Non basta migliorare la funzionalità delle istituzioni dell’Unione, occorre ridarle muscoli e sangue di sostegno polare. A questo fine si dovrebbero attribuire al Parlamento europeo i poteri di nomina del presidente della Commisione e di decisione sulle spese pluriennali del bilancio dell’Unione lasciando al Consiglio la decisioene sul tetto delle risorse proprie (come anche propone Gros). Con queste due semplici modifiche, le elezioni europee prenderebbero nuovo significato: i partiti dovrebbero indicare il programma per il bilancio europeo e il candidato a guidare la Commissione.
Ma oggi lUnione sembra irretita in una crisi profonda di popolarità, incapace di decidere il suo futuro; il Trattato costituzionale è malamente caduto nei referendum francese e olandese. Le speranze di riprendere il cammino istituzionale paiono deboli: si aspettano le elezioni francesi per vedere se lunico leader europeo degno di questo nome, il cancelliere Angela Merkel, troverà un interlocutore a Parigi capace di fare un accordo. LItalia non conta: non cè unidea nei discorsi pomposi letti dalle nostre autorità pubbliche tra gli ori e gli stucchi dei palazzi romani, dove lEuropa del mercato comune mosse i suoi passi.
In realtà, non cè alcuna possibilità di salvare il Trattato costituzionale; forse è possibile come credo ben sappia la Signora Merkel salvarne la Parte I, di contenuto autenticamente costituzionale, con le previsioni sullordinamento giuridico dellUnione, i diritti di cittadinanza, la sussidiarietà e i meccanismi decisionali. La Carta dei Diritti può esser richiamata nellarticolo 6 (comma 2) del Trattato U E (1) o allegata in un protocollo: insieme a cose importanti, contiene molte manifestazioni della cultura deteriore delle pretese, diritti senza contropartita di doveri che non piacciono alle società europee più civili.
Invece, può felicemente cadere la Parte III delle politiche comuni, materia che non appartiene a un ambito costituzionale. La Convenzione la volle nel Trattato perché cedette allidea dei grandi conservatori, annidati a Bruxelles come nelle capitali: lidea che fissando nella costituzione linforme stratificazione degli accordi sulle politiche comuni dei cinquantanni precedenti, si sarebbe una volta per tutte sventato il pericolo di dover cambiare qualcosa. Invece, lopinione pubblica si attendeva il contrario: che magari si rafforzassero i poteri dellUnione per la politica estera, la sicurezza interna o la ricerca, ma che lUnione arretrasse nelle politiche agricole, che solidi argini frenassero la capacità di legiferare senza chiari vantaggi comuni.
Lasciando cadere la Parte III e salvando la Prima, si introdurrebbe anche nellordinamento europeo la distinzione tra norma primaria, di rango costituzionale, e norma ordinaria. La strada sarebbe aperta per applicare alle norme della seconda categoria le normali procedure di co-decisione tra Parlamento e Consiglio europeo (magari con maggioranze più esigenti di quelle normali). Come negli ordinamenti nazionali, le decisioni europee sulle politiche comuni non sarebbero più confuse con le istituzioni; su di esse sarebbe possibile dividersi politicamente.
Qui si innesta la grande questione irrisolta, che è quella della politicizzazione delle istituzioni dellUnione: la possibilità di creare entro il quadro istituzionale comune degli spazi pubblici di decisione dove possa svilupparsi una competizione politica e partitica a livello europeo. Nellipotesi certamente non garantita che alla creazione di tali spazi comuni seguirebbe lavvio di processi politici europei nellopinione pubblica e nellorganizzazione dei loro rappresentanti.
Lapertura di questi spazi per la politica partisan dentro le istituzioni dellUnione non sarebbe senza conseguenze, perché quelle istituzioni furono costruite secondo un modello di decisione politica attraverso il consenso delle élites: del quale la massima manifestazione è lattribuzione del potere esclusivo di iniziativa legislativa alla Commissione europea, un organismo senza legittimazione democratica che avrebbe incarnato gli interessi europei grazie alla selezione degli uomini. Di qui il paradosso, fissato nei Trattati, secondo cui i commissari sono eletti dai governi nazionali, ma non ne possono rappresentare gli interessi. Ma 50 anni non sono bastati per slegare il numero dei commissari da quello dei paesi membri.
Lapertura di uno spazio pubblico per la politica partisan può ottenersi attribuendo al Parlamento europeo sia il potere di nomina del presidente della Commissione, seppure con la conferma del Consiglio, sia pieni poteri decisionali sui programmi pluriennali di spesa del bilancio europeo (come già proponeva il Trattato costituzionale), la cui durata dovrebbe inoltre essere sincronizzata con quella della legislatura. Le campagne per le elezioni europee potrebbero allora vedere candidati indicati dai partiti per la presidenza della Commissione, distinti nel programma per il bilancio europeo.
Il potere di nomina della Commissione dovrebbe essere attribuito al presidente come ha proposto Sarkozy; nelle sue scelte, il presidente terrebbe conto dei problemi di equilibrio politico e tra le nazionalità, ma senza vincoli nella composizione della Commissione; questa dovrebbe ottenere la fiducia del Parlamento sul suo programma di spesa pluriennale (mentre resterebbe al Consiglio, cioè agli stati membri, la decisione sul tetto delle risorse proprie). Questa Commissione politicizzata dovrebbe probabilmente abbandonare ad apposite agenzie le sue funzioni di guardiano dei Trattati; ma godrebbe di una nuova legittimazione, utilizzabile per dare senso e direzione politica alle sue iniziative.
(1) Larticolo 6 del Trattato U E recita:
-1. L’Unione si fonda sui principi di libertà, democrazia, rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, e dello stato di diritto, principi che sono comuni agli Stati membri.
-2. L’Unione rispetta i diritti fondamentali quali sono garantiti dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, firmata a Roma il 4 novembre 1950, e quali risultano dalle tradizioni costituzionali comuni degli Stati membri, in quanto principi generali del diritto comunitario.
-3. L’Unione rispetta l’identità nazionale dei suoi Stati membri.
-4. L’Unione si dota dei mezzi necessari per conseguire i suoi obiettivi e per portare a compimento le sue politiche.
anno | Disposizioni principali | |
1951 | Trattato CECA | Viene istituito un mercato comune per il carbone e lacciaio. Il trattato CECA è giunto a scadenza nel 2002. |
1957 | Trattati CEE e EURATOM | Istituzione di un mercato comune basato sulla libertà di circolazione di merci, servizi, persone, e capitali (le quattro libertà). Creazione dell’unione doganale e definizione di politiche comuni per agricoltura e trasporti. LAssemblea parlamentare ha un ruolo consultivo e di supervisione. Il Trattato Euratom viene prevede il coordinamento dei programmi di ricerca degli stati membri per promuovere luso pacifico dell’energia nucleare |
1965 | Trattato sulla fusione degli esecutivi | Vengono unificati Consiglio e Commissione per i tre organismi della CEE, della CECA e delEURATOM. |
1966 | Compromesso di Lussemburgo | La crisi della sedia vuota con la Francia che non partecipava più alle riunioni europee ci chiude con limpegno da parte degli Stati membri di evitare decisioni a maggioranza nelle materie di “interesse vitale” di fatto si formalizza un diritto di veto degli stati membri |
1970 | Trattato di Lussemburgo | Modifica delle disposizioni in materia di bilancio. Introduzione di un sistema di risorse proprie (diritti doganali, dazi sulle importazioni agricole, aliquota 1% della base imponibile IVA armonizzata). Aumento dei poteri dell’Assemblea Parlamentare (approvazione-rigetto in blocco del bilancio) |
1974 | Consiglio Europeo | Viene istituito il Consiglio Europeo come organo di impulso politico, composto dai capi di stato e di governo degli Stati membri con il Presidente della Commissione. |
1976 | Atto relativo alle elezioni del Parlamento europeo | Il Parlamento europeo sarà eletto a suffragio universale diretto. Le prime elezioni si terranno nel 1979. |
1978 | Sistema Monetario europeo | Il Consiglio europeo adotta una risoluzione che istituisce lo SME, un accordo tra le banche centrali per limitare le oscillazioni dei cambi. |
1986 | Atto Unico europeo | Viene fissato il programma legislativo per la realizzazione progressiva del mercato interno entro la fine del 1992. Il Consiglio deciderà a maggioranza qualificata per le misure destinate all’instaurazione del mercato interno. Viene rafforzato il ruolo del Parlamento attraverso le procedura di cooperazione (per le direttive) e del parere conforme (per le decisioni circa lingresso di un nuovo Stato o la firma di accordi commerciali internazionali). |
1992 | Trattato di Maastricht | Nasce l’Unione Europea, costituita da i tre pilastri: la Comunità europea, la politica estera e di sicurezza comune (PESC) e la cooperazione di polizia e nei settori della giustizia e degli affari interni (GAI). Allinterno del primo pilastro: creazione dellUnione economica e monetaria, delleuro e della Banca centrale europea; Danimarca e Regno Unito, e più tardi la Svezia, non adottano leuro. Aumentano le competenze dellUnione (in particolare la politica sociale) e si estende a nuove materie la votazione a maggioranza qualificata; il metodo comunitario iniziativa della Commissione e co-decisione di Consiglio e Parlamento diventa il metodo normale di decisione; viene introdotto il principio di sussidiarietà per le competenze condivise tra lUnione e gli stati membri. In materia di PESC e GAI sono previste decisioni e azioni comuni; non sono previsti né un potere diniziativa della Commissione né una partecipazione del parlamento alle decisioni. |
1997 | Trattato di Amsterdam | Introduzione delle cooperazioni rafforzate, anche se con forti limitazioni pratiche tra cui il diritto di ogni stato membro di bloccare una specifica iniziativa. Viene aggiunto al Tratto CE un nuovo Titolo dedicato alloccupazione, con procedure di coordinamento non vincolanti. Alcune delle materie del GAI vengono portati nel pilastro CE, con nuovi Titoli per “Visti, asilo, immigrazione ed altre politiche connesse alla libera circolazione delle persone” e per “Cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale”. Il Trattato di Shengen (1985) viene inserito in un protocollo; il Regno Unito e lIrlanda si avvalgono della possibilità di opt out. Si concorda un Protocollo sullapplicazione del principio di sussidiarietà e proporzionalità. |
2000 | Carta dei diritti | Viene firmata la Carta dei diritti fondamenti dellUnione europea elaborata da una Convenzione. |
2001 | Trattato di Nizza | Nuova ponderazione dei voti in Consiglio, con una tripla maggioranza dei votanti, degli stati e della popolazione. Modifica del numero dei seggi del Parlamento europeo in vista dellallargamento. In mancanza di un accordo, di decide che il numero dei commissari verrà rivisto quando gli stati membri raggiungeranno il numero di ventisette. Il sistema delle cooperazioni rafforzate viene reso più flessibile, con leliminazione del diritto di veto e l estensione dei settori cui si possono applicare. |
2004 | Trattato Costituzionale | La parte I del Trattato contiene le norme relative a: gli obiettivi dellUnione, i diritti fondamentali, la definizione delle competenze, il funzionamento delle istituzioni e la gerarchia delle norme; viene attribuita la personalità giuridica unica all’Unione europea. La parte II riprende la Carta europea dei diritti fondamentali. La parte III include le disposizioni relative alle politiche e al funzionamento dellUnione. Viene soppressa la struttura per pilastri; ma la politica estera e di sicurezza comune e la giustizia e gli affari interni mantengono procedure di decisione diverse. Il Trattato è stato firmato da tutti gli stati membri ed è stato ratificato da 18 di essi; la Francia e i Paesi Bassi hanno rifiutato la ratifica con referendum popolare. Tre paesi Repubblica Ceca, Polonia e Regno Unito – la procedura di ratifica è sospesa sine die. |
Tavola 2: La partecipazione dei paesi dellUnione ad accordi internazionali
U E | | NATO | Schengen | Prüm | |
Belgio | X | X | X | X | X |
Francia | X | X | X | X | X |
Germania | X | X | X | X | X |
Lussemburgo | X | X | X | X | X |
Paesi Bassi | X | X | X | X | X |
Spagna | X | X | X | X | X |
Grecia | X | X | X | X | |
Italia | X | X | X | X | |
Austria | X | X | X | X | |
Portogallo | X | X | X | X | |
Slovenia | X | X | X | ||
Danimarca | X | X | X | ||
Svezia | X | X | X | ||
Finlandia | X | X | X | ||
Irlanda | X | X | |||
Regno Unito | X | X | |||
Bulgaria | X | X | |||
Rep. Ceca | X | X | |||
Estonia | X | X | |||
Ungheria | X | X | |||
Lettonia | X | X | |||
Lituania | X | X | |||
Polonia | X | X | |||
Romania | X | X | |||
Slovacchia | X | X | |||
Islanda | X | X | |||
Norvegia | X | X | |||
Cipro | X | ||||
Malta | X | ||||
Turchia | X | ||||
Svizzera | X |
Fonte
: The Economist, 17 marzo 2007Lavoce è di tutti: sostienila!
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percey
Perché non prevedere l’elezione diretta del presidente della commissione, sulla base di un meccanismo basato sugli stati come per l’elezione del presidente degli Stati Uniti?
E’ una soluzione che avrebbe un enorme potere unificante, in quanto ogni candidato alla presidenza dovrebbe girare per gli stati stranieri per proporsi agli elettori…. dopodiché il vincitore si sceglie i suoi commissari…
riccardo boero
Egregio professore,
e` assai difficile concordare sugli straordinari risultati conseguiti dal’Unione Europea.l
La rinuncia alla violenza per la soluzione dei conflitti tra i paesi membri, non e` certo dovuta all’Unione, ma semplicemente alla forza di dissuasione degli armamenti nucleari che impediscono l’uso della violenza non solo in Europa, ma in tutti quei paesi che ne dispongono. Non potendo usare la violenza, la conflittualita` tra i paesi membri, che l’Unione non sembra avere minimamente scalfito si trasferisce con grande virulenza nello scontro economico-finanziario.
Gli livelli elevati di prosperità attraverso il mercato unico e la moneta comune, paiono canzonatori non appena si ricordi che i paesi europei di gran lunga piu’ prosperi sono proprio quelli restati volontariamente fuori dalla moneta comune, come la Svizzera, la Norvegia la Danimarca e la Gran Bretagna. Il pegging al Deutsche Mark delle varie monete europee, pegging che chiamiamo Euro, le ha certo stabilizzate, ma ha creato anche grandi ostacoli per le economie meno avanzate
Il modello originale di integrazione flessibile, rispettoso della diversità e allo stesso tempo fonte di forti diritti e doveri, sembra un concetto un po’ retorico quando si osserva la cacofonia delle numerose violazioni alle norme comunitarie, represse in modo diverso secondo l’importanza del paese membro.
Il rifiuto franco-olandese di procedere ulteriormente nella cessione di poteri sovrani dal popolo alla classe politica di Bruxelles, e` certamente motivato dall’assenza di veri risultati positivi. E se gli altri grandi popoli europei fossero stati consultati, il verdetto non sarebbe stato certo differente.
In tali condizioni non pare opportuno procedere nell’ulteriore potenziamento politico della burocrazia europea. Aspettiamo prima di vedere che l’Unione Europea non avvantaggia solo i suoi impiegati ed eletti, dai compensi milionari, ma anche i popoli.
E non attribuiamole meriti che non ha.
Distinti saluti
Fabio
Egregio sig. Boero,
Mi permetto di dissentire radicalmente con quanto da lei scritto. È mia modesta opinione che il rapporto di cooperazione internazionale che si è costruito nei decenni tra i paesi europei che hanno dato vita allUnione sia stato, al contrario di quanto lei asserisce, il pricipale motore della costruzione della pace continentale. Alla fine della seconda guerra mondiale lEuropa era prostrata dal conflitto e potenziale vittima di unaggressione sovietica. Il rilancio delle singole entità nazionali era improponibile al di fuori di una piattaforma di cooperazione, le tensioni che avevano dato vita al conflitto sarebbero riemerse. La risposta al pericolo sovietico non poteva risolversi nella semplice proposizione della minaccia nucleare. Occorreva ricostruire lEuropa e tale ricostruzione non poteva prescindere dal superamento delle rispettive rivendicazioni e paure. Il rilancio della Germania e il suo riarmo non sarebbero mai state accettate dalla Francia al di fuori di unEuropa unita. Se poi è vero che il pericolo nuclare funzionò da deterrente, non sarebbe potuto comunque bastare come volano per lo sviluppo economico. E senza sviluppo nessuna pace sarebbe stata possibile. La Comunità Economica Europea fu un effettivo successo, al punto che attrasse negli anni a seguire quei paesi che lei cita, oltre a tutti gli altri che ora compongono lUnione. Ed infatti oggi lUnione economica, che va distinta dallUnione monetaria, che ne è il completamento, li comprende tutti.
Fabio
Quanto agli effetti dellintroduzione dellEuro, questi vanno misurati sul versante dei paesi aderenti alla moneta unica. Oggi lEuro garantisce stabilità monetaria, bassa inflazione e sta progessivamente rafforzandosi come moneta di riserva. Tanto per stare a casa nostra, sottopongo alla sua attenzione due effetti legati allintroduzione della moneta unica: labbassamento dei tassi di interesse sui mutui immobiliari, che nel 96 erano doppi a quelli praticati in Germania e si sono progessivamente allineati a quelli tedeschi fino ad arrivare a risultare più bassi. Un secondo significativo effetto si è avuto nel commercio internazionale: dati alla mano, lItalia ha visto crescere la propria quota di commercio internazionale con ladesione, mentre il Regno Unito è in leggera flessione dallanno di introduzione dellEuro. Cito due esempi, ma sarebbe riduttivo fermarsi qui.
Sulle violazioni alle norme comunitarie, sarebbe interessante entrare nel merito, ma in generale mi sento di dire che con argomentazione analoga si potrebbe mettere in discussione lo Stato di Diritto per il fatto che sono molti i cittadini che violano la legge.
Fabio
Sul no franco-olandese alla Costituzione si è sentito di tutto, ma in particolar modo sulla Francia mi sembra che siano pesate più le questioni di politica interna, con Fabius che sperava di competere per lEliseo cavalcando lEuroscietticismo, che quelle relative alla Costituzione stessa. Del resto già nel 53 lEuropa pareva spacciata per il diniego francese e da quel fallimento nacque la CEE. Non è possibile giudicare lintegrazione europea come risultato quando questa è in realtà un processo in corso, un processo dinamico, che tende ad arricchirsi di nuovi contributi e nuovi obiettivi. Il rilancio di tale processo passa, a mio modo di vedere, attraverso liniezione appunto di elementi di discontinuità e di novità, capaci di conferire allUnione una rinnovata forza aggregante e non da un continuo allineamento verso il basso in ossequio alle tracotanze nazionali. Certo la Dichiarazione di Berlino appare in questo senso del tutto insufficiente.
riccardo boero
sig. Fabio
la ringrazio della cortese attenzione.
Per stabilire se la costruzione europea ha effettivamente contribuito alla pace, l’unico modo sarebbe quello di vedere cosa sarebbe successo senza Europa. Cio’ non e` possibile naturalmente, ma e` possibile vedere cosa succede in altre regioni del mondo che non si sono intruppate assieme come noi. L’Europa dell’Est e` stata nostra nemica per decenni (forse lei non lo sa, ma alla frontiera Yugoslava sparavano agli italiani che fossero penetrati fuori dai valichi ufficiali), ma nessuna guerra e` scoppiata, a causa del deterrente nucleare. E crollate le follie comuniste, sono cominciati anche gli affari, malgrado l’assenza del mondo slavo dall’Unione Europea Viceversa, nel mondo arabo o africano, privi di armi nucleari, le guerre hanno continuato senza sosta, malgrado religione usanze e a volte anche lingua comune.
La pace e` figlia di Fermi, non di Schuman, (uno dei cosiddetti padri dell’Europa).
riccardo boero
lei mi cita poi i miti tassi dei mutui immobiliari come vantaggio dell’Euro. Come tutte le distorsioni introdotte dai politicanti, questo calo artificiale dei tassi ha provocato in Italia e Spagna un’ esplosione della domanda immobiliare con conseguente impennata dei prezzi, mentre ovviamente i salari non hanno seguito. Gli anni che vengono, saranno tristissimi per i proprietari di case che hanno creduto fare un affarone impegnandosi in un mutuo. Prezzi immobiliari cosi’ alti troveranno difficilmente compratori, soprattutto in vista dei necessari aumenti anti-inflattivi dei tassi da parte della BCE, e nel contesto di recessione annunciato da tali rialzi. Guardi il disastro provocato dall’Euro in Italia: le grandi imprese italiane crollano una dopo l’altra, e se la FIAT riesce a prolungare l’agonia grazie a sforzi colossali di finanza e management, stiamo assistendo alla svendita all’incanto del nostro patrimonio industriale: le banche ai francesi, le autostrade agli spagnoli, la Telecom ai messicani, Alitalia ai russi!
L’Italia non ha uno solo branding industriale che possa competere nell’arena mondiale, e ha sempre basato le sue esportazioni sulla svalutazione della moneta. Ben lo sanno i tedeschi che con l’Euro ci hanno sottratto quest’arma, condannandoci al ruolo di spiaggia d’Europa, da condividere con croati, portoghesi e marocchini.
riccardo boero
Certo puo’ consolarsi: il no francese colpa di Fabius, quello olandese colpa non si sa bene di chi, ma che sarebbe successo in un referendum italiano o tedesco? In Gran Bretagna, nessun bisogno di scervellarsi: i SI alla Costituzione Europea, secondo i sondaggi non hanno mai oltrepassato il 10%.
La realta siamo avviati verso una soluzione alla Yugoslava: una larvata conquista dell’Europa da parte della Germania e della Francia, che si spartiscono i mercati rispettivamente slavo e latino.
Non esiste e non esistera` per decenni una nazione europea, le identita`, le lotte i risentimenti coveranno sotto la cenere, per esplodere alla prima difficolta`. Lo si e` visto con la patetica vicenda di Airbus, con le lotte senza fine per Galileo, il GPS europeo, che comincera` forse quando sara` finito quello cinese. Con le discussioni eterne sull’agricoltura, la tassazione, le liberalizzazioni.
Per fare uno Stato europeo (la Costituzione) occorre prima fare una nazione, e per fare una nazione occorre prima un’unificazione linguistica e culturale.
Altrimenti parliamo di dominazione di una o due nazioni sulle altre.