PARTITO DEMOCRATICO

Il programma del Pd al punto 9 lancia lo slogan “concorrenza produce crescita” e dice che bisogna ridurre i costi dei servizi bancari, aumentare la trasparenza e la semplificazione dei contratti, la diffusione di strumenti di pagamento elettronici, le opportunità di finanziamento di famiglie e imprese “attraverso l’introduzione di forme di autoregolamentazione del settore e intese tra governo, associazioni di rappresentanza e parti interessate”.
Al punto 8 del programma si parla invece  di “imprese più forti per competere meglio”. Oltre alla opportuna revisione del diritto societario per eliminare le differenze di regolamentazione tra società quotate e società aperte e cioè quelle con capitale diffuso che non accedono ai mercati, si propone una disciplina stringente dei rapporti con parti correlate. È, questa, come da tempo denunciato anche dalle Autorità di vigilanza, una delle note dolenti del funzionamento degli italici sistemi di governo societario, dove i conflitti di interesse e i pericoli di condotte espropriative dei soci di maggioranza a danno degli azionisti di minoranza sono sempre in agguato.
Al punto 8f si chiede “più democrazia economica” e, per favorire la partecipazione dei lavoratori all’impresa, si propone, fra l’altro, di consentire la presenza dei loro rappresentanti nel consiglio di sorveglianza. Si torna (finalmente) alle originarie vocazioni del sistema dualistico, nato proprio per coinvolgere gli stakeholder nel governo societario. È una proposta destinata a suscitare contrasti, anche per la tradizionale ritrosia su questi temi delle parti sociali, compresa una larga fetta di sindacato; ma è sicuramente coraggiosa e forte.

POPOLO DELLA LIBERTÀ

Il Pdl proclama nel punto 2 della seconda missione, “una casa per tutti”, propone una “riduzione del costo dei mutui bancari delle famiglie rendendone conveniente la ristrutturazione da parte delle banche”, ma senza spiegare come, con quali strumenti e soprattutto per quali mutui.
Al punto 4 della prima missione, il Pdl propone di generalizzare il principio della portabilità a tutti i rapporti bancari. È una proposta importante, soprattutto con riferimento ai conti correnti: effettivamente può contribuire, come sostenuto anche dall’Autorità antitrust, ad “agevolare i consumatori e innescare la necessaria pressione competitiva” abbassando gli ostacoli alla mobilità.
Sempre nel punto 4, il Pdl sostiene di voler liberalizzare i servizi privati e pubblici per favorire il rapporto qualità prezzo per i consumatori, e soprattutto di voler liquidare le società pubbliche non essenziali. Impegno nobile. La curiosità, oltre a scoprire chi e come liberalizzare in un paese dove notoriamente tutti lo desiderano, ma fuori dalle mura di casa propria, è di leggere la lista delle società pubbliche pronte a buttarsi nella decrepita categoria degli ”inessenziali”.

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PARTITI MINORI

Nei programmi elettorali di altri partiti la finanza non ha molto spazio se non per generiche proposte sui mutui.
La Sinistra Arcobaleno propone di istituire un fondo a sostegno della loro ricontrattazione, ma, e a prescindere dal fatto che l’ultima Finanziaria già prevede un fondo, non specifica attraverso quali modalità dovrebbe operare.
Ancora più fumosa la proposta de La Destra che fa riferimento a un mutuo sociale che consenta l’acquisto della casa senza l’intermediazione delle banche; una sorta, a quanto pare di capire, di finanziamento pubblico per tutte le famiglie che intendono acquistare una casa e nelle quali nessun membro risulti proprietario di immobili. Da sottolineare il fatto che il mutuo sociale sarebbe finanziato con una tassazione straordinaria di banche e assicurazioni.
Per quanto concerne le proposte sulle liberalizzazioni, merita una segnalazione il programma dell’Udc che prevede incentivazioni, anche se non specifica quali, agli enti locali che decidano di uscire dalle società che gestiscono i servizi pubblici locali.
Sul terreno del diritto dell’impresa, segnaliamo, infine, la  proposta dell’Italia dei valori della reintroduzione del reato di falso in bilancio, e cioè il ritorno alla disciplina anteriore alla riforma voluta dal governo di centrodestra che ha sostanzialmente depotenziato le sanzioni per le false comunicazioni sociali.

COMMENTO

Sulla finanza le proposte del Pd sono, a dir la verità, un po’ generiche, ma possono quantomeno essere di buon auspicio: negli ultimi due anni di travagliato governo, il centrosinistra si è effettivamente sforzato di adottare misure per rafforzare la competitività sul mercato dei servizi finanziari e bancari e quindi la speranza è legittima. Il messaggio della trasparenza coniugato con la semplificazione dei contratti, se si tradurrà in provvedimenti concreti, è importante perché l’informazione è utile se i destinatari ne possono usufruire in maniera chiara e semplice: costringere gli intermediari a fornire moduli su moduli che vengono firmati senza essere letti è costoso per loro e poco funzionale per una reale consapevolezza nelle scelte di finanziamento.
Servirebbe, accanto all’informazione, un grande progetto di educazione finanziaria e, perché no, la creazione di strutture di “indipendent face to face counselling”.
Sul terreno delle relazioni industriali si aprono nuove frontiere e soprattutto si mettono a disposizione utili strumenti di governance societaria in grado di aumentare la conoscibilità e il monitoraggio delle imprese nella loro dimensione operativa e finanziaria.
Sui mutui, lo slogan Pdl è molto attraente. C’è da chiedersi, però, perché si debba ristrutturare un mutuo prescindendo dalle sue caratteristiche e soprattutto dalle caratteristiche del prenditore: i destinatari della misura sono solo le famiglie che il Pdl ricomprende nel “piano casa” e cioè non ancora proprietarie, o tutte? Chi si compra la seconda casa, o paga regolarmente, perché dovrebbe usufruire della ristrutturazione? E bisogna ricordare che già sono operativi altri provvedimenti di agevolazione: ad esempio la Finanziaria2008 ha previsto un fondo di solidarietà relativo ai mutui per l’acquisto della prima casa. Fondo che, però, interviene solo a favore di coloro che non riescono a sostenere le rate e possono sospendere il pagamento per non più di due volte e per un periodo complessivo non superiore ai diciotto mesi. Siamo ancora in attesa del regolamento ministeriale di attuazione, ma per i mutui valgono le stesse ragioni di critica nei confronti dei provvedimenti, promossi con grande foga alla fine della passata legislatura, di rimborsi generalizzati (finora inattuali) dei possessori di titoli in default: nei periodi pre-elettorali è molto forte la tentazione di misure populistiche che corrono il rischio di introdurre elementi distorsivi nel funzionamento dei mercati con pratiche generalizzate e onnicomprensive che volendo tutelare tutti, finiscono con il tutelare poco o niente chi ne avrebbe effettivamente bisogno e diritto.
La portabilità proposta dal Pdl del numero dalla propria a un’altra banca è una misura che va attentamente valutata alla luce dei costi che potrebbe avere nella modifica delle infrastrutture informatiche. Da tempo nel nostro ordinamento vigono i principi di analisi di impatto della regolamentazione, per evitare che norme con ottimi propositi comportino svantaggi per il sistema superiori ai loro benefici. Sono principi frequentemente, e in maniera assolutamente bipartisan, dimenticati, ma quello della portabilità del numero è un terreno sul quale muoversi con prudenza: altrimenti, il rischio è che i costi per i correntisti, usciti dalla porta, rientrino dalla finestra.

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