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DAL TESORETTO A CAPORETTO

Se il Governo Prodi continuava a scoprire tesoretti, il nuovo governo sta facendo l’errore opposto. Nonostante il forte rallentamento della congiuntura, non ha aggiornato le previsioni sui conti pubblici e si trova ora costretto a motivare consistenti peggioramenti dei saldi. Per rassicurare i mercati occorrono trasparenza e chiare scelte di politica economica contro la recessione. Rimanere in mezzo al guado, tra la sponda del rigore e quella di una politica fiscale espansiva, è la peggiore soluzione possibile perché i conti si deteriorano senza migliorare le prospettive dell’economia.

Che ne è dei tesoretti della passata legislatura su cui si accapigliavano tutti? Che ne è di quelle entrate sempre superiori alle previsioni? Sono un lontano ricordo. Ora è l’epoca delle botti vuote, con saldi molto peggiori delle previsioni. Sbagliare i conti può servire forse a evitare l’assalto alla diligenza ma è un pessimo segnale ai mercati. Rischia di essere un autogol addirittura peggiore dell’invenzione del tesoretto. Vediamo perché.

LA TRASPARENZA: UN BENE PREZIOSO IN TEMPO DI CRISI

Soprattutto in tempi di crisi ci vorrebbe più trasparenza sull’andamento dei nostri conti pubblici. Serve a rassicurare i mercati, dunque a ridurre lo spread fra il rendimento dei nostri titoli di stato e quello sui Bund tedeschi. Ma il Governo ha scelto la strada della reticenza. Nonostante il forte deterioramento del quadro macroeconomico, non fornisce previsioni sull’andamento dei nostri conti pubblici da settembre. Questo fa apparire ogni dato di consuntivo molto peggiore di quanto sarebbe se si tenesse conto dell’andamento dell’economia.
Pensiamo ai dati del fabbisogno resi noti in questi giorni. Nella Nota di Aggiornamento al Dpef, si prevedeva per il 2008 un fabbisogno sia del settore statale che del settore pubblico (comprese amministrazioni locali, aziende municipalizzate, Inps, etc.) di 46,2 miliardi. Queste previsioni si basavano sulla di una stima di un’economia italiana in crescita, seppur di poco, nel 2008. Inevitabile che con l’entrata del nostro paese in recessione i saldi dovessero peggiorare. Ne abbiamo avuto conferma con i primi dati di consuntivo usciti in questi giorni, quelli sul fabbisogno. E’ più alto di quanto previsto a settembre di quasi sette miliardi. Una grossa parte, se non la totalità, di questa differenza, può essere spiegata con il peggioramento della congiuntura. Se si prendono per buone le ultime previsioni, quelle del Centro Studi Confindustria, il Pil nel 2008 potrebbe essere diminuito dello 0,5 per cento. Ipotizzando che ogni punto percentuale in meno di Pil faccia diminuire le entrate di un punto percentuale, il fabbisogno avrebbe dovuto solo per questo salire a quasi 51 miliardi. La spesa in Italia è molto meno reattiva al ciclo delle entrate, ma comunque aumenta durante le recessioni. Ipotizzando che un punto di pil in meno faccia aumentare la spesa primaria di mezzo punto percentuale, il fabbisogno sarebbe salito a 52,8 miliardi, addirittura 200 milioni in più del dato di consuntivo.

L’AFFANNOSA RICERCA DI SPIEGAZIONI

Non avendo aggiornato le previsioni, ora il Governo si trova invece a dover rassicurare i mercati rispetto a una variazione del fabbisogno di circa mezzo punto di Pil, a quella che appare come una vera e propria disfatta. Le spiegazioni fornite nel comunicato del ministero sono peraltro tutt’altro che convincenti. Fanno quasi tutte riferimento a eventi che si conoscevano già a settembre (abolizione totale ICI, mancato versamento straordinario di Fintecna) oppure agli effetti del decreto di fine novembre che è coperto, tant’è che non ha richiesto variazioni di bilancio e dei saldi della Finanziaria 2009 (vuole il Governo insinuare dubbi sulle coperture di quel provvedimento?). In realtà il peggioramento nei dati del fabbisogno rispetto alle stime di settembre è tutto nei dati di dicembre, mese in cui il fabbisogno scende sempre di molto (nel 2006 si ridusse di 20 miliardi, nel 2007 di 12 miliardi, nel 2008 di soli 3 miliardi, si veda il grafico qui sotto) e il dubbio è che quest’andamento deludente sia dovuto agli acconti Irpef, Ires e Irap.

In altre parole, la crisi in atto potrebbe aver spinto molte imprese e famiglie ad autoridursi l’acconto (cosa ammessa se si prevede che il reddito 2008 sia più basso di quello del 2007). Se così fosse, sarebbe un peggioramento dei conti interamente motivato dal ciclo. Quindi non tale da variare il dato più importante agli occhi degli investitori e della stessa Commissione Europea, quello relativo all’indebitamento al netto delle una tantum e depurato dagli effetti del ciclo. Perché in attesa di questi dati, il Governo non rende pubblici i dati sugli acconti di cui già dispone e, alla luce di questi, rivede o mantiene inalterate le sue stime sull’indebitamento? Al contrario del comunicato del Ministero, servirebbe a rassicurare i mercati.

MEGLIO NON STARE IN MEZZO AL GUADO

Più che di scelte precise di politica economica, il peggioramento in atto sembra perciò il frutto della crisi economica. Nonostante le richieste del G20 e i pressanti richiami del Fondo monetario internazionale, l’Italia non ha sin qui messo in atto una politica fiscale espansiva. Addirittura il decreto anti-crisi di fine novembre attua una contrazione fiscale. Allo stesso tempo, tuttavia, non possiamo sostenere che in Italia vi sia stata una politica fiscale davvero rigorosa. I meccanismi principali della spesa non sono stati riformati, nonostante il Governo abbia già approvato un quadro pluriennale di finanza pubblica. Sono state introdotte una serie di nuove imposte, come la Robin Tax, che hanno un gettito molto aleatorio. E sono stati varati un’infinità di micro provvedimenti (dal bonus famiglia alla social card, dall’intervento sui mutui alla detassazione dei premi di produttività, dalla deduzione dall’Ires di una quota Irap alla detassazione dei microprogetti di arredo urbano) anziché concentrare gli interventi su una o due misure ritenute prioritarie. Sarà così molto difficile monitorare l’andamento della spesa e tenerla sotto controllo.
Rimanere così, in mezzo al guado, senza decidere come impegnare le poche risorse disponibili non serve, come si è visto a migliorare i conti pubblici.  Non serve neanche a migliorare l’economia durante e, soprattutto, dopo la crisi. Dopo aver giustamente anticipato alla primavera la definizione dei cardini della manovra di politica economica, il Governo ha scelto la strada dell’inerzia. Ed è in forte ritardo anche sugli adempimenti previsti allora. In questi giorni anche la Germania ha annunciato un consistente pacchetto di stimolo fiscale: l’Italia sarà così l’unico grande paese europeo a rimanere fermo di fronte a una grande recessione. E’ un atteggiamento che rischia di lasciarci coi piedi a mollo per molto tempo, anche perché i meccanismi di formazione della spesa non sono stati in alcun modo modificati. Al Governo decisionista chiediamo ora di dire al Paese in modo chiaro dove si vuole andare con la politica economica. Stare in mezzo la guado durante la tempesta ci potrebbe fare affondare.

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19 commenti

  1. sergio

    Sbaglio o il fabbisogno è cresicuto a partire dal mese di luglio, quando la politica economica del governo Berlusconi ha iniziato ad avere effetto? Sarà solo colpa della crisi?

  2. Maurizio

    Mi sembra troppo chiedere al governo di decidere. Decidere su cosa? I provvedimenti che sarebbero necessari contrastano con la il programma e con la cultura dell’attuale governo. Non è facile chiamare a stringere la cinghia gli italiani dopo aver promesso di tutto e di più. In quel momento la pressione sulla casta si farebbe sentire, eccome! Con una negazione della realtà, un po di ammortizzatori si spera di passare la palla a chi viene dopo, palla a quel punto ingestibile ma con tutti i provvedimenti che stanno a cuore alla casta saranno al sicuro: giustizia, accaparramento delle ultime partecipazioni di valore di proprietà pubblica e qualche cosa altro. Gli italiani si sveglieranno allora con il sedere per terra, senza un soldo e si accorgeranno che il grande sogno è finito, non sono diventati calciatori, veline, ballerini, cantanti, modelle/i, vallette, opiionisti, allenatori della nazionale, ma si ritroveranno piccoli, invidiosi, incivili, arrabiati, ignoranti.

  3. Massimo GIANNINI

    E’ come essere in un videogame: arriva un mostro, lo combatti, vinci. Quando ti stai rilassando, arriva un secondo mostro ancora piu’ grande’: cosi’ il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ha cominciato il suo intervento nella prima tavola rotonda al Forum ‘Nuovo mondo, nuovo capitalismo’. Ma cosa ne sa Tremonti di videogames? Non è che magari invece di occuparsi di conti pubblici ed economia gioca troppo ai mostri dei videogames inclusi tesoretti e caporetti? Ho paura che Tremonti invece di game theory dell’economia per esempio si occupi davvero di video game dove tutto per è virtuale… è sempre stato ma la caporetto è reale.

  4. carmine granato

    Se non ci convinciamo che la ricreazione è finita ci troveremo ad affrontare una vera Caporetto. Approfittiamo del momento (?) di crisi per ritrovare lo spirito della ricostruzione post bellica iniziando da: lavoro, scuola, ricerca, università. La ricchezza e la democrazia si conquistano con il tempo ed i sacrifici, ma si perdono in un attimo. Forse in Italia non l’abbiamo ancora capito e aspettiamo di annegare prima di capire che bisogna …lavorare e studiare seriamente. Auguri di buon anno a chi cura questa voce e a chi la legge e la diffonde.

  5. mariano stoppa

    Forse la trasparenza ci potrebbe far capire che siamo sull’orlo della bancarotta? Allora è meglio rimandare…è meglio che la gente non sappia..guardate le tv di Stato e quelle di Berlusconi: per loro non c’è crisi! La cassa integrazione ordinaria costa…ed è limitata; le entrate diminuiscono, chi lo paga il debito? Siamo nelle mani di persone competenti? A voi la risposta!

  6. Aldo Majolino

    Scusate la genericità del mio commento, ma cosa ci si poteva aspettare da un governo presieduto da una persona che pur di raggiungere l’impunità e colpire la magistratura è stato disposto a concedere il quasi monopolio del nord con il federalismo fiscale alla Lega Nord ed è stato disposto di concedere ad alleanza nazionale(ex MSI) che si potesse riscrivere la storia d’Italia riabilitando il fascismo e presentare alla camera dei deputati per approvare un disegno di legge che riabilita i repubblichini di Salò. Per il resto è tutto inprovvisazione, ritorsioni e populismo. Malgrado questo governo abbia una grande maggioranza ritengo che chi perde non sempre ha torto o abbia sbagliato. Ma il popolo è sempre sovrano.

  7. Andrea

    Quello che avviene è da economia di quinta elementare. Tappano buchi da troppo tempo attraverso spasmodici accertamenti fiscali, tagli ingiustificati al welfare, tasse. Il punto secondo me è che l’Italia non ha saputo fare, negli ultimi 20 anni, le uniche tre cose che avrebbe dovuto veramente fare: ricerca, potere ai giovani, produzione. In poche parole non ci sono più soldi e ci apprestiamo a una caduta fragorosa che sicuramente non sarà indolore. Ne uscirà (spero) un’Italia migliore.

  8. Alessandro Sciamarelli

    Ciò che colpisce è la velocità della riduzione del gettito Irpef, Ires e Irap. Questo prelude a ciò che potrebbe verificarsi nei prossimi trimestri, ovvero un’ulteriore discesa delle entrate, che però potrebbe non essere legata solo alla pessima congiuntura ma anche alla minore reattività del gettito per via dell’aumento dell’evasione. Sarei perciò curioso di vedere anche la sua elasticità rispetto al ciclo economico. Qualcosa di già sperimentato nel glorioso quinquennio tremontiano 2001-05 (con la breve parentesi di Siniscalco) quando l’elasticità dell’IVA rispetto al Pil scese al minimo storico. Non è naturalmente colpa del governo per l’attuale recessione (durerà 2 anni di fila secondo i previsori più attendibili, dunque molto peggio del 92-93). E non voglio nemmeno cedere alla facile battuta per cui con qs esecutivo è subito tornata a crescere l’atavica italica propensione all’evasione fiscale (anche se temo sia cosi`). Resta il fatto che avere buttato dalla finestra 3 mld di euro con l`abolizione dell’ICI e altri 3 miliardi per Alitalia (sic!) nelle condizioni macroeconomiche attuali (l’economia è ferma, i conti pubblici peggiorano) è qualcosa che grida vendetta.

  9. Roberto Arnaldo

    Se vai a guardare la relazione unificata sull’economia di Padoa Schioppa di marzo, si vede che già il precedente governo prevedeva un peggioramento dei conti pubblici portando il deficit delle AAPP del conto economico consolidato al 2,5 %, pur stimando ancora una crescita del PIL nel 2008 pari allo 0,5% e una spesa corrente primari in crescita del 5%. Ora pare che sia prevista addirittura una diminuzione dello 0,5% del PIL….e calcola che per la prima volta da molti anni, il governo Prodi con la finanziaria 2008 ha previsto un peggioramento dei saldi tendenziali previsti nel momento del varo della manovra a fine 2007, riaprendo i cordoni della borsa, visto il bel risultato del 2007…nonostante già al momento del varo della finanziaria 2008 si sapesse di un rallentamento dell’economia nel 2008,visto che la crisi finanziaria è cominciata proprio in quel periodo. Avrebbe dovuto essere un po’ più prudente nel varo della finanziaria 2008 non sperperando i buoni risultati ottenuti nell’anno precedente.

  10. BODON ANTONIO

    Come si voleva dimostrare, questo governo è incapace di cavalcare la crisi e saperla gestire con scelte veramente antireccessive. Quello che preoccupa è che il Partito Democratico, preso dalle beghe interne non sa approffttare di informare a tambur battente i limiti di Tremonie e soci. Bisogna insistere informare, poche parole negli spoot ma incisivi e precisi sui dati come fate voi.

  11. Cristian Cattalini

    Gentile Boeri,
    da lettore assiduo del “think thank” lavoce.info non mi è possibile non segnalarle questo possibile strafalcione.
    Nei due articoli:
    – “IL FABBISOGNO DIMEZZATO: A VOLTE RITORNA” del 15 Luglio 2008
    – “DAL TESORETTO A CAPORETTO” del 7 Gennaio 2009
    In prima istanza a metà Luglio si giudica la previsione del ministero dell’economia in riferimento ad un fabbisogno statale 2008 pari a 46.1 miliardi di euro una bufala perché, a suo dire, enormemente gonfiata rispetto alla realtà.
    Nel secondo articolo si denuncia che il governo trucca i conti e si afferma che la previsione del fabbisogno statale dei 46.1 miliardi di euro, a causa della crisi in atto, dovrebbe essere rivista al rialzo.
    A me pare che il ministero dell’economia nel DPEF di Luglio si sia messo in sicurezza avendo previsto burrasca e che Lei sia caduto in contraddizione. Se così non è potrebbe chiarire?

    Cordiali saluti,
    Cristian Cattalini

    • La redazione

      Grazie del suo commento che dimostra l’attenzione con cui ci segue. a giugno, quando parlavamo di stime troppo pessimistiche (alla luce del grafico riportato qui sopra) non era ancora intervenuto il drastico deterioramento della congiuntura globale dei mesi estivi, poi accentuatosi nel mese di ottobre. a settembre peraltro il Governo ha rivisto al ribasso le stime di crescita senza rivedere quelle sul fabbisogno, quindi dando ragione a quanto scrivevamo a giugno. da lì in poi vale quanto scriviamo nell’articolo.

  12. Stefano

    Ricordo l’inerzia che c’è stata all’ingresso dell’euro, nessuna precauzione nessun controllo, un far west in cui i cittadini hanno visto dimezzato il loro potere di spesa. Non mi illudo che questa volta ci sia niente di diverso.

  13. Marziano Sgro'

    Mi riferisco ad un articolo apparso sul New York Times di Oggi: lo I.R.S. ( Internal Revenue Service USA) ha imposto alla banca svizzera UBS di chiudere e palesare i conti segreti dei cittadini americani (19.000), che hanno l’opzione di non palesare il conto ma in questo caso perdono tutto. Quando il Fisco Italiano farà qualcosa del genere? Forse è troppo impegnato a vessare i poveracci con cartelle taroccate.

  14. giuseppe faricella

    Secondo me, il problema che questo governo si trascina non è tanto la incapacità di predire il peggioramento dei conti pubblici o la mancanza di trasparenza, ma è l’assenza di una strategia di lungo periodo. Con tutti i loro limiti, Prodi e Padoa Schioppa avevano delle idee di fondo: favorire l’impresa mediogrande a scapito della piccola, poco efficiente e innovativa; sviluppo dei servizi logistici come elemento trainante della futura economia del Sud Italia; maggiore integrazione delle economie europee. L’unica cosa di "strategico" di cui, invece, ho sentito parlare Tremonti sono (!) chiese, campanili, romanticismo e idealismo tedesco. Non parliamo poi del "primato dell’etica sulla finanza": in quest’ultimo caso siamo nel campo della pura poesia ermetica. Quello che, però, mi diverte sinceramente è l’entusiasmo confindustriale: lo stato d’animo dei padroni è ancora – nella mia visione – un ottimo indicatore sintetico delle condizioni culturali e politiche generali: in altri termini, guardare la intelligente espressione facciale della Marcegaglia di turno ti fa capire molte più cose di una indagine Istat o di un bollettino della Banca d’Italia.

  15. Marco Solferini

    Prendendo a mano l’ultimo mese di pubblicazioni economiche, obiettivamente ragionando si legge veramente di tutto e di più. C’è persino una sorta di schizofrenia legislativa all’arrembaggio. La situazione è soprattutto caotica. Vorrei porre l’attenzione su questo filmato dell’ultimo G20, in piena crisi economica e mandato in onda dalla CNN http://it.youtube.com/watch?v=qzbZ20i2B9c. Il due volte Presidente Americano appare rassegnato, non solo viene evitato, ma persino nello sguardo c’è una sorta di tacita accettazione di uno stauts quo. Qui viviamo un problema di informazione e di spiegazioni. Personalmente ho trovato più verità sul mercato farmaceutico nel libro "La formula di Pandora" di quanta me ne sia mai stata offerta prima da grafici e indagini di settore. Se, come l’Autore correttame spiega in questo articolo, ci sono numeri che offrono una spiegazione, è altrettanto vero che quest’ultima appare incompleta alla luce delle scelte, caotiche, che si susseguono. C’è evidentemente una lotta intestina fra Governi e Corporazioni che dilaga su "cosa, dove, come e perchè". E’ anche possibile che la democrazia di oggi non sia in grado di scegliere per il benessere.

  16. Daniele Alessandrini

    Serietà, rigore, semplificazione e condivisione di valori etici comuni. Drastica ruduzione delle norme che regolano il sistema tributario nazionale. E’ vitale (con 70 MLD per interessi sul debito) recuperare i 150/200 MLD di evasione fiscale. Sin qui i governi, compreso il governo Prodi, hanno utilizzato provvedimenti soft (il tesoretto ha permesso recuperi per circa 7/8 MLD, comunque una modesta quota). La responsabilità è da ricercare nella politica elettoralistica, nella mancanza di valori etici generalmente condivisi, nella assenza di una coltura solidaristica vera (che ha il proprio culmine nello spreco di Stato forte della convinzione che la cosa pubblica non sia di tutti, bensì di nessuno). Insisto sulla necessità di una effettiva applicazione del coefficiente familiare per evitare che si concentrino risorse dove meno se ne ha necessità.

  17. fabio

    A mio avviso siamo in mano ad un governo incapace, una cozzaglia di persone messe insieme alla meglio, dipendenti da un unica persona a cui nulla importa dei cittadini, molto bravi a decretare leggi in propio favore, quanto incapaci a gestire una nazione ma soprattutto una crisi di così ampia portata. La speranza è che i cittadini si sveglino dal torpore informativo del nostro paese, chiedendo con forza un serio cambiamento.

  18. marcello Battini

    Questa inerzia non deve sorprendere. Per fare qualcosa di buono, il Governo dovrebbe togliere a chi l’ha votato per dare agli avversari politici. La vedo dura.

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