Il decreto 223 è parte integrante della strategia del Governo per perseguire equità, sviluppo e risanamento. I provvedimenti di contrasto a evasione, elusione ed erosione fiscale sono numerosi e variegati, con ricadute sulle imposte dirette, indirette e sull’Irap. Potenziato l’utilizzo di strumenti informatici, a fini di accertamento, ma anche di razionalizzazione e semplificazione. Apprezzabile che si tocchino molti punti deboli del sistema con interventi mirati, e non con impegni generici. Qualche aspetto da modificare in sede di conversione del decreto.

Il decreto 223 del 4 luglio 2006 costituisce parte integrante della strategia che il Governo sta mettendo a punto e che ha, come obiettivi cardine l’equità, lo sviluppo, la semplificazione e il risanamento.
Anche se per gli interventi più attesi e sostanziosi occorrerà attendere la Finanziaria, le numerose misure contenute nel decreto non sono di poco conto, dal punto di vista sia quantitativo sia qualitativo. I provvedimenti sono tecnicamente complessi e riguardando aspetti molto specifici. Ognuno di essi meriterebbe un apposito approfondimento. Qui ci limiteremo a una visione di insieme.

Una molteplicità di interventi e di obiettivi

I provvedimenti di natura tributaria contenuti nel decreto 223/06 sono molto numerosi e variegati, con ricadute sulle imposte dirette (Ires e Irpef), indirette (Iva, registro ipotecarie e catastali) e sull’Irap e con impatti quantitativi attesi (cfr. Relazione tecnica al decreto) molto differenziati: per alcune misure non si procede prudenzialmente a quantificazione, per altre l’importo previsto è di pochi milioni o decine di milioni di euro, in alcuni casi, si supera il miliardo.
impatto netto previsto sul saldo delle amministrazioni pubbliche (Ap) è pari a circa 3,8 miliardi nel 2006, ed è compreso tra i 5,2 e i 6 miliardi di euro nel 2007-2009.
È il risultato di maggiori entrate previste per 4,6 miliardi di euro nel 2006, quasi 7 nel 2007 e più di 6 nel 2008, e di provvedimenti di riduzione del prelievo, imputabili soprattutto all’adozione di criteri più favorevoli di deducibilità delle spese per brevetti e per ricerca e sviluppo. A fianco di questi interventi “per lo sviluppo” ve ne sono altri per la semplificazione, quali l’esclusione dal campo di applicazione dell’Iva dei contribuenti minimi e la possibilità di versare l’Ici in sede di dichiarazione delle imposte sui redditi, consentendone così la compensazione con eventuali crediti relativi ad altre imposte (ad esempio l’Irpef). Questo insieme di misure ha soprattutto lo scopo di ridurre i costi impliciti (di adempimento dei propri obblighi tributari) con effetti positivi sui contribuenti e limitati o nulli sul gettito delle Ap.
L’obiettivo di fondo del decreto è tuttavia quello di recuperare gettito dando un segnale molto chiaro che il Governo intende utilizzare tutti gli strumenti a sua disposizione per contrastare i fenomeni di evasione, elusione ed erosione che contraggono le basi imponibili e concentrano la pressione fiscale su alcune tipologie di reddito e di contribuenti, minando l’equità e l’efficienza del sistema. Un primo segnale che la stagione dei saldi fiscali è finita viene dalla abrogazione della norma sulla pianificazione fiscale prevista dalla legge Finanziaria dello scorso anno, che avrebbe dovuto fornire, grazie soprattutto a una forma mascherata di condono, un gettito pari a circa 2 miliardi di euro nel 2006 e 1 miliardo nel 2007 e 2008.

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Le norme per ridurre evasione, elusione ed erosione

Le maggiori entrate previste dal decreto sono per la gran parte riconducibili a due insiemi di provvedimenti che, seppure con alcune importanti precisazioni di cui diremo, possono essere classificati come di contrasto all’evasione e all’erosione. Ciascuno di questi pesa (in media) per circa il 45 per cento delle maggiori entrate, mentre il rimanente 10 per cento è imputabile a misure di riordino della tassazione nel settore dei giochi (già oggetto di massicci e ripetuti interventi negli ultimi anni) e a provvedimenti classificabili come antielusivi.
Evasione. Consiste, come è noto, nella sottrazione di materia imponibile con comportamenti illegali o fraudolenti. Il provvedimenti anti-evasione da cui ci si attende il maggiore contributo in termini di gettito (tra 1,5 e 2 miliardi di euro a seconda degli anni, quasi un terzo delle maggiori entrate) riguarda l’esclusione dal campo di applicazione dell’Iva delle cessioni e locazioni di immobili. L’assoggettamento a Iva di queste transazioni è spesso fonte di abusi e vere e proprie frodi, con il risultato che l’Iva a credito (e quindi restituita dallo Stato) è spesso più alta di quella a debito (versata allo Stato). Tuttavia, la misura proposta va ben oltre il recupero dell’evasione e si configura, tra l’altro con discussi effetti retroattivi, come una norma che inasprisce in generale il prelievo sugli immobili (anche strumentali): mentre l’Iva sull’acquisto è infatti interamente detraibile da quella incassata sulle vendite, l’imposta di registro, a cui sarà d’ora in avanti soggetta la transazione, costituisce un costo, deducibile dalle imposte sul reddito, che non può essere recuperato.
Tra gli altri provvedimenti di contrasto all’evasione, più circoscritti allo scopo, ma anche più limitati come recupero di gettito, vi è l’estensione dei poteri di accertamento nei confronti dei contribuenti in contabilità ordinaria che rientrano nell’ambito di applicazione degli studi di settore, il rafforzamento dei poteri di riscossione e dei controlli doganali, il recupero di base imponibile nel caso di intermediazione immobiliare, a seguito dell’obbligo di comunicazione dell’identità dell’agente e della spesa sostenuta per la mediazione. A questi interventi, di cui vengono singolarmente quantificati gli effetti in termini di gettito, si affiancano una serie di misure che sfruttando le nuove tecnologie e le potenzialità di utilizzo e di incrocio di fonti informative diverse consentiranno in prospettiva una più attenta ed efficace azione di controllo da parte dell’amministrazione finanziaria. Vanno, ad esempio, in questa direzione l’obbligo a carico degli intermediari finanziari di comunicazione della lista dei clienti, in modo da poter concentrare eventuali indagini, e l’obbligo da parte delle imprese di assicurazione di trasmettere informazioni sui destinatari e sull’ammontare dei risarcimenti.

Elusione. Consiste nell’intraprendere azioni che, a volte al limite della legalità, consentono al contribuente di trasformare una fattispecie impositiva in un’altra, al fine di ridurre o eliminare del tutto le imposte a proprio carico. L’esempio forse più comprensibile, tra quelli oggetto di intervento nel decreto, è l’elusione Iva da parte delle sale da ballo. Invece di far pagare l’ingresso (con Iva al 20 per cento) obbligano a una consumazione (con Iva al 10 per cento). Per evitare queste e analoghe forme di riduzione del carico fiscale, il decreto 223 aumenta al 20 per cento l’Iva sulla consumazione obbligatoria, limita la detraibilità Iva degli autoveicoli aziendali, interviene nei confronti delle cosiddette società esterovestite e non operative, limita il riporto delle perdite, ad esempio nel caso di fusioni o cambio attività. Non si tratta dal punto di vista quantitativo di effetti di grande rilievo: concorrono alle maggiori entrate per circa il 4-6 per cento, nel periodo considerato, e in alcuni casi il loro effetto non è stato quantificato, in assenza di dati attendibili.

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Erosione. Si verifica quando la normativa prevede eccezioni e agevolazioni, sotto forma di deducibilità dall’imponibile o di assoggettamento di determinate fattispecie impositive ad aliquote ridotte. In tutti i casi in cui non siano adeguatamente giustificabili, la loro rimozione tende a razionalizzare il sistema e a renderlo più equo ed efficiente. I maggiori incassi derivano dalla norma che allunga, da 10 a 18 anni il periodo di ammortamento dei marchi. Viene poi aumentata l’aliquota Iva agevolata su alcune tipologie di beni (esempio i dolciumi), viene eliminata l’agevolazione sull’imposta di registro sui terreni edificabili e l’esenzione Ici sugli immobili ecclesiastici, utilizzati per svolgere attività di natura commerciale, e così via. Tra i provvedimenti di maggiore rilevanza, dal punto di vista dell’equità, vi è quello relativo ai redditi conseguiti tramite stock option (una forma indiretta di remunerazione dei manager) finora tassati con l’aliquota del 12,5 per cento e d’ora in avanti assoggettati a Irpef ordinaria.

In conclusione

È apprezzabile il fatto che si sia provveduto con interventi di micro-chirurgia, e non con impegni generici, ad attaccare molti dei punti deboli del sistema, nell’ambito di una strategia complessiva volta a contrastare l’evasione e l’elusione e a potenziare l’utilizzo di strumenti informatici, sia a fini di accertamento, sia per razionalizzare e semplificare il sistema.
Al contempo, come sta emergendo dall’analisi puntuale dei provvedimenti, in sede di conversione del decreto sarà necessario intervenire a correggere alcuni interventi che non sembrano essere stati sufficientemente valutati, nei loro riflessi sui settori a cui si riferiscono. Il problema è di particolare delicatezza trattandosi di decretazione d’urgenza.

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