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LEZIONE DI TAX PUSH

L’extragettito 2007 è stato di oltre 16 miliardi e largamente associato a entrate tributarie, superiori per più di 13 miliardi a quelle preventivate. Quasi 11 miliardi sono serviti per spese aggiuntive, decise prima ancora di capire quanto l’incremento fosse estemporaneo o strutturale. La parte del leone l’hanno fatta le spese correnti, mentre quelle in conto capitale sono diminuite. Solo 5 miliardi sono andati a ridurre l’indebitamento. Il risanamento non può fondarsi solo sull’aumento delle entrate, ma passa per la riduzione della spesa pubblica.

A quanto ammonta l’extragettito nel 2007, vale a dire l’incremento delle entrate rispetto a quanto si poteva immaginare a settembre 2006, prima che il governo varasse la sua prima Legge finanziaria? E come è stato utilizzato? È possibile rispondere a queste domande senza cadere in speculazioni di natura politica? Pensiamo di sì. Ed è utile farlo alla vigilia del passaggio in aula della Legge finanziaria per il 2008. 

I numeri dell’extragettito

Un semplice sguardo ai numeri della tabella pubblicata in questa pagina aiuta a farsi un’idea precisa di quanto è effettivamente accaduto negli ultimi dodici mesi. La prima colonna riporta le stime sulle entrate e spese per il 2007 formulate dal governo nel settembre 2006, con la presentazione della Relazione previsionale e programmatica. La seconda colonna riporta le stesse stime del 2007 fornite dal governo un anno dopo, ossia a fine settembre 2007, nella Nota di aggiornamento del Dpef.
Prendendo la differenza fra le due stime, si ha una misura dell’aumento delle entrate nel 2007, rispetto a previsioni effettuate a settembre 2006. La tabella ci dice che l’extragettito è stato superiore ai 16 miliardi e largamente associato a entrate tributarie, maggiori per più di 13 miliardi di quelle preventivate. Parte di questo extragettito deriva dalle misure intraprese dalla Legge finanziaria 2007, parte da fenomeni non spiegati. Si tratta, comunque, di una cifra ragguardevole: più di un punto di Pil.

E come è stato utilizzato

Passiamo a vedere come è stato utilizzato l’extragettito. Quasi 11 miliardi sono andati a finanziare spese aggiuntive messe in cantiere rapidamente in corso d’anno, senza neanche aspettare di capire quanto l’incremento delle entrate fosse estemporaneo o strutturale. Come si vede dalla parte bassa della tabella, la parte del leone l’hanno fatta le spese correnti, mentre quelle rivolte al futuro, quelle in conto capitale, sono diminuite. E solo 5 miliardi su 16, quindi meno di un terzo dell’extragettito, sono andati a ridurre l’indebitamento. 
Queste tabelle dovrebbero essere mostrate a ogni studente di Economia, in quanto dimostrano chiaramente il meccanismo del tax push: quando le entrate tributarie aumentano, si finisce sempre per trovare un modo di spendere queste risorse aggiuntive anziché utilizzarle per tagliare il debito. È questo il semplice motivo per cui un aggiustamento dei conti pubblici incentrato sull’incremento delle entrate non potrà mai essere duraturo. Per risanare i conti pubblici bisogna ridurre la spesa pubblica, che invece viaggia come un treno in corsa: continua ad aumentare del 2 per cento in termini reali ogni anno, quale che sia il colore politico del governo in carica..

  RPP settembre 2006 Aggiornamento DPEF sett.07 Differenza
       
Imposte dirette 223.339 229.939 6.600
Imposte indirette 219.103 225.532 6.429
Imposte in conto capitale 815   883 68
TOTALE ENTRATE TRIBUTARIE 443.258 456.354 13.096
Contributi sociali 203.972 207.708 3.736
Altre 56.690 56.297 -393
TOTALE ENTRATE 703.920 720.359 16.439
       
Redditi lavoro dipendente 162.690 165.031 2.341
Consumi intermedi 120.483 124.419 3.936
Prestazioni sociali 264.884 265.220 336
Altre correnti 56.924 57.802 878
Spesa corrente primaria 604.981 614.597 9.616
Interessi passivi 72.845 74.534 1.689
Spesa in conto capitale 69.421 67.590 -1.831
TOTALE SPESE 746.068 756.720 10.652
SPESA PRIMARIA 673.223 682.186 8.963
       
Avanzo primario 30.697 38.173 7.476
Indebitamento -42.148 -36.361 5.787

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17 commenti

  1. Silvano

    Mi piacerebbe sapere, se è possibile, come si articola (molto sinteticamente) la spesa corrente primaria in Italia e dove e fino a che punto(secondo voi) è possibile intervenire per razzionalizzarla senza deprimere in modo eccessivo la domanda agregata (per la parte G ovviamente) e quindi avere conseguenze negative sull’intero ciclo economico. Ho letto che la spesa corrente in Italia, al netto degli interesi e rispetto agli altri paesi europei (% sul PIL), si attesterebbe ad un livello basso.
    Grazie in anticipo per la Vostra risposta

    • La redazione

      Diversi lettori ci chiedono informazioni siulla composizione della spesa pubblica. La tabella qui sotto è molto utile a riguardo. E’ stata presentata assieme al disegno di legge finanziaria ed è frutto di un lavoro certosino svolto dai tecnici del Ministero dell’Economia nel riclassificare per funzioni il bilancio dello Stato. Ci dice che il 23 per cento dei fondi pubblici va alle "Relazioni finanziarie con le autonomie territoriali", leggi Regioni ed enti locali. E’ questo il capitolo che crescerà di più nel
      2008 (quasi 7 miliardi in più). Il nostro federalismo è una voragine perché non responsabilizza gli organi di governo locali. Un altro 18 per cento della spesa va al pagamento degli oneri sul debito pubblico. Questo ce la dice lunga sui costi della miopia della nostra classe politica, che osa parlare di "tesoretti" quando dobbiamo destinare quasi un quinto del bilancio a pagare interessi in gran parte a investitori esteri. La terza posta fondamentale è rappresentata dalla spesa pensionistica, che assorbe da sola il 15 per cento delle risorse. E anche qui le riforme non vengono mai portate a termine.
      Queste tre poste assorbono non solo più delle metà delle risorse disponibili, ma anche quasi due terzi delle risorse mobilizzate nel corso della manovra 2008. Insomma, grazie a questa tabella capiamo perché la spesa continui a correre. Il fatto è che si continua a ignorare quanto era scritto anche nel primo Dpef di questa legislatura: bisogna varare un vero federalismo fiscale e completare la riforma della previdenza. Un Governo che promette di ridurre la spesa senza affrontare queste riforme è poco credibile. Potrà tagliare, al massimo, qualche milione, non certo i miliardi che servirebbero per poi ridurre davvero la pressione fiscale.

  2. Matteo Gualdi

    Il grande presidente americano era solito dire “Starve the Beast”, ovvero “Affamare la Bestia”. Se vogliamo che lo Stato spenda meno questa è l’unica soluzione possibile.
    m.g.

  3. Germano Borghello

    E poi ci stanno ripetendo alla nausea che hanno RISANATO i conti pubblici. In realtà hanno massacrato i lavoratori di tasse. Risanare significa stringere la cinghia, ma dovevano farlo con la loro spesa pubblica clientelare ed improduttiva, cosa che si sono ben guardati dal fare.

  4. Antonio Misiani - Deputato - Commissione bilancio

    Analizzando le tabelle del Dpef 2008-2011 e della Nota di aggiornamento al Dpef (che quantificano l’impatto sui conti pubblici dei decreti 81/2007 e 159/2007) l’extragettito 2007 può essere calcolato in 17,945 miliardi di euro, poiché ai 16,439 miliardi di maggiori entrate (differenza Nota di aggiornamento sett. 2007 – RPP sett. 2006) vanno aggiunte minori entrate per 1,506 miliardi derivanti dal decreto 81/2007 (86 milioni) e soprattutto da quello 159/2007 (1,506 miliardi). Tenendo conto delle maggiori spese disposte dai due decreti (12,443 miliardi), la sorte del "tesoretto" nel 2007 è stata la seguente: extragettito: 17,945 miliardi + minori spese: 1,791 miliardi = miglioramento tendenziale dell’indebitamento netto 19,736 miliardi maggiori spese 12,443 miliardi minori entrate 1,506 miliardi riduzione indebitamento netto 5,787 miliardi E’ però molto interessante – per valutare la portata dell’effetto di "tax push" – quantificare l’impatto negli anni successivi delle misure dei decreti 81 e 159. Le tabelle del Dpef 2008-2011 e della Nota di aggiornamento di settembre evidenziano effetti sui conti del 2008 nulli per quanto riguarda le entrate (anzi: maggiori entrate per 25 milioni di euro) e tutto sommato contenuti per quanto concerne le spese (1,924 miliardi, a fronte di 12,443 miliardi nel 2007). Morale della favola: gran parte del "tesoretto" (il 70 per cento: 13,949 miliardi su 19,736) è stata utilizzata per maggiori spese o minori entrate. Ma la stragrande maggioranza di queste risorse (circa l’85 per cento) sono state impiegate – ed è una prudenza che va riconosciuta al Governo – in interventi una-tantum, tali da non pregiudicare più di tanto i conti degli anni successivi. Tax push, dunque. Ma molto una-tantum. Antonio Misiani Deputato PD Commissione Bilancio

  5. FRANCESCO COSTANZO

    Finalmente un articolo come se ne dovrebbero leggere più spesso sui giornali! Non è detto che l’"italiano medio" non sia in grado di capire queste cifre, qualora le leggesse, ed è giusto che si formi un’opinione pubblica ben precisa sul tema. Proprio per questo motivo, mi aspettavo che almeno le cifre sulla spesa primaria fossero più dettagliate, e che fosse formulata una proposta più concreta in merito a dove tagliare la spesa. E’ molto importante che i tecnici si sbilancino di più in questo senso, soprattutto se si tratta di economisti politicamente indipendenti, visto che i nostri politici non si "mettono d’accordo", e che l’informazione spesso segue le vie della politica. Grazie, spero di leggere ulteriori approfondimenti sul tema prossimamente.

  6. alberto

    Più che una lezione, una conferma di come alle volte gli "strumenti dati" non vengano usati o compresi fino in fondo, mi riferisco alle manovre di politica economica eseguite fino a prima del 2006 e che dunque hanno portato i loro frutti , che sono stati mal utilizzati.Quando si verificheranno gli effetti dei queste ultime finanziarie le entrate saranno minori e l’abbattimento della spesa sarà nuovamente impossibile se non in misura esigua, mi chiedo fino a che punto siamo disposti a tollerare.

  7. Francesco

    è interessante anche notare come a fronte di maggiori entrate siano DIMINUITE gli investimenti in conto capitale, ovvero si è speso quasi tutto in una tantum o in spesa corrente (come sottilineato dall’On. che ha postato prima di me) togliendo invece risorse agli Investimenti potenzialmente produttivi per il Paese

    • La redazione

      Sono molto daccordo con la sua osservazione, e la diminuzione degli investimenti in conto capitale richiede ulteriore spiegazione.

  8. M. Giovando

    RPP settembre 2006 RPP settembre 2006 Aggiornamento DPEF sett.07 Differenze

    Imposte dirette 223.339 229.939 6.600
    Imposte indirette 219.103 225.532 6.429
    Imposte in conto capitale 815   883 68
    TOTALE ENTRATE TRIBUTARIE 443.258 456.354 13.096
    Contributi sociali 203.972 207.708 3.736
    Altre 56.690 56.297 -393
    TOTALE ENTRATE 703.920 720.359 16.439

    Redditi lavoro dipendente 162.690 165.031 2.341
    Consumi intermedi 120.483 124.419 3.936
    Prestazioni sociali 264.884 265.220 336
    Altre correnti 56.924 57.802 878
    Spesa corrente primaria 604.981 614.597 9.616
    Interessi passivi 72.845 74.534 1.689
    Spesa in conto capitale 69.421 67.590 -1.831
    TOTALE SPESE 746.068 756.720 10.652
    SPESA PRIMARIA 673.223 682.186 8.963
    30.697
    Avanzo primario 30.697 38.173 7.476
    Indebitamento -42.148 -36.361 5.787
    -42.148

    MISSIONI Milioni di euro % sul totale MISSIONI Milioni di euro % sul totale

    Relazioni finanziarie con le autonomie territoriali 105.123,00 22,5 Soccorso civile 3688 0,79
    Debito pubblico* 83.541,00 17,9 Organi costituzionali, a rilevanza costituzionale e Presidenza del Consiglio dei Ministri 3233 0,69
    Politiche previdenziali 68.403,00 14,62 Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni 2911 0,62
    Istruzione scolastica 41.645,00 8,90 Politiche del lavoro 2701 0,58
    L’Italia in Europa e nel mondo 25.048,00 5,35 Immigrazione, accoglienza e garanzie dei diritti 1427 0,30
    Diritti sociali, solidarietà sociale e famiglia 24.497,00 5,24 Tutela e valorizzazione dei beni attività culturali 1380 0,29
    Difesa e sicurezza del territorio 19.086,00 4,08 Agricoltura, politiche agroalimentari e pesca 1225 0,26
    Fondi da ripartire 16.846,00 3,60 Casa e assetto urbanistico 1060 0,23
    Ordine pubblico e sicurezza 9.412,00 2,01 Giovani e sport 902 0,19
    Politiche economico-finanziarie e di bilancio** 8.875,00 1,90 Comunicazioni 896 0,19
    istruzione universitaria 8.165,00 1,74 Tutela della salute*** 711 0,15
    Diritto alla mobilità 7.960,00 1,70 Amministrazione generale e supporto alla rappresentanza gen.le di Governo e dello Stato sul territorio 3543 0,76
    Giustizia 7.275,00 1,55 Commercio internazionale ed internazionalizzazione del sistema produttivo 234 0,05
    Competitività e sviluppo delle imprese 5.574,00 1,19 Turismo 113 0,02
    Sviluppo e riequilibrio territoriale 4.545,00 0,97 Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell’ambiente 101 0,02
    Ricerca ed innovazione 3.964,00 0,85 Energis e diversificazione delle fonti energetiche 59 0,01
    Infrastrutture pubbliche e logistica 3.778,00 0,81 Regolazione dei mercati 16 0,00

    Spese 2008 Spesa 2008 467.937,00 100,00

    Entrate 2007? 456.354,00
    Incremento spese rispetto al 2007? 9,75

  9. Maurizio - Lucca

    Considerate le ingenti risorse che dobbiamo spesare per il pagamento degli interessi sul debito pubblico, io penso che dobbiamo assolutamente – e presto – fare un piano straordinario di vendita di quanto più patrimonio pubblico si possa alienare, con totale abbattimento del debito pregresso. In tal modo, in pochi anni, si potrebbero ‘liberare’ ingenti risorse per rilanciare l’Italia…Se non si avrà il coraggio di fare questo, o ‘destra’ o ‘sinistra’ ,il Paese continuerà la sua ‘corsa’…all’indietro!!

    • La redazione

      Sono abbastanza daccordo con lei, ma quello che e’ successo lo scorso anno dimostra che anche ingenti risorse, come effettivamente erano gli aumenti di entrata, non necessariamente finiscono poi a ridurre le entrate

  10. Alessandro Abati

    Si dimentica spesso che il dovere di pagare le (bellissime) tasse, viene dopo il dovere dei governanti di dire anticipatamente dove andra’ quel gettito, auspicabilmente non buttato in spese improduttive ma, soprattutto, che vada a finire dove promesso quando si e’ pretesa la fiducia degli elettori. Perche’ non serve un Dipartimento Economico delle improvvisazioni e delle emergenze pianificate.
    E’ assurdo mirare ad inasprire continuamente la pressione fiscale, come se il rilancio dell’economia di un Paese passasse attraverso un drenaggio di risorse dal settore privato, che crea spesa, investimenti e PIL per passarle a una Pubblica amministrazione che invece di snellirsi continua a crescere senza alcun obiettivo. Alle volte, la PA centrale pare un oca messa all’ingrasso ormai da anni per qualche Natale. Dimenticando che a Natale, al piu’, servirebbe un tacchino!
    Ma la cosa piu scandalosa non e’ tanto che il Governo accresca le tasse per coprire uno dei piu grandi debiti pubblici per poi, invece, riversarlo in categorie di spesa corrente (anche nuove! Perche’ no?) improduttive. La peggio cosa e’ il controllo sul financial country-risk profile (Eurostat, Ecofin, E..tc) o sulla contabilita’ fatto dall’Europa, che non si accorge di quando un Paese membro cosi’ indebitato, mette a copertura di spese correnti (quindi anche future) incrementi di entrate una-tantum e non strutturali.
    Una massaia accorta, non raffinati accademici, potrebbe meglio gestire il bilancio del Paese (Microfinance projects docet).

    • La redazione

      Il potere dell’Europa e’ limitato in questa direzione. Quello che davvero conta e’ la volonta politica di ridurre le spese. Nel nostro
      paese sembra davvero mancare quella. Pietro Garibaldi

  11. antonio petrina

    se l’extragettito non va per il risanamento ( se non nella misura minima) , si ritorna nello stesso refrain per la finanziaria 2007: ma non c’è un paradosso nel ridurre le spese quando c’è maggiore disponibilità? E’ meglio la cicala o la formica?

    • La redazione

      Anche se non ridurre le spese, basterebbe almeno non aumentarle, cosa che invece e’ successo in Italia lo scorso anno.

  12. LM

    Caro Professore,

    in linea di massima concordo con la tesi sostenuta da Lei nel presente articolo, ma mi permetto di fare due semplici osservazioni di cui credo si debba prendere atto tutti con molta franchezza.

    70 mld di €/Anno per servire gli interessi sul nostro debito pubblico sono tanti…altrettanto vero è che nelle fasi di ciclo economico favorevole accelerare il risanamento è senza dubbio la strategia teoricamente più efficiente.

    si…ma a quale prezzo?

    secondo me la strategia di risanamento e riduzione del debito pubblico italiano non potrebbe prescindere dall’obiettivo di crescita del PIL reale del paese e per farlo occorre subito dare respiro a quelle stesse classi sociali (parlo dei lavoratori) che, “grazie” all’attuale sistema fiscale italiano, si RItrovano, loro malgrado, ad essere le uniche vere classi contribuenti del Fisco.

    parliamo seriamente…la strategia di risanamento potrebbe prescindere dagli elementi di coesione e giustizia sociale introdotti (bene o male) nell’attuale Finanziaria 2008?

    infine mi permetta una domanda: non crede che la (necessaria) rigidità monetaria sancita dalla BCE, non essendo purtroppo finora accompagnata da una concomitante politica economica (intendo una politica fiscale) europea, sia da sola abbastanza incapace nel tenere assieme i temi dello sviluppo economico con quelli della coesione sociale?

    Grazie.

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