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Disciplina dei mercati finanziari, manca il disegno generale

Il programma

Il programma di governo della coalizione di centrosinistra prevede numerosi interventi nel campo della disciplina dei mercati finanziari con l’obiettivo di rafforzare la fiducia dei risparmiatori “nei mercati in cui investono i loro risparmi”. Questi interventi si intrecciano con alcune proposte di modifica del diritto societario nell’ambito di “una politica industriale per far crescere le imprese”.

Riassetto delle Autorità

La proposta più importante è, tuttavia, contenuta nella parte generale del programma dedicata al “valore delle istituzioni repubblicane” e riguarda la riorganizzazione e semplificazione dell’assetto delle Autorità preposte al controllo del sistema finanziario.
Il governo ha presentato in Parlamento un disegno di legge che effettivamente razionalizza le competenze in materia, suddividendole in base alle finalità che le singole Autorità perseguono, e concentrando tutti i poteri di vigilanza sulla stabilità in capo alla Banca d’Italia e sulla trasparenza in capo alla Consob. Tuttavia il progetto, che al momento sembra fermo in Parlamento anche per resistenze interne alla maggioranza, presenta alcuni aspetti critici, ad esempio con riferimento al ruolo del ministero del Tesoro, che dovrebbero essere chiariti.

Regolamentazione operatori

Per quanto riguarda la regolamentazione degli operatori si fanno numerose e specifiche proposte tra le quali:

a) imporre agli amministratori delle società quotate criteri di professionalità
b) limitare i patti di sindacato a questioni proprietarie e non gestionali
c) aumentare la trasparenza nell’offerta dei servizi finanziari
d) imporre una rigorosa separazione societaria, anche nell’ambito dei gruppi bancari, per la fornitura dei vari servizi finanziari non tradizionali
e) vietare agli analisti finanziari di gruppi bancari di offrire un servizio di valutazione sui titoli dai gruppi posseduti
f) vietare per il periodo di un anno al gruppo bancario di vendere all’investitore non professionale azioni di società delle quali ha curato la ristrutturazione o la collocazione di titoli sul mercato
g) definire più rigorosi limiti quantitativi ai finanziamenti delle banche ai propri azionisti
h) quotare la Borsa Italiana
i) ridurre lo scalino normativo tra società quotate e non quotate.

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Commento

Di alcune di queste proposte (quella sui sindacati azionari) si è persa traccia, altre (ad esempio l’incremento della trasparenza nei servizi finanziari o i limiti più stringenti al finanziamento di azionisti delle banche) hanno in parte trovato accoglienza in alcuni provvedimenti già approvati (la legge sul risparmio e il successivo decreto correttivo) o in corso di approvazione (le norme di recepimento sulla Mifid).
Quello che comunque e con tutta evidenza, manca, è un disegno generale di riforma della disciplina del mercato finanziario che anche alla luce degli obblighi comunitari, si pensi soltanto al recepimento della direttiva sulle Opa, conduca ad un riordino complessivo di una normativa che corre il rischio di apparire eccessivamente frammentata e al continuo “inseguimento” dell’attualità.
In questo contesto, potrebbe trovare spazio anche una seria e non estemporanea riflessione su tutte le misure necessarie per, sono sempre parole del programma di governo, “incidere sulle forme di chiusura proprietaria come gruppi piramidali, accordi e patti di sindacato”.
Infine, si segnala un altro provvedimento proposto, quello relativo all’introduzione nel nostro ordinamento dell’azione collettiva risarcitoria (la class action) tuttora all’esame del Parlamento.

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  1. Andrea

    Buonasera, lavorando nel settore finanziario mi premeva intervenire in merito all’articolo. Le riforme per una razionalizzazione e un rafforzamento della trasparenza nel mercato delle istituzioni finanziarie sono necessarie. Moltissima letteratura economica pone infatti l’accento sul ruolo che il rapporto fiduciario ha nei confronti di una qualsiasi transazione. Secondo il mio modesto parere si dovrebbe puntare ad introdurre la class action come deterrente per gli istituti bancari a commettere azioni poco trasparenti e servirebbe come volano per aumentare la fiducia nei clienti. Questa norma potrebbe ridare fiducia ai consumatori nei confronti del mondo creditizio in quanto si vedrebbero più tutelati e quindi magari penserebbero che l’incentivo a deviare dalla “trasparenza” sia molto costoso e poco conveniente.

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