Il mercato degli affitti brevi ha determinato un rialzo dei prezzi delle abitazioni in molte città d’Italia. I rincari sono ancora più alti dove prevale il turismo d’affari e quando la locazione si avvicina a una vera e propria attività produttiva.
I numeri di Airbnb in Italia
Il mercato degli affitti brevi può agire sui prezzi e i valori immobiliari in modo contrapposto: può, infatti, abbassare i valori immobiliari qualora ne risenta negativamente la vivibilità del quartiere oppure può far diminuire il numero di abitazioni disponibili per i residenti, e quindi aumentarne il prezzo.
Per comprendere appieno l’entità del fenomeno degli affitti brevi, si pensi che nel 2021 (tabella 1) le strutture Airbnb, circa 476mila, hanno attivato quasi mezzo milione di annunci e generato transazioni per un valore superiore a 2,9 miliardi di euro, per più di 22 milioni di notti riservate.
Un’analisi su Milano, Bergamo, Venezia e Bologna a Nord, Firenze e Roma al Centro, Bari, Lecce, Napoli e Palermo a Sud ci dice che queste città hanno circa 108mila strutture destinate ad affitti brevi, pari al 20 per cento del totale nazionale. La distribuzione è chiaramente influenzata dalla dimensione demografica e dal grado di turisticità: le quote maggiori spettano alle due città più grandi – Roma e Milano -, mentre tra le medio-piccole spiccano i due importanti poli attrattori di flussi turistici, Firenze e Venezia.
Nel complesso (tabella 2), il totale delle strutture Airbnb genera un fatturato medio di circa 28mila euro, ma l’ammontare varia sia in funzione del prezzo dell’alloggio che del tasso di occupazione. Proprio per i prezzi elevati e gli alti tassi di occupazione, a Roma e a Venezia, ma anche a Firenze, le entrate per struttura sono mediamente più alte e vicine a 40mila euro annui.
Figura 1 – Le nuove strutture airbnb aperte nelle città oggetto di analisi negli anni 2014 e 2022 – Numero
Se in generale le strutture sono cresciute in tutte le città del campione (figura 1), tendono però a concentrarsi prevalentemente nel centro storico, dove di solito si trovano i principali monumenti di interesse turistico. Tuttavia, specialmente nelle città più grandi, che attirano visitatori anche per motivi di tipo professionale (turismo d’affari o di studio e formazione) possono emergere altre zone dove l’offerta di alloggi è forte, per motivi legati alla localizzazione di alcune strutture (imprese, sale congressi, poli fieristici, sedi universitarie, centri di formazione, per esempio), dei principali snodi del trasporto pubblico (stazioni di treni, tram e metro) o di locali per il tempo libero, come si vede nella figura 2 per Firenze e Milano.
Figura 2 – La distribuzione degli airbnb a Firenze (sinistra) e a Milano (destra) – 2022
Come cambia il mercato immobiliare
Il nostro studio vuole misurare l’esistenza di una relazione tra la diffusione dell’offerta di Airbnb e il mercato immobiliare. Abbiamo utilizzato due diverse fonti di dati: “Idealista”, che ci ha consentito di stimare i prezzi medi di vendita a livello di quartiere e “Inside Airbnb”, che fornisce le proposte di alloggio disponibili sul sito. Inoltre, sono state ricostruite alcune variabili che influenzano il prezzo degli immobili a livello di quartiere, ad esempio il diverso grado di turisticità delle città analizzate, nonché l’intensità di sviluppo in senso imprenditoriale del fenomeno degli affitti brevi (l’incidenza dei gestori di multiproprietà, multi-host).
Il primo risultato da sottolineare è che il modello utilizzato conferma l’impatto positivo del fenomeno Airbnb sui prezzi di vendita delle abitazioni. In altre parole, al crescere dell’uno crescono anche gli altri. Significativa e positiva anche la relazione con la diffusione di forme organizzative di matrice più imprenditoriale (multi-host). Il prezzo delle abitazioni dipende naturalmente anche da altri fattori, quali la ricchezza di un territorio, e dalle pressioni esercitate dalla domanda, sia interna (la popolazione residente) che esterna (i non residenti che cercano un alloggio).
Un ulteriore aspetto che influenza il prezzo degli immobili, secondo le nostre stime, è la diversa tipologia di attrazione turistica delle città. Per quelle contraddistinte dal turismo “d’affari” (Milano e Bologna), l’effetto al rialzo sui prezzi degli immobili residenziali risulta più rilevante rispetto alle città che richiamano turisti prevalentemente per la propria ricchezza culturale e artistica (Roma, Firenze, Venezia). E i quartieri e città con un’offerta di strutture superiore alla media hanno valori immobiliari più alti.
Per quanto attiene invece la concentrazione della gestione della struttura (incidenza dei multi-host), le nostre stime indicano che quanto più l’attività di locazione si avvicina a una vera e propria attività produttiva, tanto maggiore è l’impatto sui valori immobiliari, in coerenza peraltro con quanto rilevato dalla letteratura (vedi qui e qui).
Le stime fin qui illustrate confermano che la diffusione delle strutture degli affitti brevi, aumentando la pressione della domanda di alloggi su un’offerta tendenzialmente rigida, tende a provocare un generale innalzamento dei valori immobiliari. Ciò implica la riduzione dell’accessibilità alla casa per gli altri segmenti di domanda temporanea (come gli studenti fuori sede), nonché per i residenti, specialmente quelli a più basso reddito, che sono poi la fascia di popolazione che si rivolge maggiormente al mercato dell’affitto.
La conflittualità sociale in crescita richiede dunque una regolamentazione del fenomeno, sull’esempio di quanto già fatto in altri contesti in cui il modello Airbnb si è sviluppato più precocemente.
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Savino
Non è normale che gli italiani non si ricordino di rinnovare la proprietà immobiliare, con riferimento alla sostenibilità energetica degli edifici, alle facciate, agli impianti basilari (elettrico, idraulico, gas) e si ricordino di essere proprietari (di qualcosa di vetusto, ereditato 100 anni fa e non civilmente abitabile) solo nel momento in cui c’è da spillare quattrini o ai turisti o agli studenti, affittando autentiche topaie umide e putride, sconsiderate catastalmente, solo perchè si trovano in pieno centro di rinomate località turistiche o universitarie. Il concetto di proprietà è visto a senso unico, iniquo e antiquato e risente di incrostazioni corporative fasciste, a partire da un codice civile ormai vecchio, del lontano 1942, non più adeguato ai tempi del 2025, che non tiene presente la tutela del contraente debole, di chi consuma, di chi ci vive in quei locali, di chi mette mani al portafoglio e forgia un’economia a-circolare, dove i proventi della locazione vengono messi sotto il materasso per mero tesoreggiamento sterile.
Andrea Cellari
Magari se la pressione fiscale sugli immobili di proprietà di persone fisiche fosse più bassa di sicuro certe spese sarebbero più facili…se un appartamento di 100 mq scarsi mi costa 2500 euro all’anno di IMU (Nord Italia, Veneto) credo sia ragionevole che gli affitti debbano andare di conseguenza.
Aggiungo che – probabilmente – se la tutela contro gli inquilini morosi fosse effettiva (sfratto eseguito in due, tre mesi massimo dalla morosità conclamata) probabilmente lo stock di immobili disponibili per le locazioni classiche aumenterebbe di molto, con effetti positivi sui canoni di locazione…finchè lo stato continuerà a fare politiche abitative a spese dei proprietari degli immobili la situazione non potrà che peggiorare.
Tiziana
Concordo con lei, trovare case in affitto sarà sempre più difficile se non cambia la politica eccessivamente tutelante versi gli inquilini morosi.
Roberto
Il “problema” affitti brevi, è causato dalla enorme difficoltà a sbattere fuori chi non paga l’affitto o chi addirittura occupa le case. Nel momento in cui chi affitta il proprio appartamento sarà tutelato dalla legge com’è logico e giusto che sia, il problema affitti si risolve. Ritorna la concorrenza e chi affitta capanne non prenderà un centesimo. Questo caos è figlio di una sinistra che protegge l’illegalità in quanto è chiaramente illegale non pagare l’affitto.
Alessandro
Le stime fin qui illustrate confermano che la diffusione delle strutture degli affitti brevi, aumentando la pressione della domanda di alloggi su un’offerta tendenzialmente rigida, tende a provocare un generale innalzamento dei valori immobiliari. Ciò implica la riduzione dell’accessibilità alla casa per gli altri segmenti di domanda temporanea (come gli studenti fuori sede), nonché per i residenti, specialmente quelli a più basso reddito, che sono poi la fascia di popolazione che si rivolge maggiormente al mercato dell’affitto.
Questa affermazione è contrastata con argomenti spesso capziosi o elusivi dai rappresentanti di categoria. In più di una occasione ho sentito affermare che “non c’è nessuna evidenza a proposito”.
Purtroppo molti attori politici locali e nazionali sembrano aderire a quanto detto da costoro. Anche se spesso non sembrano neanche prendere in considerazione il problema
Alessandro
L’affitto breve è spesso una fuga dall’affitto standard 4+4 dove qualsiasi problema con l’inquilino ricade sul proprietario per tutto il periodo del contratto causando spesso gravi danni materiali ed economici arrivando alla paradossale situazione di inquilini motosi dove oltre a non percepire il canone e pagare tutte le spese condominiali il proprietario deve anche pagare le tasse sul reddito “non percepito” fino allo sfratto esecutivo. Se il governo rivedesse queste regole molti rimetterebbero volentieri i beni sul mercato affitti normali.
Mauro Leoni
Vero.
Anche le cifre medie di guadagno con airbnb appaiono elevate al netto delle spese che devono essere cmq sostenute.
La politica di protezione di un inquilino moroso è almeno in Italia la vera causa della grande offerta su Airbnb o del ritiro dal mercato della casa
bob
1° pensare di non affrontare un progetto di residenze sociali ( Case popolari o altro) sul tipo del piano-Fanfani degli anni ’60 è pura follia per un Paese serio.
2° bene gli affitti brevi le locazioni turistiche ma che abbiamo le stesse regole degli Hotel in termini di sicurezza e anche fiscali altrimenti , come avviene spesso e troppe volte in questo “simpatico Paese” come al solito si fanno condizioni disparate tra categorie dove guarda caso la categoria “più in regola” è quella a rimetterci. In più aggiungo che in termini di sicurezza creare un via vai di gente sconosciuta in ambito di un immobile destinato a residenze per famiglie è di per se un controsenso.
Ma questo è il Paese dei luoghi comuni, della commedia all’italiana, dei calci in culo presi per secoli da “Franza o Spagna purchè se magna” cosa pretenddiamo?
Dani Geri
nel mio condominio c’erano due appartamenti in vendita, che ricevevano regolari proposte di acquisto (a detta dei proprietari, poi in trattativa non si concludeva); da inizio anno hanno aperto un b&B al secondo piano, con targhetta sul portone. Risultato? l’agenzia dice che gli acquirenti quando vedono che ci sono affitti brevi nel condominio, scappano. Nessuno vuole vivere in un condominio con un via vai di turisti o altro. Per i residenti, doppio danno, si svalutano pure gli immobili.
Adamo Mantovani
Mi sembra che machino dati relativi alla richiesta abitativa da altri soggetti nelle grandi citta. Sono forse aumentati i lavoratori che si spostano oppure no? Come e’ composta la domanda di case in affitto?
Osservazione politica: Airbnb e’ utilizzato da famiglie e gruppi di amici perche permette di spendere meno in vacanza rispetto ad hotel e ristorante. Non stiamo parlando di viaggiatori ricchi ma di classe media ancora una volta nel mirino. Se non avete I soldi per un hotel statevene a casa!