Tommaso io vorrei che tu, Vincenzo ed io sanza che Silvio e lobbie malcontente agli autoportatori (1), protervi e fannulloni, Dimmi Vincenzo! Sio fossi Fisco come sono e fui, O meo Romeo (2), sonci pur io Pier de Bersani Me canta la ballata del flor di Ballarò Care, dulci rime sù non siate lasse,
nel piatto mar del Pil sandasse, al voler vostro e mio,
con il vasel della ripresa al vento,
che ci menasse al porto almen dellun per cento,
a noi potessero recare impedimente.
Pure i vorrei, sio fossi come son Romano,
che in quel di Bebbio mi feci castellano,
di far bassar la fronte e li calzoni.
E tu Tommaso? Si fossi foco il desavanzo lo incenerirei
e le pension dognuno le arderei.
subitamente e impavido, lasserei ad altrui
le imposte vecchie e ossute
e su autonmi e rendite i mi torrei le giovani e pasciute.
e se fossi acqua o meglio uno tsunami
vorrei affogare panattier e speziali,
pur notari, mercatanti e tutte larti dei professionali.
e le cooppe, gli enti, le municipali neppur le bagnerò:
i grassi indipendenti avranno punizione
ai magri dipendenti, invece, si lasci il guiderdone.
nel dir del mio disio che il Pil presto salzasse
e dite a Cecco e a Polo, vieppiù a Tito e a Turano (3)
di non saziarsi ad alzar laude verso di me, Romano.
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