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Non c’era una volta l’America

Gli Stati Uniti sono ancora il faro di libertà e democrazia per il mondo occidentale? O la presidenza Trump e i fatti del 6 gennaio dimostrano che il modello statunitense non ispira più le nuove generazioni? Lettera di un millennial tra Europa e Usa.

Mutui e capri espiatori

Gli italiani sono riluttanti a indebitarsi a lungo temine. E chi contrae un mutuo per la casa in Italia lo fa nella maggior parte dei casi a tasso variabile. Perché lo si crede più conveniente. Raramente però ci si informa sulla dinamica dei tassi, salvo poi lamentarsi e stupirsi quando la Bce li rialza. Finora, poi il mutuatario era incatenato per sempre alle condizioni di tasso iniziali, e ciò rendeva esiziale qualsiasi errore di scelta. Ora con i decreti Bersani e il recente accordo tra Abi e consumatori la situazione può cambiare.

L’eredità di Tony

Dopo dieci anni Tony Blair lascia Downing Street. Il bilancio del suo governo è positivo. Ha redistribuito risorse in modo sostanziale: i ricchi pagano più tasse di dieci anni fa e i poveri ricevono più risorse. Sono aumentate notevolmente le spese in servizi, quali la sanità e l’istruzione, che costituiscono il fondamento dello stato sociale. E in Irlanda del Nord c’è la pace. Ora il progetto di spostare la società verso una socialdemocrazia senza sacrificare l’efficienza andrà avanti, con le stesse difficoltà e gli stessi problemi, con Gordon Brown.

Lo “scalone” si può barattare

Ancora una volta il dibattito pensionistico italiano è interamente assorbito dalle preoccupazioni di breve periodo. Ma per chi sappia guardare lontano, i risparmi generati dallo “scalone” non sono la vera priorità. Ciò che importa è il completamento della riforma contributiva per la definitiva costruzione di un sistema pensionistico equo e sostenibile. E l’elenco degli interventi da fare è davvero lungo.

Aritmetica della finanza pubblica

Se è vero che l’Italia non riesce a sostenere la sua spesa pubblica in virtù della diffusa presenza di evasione, è anche vero che contrastare efficacemente il fenomeno porta la pressione fiscale “apparente” a un livello sensibilmente superiore alla media europea. E se lì si arrivasse, difficilmente il sistema economico potrebbe rimanere competitivo. La strada da intraprendere allora è una sola: ridurre sia l’evasione sia il carico fiscale. Di conseguenza, anche la spesa andrebbe tenuta sotto controllo con una strategia di medio periodo, chiara ed esplicita.

L’Opa e i sette vizi capitali

Si possono enumerare almeno sette comportamenti tesi a eludere l’obbligo di Opa e dunque sottrarre ai mercati finanziari la sperata certezza. Alla loro base sta la più che condivisibile decisione del legislatore di impostare il Tuf per principi e non come un regolamento di polizia. Ne consegue l’encomiabile potere discrezionale esercitato dalla Consob per individuarli pur nel rispetto formale e sostanziale della norma. Nulla di nuovo perciò nell’ipotesi che si diano all’Autorità poteri istruttori per verificare l’avvenuto cambio del controllo societario.

Come aprire i fondi chiusi

Molti contratti collettivi prevedono che la contribuzione del datore di lavoro sia vincolata all’adesione del lavoratore ad un fondo chiuso. E che sia interrotta se il lavoratore decide di trasferire i capitali accumulati o il Tfr a un fondo diverso. E’ auspicabile che il legislatore intervenga per vietare clausole simili. Si dovrebbe anche imporre ai gestori dei fondi chiusi di accettare adesioni dalla generalità dei lavoratori e non solo dagli appartenenti alla categoria. Crescerebbe la possibilità di scelta e la concorrenzialità del sistema.

Appunti per un nuovo Trattato

Il Consiglio europeo di giugno può trovare un compromesso che non oltrepassi la “linea rossa” degli Stati membri e nello stesso tempo assicuri un effettivo miglioramento nel funzionamento e nella legittimità democratica delle istituzioni europee. Lo stallo dura da quasi un decennio ed è ora di superarlo. Della Costituzione bocciata dai referendum francese e olandese andrebbero salvate la Parte I e la Parte III. Ma anche la Parte IV, in particolare le clausole sulla passerella e le procedure di revisione.

Fondazioni e banche, quel legame che non si spezza

La vicenda dei rapporti fra fondazioni e banche nell’ultimo quindicennio si può leggere a un tempo come la “cronaca di una sconfitta”, di un “ritorno al passato” e di un “ripensamento”. Le fondazioni hanno diminuito l’entità delle partecipazioni, ma esercitano ancora una notevole influenza sulle banche. Tanto che tutti riconoscono il loro ruolo nel processo di aggregazione e di concentrazione del sistema. E’ un quadro con forti ambiguità. Mentre il disegno che emerge dalle proposte dell’Autorità di vigilanza è meno liberale di quello attuale.

La telenovela dei “requisiti di sistema”

Pur adottate nel 2005 con un decreto legge, e quindi con caratteristiche di necessità e urgenza, le norme sui requisiti di sistema in campo aereo restano lettera morta. Manca infatti la direttiva interministeriale sui criteri attuativi. Eppure la materia non è poi così complessa né si può invocare la scappatoia del problema della catena regolatoria, che pure esiste. Il risultato è il congelamento della delibera del 2000 che invece iniziava a dare i suoi frutti. E quando finalmente arriverà la direttiva, non sarà comunque immediatamente applicabile.

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