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Autore: Alfredo Macchiati

L’EUROPA DELLA MICRODEMOCRAZIA

Una ricerca sul funzionamento dei sistemi democratici in Europa delinea un approccio innovativo. Si concentra nella misurazione del livello di cultura democratica e delle relazioni tra i valori, la vita di tutti i giorni, i comportamenti. L’Italia, tanto per cambiare, non fa una bella figura. Andiamo malissimo nell’indice di democrazia elettorale e procedurale e nella libertà di scelta del modello famigliare. Relativamente meno peggio facciamo nel controllo sull’erogazione dei servizi, nella partecipazione civica e attivismo.

NON E’ UN PAESE DELLA RULE OF LAW

Nei loro programmi elettorali i due principali partiti propongono una trasformazione completa dell’Italia, senza però indicare alcuna sequenza delle riforme che vorrebbero attuare. Ma le priorità esistono. Secondo il rapporto sulla libertà economica curato dall’Heritage Foundation, il nostro paese è agli ultimi posti per corruzione e tutela dei diritti di proprietà. Alla giustizia Pdl e Pd dedicano una certa attenzione e il tentativo di dare risposte alle deficienze del nostro sistema giudiziario dovrebbe trovare ampio sostegno in quasi tutta la società.

I SERVIZI LOCALI E LA MOLTIPLICAZIONE DEI CENTRI DECISIONALI

La gestione di molti servizi locali è afflitta da un disegno istituzionale che non divide chiaramente le responsabilità del potere centrale da quelle dei poteri locali e dei suoi diversi livelli. I governi decentrati, forti anche del ruolo che la legislazione gli assegna con la Conferenza Stato-Regioni, respingono ogni tentativo di riportare nelle amministrazioni centrali decisioni sugli assetti di mercato e sulla regolazione. Ne sono un chiaro esempio le vicende di Malpensa e dei termovalorizzatori. Ma alcuni correttivi sono possibili.

Non solo gli intrecci limitano la concorrenza

L’Antitrust lancia un monito severo sugli intrecci azionari tra le imprese bancarie e tra queste e il settore assicurativo. E le recenti concentrazioni impongono alla analisi concorrenziale una attenta valutazione degli strumenti. Interventi di tipo preventivo hanno dubbia efficacia. In attesa dei risultati dell’indagine sui rapporti tra libertà di mercato e corporate governance nel settore finanziario, si potrebbero varare misure di stimolo alla concorrenza che puntino ad aumentare la mobilità dei consumatori senza intervenire sulla struttura dell’offerta.

Se il mercato di controllo proprietario assomiglia a Chinatown

Dopo la vicenda Telecom si sono levate forti critiche all’attuale legislazione in materia di Opa e sono state avanzate numerose proposte. Se le prime sembrano non del tutto meritate, le seconde possono creare più problemi di quanti ne possano risolvere. In particolare, l’idea di consentire alla Consob di imporre discrezionalmente l’Opa obbligatoria ogni volta che si accerti il passaggio del controllo. Ma è il clima economico e politico generale, più che i dettagli tecnici della legge, a ingessare il mercato del controllo proprietario italiano.

Privatizzazioni, davvero si poteva fare meglio?

I casi Autostrade e Telecom ridanno voce ai critici delle privatizzazioni. In particolare, per la mancata liberalizzazione e regolazione delle utilities e per l’inefficienza della struttura proprietaria. Il processo di dismissione si realizzò infatti sotto i vincoli della crisi finanziaria e del timore di fallire l’ingresso nell’euro. E’ così mancata una profonda revisione delle istituzioni economiche che influenzano il mercato dei diritti proprietari. Ma non è lasciando un ruolo attivo allo Stato nel controllo delle imprese che si realizza una economia aperta.

La privatizzazione di Alitalia

La decisione del governo di ricorrere a un “processo trasparente e non discriminatorio” per l’ingresso in Alitalia di “nuovi soggetti industriali e finanziari” rappresenta un primo e positivo passo sulla strada del risanamento. Vari elementi spingono a richiedere che l’azionista pubblico resti in un ruolo importante. Ma la necessità di offrire al nuovo socio qualche altra garanzia potrebbe impedire di incidere su uno dei fattori strutturali di debolezza: il posizionamento sui mercati internazionali. I problemi di un’eventuale autorizzazione alla concentrazione

Troppi soldi per troppi partiti

La regolamentazione del finanziamento dei partiti presenta diverse criticità. Per esempio, nel 2005 i rimborsi per le elezioni regionali, nazionali, europee hanno riguardato ottantuno formazioni politiche, per un totale di 196 milioni di euro. Una possibile revisione della normativa passa per una maggiore coerenza tra soglie di sbarramento della legge elettorale e diritto al rimborso; criteri più rigorosi di trasparenza; maggiore concorso di “piccole contribuzioni” di privati; terzietà dei controlli anche sulla fissazione dei limiti di spesa.

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