Lavoce.info

IL RICORDO DI UN NOBEL

E’ un’occasione triste.
Ho conosciuto Riccardo per gran parte della mia vita di adulto. Abbiamo studiato assieme al MIT. Non posso dire di averlo conosciuto intimamente: era più una conoscenza di lavoro, perché lavoravamo nello stesso campo. Non riesco nemmeno a ricordare quante volte ci siamo incontrati nei vari convegni e, anche se non abbiamo probabilmente mai parlato per più di 45 minuti consecutivi, percepivo ugualmente che genere di persona fosse: una compagnia ideale, brillante, divertente, interessante. Era anche una persona molto pacata e discreta, quindi ci si metteva un po’ a capire che egli intuiva, prima degli altri, nuove soluzioni in campo economico. Mi ci vollero anni per comprendere che il famoso paper del 1984 mi aveva dischiuso prospettive totalmente inedite della geografia economica. E mi accorgo che quei miei lavori, che oggigiorno riscuotono maggior interesse, sono proprio quelli ispirati alle idee di Riccardo. Devo molto della mia reputazione accademica alle sue intuizioni, che gli permisero di aprire un campo nuovo.
Aveva il dono di saper vedere ciò che non era evidente. All’epoca, aveva cominciato a lavorare su alcune regioni e su base geografica . Può darsi che qualcun altro avesse già iniziato ad occuparsi del caso italiano, ma non era un argomento di moda, non era considerato importante; eppure in seguito divenne enormemente importante. Poi, con l’andar degli anni gran parte del suo lavoro si concentrò sulle molteplici dimensioni della globalizzazione. Gli ultimi suoi paper, che ho letto, evidenziano come vi siano molteplici canali ricorrenti, che si rinforzano a vicenda.
Ora, se mi guardo indietro, mi accorgo che studiavamo gli stessi argomenti – e spesso era lui il primo a farlo.  Era vivamente interessato al processo di interazione economica delle nazioni – quello visibile e quello invisibile – grazie al quale alcune economie nazionali evolvono in un modo che sarebbe impossibile senza quella specifica interazione. 
Una carriera straordinaria.
Nei miei discorsi, talvolta, faccio riferimento (e non so neanche se tale accenno venga sempre capito) a quel gruppo di economisti internazionali, che negli anni ’80-90 lavoravano sui temi dei rendimenti crescenti e che tentavano di essere sempre un passo avanti agli altri. Bene, di quel gruppo di economisti della mia generazione, sempre gli stessi ad incontrarsi ai convegni, Riccardo Faini è stato il primo ad andarsene. E’ una perdita molto dolorosa.

Leggi anche:  Italia al bivio: intervista a Romano Prodi*

(traduzione di Daniela Crocco)

 * Questo intervento è uno stralcio tra tto dal libro “Riccardo Faini. Un economista al servizio delle istituzioni” edito da il Mulino e curato da Alessandra Del Boca. Il testo è anche un estratto della Fifth Luca d’Agliano Lecture, presentata da Paul Krugman a Torino, il 7 giugno 2007

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  Fin dove arriva la responsabilità delle piattaforme

Precedente

COSA MANCA NEL SALVATAGGIO EUROPEO

Successivo

EPISODIO V: LE ASPETTATIVE COLPISCONO ANCORA

  1. enzo

    Che bello rileggere oggi questo ricordo!

Lascia un commento

Non vengono pubblicati i commenti che contengono volgarità, termini offensivi, espressioni diffamatorie, espressioni razziste, sessiste, omofobiche o violente. Non vengono pubblicati gli indirizzi web inseriti a scopo promozionale. Invitiamo inoltre i lettori a firmare i propri commenti con nome e cognome.

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén