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LE REGOLE DELLA BUONA EDUCAZIONE FINANZIARIA

L’educazione finanziaria va rafforzata in tutti i paesi e per tutte le fasce della popolazione. Per questo l’Ocse ha pubblicato un documento sulle buone pratiche internazionali. In una materia per sua natura trasversale, fondamentale la creazione di strutture operative dedicate, per promuovere e coordinare i diversi progetti. Tanto più in campo previdenziale. Dove sono particolarmente importanti le politiche che tendono a rendere più semplici le scelte e la previsione di opzioni di default ben disegnate. E una costante attenzione allaregolamentazione finanziaria.

In molti paesi è sempre più sentita l’esigenza di rafforzare, in tutte le fasce della popolazione,  l’educazione finanziaria. Poche settimane fa il consiglio Ocse ha approvato un documento sulle buone pratiche per l’educazione finanziaria legata alle pensioni, dopo che già tre anni addietro l’organizzazione aveva definito principi e buone pratiche sulla materia in generale. All’inizio di maggio, a Washington, si è svolta una importante conferenza sullo stesso tema, organizzata dall’Ocse insieme al dipartimento del Tesoro Usa, cui hanno contributo le istituzioni che nei diversi paesi stanno avviando le più interessanti iniziative. In occasione della conferenza, l’Ocse ha aperto un portale dedicato ai progetti di educazione finanziaria e ha anche dato impulso alla creazione di un network internazionale tra istituzioni pubbliche, finalizzato allo scambio di informazioni e alla cooperazione.

L’ORGANIZZAZIONE DELL’INTERVENTO PUBBLICO E PRIVATO

Le iniziative Ocse e il materiale presentato alla conferenza di Washington costituiscono una fonte ricchissima di analisi, informazioni, proposte ed esempi.
Un primo elemento importante è la ricerca di sinergie operative tra le diverse iniziative. La materia dell’educazione finanziaria è trasversale per sua natura, e quindi le parti coinvolte sono molteplici, pubbliche e private: ministeri (in particolare quelli competenti per economia, istruzione, lavoro e previdenza), banche centrali, autorità di vigilanza in campo finanziario, intermediari finanziari, istituzioni non governative, fondazioni, associazioni e sindacati. Inoltre, anche la dimensione territoriale è particolarmente importante, giacché iniziative concentrate a livello territoriale possono risultare particolarmente efficaci.
Nei paesi dove la sensibilità per questi temi si è già sviluppata da un certo numero di anni, il novero di iniziative è davvero ampio. (1) Negli Stati Uniti, per favorire la cooperazione tra i diversi attori, pubblici e privati, è stata costituita la Financial Literacy and Education Commission, cui partecipano venti diverse amministrazioni, con il compito di definire e implementare una vera e propria strategia nazionale. Anche le linee guida Ocse suggeriscono di prendere in considerazione la creazione di una struttura operativa dedicata all’educazione finanziaria, che si occupi di promuovere e coordinare i progetti.

L’EDUCAZIONE IN CAMPO PREVIDENZIALE

Il secondo profilo attiene alla difficoltà e all’importanza di sviluppare l’educazione in materia previdenziale. Rispetto ad altre scelte di natura finanziaria, quelle previdenziali sono particolarmente difficili in quanto si riferiscono a un orizzonte temporale estremamente ampio, che si sviluppa nell’arco di alcuni decenni; sono relative a strumenti particolarmente complessi, giacché i fondi pensione e in generale i piani previdenziali incorporano in sé aspetti degli strumenti collettivi di investimento, delle assicurazioni sulla vita, delle rendite; sono relative a scelte "non ricorrenti", in merito alle quali vale poco l’esperienza personale e il learning-by-doing, giacché ciascun individuo sceglie e imposta una sola volta nella vita il proprio piano previdenziale; devono essere compiute in un contesto in veloce evoluzione, ad esempio sulle aspettative di vita al momento del pensionamento, rispetto alle quali vale poco da guida non solo la propria esperienza, ma anche l’esperienza passata di altri, come genitori o colleghi di lavoro più anziani. 
Per fare fronte a queste difficoltà ed esigenze peculiari dell’educazione in materia previdenziale, è necessario l’impegno di tutti i numerosi attori che vi svolgono un ruolo: governo e altre autorità pubbliche nazionali e locali, datori di lavoro, parti sociali, intermediari finanziari e assicurativi, fondi pensione, ciascuno sfruttando il proprio "vantaggio comparato" rispetto agli altri e, auspicabilmente, nell’ambito di una strategia nazionale chiaramente definita. 

I LIMITI E GLI ALTRI STRUMENTI DA UTILIZZARE

Infine, ci sembra importante segnalare che l’educazione finanziaria, considerata isolatamente, non può essere una panacea per il corretto funzionamento dei sistemi finanziari e previdenziali o per il benessere individuale. Deve essere considerata come uno strumento necessario in cui investire fin da subito, ma che potrà dispiegare i suoi effetti positivi solo in modo progressivo e tendenzialmente nel medio-lungo periodo. Soprattutto nel breve termine è quindi necessario unire all’investimento in educazione una costante attenzione alla regolamentazione finanziaria e alle buone pratiche miranti alla corretta informazione e alla protezione dei consumatori.
In ambito previdenziale, di rilievo sono le politiche che tendono a rendere più semplici le scelte da compiere, quali i programmi di adesione automatica, i limiti al numero e alla complessità delle opzioni offerte, una certa standardizzazione dei prodotti e una particolare cura dell’informazione comparativa. Di particolare importanza è poi la previsione di opzioni di default ben disegnate, che possano proporsi come "la scelta migliore" da suggerire agli iscritti, a meno di particolari, personali, esigenze. Le opzioni di default, oltre ad avere grande rilievo pratico, in quanto potenzialmente applicabili a un elevato numero di interessati, possiedono in sé, purché correttamente definite, anche una grande valenza informativa ed educativa: si tratta di un autorevole "consiglio" che viene offerto al potenziale aderente, da cui quest’ultimo dovrebbe raramente discostarsi. In altre parole, un modo particolarmente efficace di fare educazione finanziaria: a patto, di nuovo, che siano ben disegnate.

(1)Vedi ad esempio il sito dei dipartimenti del Tesoro e del Lavoro Usa.

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ANCORA MOLTO LAVORO DA FARE SUI FONDI PENSIONE*

  1. mirco

    Non c’è educazione finanziaria che tenga, con i governatori alla Fazio e i menager delle grandi banche americane indagati per i mutui. E’ come credere alla classe medica delle con i poggiolini e l’oro sotto al divano o le case di cura che ti operano anche se non ne hai bisogno. La crisi dell’occidente è soprattutto deontologica.

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