco” rimandiamo a un articolo in
lavorazione, previsto per un’uscita futura de laVoce.
Marco Della Croce
Caratteristiche dell’istituto referendario sono,tra le altre,la cogenza per le forze politiche e la straordinarietà .(sent.n.468 del 1990).
Le due direttrici di riforma proposte dall’articolo le coinvolgono entrambe.
Inizierei dalla cogenza:
La Corte Costituzionale,con indirizzo costante(anche se con critiche della dottrina e con comportamenti delle Camere che spesso la disattendono),sostiene che dall’esito referendario sorga un vincolo giuridico che non consente al legislatore di disvolere quanto deciso dal referendum che
Cogenza confermata anche dall’ordinanza n.9 del 1997 che consente la difesa del risultato referendario,contro una legge che ripristina la normativa abrogata,attraverso un ricorso in via incidentale alla Corte stessa.
La ratio di questo vincolo,che,de facto,fa del risultato referendario norma parametro nei giudizi di legittimità costituzionale,è da ricercarsi anche nella previsione del quorum.Quale cogenza,anche solo di carattere politico ancorprima che giuridico, avrebbe, per il parlamento, una norma abrogata,ad esempio,dal 18%dei cittadini?Non intaccherebbe ciò lo spirito del Referendum?
De iure condendo mi sembra invece auspicabile l’innalzamento del numero di firme necessarie per proporre un referendum. Questo comporterebbe probabilmente un netto abbassamento delle proposte riconsegnando al referendum una delle sue caratteristiche precipue:la straordinarietà.
Questa (straordinarietà),oltre a proposte di referendum più appassionanti e di ricezione immediata per il cittadino,se percepita,come fu nel caso del divorzio o dell’aborto,porterebbe sicuramente un maggior numero di aventi diritto alle urne.Ritengo,pertanto,che con una sola medicina si possano curare entrambi i mali.
Saluti
MDC
Michele Olivieri
Concordo con la tesi degli autori che 500’000 firme sono oggi una soglia troppo bassa e della conseguente necessità di innalzarla per riservare l’abrogazione di leggi tramite referendum solo a casi di particolare rilievo.
L’obiettivo primario dell’istituto referendario credo debba però essere quello di costituire un deterrente contro una legiferazione chiusa nelle stanze del potere che contrasti con la reale volontà della maggioranza degli elettori.
Pertanto occorre rendere effettivamente “accessibile” il referendum in tali casi eccezionali e sia quindi necessario modificare insieme con il numero di firme anche il meccanissmo di valutazione dell’ammissibilità del quesito referendario.
Infatti il rischio di dover investire nella raccolta di un milione di firme senza sapere se il quesito sarà poi ritenuto leggittimo dalla Consulta (e viste alcune recenti controverse valutazioni il tema non è secondario) limiterebbe l’accesso al referendum solo ad organizzazioni con disponibilità finanziarie elevate (sindacati, partiti maggiori, associazioni imprenditoriali) che hanno già notevoli capacità di influenzare il processo legislativo, limitando invece notevolmente le possibilità di promuovere referendum “d’opinione” basati sulla motivazione di gruppi trasversali di elettori.
Davide Tondani
Ritengo più che ragionevole la vostra proposta, ma con due correttivi:
a. 1,5 milioni di firme invece che solo 1, una cifra giustificabile su parametri demografici, molto meno se si tiene in conto la maggiore informazione ricevuta dagli elettori e il livello culturale raggiunto dagli stessi nel corso dei decenni.
b. Quorum pari al 50% del numero degli elettori presentatisi alle ultime elezioni della Camera. In tal modo le strategie elettorali non possono più tenere in conto – come disgustosamente è già avvenuto – dell’astensionismo fisiologico, una pratica davvero lesiva della democrazia
Marco Arrigoni
Piena sintonia, ma mancherebbe comunque la possibilità di indire un referendum sulle leggi di ratifica dei trattati. Nulla di francese, ma correttezza democratica.
Certo, sarebbe meglio se confermativo, vista la natura di questi particolari atti.