Il commento di Tommaso Monacelli sulle recenti decisioni prese della Bce è, a mio parere, troppo severo. Sicuramente le Borse sono rimaste deluse quando hanno compreso che non avrebbero ricevuto immediatamente in pasto il piano di acquisti dei titoli di stato dei paesi europei in difficoltà, come la Spagna e l’Italia.

I mercati, tuttavia, non andrebbero sempre assecondati in quanto ragionano prevalentemente con un’ottica di brevissimo termine, come dimostra l’insorgere di numerose bolle speculative nell’ultimo decennio. La Bce è tenuta, invece, ad avere un’ottica di più ampio respiro, a guardare oltre quello che succede nell’immediato. Il board della Banca centrale europea ha probabilmente ritenuto che avviare senza indugio l’azione per il contenimento dello spread avrebbe fatto scattare il moral hazard dei diversi governi nazionali. Le politiche di risanamento della finanza pubblica e le riforme per il rilancio della crescita sarebbero divenute altamente improbabili, posto che la loro attuazione implica forti costi anche in termini di consenso popolare.

COME IMPARARE DAGLI ERRORI

Anche la strategia della Bce di puntare al coinvolgimento dell’Efsf e dell’Esm nell’acquisto dei titoli non sembra priva di motivazioni. Per evitare, infatti, che i singoli governi possano prendere degli impegni con la Bce per poi disattenderli, anche a seguito del naturale ricambio politico, la Banca centrale deve avere forti armi a disposizione. Imparando dagli errori dell’Unione Europea, che in tutti questi anni ha dimostrato di non essere in grado di far rispettare le proprie regole (le numerose violazioni del Trattato di Maastricht, anche da parte dei paesi dell’Europa del Nord, ne sono un esempio lampante), la Bce è propensa solo ad acquistare i titoli di Stato a breve termine. Facendo così avrà la possibilità di revocare il sostegno a quei governi che non rispetteranno gli impegni e facendogli pagare immediatamente le conseguenze: in termini economici-finanziari e, indirettamente, elettorali. Per il sostegno sui titoli a medio-lungo termine, invece, dovranno intervenire l’Efsf/Esm, utilizzando esclusivamente le risorse dei governi e quelle ottenibili dai mercati. In quest’ultimo caso, quindi, sarà la fiduciadelle controparti che permetterà al meccanismo di funzionare.

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COME SFRUTTARE LA CRISI

In conclusione, più della messa in sicurezza immediata dell’intera area euro è necessario non vada persa l’occasione di sfruttare l’attuale profonda crisi economico-finanziaria ai fini di rilanciare il progetto degli Stati Uniti d’Europa. La storia degli Stati Uniti d’America dovrebbe insegnarci molto al riguardo. Fu infatti solo durante la Guerra di Secessione che nel 1862-63 il Presidente Lincoln decise di centralizzare il sistema monetario introducendo una moneta unica, e fu solo nel 1913 che venne creata la Federal Reserve, dopo il susseguirsi di diverse crisi bancarie (1873, 1893 e 1907) che avevano messo in grande difficoltà la tenuta finanziaria dell’intero paese. L’Europa ha l’occasione di utilizzare la crisi corrente per cambiare radicalmente il proprio aspetto. No pain, no gain (senza fatica non si ottiene nulla, un detto che ben conoscono gli atleti olimpionici), dovrebbe essere preso a modello per l’intero establishment europeo.

Mario Draghi in una cosa però ha sbagliato: l’esempio dell’ape e del calabrone. Entrambi gli insetti, infatti, riescono a volare senza nessuna difficoltà, seppur sfruttando le leggi dell’aerodinamica in modo radicalmente diverso. La Bce, quindi, non ha alcun bisogno di diventare ape, può restare calabrone e volare egualmente, l’importante è che faccia le scelte giuste per la conservazione della specie. In altre parole, significa fare tutto il possibile per il salvataggio dell’euro, cosa che Draghi ha ben chiarito di essere disposto a fare.

 

» Il cuore del problema: l’unione fiscale , Tommaso Monacelli  08.08.2012

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