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Una resa incondizionata

E’ terminata ormai la vertenza tra i tassisti e il Ministro Bersani; inutile negare l’evidenza, hanno vinto i tassisti. L’articolo 6 del decreto legge è stato sostituito da un emendamento che prevede vari tipi di accordi fra comuni e associazioni di categoria. Il cuore dell’accordo peraltro è l’istituzione del doppio turno facoltativo, il ricorso a bandi straordinari e la concessione di licenze temporanee.

Una resa incondizionata, di Marcello Basili

Il 16 luglio sera si è conclusa, almeno temporaneamente, con un accordo la vertenza tra le associazioni di categoria dei tassisti e il Ministro Bersani. L’articolo 6 del decreto legge che introduce la possibilità di divenire titolari di una seconda licenza di esercizio verrà sostituito da un emendamento che prevede, nei punti salienti, che i Comuni possano concordare con le associazioni di categoria:

1) L’introduzione di un doppio turno di servizio per la singola licenza, utilizzando collaboratori familiari o dipendenti;
2) la concessione di licenze temporanee a consorzi o cooperative di taxi già operanti, l’utilizzazione di veicoli sostitutivi e aggiuntivi a favore di particolari categorie di utenti;
3) l’istituzione in via sperimentale di servizi innovativi (collegamenti con alberghi e scuole) e l’introduzione di tariffe a forfait.
4) L’accordo prevede inoltre il ricorso a bandi straordinari per l’assegnazione di licenze eccedenti il numero programmato e l’istituzione dell’immancabile comitato di monitoraggio.

La domanda che molti si pongono è se questa serie di provvedimenti siano in grado di alleviare la situazione che per la città di Roma, l’Agenzia per il Controllo e la Qualità dei Servizi Pubblici Locali del Comune (ACQSPL) così rappresenta:

a) nel 2001 la Sta spa – agenzia per la mobilità del comune di Roma – stima una domanda media annua di corse di taxi non soddisfatta del 20% (27% nel mese di dicembre) e del 40% nelle ore di punta;
b) nel 2001 i tempi medi di attesa sono stimati in circa 15 minuti nella periferia e comunque elevati nel centro e nella semiperiferia della città;
c) l’offerta massima potenziale di taxi è risultata di 1,9 vetture x 1000 abitanti, con un minimo di 1 x 1000 abitanti nell’orario 7,00-8,00 e 12,00-13,00 e molto inferiore (0,2 x 1000 abitanti) tra le 24,00 e le 2,00.
d) nel mercato secondario delle licenze si realizza un turn-over annuo di circa 200 concessioni.

Il cuore dell’accordo è l’istituzione del doppio turno facoltativo, il ricorso a bandi straordinari e la concessione di licenze temporanee.
Questo tipo di provvedimenti vanno inquadrati nel contesto locale perché è proprio ai sindaci che spetta il compito di realizzazione. Quindi solo rifacendosi alle esperienze locali, qui la città di Roma può riassumerne i caratteri essenziali, è possibile intravederne alcuni limiti:

· l’Ordinanza n.15 del 15 giugno 2005 che modificava il sistema di turnazione, con l’obiettivo di “rafforzare il servizio in alcune ore critiche serali e notturne” ha avuto effetti insufficienti ad assicurare un servizio anche solo accettabile per la collettività;
· la procedura di assegnazione delle prima trance di 100 nuove licenze previste dal protocollo di intesa del 31 luglio del 2004 deve ancora concludersi, mentre per le restanti 350 nuove licenze previste dall’intesa si avanzano solo incerte previsioni.
· sulla tempestività e efficienza del sistema di concessione di licenze temporanee, alla luce di quanto accaduto finora, è lecito avanzare riserve.

Infine un’ultima considerazione sulle reiterate obiezioni sul possibile deprezzamento della concessione che hanno portato alla sostituzione dell’articolo 6 del decreto del Ministro Bersani: dal 1980 al 2002 il valore di cessione delle licenze è andato continuamente aumentando passando da 20.000 euro a 120.000 euro (trend crescente anche in termini reali). Sorprendentemente nel periodo considerato i picchi relativi nel valore delle licenze sono stati osservati negli anni (1988; 1996) in cui si sono concluse le procedure di assegnazione delle nuove concessioni (500+500), a testimonianza di un elevato eccesso di domanda – ACQSPL, Relazione 2004.
Ricapitolando l’aumento dell’offerta del servizio (vetture e corse) e del numero delle concessioni ha accresciuto e non ridotto (come molti paventano) il valore della licenza che oggi a Roma viaggia verso i 200.000 euro!
Vi sembra che la situazione del mercato dei taxi sia migliore che nel 2002, vedete delle dinamiche reali (riduzione delle tariffe massime, riduzione della domanda di corse ecc.) che possano indurre un’inversione del trend e minacciare la rendita della licenza?

La replica di Raffaello Sestini*

Gentile Professor Basili,

leggo con interesse il suo articolo, che analizza con spietata precisione i problemi di chi vuole utilizzare un taxi a Roma. Non sono sicuro che sia un bene limitare l’esame di un fenomeno così vasto e complesso alla sola realtà romana, probabilmente del tutto estranea alle preoccupazioni della maggior parte dei cittadini italiani.
Vivo, comunque, anch’io a Roma e quindi, dopo aver letto con viva partecipazione il Suo indignato racconto dell’odissea dei cittadini romani alla ricerca di un taxi, mi sarei aspettato di trovare anche un serio esame delle probabilità che la riforma del governo ha di migliorare la vita di tutti i giorni dei cittadini (possibilmente non solo quelli romani).
Mi trovo, invece, di fronte a due righe e mezzo finali, che, sulla base di un confronto tra la situazione attuale e quella del 2002 (anno cui si riferiscono alcuni dei dati, in verità pochi, da Lei citati), manifestano un immotivato scetticismo e giustificano l’ancora più immotivato titolo “una resa incondizionata”.
Proprio per non doverci tutti “arrendere incondizionatamente” ai problemi sempre nuovi e sempre più complessi che ci accomunano a tante altre moderne democrazie, e la cui esigenza (e possibilità) di soluzione ha motivato, credo, la scelta degli elettori, mi sembra opportuno far sapere, a Lei che ha scritto e a tutti quelli che l’hanno letta, che il nuovo Governo di questo Paese (uso, se mi permette, le maiuscole, per un senso dello Stato che, spero, possa “tornare di moda”), dopo un serrato ed a momenti aspro confronto con la categoria interessata, ha per la prima volta varato un pacchetto di riforme capaci di consentire, ai Comuni, di migliorare di gran lunga il servizio di taxi messo a disposizione dei cittadini.
Già l’articolo 6 del decreto legge n. 223 consentiva un rapido potenziamento dell’offerta del servizio di taxi, prevedendo, oltre al rilascio di titoli provvisori, anche il bando di nuove autorizzazioni a titolo oneroso, delle quali avrebbero potuto avvantaggiarsi anche alcuni degli attuali tassisti, acquisendo così la possibilità di utilizzare più auto grazie a propri collaboratori.
Il potenziamento del servizio di taxi inizialmente pensato dal Governo (con grande favore di stampa) passava, quindi, anche attraverso la valorizzazione (e non il deprezzamento) delle attuali licenze, mediante l’attribuzione di nuovi titoli ad alcuni dei titolari o di una quota del ricavato agli altri. La misura aveva, però, suscitato una dura reazione di tutta la categoria, sulla base della preoccupazione (a mio giudizio infondata, ma comunque reale) che si potesse giungere alla concentrazione dei titoli in poche mani ed alla trasformazione dei tassisti in salariati.
Quindi, è stata essenzialmente la paura del “cumulo di licenze“, più che quella del loro deprezzamento (come Lei scrive), ad avere originato le proteste di questi giorni e la conseguente lunga e difficile discussione fra i rappresentanti dei tassisti e degli Enti locali e gli uffici del ministero, volta ad individuare possibili soluzioni alternative, purché altrettanto efficaci dal punto di vista dei consumatori. Il tavolo tecnico ha dato buon esito, nonostante le intemperanze cui abbiamo tutti assistito per le strade delle grandi città, e quindi il Ministro ha potuto presentare al Senato l’emendamento al decreto legge, che è solo in parte condiviso dalla categoria, ma che, comunque, non contiene più l’aborrito “cumulo”.
Le misure di riforma messe ora a disposizione dei Comuni (che restano competenti, naturalmente, in questa materia) assumono, anzi, una inedita completezza e concretezza, che le rende ancora più credibili da parte dei cittadini.
In primo luogo, il numero dei taxi in circolazione potrà rapidamente aumentare ed essere adeguato alla domanda dei cittadini, se i Comuni decideranno di bandire i concorsi straordinari, previsti anche in deroga alla vigente programmazione numerica se ritenuta inadeguata dal Comune, per rilasciare nuove licenze mediante nuovi criteri di “valutazione automatica o immediata”, che dovranno assicurare la conclusione della procedura in tempi celeri, superando le lungaggini e le esperienze negative citate nell’articolo.
Per razionalizzare e potenziare il servizio, i Comuni potranno, inoltre, moltiplicare i turni giornalieri di ciascun taxi, con l’effetto di far lavorare i collaboratori (il cui titolo di lavoro dovrà essere trasmesso al Comune) e di moltiplicare (fino a tre volte) il servizio reso nella giornata da ciascun taxi. Idonei controlli “sistematici” dovranno garantire l’effettivo svolgimento dei turni dichiarati, proprio per ovviare agli esiti insoddisfacenti di talune precedenti iniziative locali.
Bandi straordinari e nuove turnazioni potranno, quindi, portare ad un rapido adeguamento dell’offerta alla domanda, secondo le diverse esigenze di ciascuna realtà locale. Il rilascio delle nuove licenze potrà avvenire a titolo gratuito o oneroso, e in quest’ultimo caso il ricavato dovrà essere ripartito per la maggior parte tra gli attuali operatori, costituendo una sorta di indennizzo forfetario per il calmieramento dell’incremento di valore delle attuali licenze. D’altro canto, non credo che l’accesso a titolo oneroso di nuovi operatori all’attività di tassista possa essere considerato un tabù, se servirà a superare l’attuale situazione di mercato chiuso, caratterizzata da una lunga fila di giovani aspiranti in vana attesa, disposti a comprare a carissimo prezzo le poche licenze vendute dagli attuali detentori. Inoltre, la restante parte del ricavato potrà essere utilizzata dai Comuni per iniziative di controllo e di miglioramento della qualità di tutti gli autoservizi non di linea, anche mediante sistemi satellitari (altra novità di rilievo).
Rispetto all’originaria norma del decreto legge, viene mantenuta la possibilità per i Comuni di rilasciare titoli autorizzatori temporanei o stagionali, non cedibili, particolarmente utili per fronteggiare le esigenze dei cittadini in caso di eventi straordinari o di fluttuazione della domanda, così come avviene nei centri turistici.
L’emendamento affronta anche la sfida di una razionalizzazione e differenziazione dell’offerta che valorizzi il servizio di taxi e lo avvicini agli utenti. Infatti, viene ora prevista l’ulteriore facoltà dei Comuni di sperimentare nuovi servizi innovativi all’utenza, come quelli a chiamata e prenotazione, che coinvolgeranno prevalentemente i consorzi e le cooperative di taxi. I Comuni potranno, fra l’altro, consentire a consorzi e cooperative di utilizzare veicoli aggiuntivi e sostitutivi per categorie particolari di utenti, mentre lungo i percorsi indicati dal Comune il cliente potrà scegliere se avvalersi del tassametro o di tariffe fisse prestabilite dal Comune.
L’emendamento si conclude con la possibilità per il Comune di istituire, non “l’immancabile comitato di monitoraggio”, come Lei dice, bensì un “comitato permanente di monitoraggio”, che consenta agli operatori, ai funzionari comunali ed ai rappresentati dei consumatori di verificare e indirizzare costantemente il sevizio di taxi (potenziato ed articolato da ciascun Comune nei modi sopra indicati) in relazione alle mutevoli esigenze del traffico e degli utenti.
Conclusivamente, mi sembra che all’esultanza manifestata dai tassisti (che risponde, forse, anche al sollievo per aver saputo tenere il confronto al tavolo tecnico e per essersi sottratti ad una situazione di progressivo isolamento dal Paese), possa aggiungersi anche la “ragionevole” fiducia dei cittadini (anche di quelli più autorevoli ed austeri come Lei), che il nuovo Governo nazionale ed i Comuni possano finalmente “rischiare” di risolvere qualcuno dei problemi di questo strano ma grande Paese, forse, addirittura quello del taxi.

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*

magistrato amministrativo
Capo Ufficio legislativo Ministero dello Sviluppo Economico

I tassisti, il suk e le riforme strutturali, di Fabio Pammolli e Nicola C. Salerno

Si è concluso il “braccio di ferro” tra Governo e tassisti. Se la versione originale del decreto “Bersani” appariva già un compromesso, la sua revisione sotto le pressioni di piazza lo indebolisce ulteriormente, forse irrimediabilmente.

I punti salienti dell’accordo

Invece della possibilità per i Comuni di rilasciare nuove licenze al di fuori dei limiti dell’attuale programmazione numerica, l’accordo prevede che:

1. a parità di licenze e su richiesta dei Comuni, le organizzazioni di categoria si impegnino in un sistema di turnazioni alla guida, per fare spazio ai giovani e aumentare la circolazione di macchine bianche;
2. i Comuni possano rilasciare licenze straordinarie, nel caso in cui la (auto)gestione ordinaria si dimostri insufficiente/inefficace;
3. in via sperimentale, i Comuni possano attivare veicoli sostituitivi e aggiuntivi a favore di particolari utenze;
4. i Comuni possano rilasciare licenze temporanee/stagionali non cedibili, per fronteggiare picchi di domanda;
5. possano essere introdotte tariffe predeterminate per singole tratte, nonché (in via sperimentale) tariffe differenziate per forme innovative di servizio;
6. nasca un comitato composto da rappresentanti degli utenti, dei Comuni e dei tassisti per sorvegliare la qualità del servizio pubblico.

Critica dell’accordo

1. L’innalzamento della qualità del servizio doveva discendere dall’aumento dell’offerta (nuove licenze). Ora ci affida al “senso civico” con cui le rappresentanze di categoria risponderanno alle richieste di maggior turnazione dei Comuni. Che cos’è cambiato rispetto al passato, quando le scelte dei Comuni di aumentare il numero di licenze si bloccavano di fronte al niet della corporazione? Perché i cittadini dovrebbero accontentarsi, quando invece possono aspirare a regole chiare e certe ex-ante? E perché dovrebbero accontentarsi tutti gli outsider che potrebbero entrare nel settore come lavoratori autonomi, invece di sottostare alle turnazioni decise dalla categoria?
2. L’intervento straordinario non è altro che la riproposizione come eventualità estrema della potestà, che già il Comune aveva pre decreto, di rilasciare nuove licenze (si veda l’articolo di Andrea Boitani sul Sole-24-Ore di oggi). In quanti casi questa potestà è stata esercitata senza contestazioni di piazza o pretestuosi ricorsi al TAR? Perché mai non si dovrebbero ripresentare i contrasti di valutazione sull’adeguatezza del servizio che da sempre hanno contrapposto Comuni e rappresentanze di categoria? Il cittadino continua a non trovare tutela di fronte ai casi di contenzioso che offrono una via subdola per mantenere lo status quo.
3. La sperimentazione di veicoli sostituivi e aggiuntivi a favore di particolari utenze apre nuove possibilità organizzative. Ma quanto peserà, sulle capacità dei Comuni di ottimizzare le risorse e velocizzare i tempi, la clausola di generale preferenza per le cooperative e i consorzi già attivi? E, soprattutto, la definizione operativa di “particolare utenza” non rischia di divenire l’ennesimo casus belli in fase di contrattazione?
4. Le licenze temporanee per far fronte ai picchi di domanda aprono anch’esse nuove possibilità organizzative. Ma perché obbligarsi allo “straordinario”, quando sarebbe logico assumere una prospettiva programmatica e strutturale? E’ assai probabile, tra l’altro, che l’assegnazione del nuovo servizio “urgente” vada agli incumbent (è stata inserita una clausola di preferenza che il decreto originario non riportava), perchè non c’è tempo di sondare altri interlocutori; lo stesso dicasi per le prestazioni stagionali, che da sole potrebbero non essere economicamente convenienti per ipotetici nuovi entranti.
5. Qual è la reale portata innovativa della possibilità di introdurre tariffe predeterminate per singole tratte (o per forme innovative di servizio)? Che cosa cambia rispetto all’assenza di libera tariffazione per le prestazioni del singolo tassista? Si esplicita la rara possibilità che su certe prestazioni il Comune possa pretendere un ruolo contrattuale di maggior peso; ma “predeterminato” non è necessariamente “più economico“, e questa possibilità il Comune l’aveva già pre decreto (cfr. il citato articolo di Boitani). In base a quali elementi il contraddittorio con le rappresentanze dovrebbe, in futuro, svolgersi più agevolmente?
6. Dulcis in fundo, non poteva mancare il comitato con compiti “salomonici ed ecumenici“, lì dove invece le esigenze avrebbero dovuto essere rappresentate senza compromessi precostituiti (un “coraggio dell’ oggettività“).

Il governo esce sconfitto

Dopo le modifiche concordate la norma sui taxi non ha più un contenuto proprio, valutabile senza dover sperare nella “buona volontà” della corporazione, nella perseveranza dei Comuni, negli esiti delle contrattazioni <Comune – rappresentanze di categoria – rappresentanze dei consumatori>. La nuova norma rende possibile tutto, così come tutto era possibile prima: possibile ai Comuni tentare di cambiare (aumentare il numero di licenze, articolare le tariffe), possibile alla corporazione osteggiare e vanificare. Così facendo, la norma diviene inefficace rispetto allo status quo, perché il problema non risiede nell’ampliare/ribadire il novero delle facoltà “teoriche” per i Comuni (quelle stesse che il Sottosegretario Sestini ripercorre nella sua lettera aperta a Marcello Basili), ma nell’individuare modalità concrete con cui un quadro normativo nazionale inequivocabile promuova e tuteli l’azione riformista dei Comuni
Il Governo esce sconfitto, e questo per un altro e più grave motivo: si è ceduto a proteste di piazza che non sono andate al di là della nuda rappresentanza di interessi di parte, priva di contenuto tecnico. Una prova di forza che, in alcuni casi, ha assunto forme violente, superando di gran lunga i confini del diritto di sciopero. Ora gli altri interessi colpiti potranno invocare l’uguaglianza di fronte alla legge, nella sua dannosa declinazione corporativistica.
Quello dei tassisti non è né l’unico né il più importante snodo nell’agenda delle liberalizzazioni. Senza dubbio, l’abbattimento dei privilegi di corporazioni “più ricche” potrebbe indurre vantaggi maggiori per la collettività. Ma ciò non toglie che le esigenze di rinnovamento debbano riguardare tutti, senza avallare artificiose scarsità dell’offerta in ambiti specifici. Se si premia la protesta e ci si piega a casi particolari, il processo riformista è sconfitto in partenza.

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1) Il numero dei taxi non è stato liberalizzato, le tariffe restano concordate a livello della categoria, non sono state previste best practice per i Comuni.
2) La versione originaria del decreto, oltre a permettere ai Comuni di rilasciare licenze anche ai non titolari, stabiliva che i titolari potessero cumulare più licenze, affidando la vettura ad un guidatore all’interno di un vero e proprio contratto di lavoro dipendente. L’accordo raggiunto, invece, rende l’aumento delle vetture in circolazione un fatto non di mercato (mercato dei taxi, mercato del lavoro), ma un fatto interno alla categoria, con un peso decisivo di elementi extracontrattuali. Ad esempio, nelle dichiarazioni dei tassisti appare chiaro come le prime persone che saranno coinvolte nella turnazione saranno i familiari: a che titolo, se la scarsità dell’offerta è stabilita con una normativa nazionale e “pagata” dai consumatori?
3) In realtà, sarebbe forse più corretto dire che le possibilità organizzative sono “ribadite” con legge dello Stato più che “aperte” ex-novo, dal momento che i Comuni già potevano muoversi in queste direzioni.
4) Si prospettano quindi due situazioni (l’urgente e la stagionale) in cui di volta in volta il potere di monopolio legale degli incumbent potrebbe persino uscirne rafforzato.
5) Quale garanzia che i nuovi accordi tengano pienamente conto dei costi efficienti del servizio e delle esigenze dei consumatori? Come evitare, per esempio, che le concessioni della corporazione sulle tratte più lunghe o più trafficate non vengano più che compensate da sussidi incrociati imposti sulle altre tratte? La contrattazione per tratta potrebbe divenire un comodo “specchietto per le allodole”, per pubblicizzare la volontà di venire incontro alle esigenze dei Comuni e dei consumatori, distogliendo l’attenzione dalle condizioni complessive del servizio.
6) Si leggano le conclusioni della Nota CERM n. 9-06 (http://www.cermlab.it/_documents/NotaCERM9-06.pdf).

Taxi, comuni e il pareggio di Bersani, di Michele Ruta

La “riforma dei taxi” proposta dal ministro Bersani ha attirato una grandissima attenzione dell’opinione pubblica e una scontata protesta dei taxisti. Dopo diversi giorni di forti contrasti, la vertenza si è chiusa. I termini dell’accordo sono noti (si vedano i precedenti articoli apparsi su lavoce.info di Basili, Pammolli e Salerno e la lettera aperta di Sestini del ministero dello Sviluppo). I taxisti esultano, mentre il Governo parla di pareggio. Chi ha torto?

La chiave del decentramento

Mi pare che un aspetto essenziale – e che permette una chiave d’interpretazione delle reazioni – sia il decentramento: i regolamenti che disciplinano il servizio effettivo di taxi sono decisi nei comuni. Le nuove regole (come le precedenti, si veda il sito http://web.tiscalinet.it/taxinforma/index.html) saranno quindi concordate a livello locale nell’ambito di una “programmazione” con le associazioni di categoria. Il tavolo di discussione si sposta dal Governo ai comuni.
Cosa succederà alla fornitura del servizio nella fase di attuazione? Per rispondere a questa domanda bisogna riflettere sull’effetto del decentramento sulla capacità di mettere in atto le riforme. Il problema è prevalentemente di political economy: gruppi d’interesse fortemente organizzati (le organizzazioni che rappresentano i taxisti) bloccano riforme che sono nell’interesse generale (in sostanza, l’aumento del numero delle auto pubbliche in circolazione). In quest’ottica, il passaggio del tavolo di discussione ai comuni aumenta o diminuisce il potere delle organizzazioni dei taxisti?
In generale, il decentramento ha due effetti sul potere delle lobby. Da una parte, la competizione tra gruppi d’interesse contrapposti è generalmente più bassa a livello locale (non mi pare, ad esempio, che esistano rappresentanze delle associazioni di consumatori in ogni comune d’Italia). Dall’altra, accorciando la distanza tra governo e cittadino, il decentramento riduce i problemi d’informazione e d’agenzia e aumenta la responsabilità del politico di fronte al proprio elettorato: se il sindaco non aumenta i taxi e non migliora il servizio (cosa più facilmente osservabile in un comune che sul piano nazionale), gli elettori non lo rieleggono. Il primo effetto aumenta il potere delle lobby, il secondo lo diminuisce.

Dalla teoria alla pratica

Questo in teoria. In pratica, ci sono vari motivi per cui l’effetto complessivo del passaggio del tavolo di discussione ai comuni rischia di stemperare o annullare l’efficacia della riforma. (1) Primo, le associazioni dei consumatori difficilmente potranno far valere i propri interessi nei singoli comuni come sul piano nazionale. Probabilmente, sceglieranno uno o più “luoghi simbolo” dove concentrare le proprie pressioni, sperando che poi i risultati siano emulati da altri. Secondo, i taxisti vivono e lavorano nel comune, una buona parte degli utenti del servizio spesso no (ed è per questo motivo che fanno la fila alla stazione e negli aeroporti per prendere un taxi). Nel “programmare” il numero di taxi, a chi daranno retta i sindaci: ai taxisti che li votano ed esercitano forti pressioni politiche, o ai cittadini degli altri comuni (o di altri paesi) che vorrebbero un servizio più efficiente? In fine, il problema d’informazione (e quindi d’agenzia) è ridotto a livello locale sole se l’informazione e l’attenzione del pubblico è maggiore che a livello nazionale. La riforma di questo settore ha attirato un forte interesse nell’opinione pubblica proprio perché è una riforma nazionale. Con lo spostamento del tavolo di discussione a livello locale, è probabile che l’attenzione dei media, e quindi l’informazione a disposizione dei cittadini, diminuisca invece di aumentare.
Nel complesso, i taxisti che esultano sanno che il pareggio sul piano nazionale prelude a molte vittorie nella fase di attuazione a livello locale. Per questo, serviva più fermezza a Roma. Per questo, servirebbe prevedere un periodo di monitoraggio alla fine del quale, se il servizio non fosse effettivamente migliorato, rimettere mano alla normativa a livello nazionale.


(1)
Come notato da Pammolli e Salerno nel loro articolo, già prima del decreto Bersani i comuni avevano la potestà di rilasciare nuove licenze. Aggiungerei che in alcuni casi, come a Roma, il sistema di turnazioni che include i familiari era già presente (articolo 7 del regolamento del servizio di taxi del comune di Roma). Tuttavia, questo non ha impedito alle associazioni di categoria di bloccare l’adeguamento del servizio alla domanda.

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29 commenti

  1. Alberto

    Era chiaro che il governo si sarebbe arreso.
    Ha sbagliato subito a tentare un colpo di mano. Personalmente, non mi preoccupa: se il braccio di ferro fosse staot vinto dal governo, fra cinque anni (quando Berlusconi tornerà al governo) avrebbe avuto buon gioco a stangare le categorie che votano a sinistra…

    Adesso la dabbenaggine del governo ha ringalluzzito tutti coloro che protestano, siano essi farmacisti, avvocati, anti TAV e così via.
    Basta protestare per averla vinta? Va bene con Berlusconi, vale anche per Prodi?

    Non bisogna, secondo me, tentare di fregare una sola categoria alla volta. Penso che invece bisognerebbe fare un patto fra tutte le categorie, un passo indietro di tutti. Ad esempio:
    – le categorie protette perdono alcune protezioni
    – i dipendenti pubblici rinunciano ai consueti aumenti
    – gli insegnanti e i medici rinunciano al secondo lavoro
    – le industrie e gli agricoltori rinunciano ai finanziamenti
    – i pensionati rinunciano a parte delle pensioni
    – gli evasori pagano le tasse
    – i lavoratori dipendenti perdono parte dei loro diritti
    – la chiesa perde le sue garanzie
    – i comuni la smettono di buttar via i soldi

    e così via… in questo modo tutti si lamenterebbero contemporaneamente e non avrebbero più motivo di lamentarsi e di chiedere tutti insieme contemporaneamente che i sacrifici li facciano gli altri.

  2. Antonio Nicita

    Sono d’accordo con la bella analisi di Marcello Basili. In ogni caso invito il Ministro ad avviare immediatamente – di concentro con il Ministro dell’Economia e con la guardia di finanza – un Osservatorio permanente sulla qualità del servizio a Roma e a Milano. Bisogna che l’attuale accordo sia subordinamento ad un effettivo miglioramento della qualità. A Roma da almeno due anni, persino i centralini dei taxi sono occupati (non la musichetta, proprio il tùtù della linea occupata), una circostanza che non ha eguali nel mondo…Peccato.

  3. Antonio Perricone

    è già arrivata la seconda, la resa sulla deregolamentazione dei saldi. non c’è speranza.

  4. Cleto Romantini

    Dico solo che è semplicemente desolante vedere come in Italia anche le riforme più piccole, ma quantomai logiche e necessarie non possano essere fatte per difendere privilegi e corporativismo. La destra non fa la destra, ci prova la sinistra con una puntina di coraggio (in Italia basta poco per dire che un governo abbia coraggio), ma ecco il risultato.

  5. Carlo Corradini

    “Non è difficile governare gli italiani; è inutile” E’ inutile; l’Italia resterà un mercato protetto, un immenso, articolato, sconclusionato sistema feudale che garantisce torbide rendite di posizione a mille categorie e sottocategorie snaturando uno dei principi fondamentali del libero mercato: si paga un prezzo equo a fronte di una prestazione soddisfacente. Inevece si paga un prezzo alto a fronte di nulla; si paga solo una rendita di posizione. La destra non è interessata a scagliarsi contro le categorie feudali (farmacisti, notai, professionisti, ed ora nache i bassi tassisti) mentre la sinistra è abile in inciuci e compromessi che sviliscono buone idee. Per una volta il governo aveva inserito in un unico atto vantaggi per molti a scapito di svantaggi per alcune categorie; i tassisti avrebbero però goduto della liberalizzazione del farmaco da banco; i farmacisti della liberalizzazione delle licenze taxi. Ed invece no; tutti contro. Contro la ragionevolezza. E’ inutile.
    Carlo

  6. Franco Cazzaniga

    Al di là della questione particolare dei tassisti, mi pare che quello che veramente manca in Italia è un reale sostegno da parte del pubblico alle politiche di privatizzazione e di liberalizzazione.
    In sostanza, al contrario di ciò che è avvenuto negli USA, non riesce a coagularsi uno zoccolo duro di fautori di tutte le liberalizzazioni, e non solo di quelle che non dispiacciono alla propria parte.
    Manca, in primo luogo, una cultura della crescita e del rispetto dell’impresa perché mancano intellettuali che non siano disposti al compromesso su questi temi.

  7. vera bliznakoff

    mi chiedo perchè si sia chiamato sciopero quella che è a tutti gli effetti una serrata ,concetto che andrebbe applicato anche agli avvocati ed ai farmacisti.
    Ritengo che attribuire erroneamente il termine sciopero a dei soggetti che operano non come dipendenti consenta loro da un lato di difendere i loro interessi di intrapresa economica e dall’altro di farli apparire “vittime”di un inesistente stato datore di lavoro .I datori di lavoro di queste categorie sono i commitenti/utenti.

  8. marcello

    Se i tassisti si vendono la licenza governativa a 175000 euro io posso vendermi la laurea?

  9. Luca

    hanno vinto loro; hanno perso i consumatori. Ormai in Italia la situazione è questa: una geografia di Lobby di cui è difficile persino redarne una mappa precisa. Il ministro Bersani che si era eretto a protettori dei diritti dei meno abbienti, cacciatore di lobby è uscito sconfitto dall’arena dello scontro. Ne ha colpa: un economista dovrebbe sapere che la reputazione è fondamentale agli occhi degli agenti economici; serve per il futuro… Chiedo alla Voce.info di non cedere in questa campagna che è la prima contro le molte che dovranno venire, una almeno per ogni lobby da combattere. Lo stato dell’arte dopo il primo scontro è il seguente: Lobby d’Italia 1 – Consumatori italiani 0. Speriamo che l’allenatore Bersani cambi tattica; altrimenti finirà in una goleada.

  10. Emilio Asaro

    Mi trovo perfettamente d’accordo con lo spunto di Marcello Basili, il quale parla di vittoria dei tassisti e sconfitta dei consumatori. La soluzione avanzata da Antonio Nicita – l’Osservatorio permanente sulla qualità del servizio – a questo punto credo sia la strada da percorrere: rappresenti il second best, ma proviamo a percorrerla!

  11. enrico gallina

    E’ inutile continuare a lagnarsi. I tassisti hanno vinto perché hanno esagerato e intimorito le istituzioni. Ci vuole un’altra marcia dei 40.000 che dimostri altrettanta veemenza da parte dei consumatori. . . .Una marcia sola per tutte le liberalizzazioni. Solo così possiamo aiutare il ministro Bersani. Ma chi la organizza? . . . Questo è il problema. . . . Chi è disposto a sacrificarsi per battersi contro Taxisti, Notai, etc etc. . . . ? Nessuno sembra avere la stessa motivazione delle corporazioni . . . per questo i ministri si spaventano . . . ed è per questo che le corporazioni vincono.

  12. Roberto Mignosi

    L’insuccesso nella trattativa con i tassisti (perchè, anche a guardarlo con benevolenza di insuccesso si tratta) non sarà esente da conseguenze per tutta la “politica delle liberalizzazioni” che sembrava essere un cavallo di battaglia del bravo Ministro Bersani. Certamente, farmacisti, avvocati e notai sembrano categorie meno “rissose” e probabilmente meno inclini a scendere in piazza. Tuttavia, se il trattamente nei loro confronti sarà diverso (cosa che non credo, se guardiamo a quanto sono rappresentati in parlamento) si potrà sostenere che il governo è forte solo con i cittadini civili e rispettosi della legge mentre diventa pavido ed accondiscendente con i violenti e gli intemperanti.
    Una brutta pagina da qualunque angolazione la si guardi.

  13. Nico

    Non ho ancora capito come mai le licenze possano essere vendute/comperate. Non dovrebbero essere i comuni a venderle, e per periodi di tempo limitati? Gli introiti di questa vendita vengono tassati?

    E poi, su un articolo (se non sbaglio di T.Boeri) si diceva che la licenza era un modo per i tassisti di assicurarsi un reddito da pensionato. E vero? Il decreto Bersano prevedeva in qualche modo di “compensarli”?

  14. Giorgio Brojanigo

    Mi spiace molto, mi spiace per Bersani che credevo persona di maggior fermezza, mi spiace per questo paese che mi pare non abbia alcuna speranza. La prossima volta che qualcuno aprirà un sito di commercio elettronico, la prossima volta che una qualche catena della GDS aprirà vicino al nostro negozio mi sentirò libero di occupare la vicina autostrada e magari di picchiare qualche passante o qualche giornalista….

    Giorgio Brojanigo

  15. michele

    Appena dopo il successo di Prodi un amico pensionato con alle spalle quarantanni di esperienza politica e sindacale mi diceva di non riuscire a zittire, dentro di se, una vocina che cercava di rendergli amara la gioia di quel momento.
    La vocina insinuava il dubbio che, forse, non è cosa particolarmente utile e buona per i cittadini formare un governo quando la sua debolezza è tanto forte.
    E’ cosa obbligata, semplicemente.
    Passati i mitici cento giorni, del monumentale programma dell’Unione si intravede ben poco e quel poco non rassicura.
    Abbondano le iniziative a costo zero promesse ma non avviate e, per contro, quelle che al programma non si tengono per niente.
    Ora è bastato che i tassisti alzassero un poco la voce perchè Bersani – invece di precettarli con l’aperto favore della m,aggioranza dell’opinione pubblica – facesse precipitosamente marcia indietro, arrampicandosi poi penosamentesugli specchi per trovare una qualche giustificazione. Ora – visto l’esempio illuminante – il governo sarà ancora più timoroso e le categorie corporative professionali ancora più arroganti.
    Eppure il governo dovrebbe sapere che, se ha una speranza di sopravvivere, questa consiste nell’accentuare il proprio carattere riformista sgretolando il blocco sociale su cui si regge il consenso dell’opposizione.
    Pensare di annacquare il riformismo che sarebbe necessario con le categorie forti andando poi – come sempre – a far cassa dai soliti ceti solventi, significherebbe (spero che Prodi e co se ne rendano conto) andar verso una sconfitta storica duratura.
    Infatti, se i cittadini italiani che intendono esser tali in Europa – e sono senz’altro la maggioranza – saranno messi in condizione di non scorgere neppure la speranza di poterlo essere (a partire anche da “dettagli” come la vicenda dei tassisti), presto o tardi diventeranno in gran parte realisticamente “clientes”.
    Bisogna esser ben consapevoli del fatto che non si può più chiedere agli elettori una fiducia a prescindere…

  16. stefania

    Tanto in Italia il taxi lo prende (non per il costo) solo una piccolissima parte di italiani. Vorrei sapere nell’Italia del Sud se anche costasse 1 euro l’ora dove se ne andrebbero, al cinema, al ristorante, agli ospedali che mancano? Accanirsi contro un’intera categoria per qualche caso che è giusto che venga risolto dai Comuni…Il costo della licenza è in realtà una buonuscita che il nuovo tassista dà al precedente, una specie di accantonamento che servirà all’arrivo della pensione, ma che non pesa sulla collettività, sono soldi dei tassisti! Tassiamoli, come le donazioni, le entrate vadano ai comuni, che eliminando le varie gabelle (Tosap, bolli per rinnovo licenze, C.C.I.A.A, telepass ecc.) permetteranno ai tassisti di abbassare le tariffe. Così è impossibile: la benzina, le assicurazioni, le manutenzioni delle auto le pagano anche i tassisti! Per quanto riguarda e manifestazioni violente, dopo 17 giorni sotto il sole cocente, vorrei vedere chiunque a difendere i propri diritti. E fategli uralre vittoria! Non hanno cambiato niente dal decreo originale.
    Violenti sono i tifosi la domenica allo stadio.

  17. Marco D'Egidio

    L’entusiasmo ci aveva un po’ contagiato. Adesso non ci pare vero che Bersani, il ministro che pareva lanciato sulla via delle riforme, si sia arreso così facilmente. Perchè i tassisti non hanno pareggiato col governo: hanno vinto. Hanno vinto sul punto proprio più innovatore (e quindi temuto) del pacchetto (riguardo ai tassì): il cumulo delle licenze. Così com’è ora, il decreto non modificherà nulla per il servizio dei tassì, anzi graverà (come al solito, direi) sui singoli comuni, chiamati ad una regolazione macchinosa. Il rischio, adesso, è che l’intero decreto faccia la fine della riforma Bolkestein, annacquata tanto da essere più un peso burocratico che una reale modernizzazione dei servizi. I farmacisti e gli avvocati si sentono legittimati a tenere duro. Potrebbe innestarsi una reazione a catena che renderebbe inutile il provvedimento. A parte questo, il governo ha dato prova di debolezza, cedendo nei confronti di una categoria che non ha brillato per civiltà ed educazione (senza generalizzare). Dispiacerebbe però se fosse inflessibile solo con i dipendenti pubblici e nei campi della sanità e della previdenza. I sindacati danno già battaglia. Se vogliamo toccare le pensioni (doloroso ma prima o poi inevitabile), dobbiamo a maggior ragione resistere nei confronti dei tassisti e delle altre categorie privilegiate.

  18. karl

    Viaggio spesso per lavoro ed è inutile che mi aggiunga alla schiera di chi racconta l’odissea di trovare un taxi. Quello che è desolante è la scarsa capacità di un governo di resistere alle pressioni di una lobby agguerrita certo, ma numericamente e “economicamente” poco potente. Cosa succederà quando a protestare saranno banchieri, notai e avvocati? Nemmeno il governo si è reso conto che sulla vicenda taxi avrebbe avuto l’appoggio di tutto il paese. Allargando il discorso, mi pare che tutti parlino di riforme, ma nessuno sia disposto a sostenerne i costi iniziali, siano essi economici o politici. E immancabilmente anche questo governo finirà per colpire chi non può dire di no, chi non può protestare, chi non può sfuggire.
    Bisognerebbe prendere coscienza del fatto che senza riforme questo paese va a fondo, sta già andando a fondo: un patto sociale, un accordo in cui ciascuno sacrifichi qualcosa per il bene del paese. Quando “la torta diventa più piccola”, è naturale che ciascuno si levi a protezione della sua fetta…ma se un governo non riesce a gestire gli interessi contrastanti delle diverse categorie, non riesce a contrastare le proteste di piccole lobby che impediscono riforme che aumentano il benessere per una gran parte di cittadini, cosa lo paghiamo a fare?

  19. Gabriele

    Poichè la legge costituzionale n.3/2001 (modifica Titolo V della Costituzione) ha sancito la potestà legislativa concorrente delle Regioni in materia di trasporto pubblico locale, mi chiedevo se le “opportunità” offerte ai Comuni dal Decreto Bersani dovessero necessariamente essere recepite dalla legislazione regionale per poter essere poi adottate dai Comuni con le necessarie modifiche agli attuali Regolamenti Taxi.

    Inoltre un paio di considerazioni:
    a) che cosa avrebbe impedito fino ad oggi ai Comuni di fissare per alcune tratte delle tariffe a forfait (Napoli già le ha da tempo)?
    b) perchè si parla di servizi innovativi all’utenza (a chiamata o prenotazione) quando di fatto questo già avviene tramite i radiotaxi? non si “invade” il campo dei noleggi con conducente?

  20. del vecchio

    prima dell’elezioni, sembrava che il problema dell’Italia era Berlusconi, con i suoi 5 anni passati a fare leggi per lui, per le sue aziende, per i suoi processi, per i suoi amici, per gli amici degli amici ecc… Dopo le elezioni, passata l’ultima tornata referendaria, hanno tirato fuori dal cassetto, senza averlo accennato a nessuno, questo decreto urgente. Si era nel programma, ma il programma sono oltre 180 pagine, dei taxi si parla genericamente in una riga e mezza.
    Tutti, ma proprio tutti, si sono sentiti in dovere di dire la loro su questa categoria, fatta di persone in carne ed ossa a cui nessuno a regalato niente ( l’80 % hanno comprato la licenza ) che per mantenere la famiglia, mandare i figli a scuola ecc.. devono passare le giornate in macchina, nel traffico, esposti a balordi di ogni genere, subire rapine, uccisioni ( leggete la cronaca recente,per esempio a Parma o a Sanremo ). Le ferie quest’anno non le faccio perché non ho lavorato due settimane ed il mutuo acceso per pagare la licenza, scade ugualmente. Grazie allo scherzetto del fumo negli occhi, buttato, per non farci lamentare poi quando ci metteranno i ticket, ci aumenteranno le tasse, ci taglieranno scuola e sanità o altri balzelli, Siamo a fine Luglio, è dal 30 giugno che in pasto all’opinione pubblica viene dato il problema dei taxi. Tutti a parlare dei taxi ma la manovra finanziaria correttiva, l’avete letta? tutto a posto?
    A Milano, l’Agenzia Delle Entrate, l’anno scorso ha mandato le cartelle esattoriali a tutti quei vecchietti che risultavano ex tassisti, che avevano smesso l’attività negli anni precedenti. Ha stabilito un prezzo forfetario per la CESSIONE DI ATTIVITA’ facendo pagare le tasse. Non ho letto né ho sentito nessun giornalista accennare questa cosa che evidentemente, prova l’effettivo valore di questa benedetta licenza. È chiaro che serviva creare un caso ed individuare un nemico, purtroppo molti ci sono cascati.

  21. il qualunquista

    “conoscere per deliberare.Un invito mai così opportuno come in questo caso! E una occasione ancora una volta mancata dal sistema mediatico per legittimare il proprio ruolo e potere.Dunque, a proposito di tassisti, come si fa a giudicare e commentare se:

    1)nessun cenno e’ stato fatto quanto vale in milioni di euro il mercato locale del trasporto tramite taxi in città come Roma, milano ed altre
    2)quanti sono i titolari di licenza che esercitano effettivamente su quel mercato
    3)quante le ore effettive di servizio giornaliero per persona e per macchina
    4)se le macchine registrano fedelmente corse, chilometri e ricavi conseguiti,
    5)se su queste entrate vengono debitamente assolti tasse e contributi
    6)quali e quanti gli aiuti di stao,regione,provincia,comune sono elargiti alla categoria a spese del contribuente e……si potrebbe anche continuare, cari economisti, cari esperti, cari professori, cari giornalisti, cari ministri e….si potrebbe continuare anche qui.
    Conclusione.:qualsiasi opinione che non tenga conto di questi ed altri elementi di opportuna conoscenza e’ si legittima ma azzardata
    Certo, abbiamo riempito di inchiostro i giornali poi acquistati e letti dai cittadini ma abbiamo anche consentito a chi quei dati ben conosceva di salvare furbescamente la faccia e la poltrona
    Tanto vi doveva sgradevolmente e forse sgrammaticamente ma sinceramente
    ilqualunquista

  22. Stefano

    E’ chiaro che i tassisti hanno fatto innestare la marcia indietro a Bersani. Ora, l’eventuale (e comunque poco efficace) miglioramento del servizio passerà attraverso iniziative dei singoli Comuni, ben più ricattabili del Governo (va bene con la maiuscola?) da parte dei tassisti, categoria notoriamente tra le più rissose e restie al rispetto delle norme. Basta fare un salto alla Stazione Termini per convincersene.

    Il risultato, ci scommetto un mese di introiti di un tassista, sarà zero. Anzi, Zero.

  23. A. ALbertin

    Per chi non l’avesse capito trattasi di A. Manzoni “I promessi sposi”.

    Poi naturalmente ci si arrangia col latinorum (una volta) o col burocratorum (oggi) ma la sostanza non cambia.

  24. Cicciotto Cartoferro

    Quante studentesse di Potenza iscritte e giurisprudenza di Napoli continueranno a non potere andare di sera dal quartiere Mercato al Vomero per una festa, per un film o per una cena romantica? Perchè costano troppo e perché non ci sono. A Barcelona, Nantes, Dresden e a Cracovia funziona così anche le studentesse che abitano nei dormitori a 50 euro al mese per andare ad una festa in 4 salgono alle 22:30 in un taxi chiamatao alle 22:00 dalla Ul. Napieralsko per arrivare a Ul. Jagelloni. E così al ritorno.
    Sono stato 6 anni studente in Italia e non ho mai preso il taxi, spesso per tornare da una festa, da una cena oppure un seminario ecc.. me la sono fatta a piedi. (4 Km) Che dire?

  25. Giovanni Morozzo

    Concordo pienamente che i TAXI non sono certo l’unico problema dell’Italia. Penso, per esempio, all’Indulto (SCANDALOSO) che stanno approvando in questi giorni. La realtà però è che a Firenze se vuoi prendere un taxi il sabato sera lo devi prenotare 3 giorni prima perchè se no non lo trovi. Ma è normale ? anch’io ho un mutuo e neanche a me mi hanno regalato nulla. Lavoro spesso fino alle 9 oltre, semplicemente perchè, nel mio settore (le telecomunicazioni) tutti possono mettere su un’azienda e competere nella vendita di prodotti e servizi, per cui se non riesco a offrire un servizio migliore o + economico della concorrenza prima o poi dovrò chiudere. Mi spieghi perchè la stessa cosa non dev’essere valida anche per voi ? è questo semplice concetto che non capisco. Tutto qui

  26. Filippo Biscarini

    Sono un giovane italiano residente all’estero, purtroppo immancabilmente deluso dal nostro (amato) paese.
    Nutrivo speranze nel decreto Bersani sulle liberalizzazioni, invece giorno dopo giorno viene sempre più annacquato.
    Chi grida, strepita e ricatta alla fine l’ha sempre vinta: è successo con i tassisti, adesso è il turno di farmacisti, avvocati, panettieri ecc … e perfino il “processo al calcio” è finito a tarallucci e vino perché le società coinvolte hanno minacciato ritorsioni economiche e i loro tifosi sono scesi in piazza.
    Mi chiedo: chi difende i cittadini (la maggiornaza, m’illudo di credere) che viceversa non fa barricate, non picchia i giornalisti, non sciopera selvaggiamente, non ricatta il Governo?

    Spero ancora che questo Governo abbia la forza e la fermezza necessarie per cambiare qualcosa nel nostro paese, ma certo l’inizio non è beneaugurante …

  27. Enrico Santarelli

    La vertenza tra Governo e tassisti ha certamente un grande valore simbolico (far accettare l’idea stessa di concorrenza in un paese che la rifiuta pervicacemente, ad ogni livello), ma il problema specifico si pone essenzialmente in ambito locale, dove amministrazioni comunali diverse hanno stipulato accordi profondamente diversi con la categoria e reagiscono con diverso rigore alle irregolarità che si registrano nell’erogazione del servizio. Due esempi: a Roma il turno di un taxi non puo’ superare le 7 ore e 30 minuti al giorno, a Bologna il taxista-imprenditore puo’ guidare 12 ore consecutive; a Roma il Comune non impone e comunque non fa rispettare standard qualitativi nel servizio, che sovente viene svolto con vetture antiquate (personalmente, non più di due anni fa, alla Stazione Termini sono salito su un taxi modello FIAT 128!) e prive di comfort; a Bologna il taxista che non cura la pulizia dell’auto paga un’ammenda di 70 euro e il parco vetture è moderno (anche se non lussuoso) e confortevole (ad esempio, tutte hanno l’aria condizionata).
    Il risultato di questo differente orientamento delle amministrazioni comunali? A Bologna non vi è penuria di taxi (se non in concomitanza con grandi eventi fieristici, rispetto ai quali la concessione di licenze temporanee prevista dal decreto Bersani è dunque provvedimento opportuno) e la qualità del servizio può definirsi buona. A Roma … beh a Roma sappiamo (quasi) tutti come (non) funziona, ad eccezione dell’Ufficio Traffico del Comune…

  28. Andrea Alquati

    Scusate, forse sono un po’ ingenuo.

    Il problema delle liberalizzioni e’ che chi ha dovuto spendere e faticare per superare le barriere d’ingresso ed entrare a far parte di una categoria protetta, si vede ora privato delle rendite di posizione, che avrebbero dovuto ripagare le sue passate fatiche, dall’apertura dei mercati.
    Ritenendo giusta la via intrapresa di porre fine al protezionismo corporativo, ritengo che l’unica soluzione sia indennizzare i singoli delle spese che hanno dovuto sostenere per superare le barriere d’ingresso (ad esempio mediante temporanei sgravi irpef).
    Il problema e’ quello di reperire le risorse? potrebbero venire dalla retroazione fiscale della crescita indotta dalle liberalizzazioni stesse.
    Le soluzioni si possono troavare: l’importante e’ credere veramente nel passaggio dalla tutela del produttore a quella del consumatore.

  29. Giovanni Fazio

    Come pensare di non essere solidali con i Proff. Giavazzi e Ichino quando vengono, in modi sottili o grossolani non importa, bersagliati da improperi e larvate minacce?
    Quindi, tutta la mia solidarietà.

    Per quanto possa valere, poi, un mio punto di vista che mi piacerebbe – se condiviso – fosse ripreso con ben altra autorevolezza dai responsabili del sito:
    1) si è parlato di resa incondizionata da parte del Ministro Bersani sulla questione dei taxi. Forse, Bersani è stato ingenuo e mkinimalista a parlare di “pareggio”, ma i commentatori – se avevano letto il testo dei nuovi accordi avrebbetro potuto spiegare che, a parte la possibilità di cumulo di due licenze in capo al medesimo tassista, il resto è rimasto pressochè invariato, mentre è stato scardinato in modo definitivo il blocco corporativo della programmazione numerica, con i suoi infiniti pesi e contrappesi a livello di diversi Organismi pubblici di gestione (Amministrazione Provinciale in primis). E questo, lo si sapeva, era il principale ostacolo all’incremento del numero dei taxi.
    2) Discutere, come si è fatto in altro articolo, sulla opportunità di una gestione accentrata o decentrata delle licenze taxi è un esercizio futile e sterile: futile, perchè non era qui in discussione quel principio, da sempre delegato ai Comuni; sterile, perchè sarebbe un nonsenso, mentre si proclama il decentramento, attivare sempre nuovi meccanismi in senso opposto.

    A me sembra che rendere al Ministro Bersani il merito di aver per primo aver avuto l’ardire di affrontare certe corporazioni, e di aver gestito l’inevitabile fase conflittuale successiva con sano pragmatismo, senza rinunciare agli obiettivi essenziali, e senza annessa propaganda trionfalista, non sarebbe stata una cosa sbagliata e per nulla un atto di ossequio al Governo.

    Grazie per l’ospitalità

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