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IL FABBISOGNO DIMEZZATO: A VOLTE RITORNA

Anche questa legislatura, come quella precedente, si apre all’insegna di stime del fabbisogno eccessivamente pessimistiche. Per fine anno il Dpef lo indica a 46,1 miliardi contro i 23,5 miliardi di euro registrati a giugno, quando, come documentiamo, il fabbisogno cresce nei primi sei mesi dell’anno, per poi assestarsi su quei livelli a fine anno. Ma si tratta di errori di stima o di un pessimismo ricercato per escludere a priori misure anticicliche, che servirebbero ad allontanare lo spettro di una recessione? In ogni caso fondamentale rafforzare il servizio bilancio di Camera e Senato. Il Parlamento non può approvare queste stime a scatola chiusa.

La storia si ripete. Anche questa legislatura, come quella precedente, si apre all’insegna di stime del fabbisogno esageratamente pessimistiche alla luce dell’esperienza passata e dell’andamento dei flussi di cassa nei primi mesi dell’anno. Poi si scoprirà un fabbisogno pari alla metà di quello stimato e partirà la gara ad accaparrarsi il tesoretto. E’ uno scenario di cui francamente non avevamo nostalgia. E che tarpa le ali a misure anticicliche, che servirebbero a contrastare il rallentamento della nostra economia e a ridurre il rischio di una recessione.

Errori o manipolazioni?

Il fabbisogno di cassa non è la grandezza di riferimento nell’ambito del Patto di stabilità e crescita, che valuta i saldi competenza, in termini di indebitamento netto, anziché i flussi di cassa. Ma è l’unica rilevazione disponibile nel monitorare l’andamento deiconti pubblici, mese per mese. Quindi è molto importante oggi che si tratta di valutare i margini disponibili per politiche anticicliche in Italia, di fronte all’aggravarsi della crisi internazionale.

Nel 2006 il fabbisogno era stato inizialmente stimato pari a 66,5 miliardi per poi rivelarsi, a conti fatti, pari a poco più della metà: 35 miliardi. Il Dpef 2009-2013, varato due settimane fa dal Consiglio dei ministri, prevede per fine anno un fabbisogno di 46,1 miliardi contro i 23,5 miliardi di euro registrati a fine giugno. Come si vede dal grafico qui sotto, il fabbisogno cresce soprattutto nel primo semestre e poi tende a fine anno a stabilizzarsi su questi livelli. Neanche nel 2005, un anno di record negativi per i conti pubblici, con una sequenza di revisioni di previsioni che in quel caso avevamo ritenuto troppo ottimistiche, si era registrato un peggioramento cosi’  consistente del fabbisogno nella seconda parte dell’anno (si veda il grafico qui sotto). 

Se dovessimo proiettare a fine 2008 lo stesso andamento degli anni precedenti, stimeremmo per fine anno un fabbisogno pari più meno ai livelli di fine giugno, vale a dire vicino ai 25 miliardi. Invece, il governo lo pone a un livello doppio. Perché? Vero che le entrate fiscali stanno rallentando la crescita (dall’8 al 5 per cento su base annua), ma il Dpef prevede un aumento del Pil nominale (quello che conta per le entrate fiscali) di circa il 3,5 per cento. I decreti di maggio e giugno hanno solo cambiato la composizione del gettito, provocando una riduzione delle entrate quasi impercettibile, di poco superiore a 100 milioni.

Rafforzare il controllo del Parlamento

Come si può allora spiegare un peggioramento così consistente nella seconda parte del 2008? Si tratta di errori o di un ricercato pessimismo, volto ad escludere a priori richieste di interventi anticiclici nella seconda parte dell’anno? Da tempo chiediamo invano chiarimenti sul modo con cui vengono formulate le stime sul fabbisogno. Fondamentale rafforzare il servizio bilancio di Camera e Senato perché il Parlamento non può approvare a scatola chiusa documenti, come il Dpef, basati su previsioni così impegnative. Rafforzando il controllo del Parlamento si allontanerebbero i sospetti di manipolazioni dei dati che sviliscono il difficile lavoro di chi elabora le previsioni e si permettere al confronto di politica economica di svolgersi in uno scenario condiviso.

Fonte: Ministero dell’Economia e delle Finanze.
(1) Il fabbisogno a fine 2008 è stimato nel DPEF 2009-13.

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PAURA DELLA MATEMATICA

  1. Andrea

    Quale potrebbe essere lo scopo “politico” di fissare un fabbisogno più alto di quelllo realisticamente atteso? Potrebbe essere un atteggiamento prudente per non dover ammettere a fine anno un saldo negativo? E se le previsioni di Boeri fossero esatte – solo 25 mlr di euro di fabbisogno – come usare le risorse rimanenti: giù le tasse o abbattere i debito?

  2. Giacomo Dorigo

    Quello del sospetto delle cifre manipolate è un tema che ricorre da qualche anno a questa parte e l’opinione pubblica è diventata particolarmente sospettosa dopo l’introduzione dell’euro e il rafforzarsi dell’impressione che l’inflazione fosse superiore a quanto asserito dall’ISTAT.

    Per quanto possa essere difficile credo si dovrebbe trovare un sistema perché tutti principali dati numerici collegati all’efficacia dell’attività politica (in questo senso mi riferisco anche ai dati relativi alla criminalità o alle morti bianche per esempio) e ai conti dello Stato potessero essere controllati in maniera indipendente da vari gruppi di ricerca. Mi riferisco ad un sistema simile a quello della scienza in genere dove gli esperimenti vengono replicati in laboratori indipendenti svariate volte prima di poter essere considerati davvero affidabili.

  3. DI MATTEO

    La ringrazio per quello che ho letto effettivamente non avevo mai pensato alla discrepanza tra fabbisogno stimato e reale. Certo i nostri politici fanno dei gran bei giochini. Mi auguro che il nuovo governo cosi solerte nel prendere le impronte ai bambini voglia porre termini a questa finanza creativa (per le loro tasche).

  4. Daniele Ferretti

    Oltre a quanto dichiarato dall’autore nell’articolo, una possibile interpretazione del “gonfiare” il fabbisogno in questa fase potrebbe forse essere quella di frenare appetiti di spesa interni alla coalizione di maggioranza, in cui forse non c’è la necessaria coerenza politica e programmatica rispetto alle cose “da fare” pari alle dimensioni della vittoria elettorale. Se non si sono decisi gli obiettivi da raggiungere ed il come farlo, anche in una situazione di grave difficoltà nazionale come questa, credo sia possibile asserire che si stia cercando – al di fuori del controllo del parlamento – di prendere tempo preservando ( o sprecando, come nel caso Alitalia) risorse anzichè affrontare i problemi in modo mirato per tentare di risolverli con misure ed interventi di immediata efficacia.

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