Nella reggia di Caserta
si è tenuto il gran conclave.
Ci son tutti lì in trasferta,
e ciascun, con la sua chiave,

auto blù, va in seminario,
non però come un gregario,
anzi alquanto mal disposto
che a officiar sia tal prevosto.

L’omelia di don Romano
ha promesso salvazione
al destin d’ogni italiano
se è Lui il papa, dell’Unione.

Mentre s’alza odor d’incenso,
“che l’imposta la si paghi!”,
don Tommaso dà l’assenso,
benedice pure Draghi.

Le pensioni (non adesso!) a frà Damiano,
prete Pietro, sarà burbero guardiano,
le indulgenze ed i perdoni
al prior di Ceppaloni.

Ai fideli è sempre aperto
il prelato Diliberto,
Pecoraro? Il pastore nell’ovile.
Mussi? Un master, della scienza vescovile.

Abbé Marco è in trasmissione,
Rosy in pacse fa orazione,
poi c’è Alem visitatore
e Giordano monsignore.

Madre Livia gran badessa,
pio Rutel seminarista,
pa’ Bersani dice messa,
per il clero riformista (… c’è davvero??).

Alla fine del concilio
vanno dritti, in visibilio,
senza svolta, all’oratorio,
mentre Silvio… è in Purgatorio!

Non si sfasa, c’è la manna:
sale al ciel laude ed osanna.
(se qualcuno fu scordato mi perdoni il buon curato!)

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