La strategia anti crisi dell’Italia è ispirata alla massima cautela: misure dell’ordine dello 0,3 per cento del Pil contro il 7 per cento di altri grandi paesi. Si dice per tener conto del debito pubblico. Ma altrettanto rigore non è stato dimostrato in altre vicende. E’ una situazione paradossale in cui il governo non ha né una politica fiscale proporzionata alla recessione che stiamo attraversando né una di stabilizzazione strutturale del debito. Ci guadagna solo il ministro dell’Economia, che dall’ambiguità vede aumentare il suo potere.
Quello che non si capisce della politica del ministro Tremonti è la strategia di politica fiscale che la ispira. Il mondo sta andando incontro alla seconda più profonda recessione degli ultimi settanta anni e i paesi importanti, a cominciare dagli Stati Uniti per seguire con Francia e Inghilterra sul fronte occidentale, e Cina su quello orientale, rispondono varando misure anticicliche, e anti crisi finanziaria, di raro importo.
LA CAUTELA DEL MINISTRO
La Cina adotta un piano di nuovi investimenti pubblici, scaglionati nel tempo ma annunciati già oggi, di 7 punti percentuali di Pil. Cifre analoghe vengono impegnate in Inghilterra e negli Stati Uniti. LItalia è cauta, molto cauta. I provvedimenti fiscali di stabilizzazione del ciclo adottati laltro ieri dal governo sono dellordine dello 0,3 per cento del Pil, una cifra in assoluto modesta, irrilevante rispetto agli eventi da contrastare.
Questa cautela viene giustificata dal ministro del Tesoro con lindubitabile dimensione del debito pubblico che grava sul paese e lincombere dei vincoli del Patto di stabilità.
Vi sono tre ragioni per cui questa ragione non convince. Primo, altrettanto rigore non è stato mostrato allorché si è trattato di trasferire sul bilancio pubblico il costo delloperazione Alitalia che poteva essere evitato vendendo la compagnia sul mercato. Né tanto meno quando si è rinunciato al gettito Ici per onorare una promessa elettorale a spese dellerario. Avveniva solo pochi mesi fa: lo stock di debito pubblico era allora altrettanto gravoso quanto lo è oggi. E limpatto sul bilancio pubblico di quelle operazioni è dello stesso ordine di grandezza dei correnti provvedimenti anti-recessione.
Secondo, il governo italiano accentua limportanza del rigore proprio quando lEuropa, conscia della grave recessione, è disposta a derogare in via temporanea ai vincoli del Patto. È possibile che vi siano vantaggi a stabilizzare il debito durante una clamorosa recessione, ma occorrerebbe dimostrarlo.
Terzo, se la stabilizzazione del debito fosse per il ministro Tremonti il problema principale dellItalia (io penso lo sia), oggi come ieri, ci si aspetterebbe dal governo un piano pluriennale di rientro, con una strategia quantificata e un impegno a seguirla, costi quel che costi, anche davanti alla più grave recessione cui il paese possa andare incontro. Il piano non c’è, e se cè riposa in qualche angolo della mente del ministro.
È questa una situazione paradossale in cui il governo non ha né una politica fiscale proporzionata al ciclo che si sta attraversando né una politica fiscale di stabilizzazione strutturale per il medio termine adeguata al gravissimo indebitamento del paese.
A CHI GIOVA L’AMBIGUITÀ
Vi sono due possibili interpretazioni della grande cautela del ministro del Tesoro nel varare significative politiche fiscali anticicliche: una benevola e laltra maligna. La prima è che il ministro sia molto restio a impegni sostanziali di spesa perché, saggiamente, anticipa uno scenario in cui il governo possa essere chiamato a intervenire pesantemente sulle banche e con il debito pubblico che ci ritroviamo è prudente affrontare un simile scenario conservando qualche margine di manovra. Vi sono segni che cè del vero in questo, a cominciare dal fatto che il governo è stato cauto anche a non prendere impegni significativi su quel fronte.
Lalternativa, quella maligna, è che la cautela di oggi serva a pre-costituire una riserva di risorse da usare alloccorrenza per adottare politiche di gestione del consenso, come quelle appena varate, o iniziative per risolvere frizioni interne alla maggioranza di governo, ad esempio i costi del federalismo fiscale. La gestione della vicenda Alitalia così come le scelte sullIci sono evidenza forte a supporto di questa interpretazione.
Lambiguità in cui oggi naviga la politica fiscale offre spazio a entrambe le interpretazioni. Il paese ne soffre perché manca di un riferimento certo sulla politica fiscale a medio e lungo termine; ci guadagna il ministro perché consegue molti margini di discrezionalità e quindi di potere. Ne farà buon uso?
Foto: La sede del ministero del Tesoro
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Rinaldo Sorgenti
A me sembra che "paradossale" sia l’interpretazione che è stata fatta di quanto descritto. La manovra sull’ICI non è solo o necessariamente una semplice azione di gestione del consenso (tipica di ben altri governi), ma se la vogliamo vedere pragmaticamente una apprezzata manovra di riduzione fiscale per i contribuenti e un’azione di parziale riduzione di spesa per la PA (EE.LL.). Alitalia: sarebbe ora di smetterla di far pensare che i debiti della passata gestione dissoluta Alitalia fossero una cosa che non gravava sullo Stato come pure la "barzelletta" che l’avrebbe assorbita AirFrance (che invece si voleva prendere solo ciò che interessava, cancellando un pericoloso concorrente e lasciando in residuo debito allo Stato). Circa invece gli investimenti in infrastrutture, mi pare che il Governo abbia idee chiare in merito e gli investimenti relativi sono da tempo programmati e si sta facendo il possibile (tenendo peraltro conto degli abituali ostruzionismi locali) per finanziarli ed avviarli. Anche per quanto riguarda il possibile rientro del debito, i programmi e le intenzioni sono stati ripetutamente indicati. Quindi?
Massimo GIANNINI
Credo che sia sempre difficile capire il Ministro quando si occupa di economia. O ha un’agenda che non ci rivela (è in mala fede?) o è mal consigliato e quindi incompetente. Contrarian, Robin Hood, inventore ora della finanza creativa ora dell’ortodossia contabile. L’importante è non fare mai la cosa giusta nel momento giusto.
Lucandrea Massaro
E’ ipotizzabile che entrambi gli scenari, quello benigno e quello maligno, siano veritieri. Io non credo che il Ministro sia sciocco, ma credo – e vedo – che le misure messe in campo sono di una inadeguatezza incredibile. Da non economista, da persona che vive il disagio sulla propria pelle e non vede nessun intervento che lambisca la situazione della sua famiglia. Effettivamente la classe media è messa alla berlina, un problema grave visto che – in teoria – essa dovrebbe essere il perno delle democrazie liberali.
Sergio
Mi permetto di aggiungere una "terza interpretazione": abbiamo al governo persone professionalmente inadeguate al compito e senza senso dello Stato.
Aldo MAjolino
Credo di non sbagliare nell’affermare che l’unica strategia del ministro e quella del suo capo, sia quella di seguire l’onda. E in questo caso l’onda è sempre e comunque il sondaggio quotidiano che fanno per vedere la gente "il pubblico" cosa dice e cosa vuole. Una politica del genere porta al disastro. Una classe dirigente deve saper dirigere e non farsi dirigere dai sondaggi. Personalmente, non essendo un politico ne un’economista ma un pensionato, mi auguro soltanto che "il pubblico" si renda conto che questa commedia o tragicommedia debba terminare al più presto. Qui siamo di fronte a un’uomo solo al comando.
Luigi Barberio
L’interpretazione offerta dall’articolo è condivisibile e possiamo eliminare sicuramente qualsiasi dubbio in merito, ovvero le risorse devono essere utilizzate per gestire il consenso e non per risolvere i problemi. Siamo completamente fuori dal mondo a tutti i livelli. Ma fino a ieri il nostro capo del governo non si beava della sua capacità di proporre all’Europa la riduzione del vincolo di Mastricht, non è più lui oppure non è più necessario stante le cose nel nostro paese. Come sempre gli scenari che contraddisitinguono l’agire politico italiano (sia a destra che a sinistra) non sono improntati al buon senso, ma solo alla conservazione della poltrona.
daniele roscia
Ho conosciuto il ministro Tremonti all’epoca del primo Governo Berlusconi, 1994 e successivamente quando Tremonti gestiva la strategia dell’opposizione al governo Prodi, ero membro della Commissione Bilancio della Camera. Ebbene la difficolta’ ad inquadrare la strategia del governo Berlusconi dipende semplicemente dall’incompetenza, inadeguatezza e assurda vanità del ministro Tremonti, il quale, da buon cortigiano del suo premier, non ha il coraggio di assumersi la sua responsabilita’. Nel periodo del governo Berlusconi, 2001-2006, se ben ricordo, Tremonti ha saccheggiato le risorse pubbliche, aumentato la spesa corrente e il debito pubblico quando il ciclo economico non era favorevole ma non grave come l’attuale. Ora pensare che questo ministro subissato dalle critiche di mezzo mondo possa definire una strategia di medio periodo è assai improbo. Si vive alla giornata, un giorno si regalano più tasse alle famiglie che hanno scelto Sky, il giorno dopo i gioca con i fondi fas, come se fosse il gioco delle tre tavolette. D’altra parte non vedo dal mondo accademico, nessuna proposta radicale e coraggiosa che offra strumenti ed azioni adeguate alla gravità della situazione.
franco benoffi gambarova
Sono perfettamente convinto che il motivo della ristrettezza dei mezzi messi a disposizione sia la seconda fra quelle indicate sagacemente dall’autore. Per i nostri politici l’importante è il consenso: Qualsiasi decisione viene presa su questo altare. Devo dire che se Greenspan non avesse ecceduto, nel 2001, nelle riduzioni del costo del denaro e l’allora Segretario al Tesoro non avesse ecceduto nei tagli fiscali, forse gli USA non avrebbero creato la crisi di oggi ed avrebbero armi ulteriori per i loro interventi. Quindi non è detto al 100% che Tremonti abbia torto nell’applicare la teoria della gradualità. Vedremo ora come si muoverà per proteggere i posti di lavoro dell’auto e del relativo indotto: la mia speranza è che imiti in modo intelligente il piano che la Francia sta lanciando, come riporta IlSole24ore di oggi. Mi riservo quindi di esprimere il giudizio definitivo.
Cosimo
Diciamo che mi fa ancora paura parlare di Alitalia. E’ un tipico esempio di compagnia da vendere e ristrutturare com’e’ successo per Sabena tempo fa e per tante altre. Un particolare e’ che Alitalia e’ posseduta per il 49 o 50 % dal Ministero del Tesoro. Allora che si muovano per Alitalia e’ normale, un po’ come il padre ministro che fa vincere il concorso al figlio ricercatore!
luigi
Siamo in mano a degli ambiziosi megalomani che non vedono altro che loro stessi e le loro ambizioni. Pensano di essere degli dei in terra, in realtà portano il nostro paese alla rovina. Purtroppo a sinistra, tolto Bersani e Di Pietro, (secondo me) c’è ben poco!
p.l.
Vi erano dubbi circa la capacità di risposta della classe politica di governo (e, temo, della nostra classe politica in generale) di fronte ad eventi di scala realmente planetaria? Doloroso, vorrei davvero poter credere il contrario, ma la risposta è no. In condizioni normali, governicchia mediocremente con un focus costante sulla mediazione di innumerevoli interessi localistici, la coltivazione del bacino del consenso di clan, la gestione di potentati personali: in condizioni davvero difficili, polsi, braccia e menti di questa fatta non possono reggere. E’ culturalmente inadeguata, economicamente impreparata, povera di visione, codarda nelle decisioni difficili. Non si può oggettivamente pretendere.
gianni vincenzi
Quando guardo alle modalità comportamentali del governo, dimostrato che l’apparire fa sempre agio sulla sostanza, non posso che pensare male (speriamo che il buon Dio mi possa perdonare) e quindi nella fattispecie ritengo che la risposta più acconcia sia: precostituire una riserva di risorse da usare per la gestione del consenso, tutto ciò almeno fino a quando il così detto ceto medio non la smetterà di fare lo struzzo e/o farsi menare per il naso.
DE SANTIS UMBERTO
Tutti i decreti del governo Berlusconi sono stati fino ad ora il più possibile segreti per il pubblico! E’ evidente che Tremonti si aspetta un rigurgito di crisi da una fonte internazionale di passività a noi sconosciuta che, visto il ns. debito pubblico, potrebbe travolgerci. La prova sarebbe la legge salvabanche che in linea di principio non avrebbe motivo di esistere, poichè Tremonti e Berlusconi affermano continuamente essere il sistema bancario italiano il più sicuro del mondo. Oppure serve a bloccare le spinte disgregatrici all’interno di quel guazzabuglio che è il PDL. Oppure a finanziare le opere faraoniche che daranno lustro imperituro al premier, valorizzando al massimo gli asset del conflitto d’interessi. Comnque siamo nel fango totale.
Fabio Pietribiasi
La politica del Ministro dellEconomia può essere definita soprattutto attendista. Può sembrare anche ambigua, ma a me pare che né il Ministro né il Governo si siano finora pronunciati sulla linea che intendono seguire e abbiano perfino evitato di fornire cifre sullentità della crisi finanziaria, pensando che bastino e avanzino quelle di Alitalia. Una sola cosa hanno detto chiaramente e cioè che in caso di necessità potranno sottoscrivere obbligazioni a sostegno delle banche, ma non acquisteranno azioni per non assumere responsabilità gestionali. Capisco le motivazioni di tale scelta, trovo ovvio che si debbano evitare intrecci pasticciati fra politica ed economia, ho presente il pensiero dei liberisti, ma mi domando: il sistema bancario italiano (come pure quello mondiale) merita di essere assistito tale e quale? Perché la politica deve astenersi dallesercitare uninfluenza diretta su un sistema rivelatosi così opaco e anarcoide?
Giorgio Massarani
Al contrario di quanto viene detto la politica fiscale di Tremonti, peraltro di tutto il governare di Berlusconi dal 2001 in poi, mi pare trasparente e basata sui seguenti principii: 1. Detassare i patrimoni e i redditi; 2. spostare il peso fiscale verso le imposte indirette; 3. quando conviene rigore, quando conviene lassismo di bilancio; 4. sempre lassismo sull’evasione; 5. interventi il più possibile discrezionali e reversibili. I punti 4 e 5 sono accennati nell’articolo di T.Boeri su Repubblica dell’1 dicembre 08 mentre i punti 1 e 2 sono stati oggetto di comunicazione politica per lungo tempo e fin dall’inizio dell’azione politica di Berlusconi; il punto 3, che si potrebbe definire opportunismo, si desume in via deduttiva dai fatti. La politica sociale che ne deriva è di incremento delle disuguaglianze ed ulteriore spostamento della ricchezza verso la parte alta della piramide sociale: la politica fiscale è dunque strumento per assecondare le trasformazioni della società italiana già in atto sul lungo periodo.
mirco
Prima o poi qualcuno fuggirà da Palazzo Chigi in elicottero come fece un presidente argentino tempo fa al suono delle casseruole dei cittadini di Baires. Non usciremo dall’euro, ma qualche politico se non un’intera classe politica butterà bava bianca dalla bocca come il buon Forlani davanti ai giudici.
elena
Da mesi dico che ciò che mi spaventa di più di questa crisi non è la crisi stessa ma l’incompetenza di chi dovrebbe gestirla. E se invece tra le due opzioni ce ne fosse una terza: per Tremonti le politiche fiscali sono le uniche che conosce, quelle di fiscalità aziendale. Conoscete voi un solo economista nel suo ministero? Io non ho sentito ad oggi il nome di un solo economista.
silvestro gambi
Fanfole queste di dire che l’Italia è posizionata meglio sulla crisi: come dire, in una nave che affonda, che chi è già in acqua è un passo avanti perchè è già naufrago. Quanto al debito che fare? Non c’è solo la Commissione, c’è il mercato che lo valuta, e ci sono le agenzie di rating che potrebbero anche modificare in peggio i parametri. In questo altri paesi dispongono mi maggiore elasticità. E infine quanto a Tremonti gli è bastato un pamphlet di poche pagine per entrare nel club degli economisti sinistrorsi, in fondo non è colpa sua se ci sono ancora tanti coglioni. Buone speranze però per il saldo demografico con tante mamme incinte.
umberto carneglia
Nel breve periodo margini di manovra per la manovra anticrisi sono ristretti a causa dell’anomalo debito pubblico italiano (eredita’ delle dissipazioni della politica). Nel medio periodo, al quale conviene fare riferimento sempre e specie in tempi di crisi, le risorse abbondano: patrimoni della mafia da confiscare, allungamento dell’eta’ pensionabile, recuperi enormi dei margini di spreco della Pubblica Amministrazione centrale e periferica, mediante provvedimenti normativi ed organismi (Authority) ad hoc. E si potrebbe continuare. Tutte cose note ed evidenti. Facendo la somma dei soli punti elencati si arriva a cifre in grado di rilanciare non l’Italia, ma l’Europa intera. Invece noi discutiamo di come tagliare, agli sgravi alle famiglie che istallano impianti per le energie pulite.
Giorgio
L’on. Tremonti è esperto, decisamente molto esperto, di funzionamento dei paradisi fiscali.
Elans
Non sono completamente d’accordo. Concordo che la manovra sull’ICI non è solo o necessariamente una semplice azione di gestione del consenso, ma non si puo’ definire "una apprezzata manovra di riduzione fiscale per i contribuenti e un’azione di parziale riduzione di spesa per la PA (EE.LL.)". Gli effetti sui bilanci dei comuni sono disastrosi e sarebbe ingiusto non sottolinearli. Alitalia: le "barzelletta" che l’avrebbe assorbita AirFrance non e’ poi una vera barzelletta (vedi comunicato stampa ufficiale di Alitalia). Circa invece gli investimenti in infrastrutture, mi pare che il Governo abbia idee chiare, peccato che a fare le infrastrutture sono sempre i soliti noti. Sei al corrente dei piccoli conflitti di interesse del governo (ad es; l’ex ministro Lunardi ed il suo studio?).
luis
Occorre seguire i credit default swap sull’Italia. Sono pessimista. Penso che Tremonti abbia scoperto lo scheletro nell’armadio: rischio default per l’Italia.
Clara Grazian
Io parto dal presupposto che questo governo duri 5 anni, la maggioranza è buona e le persone che governano sanno che è meglio trovare degli accordi piuttosto che litigare e rischiare di andare all’opposizione. Quindi la mia domanda è: perchè prendere decisioni populiste? Non risolvono la situazione e fanno perdere tanti soldi allo Stato inutilmente. Perchè cercare di generare consenso per 5 anni? L’italia ha dimostrato chiaramente di non avere memoria delle decisioni passate, quindi allo scadere del mandato potrebbero prendere qualche decisione populista, dare la colpa della crisi passata all’Unione Europea o alle decisioni di qualcun altro. In questo modo si avrebbero i soldi per qualcosa di sicuramente più utile.
Nicola Dragoni
Il governo americano, per far fronte alla crisi, impiega almeno 700 miliardi di dollari, che non ha. Deve quindi farseli finanziare dal mercato. Il debito pubblico italiano è per una metà sottoscritto da investitori esteri. Ecco che l’Italia entra in concorrenza con gli Stati Uniti sul mercato del credito. Il ministro Tremonti, da buon commercialista, vuole mantenere alta la considerazione dello Stato Italiano come debitore verso i creditori, sapendo che dovranno ancora finanziare il nostro debito. Il ministro non tiene presente però politiche alternative, che potrebbero ottenere lo stesso risultato: diminuzione dell’aliquota di tassazione oppure aumento del tasso di interesse oppure agiungere come garanzia un CDS (da far pagare all’investitore) all’obbligazione italiana. In ogni caso meno si parla di questo e meglio è: ci sono le famose e solite "profezie che si autoavverano". Si oerde spesso, per ansia di protagonismo e/o senso di primo della classe, l’occasione per zittirsi. Auguri al nostro Paese.
gaetano romano
Stasera Tremonti sarà a porta-a-porta con il suo banchetto e i suoi 3 foglietti a indicare che la soluzione si trova su uno dei 3 fogli.Indovinare quale! Naturalmente ci sarà un codazzo di ossequienti contestatori a testimoniare che l’Italia ha fatto meglio di Francia, Inghilterra e Germania. Se a Bossi e Fini tutto ciò sta bene, perché gli italiani dovrebbero lamentarsi? Intanto mentre la BCE taglia il tasso di 75 punti base i nostri BTP a lungo termine perdono oggi oltre l’ uno percento. Il giudizio del mercato è inesorabilmente negativo per Tremonti. Ma la soddisfazione di vederlo bocciato per incompetenza non fa cambiare la situazione economica del paese. Come si può uscire da questo incubo-paradosso?
Fabio
Complimenti per l’ottimo post. Quoto in pieno. Direi che comunque Tremonti non ha neppure provato ad esercitare una politica fiscale anticiclica. Nato su una promessa di sgravi fiscali, il governo Berlusconi Tremonti in realtà propone una nuova stretta mascherata. Ai tuoi motivi ne aggiungo un terzo: se la situazione del debito complessivo dello stato fosse molto peggiore di quanto previsto, con l’aggiunta di previsioni di entrate fiscali catastrofiche (Nonostante l’attività asfissiantemente inquisitoria degli uffici)?.
bruno villanova
E se il ministro fosse spaventato dalla concorrenza nella raccolta del risparmio ( di cui tutti in questa fase hanno estremo bisogno per finanziare le politiche di pubblic spending ) da parte di altri paesi più virtuosi e con rating migliori tanto da paventare aste per il collocamento di titoli del debito pubblico italiano deserte… Vedasi quanto dichiarato da Sacconi a proposto del pericolo Argentina…
daniele am
A me pare, molto semplicemente, che in questo caso il rigore delle regole europee sia un ottimo rifugio per chi non sa davvero cosa fare.
Massimo
I mercati misurano la capacità dell’attuale ministro delle finanze Italiano. Stasera su Bloomberg post taglio BCE il decennale italiano rende circa 4,5%, cioé circa 150 bps sopra pari scadenza tedesco. Il decennale spagnolo quota 80 bps sopra bund e quello greco 65 bps sopra bund. Certo lo stock del nostro debito circolante è più elevato e a "buon mercato", ma se la crisi si prolunga, i tempi bui per gli attuali reggenti della politica economica italiana e per tutti gli italiani, cominciano ad essere qualcosa di più consistente di una "tail risk", basterebbe un sell- off rilevante e prolungato degli operatori per innescare una dinamica di cui si rischia di perdere il controllo….
PMC
Non capisco le critiche al taglio dell’Ici. Le promesse elettorali vanno onorate e stop. Per quanto riguarda l’esiguità o meno della manovra, come giustamente osservato le politiche espansive in tempi di vacche magre vanno poi compensate con maggior rigore in tempi successivi, cioè spese certe oggi a fronte di tagli promessi domani. Nel nostro Paese le promesse di tagli di solito sono disattese e ciò ragionando da buon padre di famiglia rende davvero stretti i margini di manovra. Propenderei, quindi, per l’interpretazione più benigna. Tanto più che siamo in un mercato unico europeo: se i governi di Francia e Germania spingono i consumi nei loro Paesi con politiche espansive non è detto che non ne approfittino poi (a scrocco del contribuente straniero) anche le imprese esportatrici italiane.
marco scamardella
Visto che i paesi europei sono stati costretti a comprasi le banche fallite con il deficit pubblico e che il prossimo anno il mercato sarà ingolfato da titoli in vendiat aulcuno mi dica che è saggio sforare il deficit e rischiare il default. la strategia di Tremonti è molto chiara e responsabile al costo di essere impopolare. Voi piuttosto barate sulle cifre dell’Ici non contando la quota già a carico di Prodi che però disinvoltamente non aveva stanziato, e confondendo il disssesto storico di Alitalia con un’interenvento in bilancio che non c’è visto che si è avuto il coraggio di farla fallire .
michele
Se lavoce.info non esistesse e mancassero le mille altre buone ragioni per inventarla, basterebbe l’intelligenza dei commenti dei suoi lettori, un benchmark, credo, imbarazzante per quei politici che (eventualmente) trovino il tempo di leggerla. Le 28 risposte (ad oggi) alla nota di Guiso esauriscono praticamente tutto quello che c’é da dire in argomento, inclusi gli argomenti (pochi e deboli) a favore. Sono molto tentato di condividere il civile sconforto espresso da molti, e benissimo da alcuni. Ma meglio resistere, credo. Per osservare solo che nessuna delle due ipotesi su Tremonti esclude l’altra; anzi. E che, sovrapposte, esse rivelano una scaltrezza motivata da più aspettative, molto diverse e assolutamente, queste sì, alternative.
Mencarini Fabio
Nel tentativo di comprendere la strategia (esiste davvero?) dell attuale governo provo a fornire un ‘interpretazione alternativa. Il debito italiano è spropositatamente elevato e le turbolenze sui mercati finanziari potrebbero causare spiacevoli sorprese, meglio quindi non rischiare una politica di deficit spending; agire su una riduzione dell’ imposizione fiscale e della spesa pubblica è una soluzione politicamente rischiosa e controproducente per una classe dirigente parassitaria come quella italiana.Quindi perchè non approvare qualche "contentino" che tenga alti i consensi ed aspettare che siano gli altri paesi, USA,Cina e gli altri paesi dell UE a mettere in atto politiche fiscali espansive? Dall altra parte l economia italiana si fondo in gran parte sulle esportazioni verso i paesi sopra menzionati, in questo modo sfrutteremo la domanda estera e con il minimo sforzo senza dover inventarsi riforme o chissà cos altro riusciremo a "vivacchiare" durante questa crisi. Questo non favorirà in alcun modo un rilancio nè tanto meno un’ammodernamento della nostra economia, ma forse il Tremonti&co si assicureranno un’altro giro sulla "giostra"…
luigi zoppoli
Intanto non posso trattenermi dall’osservare con stupore che perfino qui vi sono commenti che apparirebbero più da tifosi che da espressione ragionevole della propria opinione. Ad ogni buon conto la previsione della crisi che viene accreditata al Ministro Tremonti si è accompagnata a spese che, qualunque ne sia il motivo, apparivano e sono improvvide. Da alitalia, all’ICI al regalino a Gheddafi. Preoccupa molto invece che fatta questa manovra, peraltro da rifinire, si lasci intendere che è tutto qui e ci si affidi alla ragione dei consumatori che dovrebbero continuare con il loro stle di vita e di consumo. Un’analisi degli scenari conseguenti alla caduta dell’occupazione negli USA, alla caduta del PIL in Germania, la diminuzione dei consumi in Italia e molto altro, sarebbe viceversa il segno che occorre intervenire per tempo e con le riforme sempre rimandate tentando, per una volta, di non dover correre al soccorso quando il danno è fatto. E’ a questo che servirebbe una strategia che se c’è è molto ben nascosta. luigi zoppoli
Valerio
Io credo che l’esiguità delle misure prese dal Governo dipendano molto dalla conoscenza del ministro dell’Economia del nostro mercato interno. Il fatto che molto probabilmente più di un terzo dell’economia è in nero ha certo ispirato il ministro nelle sue proposte al Governo. Che senso ha intervenire quando tanti cittadini, in un modo o nell’altro, si stanno arrangiando e non da oggi? Lascio immaginare a chi giova questo strano modo di intendere l’economia. Per quanto riguarda le vicende Alitalia ed ICI occorre chiedere a chi ha dato il voto a Berlusconi nelle ultime elezioni in quanto si tratta di promesse elettorali.
Edoardo Giovanni Raimondi
Il buon ministro Giulio, si sa, non ha mai dimenticato la sua fede socialista che guida come spirito invisibile(ma tangibile) ogni sua iniziativa:ecco spiegato,alla luce dei fallimenti del passato,il perché di certi comportamenti, ambigui e controproducenti.Che il ministro avesse classe e lungimiranza già lo si vide alla sua elezione:la robin hood tax, volta a tassare petrolieri e le banche.Il petrolio è crollato da 150$ a 40$ al barile (quindi 0 utili da tassare con la r.h. tax) mentre alle banche sono occorsi circa 60 mld di (in più tranche) per potersi risanare e ricapitalizzare. Che dire? Davvero un ministro con la vista lunga: come stupirsi di certi altri comportamenti? La paura (degli italiani) e la speranza (del ministro) di non trovarsi con una bomba a orologeria tra le mani. Paure, ahinoi, fondate.