Lavoce.info

CONTRIBUENTI ED EVASORI: CHI, DOVE E QUANDO

Solo la quota dichiarata dell’economia italiana sopporta effettivamente le imposte. L’andamento della differenza tra la pressione fiscale apparente e la pressione fiscale effettiva risente, in parte, del ciclo politico. La quota di economia sommersa è più bassa a Nord Ovest e maggiore a Sud. L’evasione nell’industria è relativamente più concentrata nelle regioni meridionali, mentre nelle altre  zone si trova di più nel settore dei servizi. Chi può evita i doveri fiscali, ma con scelte differenti. Nel Mezzogiorno il sommerso, da lavoro nero, è legato al basso reddito. Altrove no.

L’Istat misura la pressione fiscale come rapporto tra le imposte pagate e il Pil, calcolato al lordo dell’economia sommersa. Questo significa che solo una quota dell’economia, quella dichiarata, sopporta effettivamente le imposte. Si può allora distinguere tra la pressione fiscale apparente e quella effettiva, sostenuta da chi paga.

PRESSIONE FISCALE EFFETTIVA E APPARENTE

Le misure dell’economia sommersa, di fonte Istat o dell’Agenzia delle Entrate, stimano un valore attorno al 20 per cento del Pil. Se la stima fosse attendibile, la pressione fiscale effettiva che grava sull’economia ufficiale (circa il 50 per cento del Pil) sarebbe maggiore di circa 10 punti percentuali rispetto alla pressione fiscale apparente: “solo” intorno al 40 per cento del Pil.
La dimensione dell’economia sommersa è preoccupante, ma non fa piena luce su un fenomeno complesso. Differenti politiche di emersione devono essere pensate se l’evasione è un comportamento legato alla marginalità delle imprese e al basso reddito oppure se è ascrivibile agli alti redditi. Occorre dunque approfondire la questione, rispondendo in primis a tre domande: quando, quali sono i periodi in cui l’evasione è maggiore? Dove, qual è la distribuzione territoriale e settoriale del sommerso? Chi sono gli evasori?

QUANDO: SOMMERSO E CICLO POLITICO

L’andamento nel tempo della differenza tra la pressione fiscale apparente e la pressione fiscale effettiva risente, in parte, del ciclo politico (figura 1).

A partire dalla fine della prima Repubblica, si osserva come durante i governi Amato e Ciampi e i governi di centrosinistra la differenza si riduce, e con essa la quota dell’evasione, sia in fasi di aumento o diminuzione della pressione fiscale. Con i governi di centrodestra la differenza aumenta, cioè cresce l’evasione e quindi il peso delle imposte per chi effettivamente le paga. La stessa circostanza si verifica durante gli anni del governo Amato2, di centrosinistra. Nonostante la riduzione della pressione fiscale apparente, quella effettiva si riduce di poco, poiché una platea più piccola di cittadini deve sopportare l’effettivo onere contributivo.

Fonte: Marigliani e Pisani (2007)

DOVE: LA DISTRIBUZIONE TERRITORIALE DEL SOMMERSO

Per calcolare la pressione fiscale a livello regionale abbiamo utilizzato le stima dell’economia sommersa calcolata dall’Agenzia delle Entrate a partire dalle dichiarazioni Irap (figura 2). (1)

Figura 2: Quota di economia sommersa. Pressione fiscale effettiva e apparente. Per macroaree.

Nota la pressione fiscale viene calcolata solo relativamente alle imposte regionalizzate.

Fonte: nostre elaborazioni su dati Agenzia delle Entrate

La quota di economia sommersa è più bassa nel Nord Ovest, seguito dal Nord Est, dal Centro e, buon ultimo, il Mezzogiorno, mentre la scala della pressione fiscale decresce dal Nord Ovest, al Centro, al Nord Est, al Sud. Tuttavia, analizzando la differenza tra la pressione fiscale effettiva e la pressione fiscale apparente per le venti regioni italiane non si trovano regolarità evidenti (figura 3). Da notare che se le entrate tributarie fossero effettivamente regionalizzate e se il sommerso recuperato fosse attribuito a livello regionale, la pressione fiscale effettiva sopportata da chi paga le tasse potrebbe abbassarsi in maniera significativa non solo in molte regioni del Sud, ma anche in regioni del Nord e del Centro.

Figura 3: Differenza semplice tra pressione fiscale effettiva e pressione fiscale apparente

Fonte: nostre elaborazioni su dati Agenzia delle Entrate

DOVE: CONCENTRAZIONE SETTORIALE DELL’EVASIONE

La maggior quota di economia sommersa nel Sud viene spesso spiegata dal livello basso del reddito procapite regionale, l’evasione per “sopravvivere”. Oppure dalla differente composizione settoriale, l’evasione “strutturale”: la quota di sommerso è più elevata in economie caratterizzate dalla presenza di settori per i quali è più difficile l’accertamento.

Per verificare se esiste un effetto composizione, occorre guardare ai differenti tassi di irregolari  nelle varie attività produttive (figura 4) che vanno crescendo dall’industria in senso stretto alle costruzioni, ai servizi fino all’agricoltura.

Figura 4: Tasso percentuale di lavoratori irregolari per attività produttiva e macro-area

Fonte: Nostre elaborazioni su Cappariello R., Zizza R., (2004), Economia sommersa e contesto istituzionale ed economico: un’analisi regionale,

XIX National Conference of Labour Economics, Aiel.

Le regioni meridionali hanno una composizione settoriale più sbilanciata verso l’agricoltura, le costruzioni e i servizi. Ci si potrebbe attendere quindi che la diversa composizione settoriale possa contribuire a spiegare la maggior evasione. Tuttavia, sappiamo anche che le differenze regionali tra pressione fiscale effettiva e apparente non mostrano alcuna regolarità e, in termini assoluti, l’economia sommersa si concentra nelle regioni con minor reddito e nei settori non industriali: analizziamo dunque la concentrazione settoriale relativa. Per concentrazione settoriale relativa del sommerso in una regione intendiamo il rapporto tra la quota di lavoro irregolare in un settore in una regione e la quota di irregolari in quella regione. Se la concentrazione settoriale relativa del sommerso in ciascuna regione fosse simile alla concentrazione settoriale relativa della media italiana, il basso reddito procapite regionale e l’effetto composizione sarebbero sufficienti per spiegare l’evasione meridionale.

Figura 5: Concentrazione settoriale relativa dell’economia sommersa per Regioni.

Fonte: Nostre elaborazioni su dati Cappariello Zizza (2004)

Note: Concentrazione settoriale relativa della media italiana posta pari a 1

La figura 5 mostra invece che l’evasione nell’industria è relativamente più concentrata nelle regioni meridionali, mentre nelle altre regioni si trova di più nel settore dei servizi. Il risultato sembra corroborare l’ipotesi di “sommerso per sopravvivenza” nel Sud. Mentre il fatto che gli irregolari indipendenti siano per lo più impiegati nei servizi e che le regioni del Centro Nord siano quelle con il reddito maggiore, può far ipotizzare che proprio in queste aree sia relativamente più concentrata l’evasione che caratterizza i decili più alti del reddito da lavoro autonomo.

CHI: L’EVASIONE PER TIPOLOGIA DI REDDITO

La presenza di lavoro nero porta a una riduzione delle dichiarazione dei redditi personali. Nel 2004 D’Amuri e Fiorio hanno calcolato la quota di reddito personale evasa (figura 6). (2)

Una affermazione apparentemente tautologica, come gli individui più poveri sono anche quelli che dichiarano meno, va corretta poiché questo è vero solo per i lavoratori dipendenti per i quali la quota evasa dal primo decile di reddito è di circa il 55 per cento. Tuttavia, all’aumentare di reddito la quota diminuisce fino quasi a scomparire, mentre per i lavoratori autonomi la quota di reddito evasa è elevata anche nei decili superiori. Il nono decile continua a presentare una quota evasa di circa il 9 per cento (figura 6).

Figura 6: Quota evasa per decili di reddito

L’analisi mostra che l’evasione per tipologia di lavoratori è un fenomeno complesso. Per quanto riguarda i lavoratori dipendenti, potrebbe essere appropriato l’argomento secondo cui l’evasione e il sommerso sono fenomeni ascrivibili a necessità di sopravvivenza delle imprese e, di conseguenza, dei lavoratori. Tuttavia, tali motivazioni spiegano solo in parte il fenomeno: specialmente per quanto riguarda il lavoro autonomo, l’evasione sembra essere comune per i percettori di reddito medio alto.
In conclusione, chi può evita i doveri fiscali, ma con scelte differenti. Al Sud, il sommerso, da lavoro nero, è un fenomeno legato al basso reddito. Altrove no.

(1)La pressione fiscale che deriva dall’Iva interna, dall’Irpef e dall’Irpeg, dall’Irap e dalle addizionali all’Irpef viene regionalizzata e rapportata al Pil regionale e al Pil regionale al netto della base imponibile evasa. La differenza tra pressione fiscale nazionale e pressione fiscale regionalizzata è dovuta al fatto che solo alcune imposte sono state regionalizzate; di conseguenza la pressione fiscale calcolata non è quella complessiva ma solo quella riferita a tali imposte. Ad esempio, non sono state regionalizzate le accise e l’Iva sulle importazioni. Inoltre non sono state considerate le imposte con basi imponibili non immediatamente riconducibili al reddito, come l’Ici.
(2)Fiorio C.V. e F. D’Amuri (2004) Estimation of work income tax evasion in Italy, mimeo. Su ogni decile di reddito, calcolano la quota evasa come rapporto tra il reddito dichiarato al ministero delle Finanze e quello desunto dall’Indagine sui bilanci delle famiglie italiane della Banca d’Italia.

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  Intervento sull'Irpef: limitato e temporaneo
Leggi anche:  Affitto breve, tassazione bassa

Precedente

LE CONSIDERAZIONI FINALI

Successivo

ALITALIA: UN PONTE VERSO IL NULLA

10 commenti

  1. Duralex

    L’articolo è interessante. Se possibile suggerirei di tener conto anche del rapporto tra evasione e lavoro autonomo, visto che i lavoratori dipendenti (ed i pensionati) sono tassati alla fonte. Per combattere l’evasione, suggerisco: – totale detraibilità di tutte le spese sostenute e documentabili, per qualsiasi voglia bene (dal caffè all’automobile). – sì alla possibilità di controlli incrociati sui beni dichiarati (con contestuale inapplicabilità del Dlgs 196/2003 – Codice in materia di protezione dei dati personali) – progressivo abbassamento delle aliquote – in caso di accertamenti positivi: le sanzioni devono essere pari almeno al 75% dell’imponibile evaso. – in caso di contenzioso: : ok purché in caso di soccombenza la sanzione aumenti in automatico di un terzo.

  2. Felice Di Maro

    L’economia sommersa significa lavoro nero ed evasione fiscale ma a volte queste attività utilizzano denaro sporco proveniente da attività criminose. Esiste la possibilità anche di tener contodi questo fenomeno? L’articolo è importante in quanto ci permette di fare una classificazione tra pressione fiscale apparente e quella reale. Ma si può fare di più! Ad esempio stimando le produzioni contraffate per il marchio e i capitali delle relative imprese illegali. La base potrebbe essere la tax perduta e naturalmente stimata.

  3. alessandro spanu

    Credo che l’evasione fiscale sia fisiologica, è la risposta dei cittadini all’invasione fiscale dello stato, che poi non infrequente utilizza quanto sottratto a chi l’ha prodotto a fini clientelari (detto per inciso: ad esempio veltroni che lascia un buco di almeno 8 mld al comune dovrebbe essere chiamato a risarcire di tasca propria così come l’immaginifico sindaco di catania, scapagnini, la cui malagestio ha lasciato la città al buio…) ritengo comunque che non sia moralmente accettabile che lo stato ci chieda metà di ciò che guadagnamo, questo è un pregiudizio preoccupante per la nostra libertà…

  4. Pier Giovanni Dal Mas

    In conclusione, chi può evita i doveri fiscali, ma con scelte differenti. Al Sud, il sommerso, da lavoro nero, è un fenomeno legato al basso reddito. Altrove no. Chi può evita il lavoro nero, perchè l’evasione è soprattutto un fatto culturale: evadiamo perché abbiamo la cultura dell’evasione e non quella della educazione civica di una collettività. Infatti anche i tentativi di individuare l’evasore scontano questa sottovalutazione del fattore culturale. Si indentifica l’evasore solo con l’operatore economico di una transazione: in realtà evadono entrambe le parti del rapporto. Un caso limite: ridipingo casa e pago l’imbianchino senza IVA: evasori siamo io che evado l’IVA (solo il consumatore finale può evadere l’IVA per gli operatori economici l’IVA è neutra, in generale,) e l’imbianchino che evade le imposte sul proprio guadagno. Se io chiedo la fattura, io, privato consumatore, non evado l’IVA e di conseguenza l’imbianchino pagherà le sue imposte (se non ha altri comportamenti dolosi). Ridurre l’evasione significa per noi tutti convincerci che dobbiamo pagare oltre i servizi anche l’IVA (è il costo dell’onesta!). Certo le situazioni sono spesso più complicate.

  5. Andrea Tedone

    Concordo sulla bontà dell’articolo. C’e’ un sito apposito che sta cercando di mappare, sia in termini geografici che in termini di settore di attività, l’evasione nel nostro paese: evasori.info.
    Non so da chi (e come) tali informazioni saranno poi utilizzate… trovo però interessante l’analisi del fenomeno.

  6. roberto Convenevole

    L’articolo è molto interessante perché mostra come in tutte le regioni vi sarebbe un interesse "oggettivo" a far diminuire il divario tra pressione apparente ed effettiva. Questo aspetto è importante se si vuole cominciare a fare qualche riflessione seria sul tanto citato "federalismo". Sono però necessarie alcune precisazioni: quale criterio è stato utilizzato per regionalizzare l’IVA posto che l’amministrazione finanziaria non ha ancora rilasciato un’elaborazione del quadro VT, anno 2004, che abbia un senso? Dico questo perché i dati della figura 3 relativi al Piemonte e Liguria sono abbastanza sorprendenti: sembrerebbe che in queste regioni si evada di più che al Sud. Com’è possibile?

  7. luctam

    L’articolo è molto valido perchè confronta dati non sempre ben conosciuti e con correlazioni fra gli stessi inusuali. E’ interessante vedere come la Liguria abbia la più alta differenza fra tassazione effettiva ed apparente, mentre la Lombardia la minima. Anche gli immobili ancora "degni" di ICI se non erro sono al massimo nazionale a Genova circa 5.000 ed al minimo a Milano, poco più di 900. sono situazioni su cui sarebbe corretto riflettere molto. Uno sguardo alle dichiarazioni (mai ringrazieremo abbastanza Visco e Romano), mi ha costernato, credo che la strada di introdurre una intelligente ma consistente detraibilità per i lavoratori dipendenti, sia l’unica strada che può dare risultati anche contro la gigantesca piaga del sommerso, che vuol dire riciclo di capitali, concorrenza sleale, miglior tutela della sicurezza dei lavoratori.

  8. dvd

    Parlare di sola evasione non so a quanto serva..! Serve invece accostare ai dati sull’evasione regionalizzata anche i dati della spesa pubblica regionalizzata per avere meglio il quadro della situazione..! Solo con i dati comparati si può vedere in concreto che dati emergono e sulla base di questi quali rimedi si rivelino più necessari per ridurre l’uno e di conseguenza anche l’altro….! L’evasione è a mio modo di vedere strettamente correlata alla sensazione generalizzata nel territorio del livello di servizi ricevuti…!

  9. Luigi Scrivani

    Le politiche adottate per combattere l’evasione fiscale e il lavoro nero, siano esse quelle pubbiche o derivanti dalla contrattazione collettiva, non tengono in sufficiente conto il ruolo e le peculiarità degli “attori” coinvolti. Partirei in modo schematico dalla composizione di questo esercito: pensionati italiani, doppio lavoristi italiani, disoccupati italiani, stranieri regolari e irregolari. Ognuna di queste categorie, ha una propria storia reddituale e contributiva, per le quali mi sembra molto difficile proporre rimedi omogenei. Quale altro paese ha un così grande numero di giovani pensionati che costituiscono una corposa offerta di forza lavorativa, e che oramai coperti da tutele sanitarie e previdenziali, non sono certo vogliosi di denunciare i redditi aggiuntivi. In sostanza, abbiamo un modello economico e sociale dalle tante peculiarità, molte delle quali alimentano le trasgressioni, e che politiche dirigiste e miopi non vogliono riconoscere, perpetuandone gli effetti iniqui e distorsivi.

  10. Maurizio Porcellano

    La soluzione per combattere l’evasione, credo sia semplicemente quella di far circolare meno contante è possibile. Obbligare tutti a regolare le transazioni economiche solo con la moneta elettronica farebbe sparire quasi totalmente l’evasione.

Lascia un commento

Non vengono pubblicati i commenti che contengono volgarità, termini offensivi, espressioni diffamatorie, espressioni razziste, sessiste, omofobiche o violente. Non vengono pubblicati gli indirizzi web inseriti a scopo promozionale. Invitiamo inoltre i lettori a firmare i propri commenti con nome e cognome.

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén