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CHI VENDE I FARMACI IN EUROPA

La distribuzione dei farmaci al di fuori delle farmacie è ancora al centro dell’attenzione. Ma la situazione in Italia è davvero anomala rispetto agli altri paesi europei? Francia e Spagna mantengono il diritto di esclusiva delle farmacie anche per i medicinali senza obbligo di prescrizione. L’Olanda preferisce i drugstore alla Gdo. In Norvegia gli esercizi commerciali necessitano di una licenza ad hoc. Specifica autorizzazione anche in Danimarca, che prevede inoltre l’obbligo di assortimento. Quando è formalmente richiesta la presenza di un farmacista.

La distribuzione dei farmaci al di fuori delle farmacie aperte al pubblico continua a essere oggetto di discussione. All’approvazione della legge 248/2006, che prevede, tra gli altri aspetti, la vendita di farmaci senza obbligo di prescrizione (Sop) al di fuori della farmacia, cosiddetta vendita “fuori canale”, pur in corner specificamente dedicati e con la presenza di un farmacista, è seguita la proposta, successivamente accantonata, di estendere tale possibilità ai farmaci non rimborsabili, ma soggetti a obbligo di prescrizione.

LE CIFRE DEL MERCATO

Il comparto dei farmaci a oggi dispensabili al di fuori del canale farmacie rappresenta circa l’11,1 per cento a valori (2,1 miliardi di euro) e il 18 per cento a volumi (312 milioni di confezioni nel 2006) del mercato farmaceutico complessivo, escluso quello ospedaliero. La spesa per prodotti con obbligo di prescrizione non rimborsabili ammonta invece a poco più di 3 miliardi di euro (16,6 per cento) e a circa 300 milioni di confezioni (17,8 per cento). Entrambi i mercati dal 2002 al 2006 hanno avuto tassi di crescita annuali superiori (rispettivamente del 2,8 e del 2,5 per cento) ai farmaci con obbligo di prescrizione rimborsabili (1,6 per cento), che sono stati interessati da importanti provvedimenti di contenimento, tra cui frequenti tagli di prezzo.
Ma quale è la situazione negli altri paesi dell’Unione Europea sulla distribuzione fuori canale? È vero che l’Italia presenta sostanziali anomalie rispetto al contesto internazionale?

IL FUORI CANALE IN EUROPA

La distribuzione fuori canale dei farmaci Sop è consentita solo in alcuni paesi UE, Norvegia e Svizzera. I paesi senza diritto di esclusiva alla distribuzione rappresentano circa il 60 per cento delle popolazione complessiva “UE-15 allargata” (ovvero incluse Norvegia e Svizzera) e del mercato dei farmaci Sop. Tra i maggiori paesi dell’Unione, Francia e Spagna hanno finora mantenuto il diritto di esclusiva. In Francia è però in discussione la proposta della commissione Attalì di liberalizzazione del sistema distributivo, che include un’apertura al “fuori canale”.

Distribuzione dei farmaci per punto vendita

* Limitatamente alle farmacie inserite nella Gdo
In Svezia è prevista entro aprile 2008 la distribuzione al di fuori del canale farmacie dei farmaci Sop. Una proposta in tal senso è stata formulata anche in Francia, ma solo per un numero limitato di prodotti Sop

Non sempre tutti i farmaci Sop sono dispensabili fuori dal canale farmacie. In tutti i paesi con fuori canale, esclusi Italia, Portogallo e Olanda, è anzi prevista una classificazione dei Sop in (i) farmaci che possono essere venduti fuori canale, senza l’obbligo di assistenza di un farmacista (nel Regno Unito farmaci “Gsl – General Sale List”) e (ii) farmaci che possono essere venduti solo attraverso il canale farmacia (in UK “P – Pharmacy Medicines”).
La distribuzione dei prodotti con obbligo di prescrizione è consentita solo in farmacia. Per farmacia si intende la farmacia indipendente, la farmacia appartenente a catene (di proprietà di farmacisti e non) o la farmacia inserita nella Gdo (grande distribuzione organizzata). In Italia, la proposta di vendere al di fuori del canale farmacia si collega alla significativa presenza di prodotti con obbligo di prescrizione non rimborsabili, situazione che non trova riscontri in altri paesi dell’Unione, dove i prodotti con obbligo di prescrizione, e in alcuni casi anche parte dei Sop se prescritti, sono generalmente rimborsabili, pur con compartecipazioni anche rilevanti da parte dell’assistito.

NON SOLO GDO

Dispensazione fuori canale non significa necessariamente Gdo. Ad esempio, la attuale normativa olandese prevede che la distribuzione di farmaci possa avvenire solo in “drugstore” con la presenza di un “druggist” qualificato e registrato presso la camera di commercio o nella Gdo, purché l’esercizio commerciale sia provvisto di specifica licenza, che è ottenibile solo nel caso in cui l’area territoriale non sia adeguatamente fornita da farmacie o “drugstore”. Di conseguenza, la quota di mercato dei farmaci Sop che transita nella Gdo è molto ridotta (5,5 per cento) se confrontata con quella detenuta dai drugstore (77,9 per cento). Nel Regno Unito, che rappresenta il 48,6 per cento della spesa “UE-15 allargata” per farmaci Sop dispensati fuori canale, le farmacie indipendenti, le farmacie appartenenti a catene (ad esempio, Boots) e le farmacie nella Gdo (ad esempio, Tesco) detengono una quota di mercato rispettivamente del 43, del 29 e del 28 per cento dei farmaci Sop (Gsl). La quota di mercato delle farmacie indipendenti continua però a ridursi.
La distribuzione fuori canale è in alcuni casi specificamente regolamentata. La presenza di un farmacista (anche con laurea breve) è richiesta formalmente laddove la distribuzione fuori canale è estesa a tutti i farmaci Sop (Portogallo e Italia). In Norvegia gli esercizi commerciali necessitano di una licenza “ad hoc” per la distribuzione dei farmaci. In Danimarca la distribuzione fuori canale può avvenire solo in esercizi commerciali che abbiano ottenuto una specifica autorizzazione da parte delle relative autorità regolatorie ed è esplicitamente previsto un obbligo di assortimento per evitare una selezione di prodotti da parte della distribuzione. In alcuni paesi l’accesso diretto del consumatore al farmaco non è consentito.
L’entità della spesa per farmaci Sop che transitano al di fuori del canale “farmacie” è diversa da paese a paese: si passa dall’83,4 per cento in Olanda (si ricorda comunque che gran parte dei farmaci è distribuita dai drugstore) al 33 per cento della Svizzera al 28,5 per cento del Regno Unito al 4,5 per cento in Germania.

L’incidenza della spesa per farmaci Sop che transitano da canali alternativi alle farmacie

Fonte: elaborazioni Osservatorio farmaci Cergas su dati Aesgp e associazioni di categoria delle imprese di automedicazione. Dato non disponibile per il Portogallo, che ha introdotto la distribuzione fuori canale nel 2006.

Se si considera tutto il mercato dei farmaci Sop a livello “UE-15 allargata”, l’incidenza della spesa per farmaci che transitano attraverso canali alternativi a quello delle farmacie è del 18,9 per cento.
In Italia, la quota di mercato di canali alternativi alle farmacie aperte al pubblico è ancora modesta: secondo stime Nielsen, sul totale mercato Sop a valori per il 2007 è prevista tra il 3,5 e il 4 per cento, di cui poco più del 2 per cento in Gdo e il restante in parafarmacie.
Se si guarda al contesto europeo, la situazione italiana non è su singoli aspetti così anomala. La peculiarità dell’Italia rispetto ai principali paesi dell’Unione è quella di avere previsto l’estensione a prodotti con obbligo di prescrizione (pur non rimborsabili) della possibilità di vendita fuori canale. Inoltre, i modelli distributivi prevalenti prevedono il libero accesso, senza intermediazione del farmacista, per una sotto-categoria di farmaci senza obbligo di prescrizione e la vendita esclusiva in farmacia, eventualmente inserita in Gdo, di tutti gli altri prodotti.

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11 commenti

  1. andrea dolci

    Io non trovo strano che la dispensazione di farmaci sia esclusiva del farmacista. Quello che pero’ e’ assolutamente anomalo, e’ che le farmacie siano a numero chiuso e soggette a limitazioni territoriali che di fatto garantiscono in eterno redditivita’ assolutamente fuori da ogni logica economica. Poiche’ il grosso del costo di questa redditivita’ e’ in carico alla collettivita’ e volendo comunque salvaguardare la funzione specifica del farmacista, credo che sia necessartio liberalizzare il mercato delle farmacie permettendo una piu’ equa e proficua distribuzione delle risorse e nel contempo avere una erogazine del servizio piu’ economica.

    • La redazione

      Condividiamo l’idea che una maggiore apertura di punti vendita possa incrementare la concorrenza, purchè ciò non avvenga a scapito dei principi di equità nell’accesso (ad esempio, concentrazione in aree urbane). A questo proposito si ricorda che in UK è vero che non esiste una "pianta organica" che regola in modo specifico l’apertura di nuove farmacie, ma qualunque punto
      vendita di farmaci, per servire il National Health Service (ovvero per vendere prodotti con obbligo di prescrizione a carico del NHS), deve stipulare un contratto con la autorità sanitaria locale. Esiste quindi una regolamentazione indiretta (attraverso l’istituto del contratto) dell’apertura di nuovi punti vendita dei farmaci per il NHS.

  2. Mussari Ferdinando

    Come si evince dalla puntuale analisi del CERGAS, il sistema farmaceutico italiano è in tendenza con quello europeo sia per accesso sia per qualità. le alternative ai 16000 proprietari italiani sono catene di farmacie o GDO? come sappiamo la pressione esercitata sul nostro paese serve da leva per scardinare il sistema farmacia in tutti i paesi europei. non è un problema di consumatori ma di politica farmaceutica.

  3. ciro daniele

    Trovo davvero bizzarra l’idea che, per tutelare la nostra salute, i farmaci possano essere somministrati solo da un farmacista. Se si applicasse lo stesso principio, chi vende automobili e motociclette dovrebbe essere un pilota o un ingegnere in grado di verificare le capacità dei guidatori; nei supermercati dovrebbe esserci un artificiere alla cassa per impedire che i clienti acquistino tutto il necessario per costruire bombe di una certa potenza (basta girare per il reparto giardinaggio e vernici per farlo); alla stessa cassa dovrebbero vigilare anche un farmacista per evitare la preparazione di veleni e un maestro d’armi per impedire accoltellamenti; solo un commercialista potrebbe vendere strumenti finanziari … e potrei continuare a lungo con proposte altrettanto surreali.

    • La redazione

      L’Italia ha fatto una scelta simile, rispetto al fuori canale, a quella di del Portogallo associando comunque la distribuzione del farmaco alla figura del farmacista (anche nei punti vendita alternativi alla farmacia). Altri paesi (ad esempio UK) hanno invece previsto per alcuni prodotti senza obbligo di prescrizione il libero accesso del consumatore (assimilando i farmaci a qualunque altro bene di consumo) e per altri la vendita esclusiva in farmacia.

  4. Rino

    Durante una trasmissione radiofonica , ho avuto modo di ascoltare Mister Prezzi, che sosteneva il ribasso dei prezzi dei farmaci a seguito dell’entrata in vigore del provvedimento di liberalizzazione dei prodotti farmaceutici. Purtroppo devo segnalare che nella città dove vivo (Sondrio) e in tutta la Provincia nessun farmacista (comprese quelle comunali) ha adottato la riduzione sui farmaci, né tanto meno espongono i prezzi dei prodotti da banco ed altro di cui è prevista l’obbligatorietà dell’esposizione al pubblico. Capisco che per il farmacista non è un obbligo ma una facoltà quella di applicare sconti sui farmaci. Ma avendo vissuto tanti anni fuori da questa valle per motivi di lavoro, posso assicurare che tutte le farmacie fanno tra loro una concorrenza leale applicando sconti su tutti i prodotti farmaceutici o non. Secondo un mio modestissimo parere i farmacisti della provincia di Sondrio, successivamente all’emanazione del provvedimento, hanno ritenuto fare un bel cartello, trascurando le esigenze dei pensionati.

    • La redazione

      1) è abbastanza normale che la spinta concorrenziale sui prezzi (ormai non si parla più di sconti, data la liberalizzazione dei prezzi dal 2008) sia diversa da realtà a realtà (a seconda anche della presenza o meno di punti distributivi alternativi alla farmacia aperta al pubblico)
      2) la concorrenza tra farmacie e punti di distribuzione alternativi non è solo sul prezzo. E’ vero che il prezzo è uno dei fattori-chiave sui quali si misura l’impatto dell’apertura al fuori canale, ma qualunque analisi comparativa dovrebbe considerare anche l’accessibilità, la qualità del servizio, l’assortimento, ecc.

  5. Mussari Ferdinando

    Per Daniele: il binomio che fai è errato, per il farmaco non si parla di rapporto farmacista-farmaco, ma di farmacia farmaco. E’ lo stesso rapporto ospedale-paziente e non medico-paziente.

  6. Ludolfo

    La questione degli orari delle Farmacie è rigidamente regolata da leggi regionali, che non consentono un’apertura incondizionata e senza vincoli. Peraltro anche altre norme, di rango statale (Rd 1265/1934; legge 475/1698), impediscono (in virtù del fatto che le farmacie svolgono un servizio pubblico essenziale a tutela della salute del cittadino – colui che assume un qualsiasi medicinale non è un consumatore, ma un paziente!) l’indiscriminata apertura di farmacie. Una liberalizzazione delle aperture, attuata in base a puri criteri economici e in dispregio delle richiamate norme, potrebbe comportare un’indiscriminata apertura di farmacie in zone economicamente interessanti (quindi, densamente popolate), ed una conseguente e ovvia chiusura nelle zone economicamente non convenienti, con inevitabili disagi per i cittadini/pazienti (si pensi ai piccoli Comuni montani d’Italia – ecco a che serve la pianta organica). Cito l’esempio di Londra, a mio parere perfettamente calzante: nella capitale britannica è possibile acquistare farmaci a qualsiasi ora del giorno, mentre di notte si trovano aperte cinque (5) farmacie per sette milioni e mezzo di abitanti (fonte: Repubblica).

  7. G.ANDREA FERRAIOLO

    Ricordo che l’Autorita Garante della Concorrenza nella sua ultima relazione a giugno 2009 ha citato le manovre per smantellare le liberalizzazioni su Parafarmacie e n.5000 laureati e abilitati che vi lavorano che rischiano di perdere lavoro solo perché la lobby dei titolari di farmacie sta stimolando il governo a presentare un decreto per smantellare le parafarmacie: sono gli stessi Titolari che per anni "hanno difeso il ruolo del farmacista quale unico dispensatore del farmaco e responsabile della farmacovigilanza ecc. "Ora hanno deciso che e’ piu’ conveniente eliminare la presenza del farmacista laureato e abilitato al fine di gestire corner e parafarmacie con logica prettamente commerciale. Ricordo che in Italia esiste il monopolio della filiera distributiva tra i grossisti farmaco, spesso si tratta di societa’ di Titolari di Farmacie private. Ricordo anche che l’Autorita’ della Concorrenza ha gia multato i grossisti che si rifiutavano di rifornire le Parafarmacie. Come e’ noto la presenza di pianta organica e le leggi promulgate a favore della categoria Titolari di Farmacia negli ultimi 50 anni hanno, sino ad oggi, impedito il libero accesso alla professione di farmacista che e’ obbligato alla iscrizione c/o.

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