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Quanto costa chiudere Alitalia

L’azionista di controllo di Alitalia è il Tesoro e la società è in amministrazione straordinaria. Eppure al cittadino contribuente non è concesso di sapere quale sarà l’impatto sui conti pubblici dell’intervento previsto. L’unica cifra certa sono i debiti finanziari per circa 1,2 miliardi. A cui si aggiungono i 300 milioni del prestito ponte capitalizzato, debiti con i fornitori stimabili in 1,5 miliardi, 1, 4 miliardi per ammortizzatori sociali e tutela degli azionisti. L’attivo si aggira sugli 800 milioni. In totale lo Stato pagherebbe direttamente circa 2,9 miliardi.

Non sappiamo neppure se il piano Fenice andrà in porto. Se anche avverrà, ancora non si sa che costi potrebbe avere. In un paese “normale” le cifre di Alitalia sarebbero pubbliche. L’’impresa è stata posta in amministrazione straordinaria, ovvero in situazione di liquidazione, l’’azionista di controllo è il Tesoro, è stato dichiarato che di una serie di costi si farà carico lo Stato…. Eppure al cittadino-contribuente non è concesso di sapere quale sia la situazione di questa impresa, quale l’’impatto sui conti pubblici dell’’intervento previsto. Quando questo fosse noto, si potrebbe discutere se tali cifre siano o meno giustificate dall’’obiettivo che si consegue. E invece vige il riserbo, comprensibile sui piani di un’’impresa privata che inizia le sue operazioni (la Cai), ma non sulla parte che riguarda un’’impresa pubblica che sta uscendo dalla scena.
Siamo dunque a congetturare quanto costerà questo intervento. Mettiamo in fila alcune cifre.

I DEBITI DI ALITALIA

I debiti finanziari sono di circa 1,2 miliardi di euro, forse l’’unica cifra certa della storia. A questi sono poi probabilmente da aggiungere i 300 milioni di “prestito ponte” (poi capitalizzato). Con ogni probabilità dovranno essere restituiti allo Stato, il che aggrava il passivo di Alitalia (non cambierebbe molto il costo totale per lo Stato, ma questa è un’’altra storia). Se prudenzialmente, come è corretto fare, aggiungiamo questo importo agli altri debiti, siamo a 1,5 miliardi.
Mancano però i debiti verso i fornitori, per i quali possiamo fare il seguente ragionamento.
Un’’impresa delle dimensioni di Alitalia paga normalmente i fornitori “a 60 giorni”, ovvero con due mesi abbondanti di ritardo, se non a 90 giorni (tre mesi). Quindi è del tutto normale che in ogni istante questa impresa debba ancora pagare le fatture degli ultimi tre mesi. Poiché si tratta di un quarto dell’’anno, se i costi si formano in modo più o meno regolare, questo significa avere debiti pari a circa il 25 per cento dei costi totali.
Alitalia ha costi di circa 5 miliardi all’’anno. Di questi, circa 1 miliardo è dato da stipendi e salari, il cui pagamento non risulta sia stato sospeso. Ne restano 4: sarebbe pertanto del tutto fisiologico riscontrare debiti per un quarto di tale importo, quindi, 1 miliardo di euro. Se poi teniamo conto che Alitalia sa da molto tempo di essere in situazione pre-fallimentare, è del tutto ragionevole che abbia allungato ulteriormente i tempi di pagamento. Di quanto? Non lo sappiamo, ma se fossero arrivati, ad esempio, a sei mesi invece che a tre mesi avremmo debiti per 2 miliardi. Ipotizziamo allora debiti verso i fornitori tra 1 e 2 miliardi (1,5?).
Nei giorni scorsi il quotidiano Europa ha scritto che il decreto di nomina a commissario di Augusto Fantozzi riferiva di debiti per un importo complessivo pari a 2,8 miliardi. Non sappiamo se sia vero  perché la cosa non è stata confermata, ma neppure smentita. Ma se consideriamo 1,5 miliardi di natura finanziaria, un totale di 2,8 miliardi richiederebbe altri debiti (verso fornitori) per circa 1,3 miliardi, del tutto plausibile e in linea con il ragionamento precedente.

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I PICCOLI AZIONISTI

Il governo ha deciso di tutelare anche i piccoli azionisti. Quanto costa? Anche qui abbiamo diversi problemi.
Il primo è capire chi siano i “piccoli”, cosa che dovrà essere definita da un successivo provvedimento. Ma Tesoro a parte, nessuno ha più del 2 per cento delle azioni di Alitalia: basta questo a qualificare un azionista come “piccolo”? Se così fosse, il rimborso spetterebbe a circa il 50 per cento del capitale di Alitalia.
Il secondo è il prezzo a cui effettuare la compensazione. L’’ultimo prezzo prima della sospensione del titolo era 0,44 euro. Poiché Alitalia ha circa 1,3 miliardi di azioni, questo conduce a un valore di circa 600 milioni, metà dei quali nelle mani di azionisti “non grandi”. Per altro, nelle ultime settimane il titolo oscillava in modo spaventoso, e non è comunque detto che la compensazione degli azionisti sia totale. In questa incertezza pensare a un costo di circa 150 milioni pare prudente.

L’’ATTIVO DI ALITALIA

Qui ci troviamo su un terreno ancora più scivoloso. Quanto incasserà il commissario vendendo quel che di buono è rimasto? Lo vedremo solo alla fine. Le stime che girano (la fonte è il Sole24Ore, quotidiano notoriamente vicino alla “cordata”) non vanno oltre i 7-800 milioni di euro.
La cifra dipenderà per altro anche da due elementi estremamente delicati.
Il primo è se il commissario (che in procedure del genere dovrebbe tutelare “anche” i creditori) vorrà sollecitare offerte da più parti o si limiterà a vendere il tutto a Cai. Con ogni probabilità seguire la seconda strada andrebbe a detrimento dei creditori, ma pare sarà quello che avverrà – quindi pensare a importi superiori a quelli indicati dal Sole24Ore parrebbe avventuroso.
Il secondo è la valutazione che sarà data dall’’advisor “indipendente” nominato dal governo, la Banca Leonardo. Anche qui, pensare a valutazioni molto generose pare azzardato, quanto meno perché l’’advisor nominato a valutare gli asset da vendere (presumibilmente) alla Cai appartiene ad alcuni azionisti presenti anche nella Cai stessa (Benetton, Tronchetti Provera, e così via).
La questione è talmente ridicola da commentarsi da sola. Spetta ad altri valutare se siamo entro i limiti delle norme (personalmente lo dubito) ma se fossi un creditore di Alitalia e alla fine non riuscissi a recuperare tutto il dovuto, credo preparerei una causa. Ma anche come contribuente, poiché mi troverò a pagare più tasse per compensare un introito minore di quanto sarebbe stato possibile, non sono certo tranquillo.
Prendiamo allora per buona la stima del Sole24Ore….

IL COSTO DEGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI

Anche qui le variabili difficilmente misurabili sono tante. Quanti esuberi? Chi sono? Il costo dipende anche dallo stipendio di chi resta senza lavoro: sono lavoratori a tempo pieno o precari? E per i precari, alcune migliaia, davvero non si prevede alcuna copertura? Per quanto tempo resteranno disoccupati? Se trovassero un altro lavoro, questo costo verrebbe meno.
La stima che possiamo proporre è la seguente. Il costo medio del lavoro di Alitalia può stimarsi (prudenzialmente, sulla base del bilancio 2005) in circa 55mila euro/anno. (1)
Poiché gli ammortizzatori coprono circa l’’80 per cento dello stipendio (per fortuna dei lavoratori del trasporto aereo il loro accordo sindacale del 2004 non pone neppure un tetto a quanto possono ricevere) avremo da pagare 44mila euro per ogni lavoratore per ogni anno, fino a un massimo di 7 anni.
Se restassero “fuori” circa 5mila lavoratori a tempo pieno, ad esempio, avremo 220 milioni all’’anno. Per quanti anni, non lo sappiamo, ma non è azzardato temere un costo complessivo tra un miliardo e un miliardo e mezzo. Per i precari per ora non è previsto nulla. Vedremo.

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TIRIAMO LE SOMME. E VEDIAMO CHI PAGA

Altro ancora si potrebbe considerare: ad esempio, contributi e imposte che vengono meno, ma il problema nella valutazione di queste voci è strettamente “rispetto a quale scenario” e preferiamo non avventurarci su questa strada ancora più impervia.
Riassumendo, allora, prendiamo nella assoluta incertezza valori intermedi tra quelli che avevamo indicato:

(in milioni di Euro) Da pagare Ricavi attesi
Bilancio Alitalia
Debiti finanziari 1.200
Prestito ponte 300
Debiti a fornitori 1.500 (?)
Valore dell’attivo 800 (?)
Altri costi
Tutela azionisti 150 (?)
Costo ammortizzatori sociali 1.250 (?)
Totale 4.400 (?) 800 (?)

La differenza tra costi e quanto si può ricavare dalla vendita dell’’attivo di Alitalia si aggira sui 3,6 miliardi di euro. Ma è un dato molto grezzo. Diciamo che il costo degli ammortizzatori sociali e quello per la tutela degli azionisti (stimabili in 1,4 miliardi) è senz’’altro a carico della collettività. Per le altre voci, occorre capire chi paga per i debiti ai fornitori, e qui le strade sono due.

Ipotesi 1: lo Stato garantisce tutti.

In questo caso, oltre agli ammortizzatori lo Stato si fa garante della intera differenza tra l’’attivo e il passivo: un totale di 3,6 miliardi, quindi.

Ipotesi 2: i fornitori non fruiscono di alcuna garanzia aggiuntiva.

Effettivamente, mentre i creditori “finanziari” di Alitalia sono garantiti ai sensi del decreto che emenda la legge Marzano, nessuno ha mai detto che lo stesso vale per chi ha continuato a “dare credito” ad Alitalia continuando a rifornirla (di carburante, servizi di manutenzione, ecc.). In una intervista a La Repubblica, il commissario Fantozzi ha in realtà indicato che i fornitori saranno pagati, per quanto possibile, liquidando l’’attivo. Non è chiaro che senso avrebbe la disparità di trattamento, ma in questa ipotesi parrebbe che i debiti finanziari sarebbero pagati sull’’apposito fondo pubblico a tutela delle frodi finanziarie, mentre i fornitori sarebbero soddisfatti solo pro-quota vendendo l’’attivo. Se così fosse – e se questo fosse possibile stante le attuali norme sul fallimento – i fornitori verrebbero soddisfatti solo per circa il 50 per cento, e quindi sopporterebbero circa 700 milioni del costo sopra identificato.
In questa ipotesi, lo Stato pagherebbe direttamente in totale circa 2,9 miliardi. Si noti per altro che all’’interno dei creditori di Alitalia potrebbero nascondersi altri pezzi del sistema pubblico se, come è legittimo pensare, Alitalia avesse ancora in sospeso pagamenti di imposte, contributi Inps e così via. Sarebbe bello se dicessero ai contribuenti come stanno veramente le cose, vero?
Una cosa assai probabile è che, se il piano Fenice oggi fallisse, il numero degli esuberi sarebbe superiore. Problema oggettivo dei lavoratori a parte, aumenterebbe il costo degli ammortizzatori sociali. E dubito che il valore degli asset di Alitalia, se anche aumentasse con altre offerte, cosa da dimostrare, sarebbe talmente superiore da compensare questo effetto. Difficile dire cosa sarebbe meglio

(1) Purtroppo il modo in cui sono costruiti i bilanci negli ultimi anni non aiuta, ma il dato dei dipendenti a tempo indeterminato è probabilmente maggiore.

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60 commenti

  1. antonio p

    E’ un’altra indiscutibile barzelletta italiana con cui regaliamo i soldi a chi non vuole lavorare e si fanno mancare a chi non può lavorare oggettivamente.

  2. Raffaello Carinci

    Chiedo scusa, ma se vanno in CIGS prima e in mobilità lunga dopo (totale sei o sette anni) a quei lavoratori devono essere accreditati figurativamente anche i contributi previdenziali, con i relativi costi a carico del “pubblico”, costi che non ho visto considerati in alcuna stima. Mi sbaglio?

    • La redazione

      La mia stima (terribilmente grezza) comprende anche quelli (ovvero – il costo del lavoro che ho consdierato li include). Purtroppo i numeri sui quali riesce a lavorare chi non sia "dentro" Alitalia sono comunque terribilmente approssimativi.
      Cordiali saluti
      Carlo Scarpa

  3. Antonio Perricone

    Dimenticate la (quasi certa) multa per aiuti di stato.

    • La redazione

      …che dire? …probabilmente ha ragione, anche se non so quantificare la sanzione (se arrivasse). E se fosse così pioverebbe sul bagnato…
      Cordiali saluti
      Carlo Scarpa

  4. Paolo

    Scusate, ma il miliardo e trecento milioni di euro di debiti dell’AP holding di Toto che fine hanno fatto. Nell’ambiente si dice che ci siano di mezzo pure quelli sulle spalle dei contribuenti.

    • La redazione

      Di quelli per ora nessun parla, nè il Governo ha mai dichiarato di volersene fare carico. E’ un’altra partita molto interessante, perchè non mi pare che quanto Toto otterebbe dalla Cai non basterebbe a ripagare gran che. … per ora (ufficialmente) pare una partita tra azionisti privati e i loro (altrettanto privati) creditori. Vedremo.
      Cordiali saluti
      Carlo Scarpa

  5. Marco

    Il Sole 24 Ore ha pubblicato diversi articoli molto critici nei confronti dell’operazione in tutti i suoi aspetti… che dire?

    • La redazione

      In parte è vero… non mi pare di avere scritto il contrario. Anche se constato che chi si è sempre occupato di Alitalia è stato … diciamo "assente" per diverse settimane, e ha potuto scrivere (e lo ha fatto in senso critico) solo a operazione ormai impostata e lanciata; fino ad allora il Sole aveva fatto solo cronaca.  Diciamo che ho parecchie riserve. Noti per altro che – secondo alcuni giornali (ad es., il Manifesto dell’11 settembre scorso) – questi rilievi critici (anche se persi in un mare di silenzi) sono stati sufficienti a creare grosse tensioni attorno
      alla Direzione. Figuriamoci…
      Cordiali saluti
      Carlo Scarpa

  6. Pier Giorgio Visintin

    Bene l’esame della situazione reale pregressa. Però vedrei meglio l’esame della domanda: il contratto di vendita a Cai di Alitalia dove lo possiamo trovare per leggerlo? Ovviamente, appena trovato, mi aspetto che lo commentiate in pubblico.

    • La redazione

      Due osservazioni. La prima, per la precisione, è che Cai non compra Alitalia: Alitalia va in liquidazione e Cai se ne comprerà (se la cosa va in porto) alcuni aerei, gli slot aeroportuali e il marchio. La seconda: appena ci saranno notizie ufficiali, sarò lieto di farlo!
      Cordiali saluti
      Carlo Scarpa

  7. Roberto De Rossi

    Sarebbe interessante fare il confronto con quanto avrebbe incassato/pagato lo Stato se fosse stata accettata la proposta Air France.

    • La redazione

      Un po’ lo ha fatto Michele Polo in un articolo in questo sito di qualche giorno fa (2 settembre). Noti che Air France pagava per le azioni, si accollava i debiti, produceva meno esuberi, restituiva il prestito ponte, i piccoli azionisti avrebbero avuto un mano azioni di un’impresa vera e non carta straccia… Purtroppo questo ormai è storia.
      Cordiali saluti
      Carlo Scarpa

  8. Stefano Parravicini

    Ma perchè in un Paese normale esisterebbe da 15 anni il caso Alitalia? E i cittadini oggi sanno quanto è costata alle loro tasche Alitalia per contentare politici sindacati e dipendenti? Perchè gli Stati Uniti non sono un Paese normale? Eppure non si conoscono i conti del salvataggio di Fanni e Mac. Doveva essere fatto e basta, almeno per il Governo. La verità è che prima lo Stato si libera di Alitalia più il cittadino guadagna, al di la di tutti i calcoli, improbabili, che si vogliono fare.

    • La redazione

      Piccola differenza. Quelle sono istituzioni finanziarie, il cui fallimento avrebbe rischiato di far saltare una buona parte del sistema finanziario americano. Se Alitalia fallisce, non succede nulla, e si volerà semplicemente con altri vettori.
      Cordiali saluti
      Carlo Scarpa

  9. Martino Venerandi

    A me vengono in mente anche altri costi indiretti. La riduzione della concorrenza a favore del monopolio concesso su alcune tratte è un costo sopportato dai consumatori che vedono ridursi il loro “surplus”. Poi il costo opportunità del mancato ingresso nei cieli italiani di una compagnia straniera più efficiente. A qualcuno vengono in mente alcuni ricavi indiretti?

    • La redazione

      Vero. Ho cercato (forse non riuscendoci sempre) di essere prudente e di attenermi ai costi monetari. Il risultato mi pareva già abbastanza pesante…!
      Cordiali saluti
      Carlo Scarpa

  10. r.pasquale

    Perchè Air France comprava attività e passività mentre la Cai compra solo le attività? Perdite pubbliche e guadagni privati come sempre avviene in Italia. Ma è davvero credibile che la cordata italiana vuole salvare l’Alitalia o piuttosto guadagnarci come ha sempre fatto. Possibile che dobbiamo sostenere (come contribuenti) un costo cosi elevato solo per salvaguardare qualche volo intercontinentale in partenza da Roma piuttosto che da Parigi? Ma davvero i capitani coraggiosi italiani (sempre con soldi altrui) hanno interesse in Alitalia e non piuttosto a entrare nel girò dell’Expo. Un favore (remunerativo) si scambia con un altro fattore altrettanto remunerativo. Povera Italia!

  11. Massimo GIANNINI

    Considerati tutti soldi che sono stati ormai buttati in Alitalia negli anni una qualsiasi analisi costi benefici dovrebbe indicare di far fallire l’Alitalia e festa finita. Non é né strategica né abbastanza grande da creare un problema ulteriore ingestibile in caso di fallimento. E non si capisce perché il cittadino contribuente debba continuare a pagare, mica é un servizio pubblico necessario e/o indispensabile.

  12. lucio

    Il ragionamento è molto chiaro e la ricostruzione del quadro debitorio abbstanza precisa e ragionevole. Le conclusioni purtroppo sono amare: è difficile dire oggi quale soluzione sarebbe conveniente. Concordo con l’autore dell’articolo che in ogni modo il commissario ha il dovere di rendere pubblica la situazione economica e finanziaria dell’Alitalia che così pesantemente graverà sui cittadini contribuenti.

  13. Emilio De Luigi

    Anche se in Italia la massa letteralmente se ne frega dei costi dell’uniformemente malsano andazzo della Pubblica Amministrazione ed Enti pubblici (fa comodo a tutti), i costi per i contribuenti comunque ci sono, altissimi. Fate una cosa: verificate quanti voli Alitalia in un giorno qualsiasi partono da Fiumicino in ritardo, pur formandosi lá. Sono la maggioranza. Chiedete spiegazioni: scoprirete che i ritardi non contano per dirigenti ed impiegati, tutti da tempo vaccinati contro le proteste di quei noiosi di utenti. Ho spesso pernottato (a spese dell’ Alitalia) in diversi scali intermedi, semplicemente perché l’Alitalia arrivava in ritardo sulle coincidenze per Roma o Milano. Costerá 4 miliardi smontarla? Paghiamoli, liberiamocene. A parte quelli che per decenni hanno allegramente goduto dei suoi stipendi, nessuno piangerá per l’Alitalia.

    • La redazione

      Confesso. Anch’io non vedo l’ora che Alitalia (per come è ora) scompaia. E’ stata un pozzo senza fondo di perdite, problemi, disservizi. Spero anche che  – dopo – si volerà meglio e magari a costi più contenuti. E, a questo fine, un monopolio di Cai non è ciò su cui scommetterei…
      Cordiali saluti
      Carlo Scarpa

  14. FRANCO

    Complimenti per l’articolo; chiaro, preciso, sobrio. Io sono abbonato da anni all’Economist e mi sembra di ritrovarne lo stile. A proposito di Economist e di provincialismo anglofilo, non è colpa nostra se sull’Economist si capisce meglio anche la situazione italiana, non è colpa nostra se vengono prima spiegati i fatti e dopo, ma proprio in fondo, messo un commento che non vuole mai dare dell’imbecille a chi non è d’accordo. Ma questo è spirito di servizio, merce rara non solo tra i giornalisti. Ultima notazione sul settimanale inglese: ha appena vinto la causa intentatagli da Berlusconi per la copertina del 2001 (unfit ecc.); ma questa, per nessun telegiornale era una notizia.

  15. alessandro

    Finalmente qualcuno che prova a fare un po’ di chiarezza. Non ho capito pero’ quale sia il contributo della CAI. Quanto ci mette la cordata? E, per valutare l’operato del governo, sarà mai possibile confrontare lo scenario Airfrance con quello CAI mettendoci nel conteggio anche il costo per l’erario pubblico?

    • La redazione

      Cai ci mette qualche centinaio di milioni per acquistare gli asset della liquidanda Alitalia. E gli eventuali investimenti successivi (qualche altro centinaio di milioni, a quanto appare). In totale – sempre a quanto si legge – circa un miliardo di euro. Pare. Per confrontare gli scenari, rinvio al pezzo di Michele Polo su questo sito (2 settembre).
      Cordiali saluti
      Carlo Scarpa

  16. Giuseppe Donato

    Sarebbe interessante fare un confronto con la vecchia offerta Air France per capire, anche a grandi linee, quali i costi per i contribuenti includendo i possibili vantaggi/svantaggi: occupazionali, di turismo, di traffico aereo, di investimenti etc. Complimenti per il cercare di andare a fondo nelle informazioni.

  17. gigi

    Ok i costi per la collettività sono altissimi, ma ci sono alternative valide? Ad esempio perché i nostri bravi sindacalisti (leggi Epifani) che sono così bravi a contestare piani industriali e che ritengono un grandissimo affare per la cordata di imprenditori questa operazione, perché dicevo, non provano a creare loro un’azienda come si deve! Perché non cercano loro i capitali necessari! Magari chiedendo ai dipendenti di investire tutto il loro TFR! Di sicuro visto il mega regalo che Berlusconi farebbe alla Cai, loro riuscirebbero a creare una bellissima compagnia aerea, la migliore in europa che creerebbe utili, e farebbe tutti questi dipendenti ricchi e felici, con contratti magnifici e stipendi altissimi per tutti.

  18. daniele

    Gentile Scarpa, può cimentarsi cortesemente in una stima approssimata dei costi per il Paese della riduzione di connettività intercontinentale data da un eventuale blocco della rinegoziazione degli Accordi Bilaterali che i nuovi padroni di Alitalia potrebbero pretendere esattamente come lo pretendeva Spinetta? Io lavoro per una multinazionale con sede a Milano, stabilimenti produttivi in decine di paesi in 4 continenti e affiliate commerciali praticamente ovunque nel mondo. Internamente è stato calcolato che la cancellazione di voli diretti da Malpensa avrebbe aggravato i costi per le normali relazioni intra-Gruppo di alcuni milioni di euro. Se penso che il 70% dell’export e il 90% degli IDE in entrate e in uscita sono prodotti dalle regioni del Nord, suppongo che la riduzione di competitività di sistema da attribuirsi all’aumento dei costi di trasporto possa produrre costi (anche in termini di riduzione di gettito fiscale potenziale) incredibilmente più alti di qualsiasi debito di Alitalia e AirOrne che lo Stato dovesse accollarsi. Si tratta chiaramente di costo-opporunità per il Sistema e non per una singola azienda, per quanto importante, come Alitalia.

  19. fabio

    La sua ipotesi di disastro finanziario dell’Alitalia è coerente con i dati forniti ed è spaventosa! ho paura che la maggior parte dei cittadini italiani non conosca niente di questa vicenda in termini di chi paga, come quelle altre precedenti vicende che hanno visto svendere il patrimonio pubblico ad un gruppo di affaristi, si diceva allora per cercare di colmare il debito pubblico. Draghi e altri … al largo sulla nave decidevano le sorti finanziarie d’italia. Troppe collisioni d’interesse tra chi svende e chi acquista a prezzi stracciati. Spero che faccia breccia la magistratura, in fretta.

  20. Elio Gullo

    Prof. Scarpa, quanto valgono gli slot aeroportuali Alitalia? Non conosco l’offerta CAI, ma si tratta di una partita che vede lo Stato proprietario – via Alitalia – degli slot e potenzialmente privatizzatore di un bene pubblico. Penso che il loro valore non sia così “marginale” e probabilmente più importante di quello che accadrà ai piloti.

    • La redazione

      Economicamente forse sì, politicamente – come è ovvio – no. Purtroppo non sono in grado di darle una risposta. Diciamo – in generale – che un asset vale i soldi che si riescono a fare quando lo si usa. Ragionando in questo modo – non so cosa ne pensa lei – non mi pare emerga l’impressione che l’offerta di Cai (da quanto riportato sui giornali – non ho notizie ulteriori) fosse particolarmente generosa…
      Cordiali saluti
      Carlo Scarpa

  21. Felice

    Cosa succederebbe se Alitalia rimanesse in Amministrazione Straordinaria? Non sono un giurista ma non potrebbe sotto la guida del Commissario continuare l’esercizio dell’impresa (con finanziamenti bancari in prededuzione) sulla base della legge Prodi (!) come avvenuto per Parmalat in attesa di verificare compiutamente i conti e valutare altre offerte ?

    • La redazione

      Sì. Credo che il problema sarebbe scoprire su quali tratte i prestiti servono a fare soldi (es., la Linate Fiumicino, suppongo) e su quali no. Dubito si potrebbe giustificare il far volare gli aerei su queste ultime. Se il commissario (o altri in Alitalia) fosse in grado di distinguere esattamente tra le diverse rotte…
      Cordiali saluti
      Carlo Scarpa

  22. Franco Bonvini

    Io penso che il Fallimento di Alitalia, sarebbe la situazione migliore per tutti !
    Sicuramente per i cittadini, quanto meno gli asset verrebbero venduti con asta, e con tutta probabilità s’ incasserebbe molto di più.
    Ritengo innoltre che Slot, Aeromobili e marchio farebbero sicuramente gola (il mercato Italiano è pur sempre appetibile per chiunque) ad una dei tre big che si troverebbero un mercato già profittevole fin dal primo giorno (sopratutto comperando solo attività a prezzi di saldo) Di conseguenza per rendere operativo tutto ciò dovrebbero riassumere una parte del personale Alitalia che presumo non sia molto lontano dal numero stimato da CAI. E sopratutto, una voglia su mille, anche in Italia si farebbe un’ operazione ALLA LUCE DEL SOLE. Mi piacerebbe conoscere l’ opinione dell’ ottimo Carlo Scarpa Grazie per l’ attenzione-

    • La redazione

      Sulla vendita, lei ha sicuramente ragione. E’ quanto abbiamo scritto al Corriere (speriamo lo pubblichi…). Sugli esuberi… dipende. E’ evidente che in Alitalia ci sono molti dipendenti. non sono sicuro nè sul fatto che i numeri sarebbero vicini a quelli di Cai, nè che compagnie estere vorrebbero esattamente quelle stesse persone…
      Cordiali saluti
      Carlo Scarpa

  23. hauner davide

    Chiarissimo prof. Scarpa. Lei ha giustamente citato il fatto che non è ben chiaro l’ammontare di eventuali debiti verso enti statali assistenziali e di previdenza e il difetto,chiaramente voluto, di comunicazione tra i vertici governativi e il contribuente sul costo del c.d. salvataggio. La domanda che le pongo è semplicissima e probabilmnente lei ne avrà gia risposto, magari privatamente ad altri visitatori del sito: se tutto questo piano è effettivamente un colabrodo e se, come sembra ora, il piano Air France risultava molto piu allettante, come mai non si son piu sentite levate di scudi contro la svendita, a parer mio tentata, da parte del precedente governo? io non so come si vuol definire la vendita di un’azienda ad un prezzo per cui anni prima se ne comprava il 2%. E giusto per intendersi, io sarei per il fallimento in toto del carrozzone, in quanto so,anche per esperienze personali,che il cittadino che deve volare guarda al rapporto qualità prezzo e alla disponibilità di voli, non alle strisce verdi sulla carlinga.

  24. Danilo

    …il costo per i contribuenti è di 2,9 miliardi ma vi è il sospetto fondato che siano anche di più. Ma qualcuno è in grado di dirmi quanti sono numericamente gli Italiani che si faranno carico della spesa ? Quanto ci toccherà a testa ?

  25. irma cru

    Ci costa troppo, mi dispiace dirlo ma per me sarebbe meglio se fallisse, perché vorrei vedere dietro una sbarra chi l’ha portata al disastro, una compagnia che fallisce con gli aerei pieni di passeggeri,come è possibile? Se gli aerei sono sempre stati pieni come si e verificato il buco nero? Bisogna trovare le responsabilità e i responsabili, io sono per cercare i responsabili.

  26. FABRIZIO PAURI

    E’ chiaro che finanziariamente l’operazione CAI è assai più onerosa per lo Stato del salvataggio Air France. Tuttavia si dovrebbero valutare i benefici (if any) del mantenimento delle rotte internazionali, per il turismo e per l’industria. Qui sta la mia perplessità: CAI garantirà realmente uno sviluppo in questo ambito o continuerà a lucrare sulle rotte nazionali per le quali le è stato assicurato il monopolio ? In tal caso, meglio il fallimento, mi sembra.

  27. Lisa Vozza

    Trovo quanto meno bizzarra la via preferenziale che viene concessa ai creditori finanziari: le banche che in questi anni hanno prestato denaro virtuale come fossero in grado di moltiplicare pani e pesci hanno maggiori certezze di rimborso rispetto a creditori che hanno fornito ad Alitalia beni tangibili! Piove sempre sul bagnato?

  28. marco sacmardella

    A proposito di valori , mi pare emerga con chireazza quanto vale il monopolio sulle rotte internazionali italiane. L’ammontare dell’offerta Air France e la disponibilità a sopportare qualche anno i nostri sindacati sino ad inglobare la conflittualità residua nell’ambito delle relazioni sindacali della capogruppo . Non si capisce altrimenti anche alla luce di quanto emerge ogni giorno della ragnatela di privilegi e deliri sindacali il motivo dell’interesse e della generosa offerta di Air France . Bisognerebbe chiedersi però come già fatto da gentili scriventi quale il costo dell’essiccamento dei voli internazionali diretti dal nord per il nostro sistema economico .

  29. giuseppe buonopane

    Cariss.mo Prof. Scarpa, io non ho competenze finanziarie però non sono stupido! Alitalia è stato da sempre la vacca grassa degli speculatori e di dirigenti e il ricettacolo di scansafatiche posti dal politicuccio di turno. Sono tutti responsabili ed i lavoratori non lo sono da meno, hanno goduto di privilegi e favori al pari di politici blasonati. Io sono un chimico laureato e porgo la mia opera assumendomi responsabilità civili e penali per 1400,00eur/mese con un contratto a progetto, oltre ai rischi fisici dovuti alla mia attività. Io se sbaglio pago. Non capisco perchè questi dirigenti che affondano le aziende statali creando buchi economici stratosferici hanno anche dei trattamenti da fine rapporto da nababbi. Inoltre, trovi spesso i loro nomi ripetuti nei vari elenchi dei CDA di svariate aziende statali o parastatali. Creano le loro fortune a nostre spese ed è giusto che rispondano della loro attività nel bene e nel male. Mio padre a 60 anni ha perso il lavoro ed è da 2 anni a spasso; se non ci fossi io a mantenrlo sarebbe per strada. Lui ha ricevuto 700 euro per sette mesi e poi basta ed io ai 20000 di Alitalia dovrei pagare l’80% dello stipendio per 7 anni?

  30. alberto

    Vorrei dire che Alitalia non sostiene il turismo in Italia, perché Alitalia non porta certamente turisti stranieri in Italia, che arrivano con la loro bella compagnia di bandiera: invece Alitalia porta turisti italiani verso l’estero. Pertanto, da un punto di vista turistico, Alitalia non ci avvantaggia, ma ci svantaggia.

  31. angelo

    Oggi che CAI ha ritirato l’offerta credo che l’unica cosa ancora da fare è la consegna dei libri al tribunale da parte di Fantozzi. Mi sembra inverosimile che gli stessi piloti e assistenti di volo possano ancora garantire l’opeartività della compagnia. Fantozzi dovrebbe licenziare tutto il personale e collocarlo in mobilità. Solo a questo punto potremmo sapere gli ulteriori costi per la collettività che derivano dalle varie indennità di mobilità che verranno pagate alle migliaia di persone ex dipendenti di Alitalia che, probabilmente, ad eccezione dei giovani, resteranno in tale posizione fino al raggiungimento dei requisiti per la pensione.

  32. CurFog

    Ho letto attentamente i valori dei costi e benefici dell’operazione. Non ritengo di aggiungere niente alle opinioni pro e contro l’operazione ne di associarmi ai sostenitori di Airfrance. Oggi allo stato dei fatti la soluzione in essere sarebbe stata comunque la migliore soluzione possibile ed è inutile spaccare i capelli in 4. Ma questa non è stata possibile per una concezione vetero sindacale di voler trattare con controproposte proprie fatte dopo le dichiarazioni di Colaninno ieri al solo scopo di lasciare il cerino in mano a qualche altro. Dopo le dichiarazioni di Colaninno ieri cosa si aspettavano la CGIL , i piloti & C. Che si continuasse a trattare? Per cosa? I giornali ci hanno informato di quelli che sono i privilegi che nel passato queste categorie avevano ottenuto da una parte statale pavida e debole. Pensavano di guadagnare ancora qualche privilegio come per il passato? Si dice che domani correranno da Fantozzi per verificare quanto cash ha disponibile Alitalia. Ma se è stato detto che la Presidenza del Consiglio ha già fatto pressione ad ENI per la fornitura del carburante da almeno una settimana. Da anni ritenevo che il fallimento fosse doveroso ed è bene che sia così.

  33. Pietro

    Finalmente sta per finire la tele novela con il buono (Silvio), il cattivo (Bersani), i primari (CAI) e comprimari (Fantozzi,Sacconi), i nani (i sindacati) e le ballerine (i lavoratori). Ma fatela fallire come avverrebbe se fosse di proprietà di un privato. Guadagneremo tutti. Come contribuenti non dovremmo sborsare fior di quattrini per disfarci del carozzone. Come consumatori avremmo più voli nazionali, europei ed intercontinentali a costi inferiori. Come cittadini avremmo altri argomenti di cui parlare a pranzo, al bar o sull’autobus. I dipendenti? A parte che con quello che hanno guadagnato fino ad ora possono mantenersi fino alla pensione, dovrebbero aguzzare l’ingegno come fan tutti in situazioni simili per risolvere un loro problema. Io ho dovuto farlo a 46 anni! E poi alle frontiere le compagnie aeree sono pronte ad investire miliardi per accaparrarsi un così ricco mercato. Non più tardi di un anno fa, Ryanair voleva investire 1200 milioni su Malpensa; i nostri "conducator" lombardi hanno opposto un rifiuto. Forza fatela fallire in modo regolare e non in modo fraudolento come sembra si volesse fare. Verrò ad applaudirvi.

  34. alessandro

    Io sono per il fallimento perchè mi rode troppo che dopo il continuo rubare dei politici e degli amministratori vari, anche l’opzione CAI sarebbe un ennesimo furto nelle tasche degli italiani travestito da "salvatggio". Sarebbe un furto per il costo che dovremmo sopportare, sarebbe un furto per le compensazioni senza gara che Berlusconi ha già promesso alla cordata, sarebbe un furto per il prezzo di svendita a cui la cordata comprerebbe il piccolo patrimonio rimasto. A questo aggiungo che a mio avviso la cordata CAI non è una cosa seria. Una qualsiasi azienda che volesse decidere di investire in un business così complesso lo farebbe con idee e programmi di breve, medio e lungo termine come appunto avrebbe fatto AIR France che fa questo come business, ed invece i 18 imprenditori all’italiana si sono impegati solo per 5 anni a dimostrazione che stanno facendo tutti un pò per ciascuno una cortesia a Berlusconi in cambio dei ben noti favori di ritorno (concessioni autostradali, allargamento dell’aeorporto, etc. etc.).

  35. fabio dv

    Gentile Scarpa, è di poco la notizia della ritirata della CAI. E’ possibile a questo punto continuare con l’amministrazione controllata (o ristrutturazione d’impresa o quel che è) anche se non si presentano "concrete prospettive di recupero dell’equilibrio economico dell’attività imprenditoriale" come da norma di legge? E se si procede con il fallimento tecnicamente si possono mandare avanti attività redditizie e liquidare le altre?

  36. enzo

    Premesso che indipendentemente dai costi credo sia più utile ai contribuenti, ai consumatori e parte dei lavoratori il fallimento di alitalia (soprattutto alla luce delle alternative possibili) colgo l’occasione per ribadire alla redazione una domanda che ho già posto qualche giorno fa . E i 5 mld di dollari alla libia sono pochi? Perché ci si scandalizza del costo che la collettività subisce per alitalia mentre il risarcimento alla libia passa sotto silenzio?

  37. Studente di Economia

    Il turismo italiano verso l’estero sarebbe sostenuto da qualche vettore estero,percio’ è ridicolo pensare che Alitalia rappresenti un problema in tal senso. Inoltre per un paese che fonda una larga fetta del suo Pil sulle attivita’ turistiche , è impensabile non disporre quanto meno di aereoporti internazionali efficienti e di una grande compagnia di bandiera (che se opportunamente gestita non potrebbe che generare ricchezza). Immaginate se in Italia non esistessero produttori di pasta, plausibile per carita’ ma cio’ implicherebbe il mancato sfruttamento di opportunita’ di mercato.

  38. Luca Mendicini

    Ho sotto mano la sentenza dichiarativa di insolvenza di Alitalia del 5.9.08 (n. 287/08) e penso sia interessante citare un passo saliente che indica le cifre ufficiali dell’indebitamento come comunicate al Tribunale e, quindi, prese a base della dichiarazione di insolvenza: "considerato che l’insolvenza trova conferma nella documentazione contabile allegata, ovvero dalle pesanti perdite dell’ultimo esercizio, pari ad Euro 485.353.588 come da bilancio al 31/12/2007; dalle attuali stime relative all’andamento della compagnia nel terzo trimestre 2008, le quali evidenziano un patrimonio netto negativo, dall’indebitamento totale, alla data del 31.7.08, pari ad Euro 2.836.000.000 il tutto a fronte di mezzi finanziari ormail alquanto ridotti, stimati al 30/09/08 in circa 30-50 milioni di Euro".

  39. eleonora

    Tanti attribuiscono il fallimento della cordata al sindacato, «il mancato raggiungimento di un largo accordo sindacale sul piano industriale della nuova Alitalia e su contratto di lavoro da dare alla nuova compagnia aerea», altri alludono a piani occulti, altri ancora alla vittoria dei piloti! Che dire che bel teatrino di menzogne…. L’unico motivo per cui la cordata non si fa è perchè è fallita la Banca che ci doveva mettere i soldi!! La lehman brothers . Ora questi bravi imprenditori che hanno spadroneggiato con i soldi dello stato, dei risparmiatori delle banche d’affari non hanno più a disposizione fondi cosa faranno? Ora che l’italia rischia il defoult internazionale, (il differenziale Italia-Germania ha toccato gli 81 pb) questi "eccellenti manager" cosa lasceranno agli italiani?

  40. Pierfranco Parisi

    Mi sembra che nel calcolare i debiti alitalia non si sia tenuto conto del TFR che l’azienda non avrà certo accantonato ma utilizzato per autofinanziarsi.

  41. pierfranco parisi

    Io non sono in grado di valutare ma lei forse si: Se oggi Air France si comprasse marchi, slot e aerei a un euro in più di quanto offerto da Cai, offrisse a piloti e personale quanto offerto allora non farebbe un affare mlto migliore di quello precedente che prevedeva l’accollo di tutte le passività e un pagamento se pur minimo agli azionisti?

  42. Rocco

    Ottimo articolo! Condivido in buona parte quanto scritto, salvo l’ultimissima parte! Dott. Scarpa, è vero infatti che probabilmente il fallimento avrebbe dei costi per ammortizzatori sociali molto alti, ma a ben vedere ci sono dei costi da lei non computati nel caso di successo della cordata CAI. Ne cito uno per tutti: la mancanza di concorrenza, che si traduce in sostanza in maggiori costi dei biglietti e meno rotte per i viaggiatori/contribuenti, meno crescita e meno occupazione nel settore, maggiori costi di trasporto per le aziende. In definitiva, meno tasse incamerate dallo Stato. Personalmente, ritengo che, anche considerato da solo, questo fattore sarebbe economicamente così importante da dover indurre a preferire l’opzione fallimento.

  43. Edoardo G. Raimondi

    L’utilizzo dei fondi depositati presso "conti dormienti" può essere di grande utilità, poichè smuovere masse monetarie e favorirne la circolazione (come l’idea di base monetaria insegna) può portare certamente a benefici. Questi fondi, loro malgrado, non vengono impiegati in infrastrutture ma in "risarcimento". Come se i cittadini italiani fossero tra loro una mutua assicuratrice (cosa scorretta, essendoci lo Stato). L’impiego di tali fondi nel caso Alitalia è eticamente scorretto, socialmente azzardo e inaccettabile dal punto di vista legislativo. Primo, bisogna accertare la frode e i soggetti che l’hanno perpetrata. Secondo bisogna individuare le vittime. Non gli azionisti generici: essi hanno assunto un rischio. Al massimo sono "vittime" gli azionisti che hanno comprato prima del 2 giugno (cioè nell’ultima seduta antecedente la sospensione). Ma anche in tal caso l’azione di rimborso andrebbe diretta contro gli organi di vigilanza (che si sono mossi in ritardo) e non aggredendo un patrimonio indistinto di alcuni cittadini privati e incamerato (senza titolo credibile) dallo Stato.Tutti i soggetti coinvolti avrebbero avuto diritto a rivalersi sugli amministratori, prima delle modifiche alla Marzano.

  44. Ilconte

    Questo articolo va bene, e va apprezzato l’impegno, però come ha ripetuto lo stesso Scarpa la certezza sui conti non c’è. Da quello che sappiamo, praticamente per parere unanime, la proposta air france era complessivamente migliore di Cai. Mentre tra il fallimento e Cai è questione difficile da sciogliere. Il prof Scarpa all’Infedele ha detto esplicitamente che il fallimento, nel breve periodo costerebbe di piu, mentre nel lungo potrebbe aprire prospettive di maggiore concorrenza rispetto alla CAI favorita dal governo tramite modifiche all’antitrust. C’è inoltre tutta la questione degli aeroporti che è molto complicata. Infine, una pecca dell’articolo se mi è consentito, non viene citata minimamente airone, ma è una pedina fondamentale dello scacchiere. L’unico che ci guadagna sicuramente è Carlo Toto che vede i propri debiti diluiti e la sua azienda ottiene a gratis una ristrutturazione in parte con i soldi dei contribuenti!

  45. francesco

    Da troppo termo ormai questo film, di cui non sappiamo nulla, ci vede spettatori inermi. Utilizzando l’esperienza di una vita, spesa a "giocare con i numeri" ci si permette di stimare e congetturare cifre ballerine che il prof. Scarpa ha sapientemente proposto. Qualora riuscissimo ad avvicinarci al 50% rispetto alle reali, saremmo oltre che bravi e anche fortunati. In quest’ottica darei il ben venuto alla nuova cordata Cai. Abbiamo la possibilità di mettere un punto, andare a capo, e pian piano girare pagina, conoscendo i passivi effettivi,la situazione reale ed i costi da sostenere dalla colletività. Contrariamente ci troveremmo a navigare nuovamente alla cieca: assets da liquidare per soddisfare i creditori, accessibili a pochi e già mi prefiguro a quali prezzi, crediti poco certi da soddisfare, facenti capo a società di cui già immagino la compagine sociale. Solitamente da molte crisi si creano altrettante opportunità. Già se fosse chiarezza sui numeri,sarebbe molto.

  46. Ferruccio Belli

    Mi sembrerebbe corretto, prima di iniziare una qualsiasi trattativa, avere un quadro preciso della situazione finanziaria. Mi ha meravigliato l’ultimo paragrafo in cui si evidenzia che tra i creditori potrebbe esserci lo Stato con tasse, contributi ed altre voci. E’ assurdo che la Ragioneria Generale non sia in grado di quantificare queste voci; fossero relative a creditori esterni il compito potrebbe essere gravoso, ma in casa propria no. O lo Stato non è più azionista di Alitalia e si disinteressa dei propri crediti? Se non lo fa per una propria azienda non oso pensare l’evasione esistente da parte di quelle che lo Stato non può controllare così direttamente. Ora comincio a capire in parte le enormi difficoltà dichiarate nell’individuare i famosi evasori per un importo di 200 miliardi di euro! Penso che affidando ad un privato tale ricerca, non condizionato da politica, clientele ed altro ancora, si recuperebbero come. A meno che, data la lentezza burocratica che ci caratterizza, sia relativa ad aziende ed individui che hanno ormai portato i libri in Tribunale.

  47. mario lago

    Mi auguro che la CAI abbia valutato la concorrenza dei treni ad alta velocita tra Milano e Roma che diventa molto piu conveniente in termini di tempo,costo e affiabilità rispetto all’aereo. Mi sembra di capire che questa era una delle tratte piu remunerative dell’Alitalia e spero quindi che la CAI abbia valutato tale diminuzione delle proprie entrate. Questo senza contare le altre linee aeree che stanno cercando di accaparrarsi gli slot tra Roma Milano, vedi Lufthansa. Quando in Francia la linea ad alta velocità tra Parigi e Marsiglia (1100 km in 3 ore e mezzo circa) cominciò a funzionare, la Air France dovette ridurre i propri voli del 50 % circa pari a piu di 10 voli giornalieri. Vi sono due regole per un finanziere e/o imprenditore 1.- Non investire mai in una linee aerea e 2.- in una squadra di calcio !!! Buona Fortuna CAI!

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