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RISPARMI CHE MIGLIORANO LA GIUSTIZIA

La spesa per giustizia ha un’incidenza relativamente modesta sul bilancio dello Stato, ma un rilevante impatto sul sistema economico. In questo comparto, una corretta azione di spesa pubblica deve perseguire contemporaneamente obiettivi di risparmio e di miglioramento dei risultati. E l’elenco degli interventi possibili comprende razionalizzazione organizzativa del settore, revisione della geografia giudiziaria, riduzione degli oneri sulle intercettazioni, processo telematico, sistema a forfait per l’onorario degli avvocati.

 

Secondo il Budget dello Stato 2009 appena pubblicato dalla Ragioneria generale, la spesa per l’esercizio della funzione giudiziaria civile e penale, quasi 5 miliardi di euro, rappresenta circa l’1,3 per cento del totale generale dei costi dello Stato; si arriva a circa il 2 per cento se si include la spesa per i penitenziari. La spesa per giustizia ha un’incidenza relativamente modesta sul bilancio dello Stato, ma un rilevante impatto sul sistema economico.

I COSTI DELL’INEFFICIENZA

Gli effetti negativi che l’inefficienza della giustizia può produrre sull’economia sono molti: compromettere la crescita dimensionale delle imprese, impedire lo sviluppo dei mercati finanziari, distorcere il mercato del credito e quello del prodotto, ostacolare la crescita dell’economia.
Una corretta azione di spesa pubblica, volta a sostenere crescita e risanamento della nostra economia, deve pertanto perseguire, per il comparto giustizia, sia obiettivi di risparmio, sia obiettivi di miglioramento dei risultati, attualmente molto modesti.
È possibile farlo impostando un percorso di riforma che non si occupi solo delle grandi questioni di principio, su cui è in atto un aspro confronto politico. Ma preveda anche un massiccio intervento su una serie di profili minori, che tuttavia svolgono un ruolo decisivo per l’efficienza complessiva del sistema, come dimostrano le analisi della soppressa Commissione tecnica per la finanza pubblica.

INTERVENTI POSSIBILI

Si può stimare che il beneficio derivante dagli interventi attuabili in questi campi sia molto importante in termini di risparmio per il bilancio dello Stato e di riduzione della durata media dei processi. Ecco alcuni dei principali interventi ipotizzabili.

– Si tratta, in primo luogo, di avviare la razionalizzazione organizzativa dell’intero settore, con l’introduzione di tecniche e competenze manageriali nella conduzione degli uffici giudiziari, l’ottimizzazione della micro-organizzazione dei tribunali e la semplificazione delle procedure amministrative e di gestione, ivi comprese quelle dei penitenziari. Nella stessa direzione, e con benefici consistenti in termini di efficienza del servizio, si colloca la revisione della geografia giudiziaria, che risponde all’esigenza di sfruttare le economie di scala che si possono ottenere con l’accorpamento dei tribunali minori.

– L’onere delle intercettazioni disposte dalle singole procure può essere sensibilmente ridotto dando piena applicazione alle norme, approvate dal Parlamento nel 2005, che prevedono la forfettizazione dei costi unitari giornalieri da imputare al fascicolo dell’indagato e dei costi annuali da corrispondere agli operatori di telecomunicazioni. La Legge finanziaria 2008 ha inoltre istituito il "sistema unico nazionale delle intercettazioni". Il nuovo sistema, secondo una stima effettuata dalla Ctfp, potrebbe assicurare risparmi di circa 250 milioni l’anno, a parità di bersagli intercettati, circa 100mila per anno. Non è però ancora entrato a regime nonostante che l’avvio fosse previsto entro il 31 gennaio 2008. Va ricordato che gli oneri delle intercettazioni, secondo il parere espresso dalla Commissione giustizia del Senato nella precedente legislatura, potrebbero essere praticamente azzerati, imponendo alle società di gestione dei servizi di telefonia la gratuità delle prestazioni, come avviene in Germania. Poiché infatti le società stesse operano in regime di concessione da parte dello Stato, le prestazioni per fini di giustizia potrebbero ben rientrare fra gli oneri di concessione.

– Anche con misure minori si potrebbero ottenere risparmi di qualche rilievo. Aad esempio si può intervenire sulle spese postali, con l’introduzione generalizzata della posta elettronica certificata (Pec) e del protocollo informatico e, nel frattempo, affidando con apposita gara il ritiro dagli uffici giudiziari della posta diretta all’amministrazione centrale (63 per cento del totale), con un risparmio stimabile in circa 10 milioni l’anno: per la posta interna non esiste un vincolo di esclusiva a favore della società concessionaria del servizio postale. A una riduzione si presta anche la spesa, circa 50 milioni, per l’assistenza sistemistica agli uffici giudiziari: sarebbe opportuno indire gare nazionali, individuando in modo specifico le prestazioni richieste e limitandole a quelle effettivamente utili e ricorrenti. Il risparmio è stimabile in almeno 10 milioni l’anno.

– Per ridurre la durata dei processi civili è essenziale l’attuazione urgente del processo telematico, in grado di accelerare l’iter dei procedimenti e di incentivare la progressiva innovazione delle forme organizzative e delle funzioni svolte dai vari attori del processo. Si tratta di concentrare su questo settore prioritario gli investimenti necessari.

– In Italia la formula di determinazione dell’onorario degli avvocati nei processi civili prevede che il difensore sia pagato secondo il numero delle attività svolte nel processo, il cosiddetto compenso “a prestazione”. Il sistema incentiva la moltiplicazione degli atti e la complicazione dell’iter della causa ed è uno dei principali fattori che incidono negativamente sull’allungamento dei tempi dei processi. L’introduzione di un sistema di compensi “a forfait” eviterebbe tali inconvenienti, rendendo economicamente vantaggioso per il professionista semplificare le cause e snellire i fascicoli.

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12 commenti

  1. Salvatore Vescio

    Un aspetto da valutare è, a mio avviso, una nuova gestione della prescrizione. Si tratta di un intervento politico e non amministrativo che va oltre il contenuto dell’articolo ma si tratterebbe di un intervento di semplice attuazione e dotato di un effetto devastante. Fermare la prescrizione del reato all’atto del rinvio a giudizio rappresenterebbe un incentivo per gli imputati ad accelerare le fasi del processo per evitare di continuare a pagare parcelle agli avvocati con l’unica finalità di raggiungere la prescrizione. E’ una utopoia, ovviamente, in un paese in cui di indagati importanti ne abbiamo in quasi tutte le istituzioni ma a mio avviso sarebbe opportuno che si affrontasse il problema pubblicamente; non dico su quotidiani e televisioni in cui la libertà è ormai giunta a soglie indicibili (Carlo Vulpio è solo il più recente segnale) ma sul Web, su portali liberi come lavoce.info se ne potrebbe parlare giusto per ridestare anche in questo ambito le coscienze. Auguri.

  2. Diego Alloni

    Non me ne voglia Marchetta, ma sull’impatto economico della Giustizia ci sarebbe ben altro da considerare che il sistema delle imprese. Nell’ambito di separazioni/divorzi, il sistema-divorzificio (giudici, avvocati, CTU, assistenti sociali) si configura come il singolo fattore più rilevante per: la penalizzazione delle nuove generazioni, le transazioni immobiliari artificiose, l’impoverimento della componente lavorativa del paese, lo sbilanciamento delle risorse familiari. I costi di un efficientissimo – stavolta sì – "extra-diritto" familiare, che viola da quasi 40 anni l’uguglianza costituzionale di entrambi i genitori ed ha come scopo primario l’attuazione del principio capitalistico di stato e di mercato (cioè moscovita) di capovolgimento di un diritto civile in strumento di potere e sfruttamento, per sostenere rendite che penalizzaziono lo sviluppo della ricchezza personale e sociale.

  3. Oscar

    Sono queste piccole riforme che veramente possono dare un nuovo corso al sistema; non credo siano nell’interesse di chi ha il potere di porle in essere e non ne parla nessuno: sono tutti impegnati nella discussione dei "massimi sistemi". Speriamo in un intervento divino.

  4. vincesc

    Purtroppo in Italia sono tante le persone che trovano conveniente una giustizia che funziona male.

  5. girolamo caianiello

    Mi complimento con Marchetta, soprattutto per l’avvertire che il peso del settore sull’andamento del Sistema Paese è di gran lunga superiore a quello che parrebbe dalle dimensioni piuttosto ridotte -almeno comparativamente- delle risorse economiche assorbite. Il cui pur auspicabile incremento, senza intervenire sui difetti dell’intero congegno, si risolverebbe in un ennesimo spreco. Vorrei che lo scritto valesse a sollecitare raffronti -già forse disponibili e da pubblicizzare- con le "best practices" di altri Paesi, ovviamente a parità di garanzie di accertata utilità. Ma ciò che più mi preme è mettere in guardia dal lasciare nelle sole mani degli "addetti ai lavori" le proposte di soluzione, spesso inevitabilmente ispirate da logiche corporative in chiaro conflitto di interessi con quelli generali, come ci dicono le più elementari esperienze in tutti i campi della vita associata.

  6. Salvatore

    Cose molto interessanti ma risapute. Riguardo al tempo medio di risoluzione di un processo civile, in Francia, 3 anni, in Italia, 8 anni. Quale il motivo? In Francia le leggi sono chiare e i problemi, molto spesso, vengono risolti dagli avvocati prima di andare in Tribunale. In Italia gli avvocati nuotano in um mare di leggi contraddittorie. Ma questo è quello che vogliono i nostri politici di destra e di sinistra, molto spesso indagati e condannati per corruzione: in primis il nostro beneamato Presidente del Consiglio, che ha provveduto anche a riempire il parlamento di personaggi con procedimenti penali a carico. E non dimenticate che in Senato c’è Cuffaro e a Napoli Bassolino. E’ credibile che si possa fare qualche cosa in queste condizioni? Ecco perchè tutte queste parole, senza voler offendere le buone intenzioni dell’autore, sono aria fritta. Per cortesia, prima: Parlamento Pulito e riferitelo anche al sig. Veltroni che, con aria imbesuita, si chiede come mai perde così tanti voti!

  7. francesco piccione

    I suggerimenti dell’autore vanno nella direzione di una "micromanutenzione" delle spese per la giustizia. A me sembra che i problemi siano più vasti. Il riparto di giurisdizioni determina la necessità di più sedi giudiziarie, con relativi aumenti dei costi. Non credo che nel 2008 sia ancora giustificabile la distinzione fra diritti soggettivi ed interessi legittimi, come l’esistenza di un giudice del contenzioso tributario ed un altro di quello contabile ed erariale. Si tratta di enormi costi inutili. Se vogliamo aggredire il problema dell’efficienza della giustizia e dei suoi costi bisogna guardare a questa ripartizione di giursdizioni, che è bizantina. Da ultimo vorrei porre fine a questa diceria che i processi durano troppo per le attività degli avvocati. Non è elegante difendere la categoria cui si appartiene, ma ci sono degli errori che devono essere corretti. I processi durano troppo perché i giudici non hanno tempo per fare le sentenze. Da ottobre 08 la corte d’appello ha rinviato una causa ad aprile del 2014! Anche su questo aspetto ci vorrebbe una riflessione più approfondita, che non si può fare nel poco spazi che viene messo a disposizione.

  8. Marco

    Spediamo circa il 2% del PIL per uno dei tre poteri fondamentali dello Stato (ovvero quei poteri che consentono all’Italia di dirsi una Repubblica Democratica), che c’è da risparmiare? Solo questo dubbio mi viene: sono d’accordo sul miglioramento dei risultati ma, in genere, si devono investire soldi per migliorare, non risparmiarli. Non esiste alcun nesso diretto tra qualità della spesa e quantità della stessa. Si taglia sulla giustizia, sulle intercettazioni, sugli stipendi? Funzionerà peggio, sicuramente. P.S. Quanto ci costa il potere esecutivo? E che dire di quello legilastivo (parlamento) il cui scopo è ormai quello di autoreferenziarsi ed obbedire al capo di turno?

  9. lorenzo

    Mi complimento da profano per le efficacia della proposta. Per me la "micromanutenzione" sarebbe già un enorme passo avanti. Ai corsi di management IBM si insegnava una frase di Mao "prima di scavalcare le montagne bisogna attraversare le pianure". Lascio ai commentatori benaltristi questa frase su cui riflettere. La proposta di interrompere la prescrizione dopo il rinvio a giudizio mi pare di converso molto efficace. Cosa osta a tale provvedimento a parte i vested interest di chi siede in parlamento o nel Governo?

  10. luca

    Si possono scrivere fiumi di inchiostro sulla giustizia italiana. Tuttavia, nessuno scrive che Bolzano e Torino hanno i tribunali più rapidi ed organizzati d’Italia. Perchè nessuno si interroga su come abbiano fatto a concretizzare il loro lavoro? 1 anno, al massimo, per fare un processo civile! In Italia è fantascienza. Inoltre è in via di definitivo smaltimento tutto il carico di cause pendenti arretrate, a partire dagli inizi degli anni 80. Nessun politico che si sia degnato di interessarsi di quesi, che definirei, fenomeni positivi. Vien da pensare che il disastro è voluto.

  11. wintertyres

    Patti chiari? Mai vista tanta complessita. In Svezia apertura conto corrente in 10 minuti. 2 pagine scritte in carattere di dimesioni normale, una sola firma e torni a casa puoi consultare il tuo conto on line. Spese 0! Patti chiari per me è solo mettere in chiaro che c’è tanta psico burocrazia!

  12. Marco Mecacci

    In Italia il sistema giudiziario è "regolarmente paradossale" per inefficienza e non effettività della tutela che dovrebbe garantire. Il vero problema non sta tanto nelle formule e nelle regole processuali (di per sè neutre), ma nel modo con il quale le regole sono applicate in concreto. Cerco di spiegarmi: che in un rito civile si preveda la perentorietà di alcuni termini per depositare memorie autorizzate (massimo 80 giorni), ma non si preveda alcuno strumento per evitare che il Giudice "per problemi di agenda" rinvii la causa di un anno, oltre che di "danno", sa di "beffa". Inoltre, la mancanza di effettività della tutela in sede civile (ove è praticamente impossibile ottenere il soddisfacimento dei c.d. microcrediti), genera costi immani e sfiducia nelle piccole imprese. Il tutto nella più assoluta irresponsabilità – garantita per legge – di coloro che sarebbero chiamati ad applicare le regole "nell’indipendenza". In ultimo: nonostante le decine di migliaia di leggi che ci "governano" vi sono almeno due settori assolutamente sprovvisti di tutela costituzionale "appaltati" ad "Authorities" da operetta – ambiente e riservatezza – ove si verificano disastri assoluti…

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