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Imprese ben compensate

Sulla base di stime macroeconomiche, le misure che la legge Finanziaria ha previsto a compensazione delle imprese per la perdita del Tfr sembrano più che adeguate. La soglia dei 50 addetti non sembrerebbe configurarsi, almeno dal mero punto di vista contabile, come un ulteriore vincolo alla crescita dimensionale. Il settore pubblico resta l’unico attore che potrebbe essere interessato a un andamento lento della previdenza integrativa, confermando l’esistenza di un “conflitto di interessi” su questo tema.

La legge Finanziaria dispone che dal prossimo 1° luglio tutti i lavoratori del settore privato che tra gennaio e giugno 2007 non avranno esplicitamente espresso la volontà di mantenere in azienda il proprio Tfr, saranno automaticamente iscritti, per il principio del silenzio-assenso, ai fondi pensione. Inoltre, le imprese con un numero di addetti maggiore o uguale a 50 (medio-grandi) dovranno versare, a partire dal 1° gennaio 2007, l’intero flusso di Tfr mensile dei loro dipendenti a un fondo Inps.

Le compensazioni

Per la perdita del Tfr vengono previste tre forme di compensazione:

a) la riduzione dei cosiddetti “oneri impropri”, in proporzione, prestabilita e crescente nel tempo, della retribuzione lorda di ciascun lavoratore delle medio-grandi e dei soli lavoratori che dirotteranno il Tfr a previdenza complementare per le imprese con meno di 50 addetti (medio-piccole), decorrenza 2008; (1)
b) l’eliminazione del finanziamento del fondo di garanzia del Tfr, lo 0,2 per cento della retribuzione lorda, decorrenza 2007;
c) l’incremento, per le sole quote di Tfr effettivamente versate ai fondi, delle deduzioni fiscali già previste per le somme destinate a previdenza complementare: dal 3 al 4 per cento per le medio-grandi e dal 3 al 6 per cento per le medio-piccole, decorrenza 2007.

I dati sul Tfr: una stima “macrofondata”

Saranno queste compensazioni adeguate? In che misura la soglia dei 50 addetti costituisce un (nuovo) vincolo alla crescita dimensionale delle nostre imprese, come da taluno osservato? E, più in generale, quali incentivi avranno i diversi soggetti coinvolti nella partita a promuovere le adesioni alla previdenza complementare?
Per rispondere a queste domande occorrerebbero informazioni microeconomiche molto disaggregate che, a dispetto dell’enfasi con cui il tema è stato in questi mesi dibattuto, mancano.
Una strada per ricostruire, approssimativamente, i dati sulla base dei quali valutare l’impatto delle tre compensazioni è quella macro. Utilizzando le informazioni Istat su retribuzioni e addetti e correggendole, sempre sulla base di informazioni pubbliche dell’Istituto, per tener conto del fatto che esse includono il sommerso, che non deve essere considerato ai fini della valutazione degli effettivi flussi in gioco, si può stimare che nel 2005 le imprese medio-piccole hanno ottenuto “finanziamenti da Tfr” per circa 6,7 miliardi di euro, mentre le medio-grandi per 7,3 miliardi di euro. La proiezione di tali dati al 2007, l’anno di entrata in vigore della riforma, portano a valutare il flusso annuo di Tfr delle imprese non finanziarie in 16,2 miliardi di euro (15,1 miliardi al netto della quota già destinata ai fondi pensione). (2)

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Gli effetti delle compensazioni sulle imprese

Gli effetti netti delle compensazioni sono funzione di una serie di parametri tra cui il tasso sui finanziamenti alternativi, la percentuale di imprese in utile, il tasso di crescita del monte retributivo e, naturalmente, il tasso di adesione ai fondi pensione. Sulla base di ragionevoli ipotesi macro che scontano, tra l’altro, per i due gruppi di imprese, differenze di merito creditizio, capienza fiscale e dinamiche retributive, stimiamo che con un 25 per cento di adesioni, gli impatti siano quelli evidenziati nella tavola 1.

Tavola 1



Nell’anno di avvio della riforma le imprese medio-piccole vedrebbero ridursi i finanziamenti da Tfr di circa 1,8 miliardi di euro. Sarebbero quindi indotte a richiedere un pari ammontare di prestiti bancari con un incremento netto degli oneri finanziari valutabile, sulla base dei tassi medi di mercato, in 35 milioni di euro. I tre strumenti di compensazione garantirebbero complessivamente poco più di 50 milioni di euro. Ne segue che nel 2007 le medio-piccole risparmierebbero 18 milioni di euro. Dal 2008 l’importo delle compensazioni cresce, per l’entrata in azione della riduzione degli “oneri impropri”, che produrrà il suo massimo beneficio nel 2014, anno di entrata a regime della riforma. Nell’ipotesi di un tasso di adesione del 50 per cento i risparmi raddoppierebbero: per le imprese medio-piccole dovrebbe esservi quindi convenienza a incentivare i propri lavoratori ad aderire ai fondi pensione.
La tavola 1 riporta anche le stime riferite alle imprese medio-grandi. Vi si osserva che circa 7 miliardi di euro affluirebbero all’Inps e quasi 1 miliardo ai fondi. La destinazione del Tfr è priva di effetti sugli oneri finanziari aggiuntivi: identici perché in ogni caso è l’intero flusso annuo di Tfr che si perde. Le misure di compensazione garantirebbero comunque risparmi per circa 75 milioni di euro nel 2007 e fino a 445 milioni nel 2014. Con adesioni del 50 per cento gli effetti netti sarebbero sostanzialmente identici; per le imprese medio-grandi l’unico vantaggio aggiuntivo dello spostamento dei lavoratori verso i fondi è dato dell’aumento delle deduzioni (di un punto percentuale), lo strumento di compensazione meno generoso perché commisurato alle quote di Tfr versato. A differenza delle medio-piccole, le medio-grandi non sembrano quindi avere diretti incentivi economici a invogliare i propri lavoratori ad aderire alla previdenza complementare. Di contro, molti dovrebbero essere gli incentivi indiretti e generali, dal momento che proprio per tale tipologia di imprese saranno maggiori i benefici derivanti dallo sviluppo del mercato finanziario.

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E il pubblico impiego?

Le misure che la legge Finanziaria ha previsto a compensazione delle imprese per la perdita del Tfr sembrano più che adeguate. La soglia dei 50 addetti non sembrerebbe configurarsi, almeno dal mero punto di vista contabile, come un ulteriore vincolo alla crescita dimensionale. Il settore pubblico in effetti resta l’unico attore che potrebbe essere interessato a un andamento lento della previdenza integrativa: secondo le nostre stime, nel 2007 i 6 miliardi del fondo Inps previsti a finanziamento di infrastrutture saranno disponibili se la quota di lavoratori silenti delle imprese medio-grandi non supererà il 45-50 per cento, a conferma di un “conflitto” già rimarcato da Elsa Fornero e Chiara Monticone su lavoce.info. Ma vi è da augurarsi che abbia invece il ruolo di stimolo che serve.


(1)
Gli “oneri impropri sono i contributi sociali per prestazioni temporanee (assegni, maternità, eccetera).
(2) Sommando al flusso di Tfr delle imprese non finanziarie quello delle imprese finanziarie (circa 1,7 miliardi) si arriva a circa 18 miliardi di euro, importo leggermente inferiore a quello evidenziato dalla relazione tecnica alla Finanziaria (quasi 19 miliardi). Si veda al riguardo l’analisi effettuata da Riccardo Cesari su lavoce.info.

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  1. Claudio Cacciapaglia

    Leggendo l’ ottimo lavoro di Chiorazzo e Milani mi sono chiesto in che modo le misure compensative vadano ad agire sugli studi professionali. Immagino che l’ aspetto deducibilita’ sia, in questo caso, amplificato dalla tassazione di tale categoria che come noto interessa l’ aliquota marginale IRE del professionista-datore di lavoro. Mi sbaglio?
    Saluti e grazie dell’ ottimo lavoro che svolgete.

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