Una ricerca sul funzionamento dei sistemi democratici in Europa delinea un approccio innovativo. Si concentra nella misurazione del livello di cultura democratica e delle relazioni tra i valori, la vita di tutti i giorni, i comportamenti. L’Italia, tanto per cambiare, non fa una bella figura. Andiamo malissimo nell’indice di democrazia elettorale e procedurale e nella libertà di scelta del modello famigliare. Relativamente meno peggio facciamo nel controllo sull’erogazione dei servizi, nella partecipazione civica e attivismo.

Il “programma di ricerca” di Demos si focalizza su come “riconnettere” la vita di tutti i giorni dei cittadini con la rappresentanza politica. Da questa insufficiente “riconciliazione” si originerebbe infatti il senso di insoddisfazione e di sfiducia verso le istituzioni della politica documentato nella parte iniziale del pamphlet; insoddisfazione che non è dunque solo un problema italiano.
La soluzione sarebbe da ricercarsi in un accresciuto impegno individuale nelle decisioni collettive nonché nella possibilità delle persone di modellare la loro vita famigliare (uno stato meno etico e una famiglia meno patriarcale?), l’organizzazione del proprio lavoro (un’azienda meno paternalista?), i servizi pubblici di cui usufruiscono (consumatori più influenti?). In sintesi: più spazio all’individuo nelle decisioni che influenzano la sua vita di tutti i giorni e una “riconciliazione” di questo spazio con i processi di decisione collettiva e con la vita della comunità.
In questa prospettiva i ricercatori di Demos confrontano le diverse democrazie europee sulla base di alcuni indici: diversamente da quelli consueti in questo genere di ricerche, esaminano solo marginalmente gli aspetti di ingegneria istituzionale e si concentrano nella misurazione del livello di cultura democratica e delle relazioni tra i valori, la vita di tutti i giorni, i comportamenti.
Inoltre, essendo il campo di osservazione limitato ai paesi dell’Europa, ne risulta un quadro più focalizzato rispetto ai confronti estesi all’universo mondo. (2)

UN TENTATIVO DI MISURAZIONE

Sono proposti sei indici relativamente a:

  • “Democrazia elettorale e procedurale”: riflette il grado di effettività dei diritti politici sanciti dalla norme istituzionali, la capacità degli elettori di intervenire attivamente nelle procedure di selezione e sostituzione dei propri rappresentanti, la percezione diffusa del concetto di legalità e il controllo della corruzione.
  • “Partecipazione civica e attivismo”: riflette il coinvolgimento dei cittadini nel confronto democratico del proprio paese, ivi inclusa la partecipazione alle manifestazioni.
  • “Aspirazioni e orientamento alla cultura democratica”: cerca di misurare la condivisione delle scelte pubbliche in ambito bio-etico, ambientale, energetico, nonché il grado di insofferenza rispetto alle decisioni autoritarie.
  • “Libertà nella scelta del modello famigliare”: riflette l’influenza dei diritti civili sulle scelte personali inerenti la struttura famigliare (per esempio matrimonio vs patti civili) nonché le inclinazioni culturali della società rispetto alla condivisione dei ruoli dei genitori e alla influenza dei figli nei processi di decisione del contesto famigliare.
  • “Controllo sull’erogazione dei servizi pubblici”: fa riferimento alla partecipazione dei cittadini nella gestione delle risorse pubbliche destinate ad alcuni servizi di pubblica utilità (istruzione e sanità) e quindi al livello di federalismo fiscale.
  • “Autonomia nel luogo di lavoro”: attiene al livello di democrazia e alla responsabilità dei singoli lavoratori nel luogo di lavoro (con una correlazione inversa con l’influenza dei sindacati e delle strutture corporative).

I limiti della misurazione risiedono nell’eterogeneità delle fonti e degli anni di riferimento (alcuni fenomeni sono rilevati alla fine degli anni Novanta), oltre che nel grado di approssimazione di questo genere di esercizi, qui particolarmente accentuato, considerata l’eterogeneità dei fenomeni osservati.
Per vedere come gli indici sono costruiti si veda questo studio; ecco brevemente i risultati per il nostro povero paese: come indice globale (o combinato) siamo il penultimo dell’Europa dei 15 (solo il Portogallo fa peggio di noi); non riusciamo a recuperare neanche se allarghiamo il benchmark all’Europa dei 27 (con un valore di ben 5 punti inferiore).
Dove ci comportiamo peggio è nell’indice di democrazia elettorale e procedurale e nella libertà di scelta del modello famigliare (dove siamo l’ultimo paese). Andiamo relativamente meno peggio nel controllo sull’erogazione dei servizi (certamente non abbiamo un’organizzazione accentrata) e nella partecipazione civica e nell’attivismo. Ma qui gli studiosi inglesi non scoprono niente di nuovo: in cortei e manifestazioni vantiamo una buona tradizione.

  Italia UE15 UE27
   
Democrazia elettorale e procedurale 3,5 6,7 5,2
Partecipazione civica e attivismo 3,8 4,6 3,4
Aspirazioni e orientamento alla cultura democratica 5 6,3 5,1
Libertà nella scelta del modello famigliare 1,3 5,0 4,2
Controllo dei cittadini sull’erogazione dei servizi 4,31 4,4 3,8
Autonomia nel luogo di lavoro 4,4 5,6 4,7
   
Indice combinato di democrazia 22,92 33,1 28,0
1 L’indice per l’Italia è stimato trascurando l’errore potenziale derivante dall’impiego di due sole variabili delle tre utilizzate per gli altri paesi
2Differisce dalla somma degli indici per via degli arrotondamenti
 

Ns. rielaborazione su dati Demos

(1) P. Skidmore e K. Bound,“We need to dig deeper than voter turnout to find out how European democracies really measure up…-The Everyday Democracy Index”.
(2)Come sono ad esempioquelli di Freedom House, che per i paesi sviluppati presenta solo due indici per civil e political rights ma per questi non discrimina tra i paesi sviluppati – tutti hanno il valore massimo – e non rivela le fonti su cui sono costruiti.

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