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SE MICROSOFT TORNA NEL MIRINO DELL’ANTITRUST

La Commissione Europea apre un nuovo caso antitrust contro Microsoft. Questa volta per l’accorpamento di Windows con Internet Explorer. Ma l’accusa non sembra fondarsi su solide motivazioni economiche. La competizione nel mercato dei browser è florida e testimone ne sono la rapida ascesa di un programma alternativo come Firefox e l’ingresso di nuovi prodotti come Chrome di Google, tutti disponibili gratuitamente. L’incertezza legata a una nuova battaglia legale potrebbe ridurre gli incentivi a investire in ricerca.

 

Da dodici anni Microsoft distribuisce il suo sistema operativo con il proprio browser Internet Explorer, e da otto anni lo fa sotto regole contrattuali stabilite dall’antitrust americano. Browser alternativi sono facilmente installabili su ogni computer e la competizione in questo campo si gioca tutta sulla qualità, dato che l’introduzione di Ie e la diffusione di prodotti open source ne hanno fatto crollare a zero il prezzo. Negli ultimi anni, Mozilla Firefox ha conquistato sempre più utenti, Opera e Safari si sono consolidati nelle loro nicchie, mentre il nuovo Chrome di Google non sembra aver ancora riscosso molto successo. Gli ultimi dati europei mostrano un forte calo della quota di mercato di Internet Explorer, scesa dal 90 per cento di qualche anno fa al 59,5 per cento, con Firefox salito al 31 per cento e Opera attestata al 5 per cento. L’accesso a Internet è ormai una componente essenziale di ogni Pc e ha permesso e promosso il rapido sviluppo di tutti i mercati connessi alla rete, a partire da quelli delle vendite e della pubblicità online. Questi mercati high-tech rappresentano il principale motore dell’innovazione. In tempi di crisi, subiscono anch’essi una contrazione, ma restano le principali forze propulsive della ripresa economica.

LA COMMISSIONE EUROPEA E MICROSOFT

In questo scenario, la Commissione Europea ha deciso di aprire (in via preliminare) una nuova battaglia contro Microsoft per abuso di posizione dominante relativo al bundling (accorpamento) di Windows con Internet Explorer. Si tratta di una questione già aperta e chiusa dieci anni fa negli Stati Uniti, e si tratta di una conseguenza del precedente caso europeo, in cui il colosso americano è stato punito per il bundling di Windows con il lettore multimediale Windows Media Player. In quell’occasione, Microsoft fu accusata di aver escluso la competizione nel mercato dei media player e fu costretta a commercializzare un nuovo sistema operativo senza media player, il quale per la cronaca non è stato poi comprato da nessuno.
Oggi la questione si ripresenta per Internet Explorer. Con la differenza che la competizione nel mercato dei browser è florida e testimonia l’ascesa, e non l’esclusione, di un prodotto rivale come Firefox e l’ingresso di nuovi prodotti come Chrome. Lo scenario di questo mercato rispecchia fedelmente una situazione estremamente competitiva, in cui un’impresa leader del mercato primario (Microsoft per i sistemi operativi) è stata spinta dall’entrata e dall’innovazione nel mercato secondario (quello dei browser) ad adottare strategie aggressive. Queste includono il bundling dei due prodotti da vendere a un prezzo molto basso e forti investimenti in ricerca e sviluppo per mantenere la leadership. La conseguenza è stata una forte pressione competitiva e innovativa dei produttori di browser alternativi che ha portato al successo crescente di Firefox come principale alternativa a Ie, e a notevoli benefici per i consumatori in termini di prezzi, qualità e varietà dei prodotti. (1)
Oltre a ciò, a mio parere, non vi sono valide motivazioni economiche in supporto dell’accusa lanciata dalla Commissione. La strategia di Microsoft non può avere un intento predatorio perché è ormai impensabile che Internet Explorer torni a essere venduto a prezzi positivi. Inoltre, Microsoft ha solo da guadagnare dall’introduzione e anche dalla diffusione di altri browser perché ciò aumenta la qualità dei Pc e quindi la domanda di Windows. Molti utenti provano diversi browser prima di scegliere il preferito ed è difficile immaginare un contesto più competitivo di questo. Infine vi sono innegabili vantaggi di efficienza nella progettazione di un sistema operativo già dotato di un browser, che peraltro può essere sostituito con un altro in pochi secondi e gratuitamente. In altre parole, non si vede come il bundling di Windows con Internet Explorer danneggi i consumatori, il cui interesse è ciò che dovrebbe sempre guidare la politica antitrust.
Se la Commissione decidesse di insistere su questa strada, verosimilmente giungerebbe a multare Microsoft e a forzarla a commercializzare un nuovo sistema operativo senza browser: probabilmente, come già accaduto per quello senza media player, non verrebbe poi comprato da nessuno. A prima vista questo esito non avrebbe conseguenza alcuna per i consumatori, ma l’incertezza legata a una nuova battaglia legale potrebbe ridurre gli incentivi a investire in ricerca da parte di Microsoft, di tutte le case di software che creano applicazioni per Windows e per Internet Explorer, e di tante altre imprese attive in situazioni analoghe, con conseguenze dannose per i futuri consumatori. C’è da chiedersi se le limitate risorse della Commissione siano spese al meglio in una battaglia del genere in un momento in cui le priorità economiche sembrano essere altre.

(1) Per una discussione più tecnica vedi il mio articolo “Stackelberg Competition with Endogenous Entry”, 2008, The Economic Journal, October.

Foto: Bill Gates. Fonte: internet

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10 commenti

  1. Paolo

    Quoto le frasi conclusive dell’autore. A prima vista questo esito non avrebbe conseguenza alcuna per i consumatori, ma l’incertezza legata a una nuova battaglia legale potrebbe ridurre gli incentivi a investire in ricerca da parte di Microsoft, di tutte le case di software che creano applicazioni per Windows e per Internet Explorer, e di tante altre imprese attive in situazioni analoghe, con conseguenze dannose per i futuri consumatori. C’è da chiedersi se le limitate risorse della Commissione siano spese al meglio in una battaglia del genere in un momento in cui le priorità economiche sembrano essere altre." Se MS non investe sulla ricerca e abbandona il suo browser sarà solo un bene per l’umanità: in questo momento di crisi economica la morte di IE sarà un’ottima notizia (meno virus / warm / trojan, più aderenza agli standard). Inoltre MS potrà investire su settori più produttivi. Se le altre case riducessero gli investimenti sul SO della MS (perché? sfugge il nesso…) punterebbe su altri SO migliori come Mac OS o le varie distribuzioni Linux: altra ottima notizia.

  2. marco ferrari

    Internet Explorer incorporato nel sistema operativo è fortemente distorsivo della concorrenza, tant’è che le uniche reali alternative sono prodotto gratuiti, opensource come Firefox o "pubblicitari" come Chrome. Explorer non costa zero! Il problema è che nel prezzo di acquisto del S.O. Windows sono nascosti i costi di sviluppo di programmi accessori come Internet Explorer ma anche MediaPlayer ecc. Perché io consumatore devo sottostare alla posizione dominante di Microsoft e pagare cose che non voglio? Se i costi e il prezzo di Internet Explorer e Media Player fossero scorporati, pagherei di meno Windows e potrei reperire altrimenti altri programmi, pagandoli o gratuitamente. Oggi Real è costretta a offrire gratuitamente il proprio player proprio perché Media Player è incorporato. Questo distorce la libera scelta del consumatore. E limita la concorrenza. Se invece di pagare 100 il sistema operativo, lo pagassi 80 (supponendo che IE e Media player costino 10 e 10), il 20 che risparmio, lo potrei tenere e prendere opensource, o lo potrei dare a Real o a altre software house. Le motivazioni economiche dell’azione dell’antitrust ci sono, eccome!

  3. robinhood

    A mio modesto parere, di osservatore/consumatore di prodotti PC, il sistema operativo Windows senza media player non è stato venduto perché non è mai arrivato sugli scaffali. Così sarebbe anche per un potenziale W. senza IE. Faccio osservare che nel mercato di consumo, da alcuni anni, W. si vende (solo) grazie alla pre-installazione all’atto dell’acquisto, grazie ad accordi commerciali fra Microsoft, produttori hardware e distributori. Non perché siamo tutti pirati del mare e predoni di terra non farlo significherebbe vendere zero. Solamente, i compratori avrebbero la legittima libertà di scegliere il sistema operativo da installare sul nuovo PC. I più sceglierebbero comunque Windows ed io non avrei pagato, per esempio, due licenze che non uso, la cui restituzione è, ad arte, onerosa quanto il rimborso ottenibile. Sì, di questi ultimi fatti la commissione europea avrebbe potuto interessarsi attivamente per l’equilibrio del mercato e il bene dei cittadini dell’unione.

  4. Riccardo

    Francamente queste diatribe fra Commissione Europea e Microsoft mi stupiscono: Microsoft è stata costretta a commercializzare un SO senza MediaPlayer, il che equivale a provocare un disservizio per i propri clienti i quali si ritroverebbero a non poter aprire nessun filmato per mancanza del relativo software, almeno fino a che non andassero a *cercarne* uno su internet o comprassero un DVD in edicola che offrisse VLC, Real, Windows MediaPlayer, etc. Ora gli si contesta la presenza di un browser di default: com’è possibile in questo periodo pensare che un produttore di SO non fornisca un browser? Nessuno lo fa e sarebbe un altro disservizio per il cliente, che come dimostrato da Firefox, sa scegliere. Mi chiedo poi come mai questo accanimento contro il leader di mercato (e forse con questa affermazione mi sono risposto) quando, per esempio, Apple fornisce il suo browser (Safari), il suo media player (QuickTime player) e, peggio ancora per la libera concorrenza, il suo applicativo per la *vendita* di contenuti multimediali (iTunes), oltre ad una serie di software (in alcune configurazioni) che di fatto chiudono il mercato ad altri produttori (iMovie, Preview (PDF), etc)?

  5. Bruno Cipolla

    Alcuni anni fa il responsabile informatico mondiale di una multinazionale con oltre 100.000 dipendenti diceva: "chiunque conosca ed ami profondamente l’informatica odia la Microsoft" Qualunque utente dei prodotti microsoft si accorge presto, a sue spese, che la loro qualità e stabilità sono pessime. L’esistenza dei monopoli di fatto di Intel e Microsoft ha dato un buon impulso iniziale (standards de facto) al mercato della informatica personale ma poi ha metodicamente fagocitato e distrutto le innovazioni altrui, diventando, di fatto un potente freno al progresso. La Microsoft è stata ripetutamente condannata per abuso di posizione dominante. Sono emblematici i casi di sfacciate violazioni di brevetti altrui come per Stac electronics, Realnetworks, Digital Equipment (per Intel) eccetera. Se l’informatica personale (e non solo) è ancora costosa e inaffidabile la colpa è principalmente della scarsità di innovazione dovuta alla tenuta del monopolio WINTEL (Windows e Intel).

  6. diego

    A mio modesto parere la UE ha fatto bene a procedere contro la Microsoft perchè se è vero che vi è possibilità di scelta di più browser va però segnalato che IE è preinstallato e nel caso uno ne voglia fare a meno, non può. Il SO infatti ne impedisce la disinstallazione! Non credo inoltre come afferma l’autore che l’incertezza legata ad una nuova battaglia legale possa ridurre gli investimenti in ricerca. Ho utilizzato tutti i SO da Windows 95 a Vista e non mi pare di aver notato chissà quali innovazioni, cosa che invece si è verificata sia per il Mac che per Linux.

  7. Daniele Rizzetto

    A mio parere la commissione Europea sta spendendo le proprie risorse sul piano sbagliato. La strada percorsa fino ad oggi si è rivelata inefficace, come hanno evidenziato l’articolo e i successivi commenti, e ha rallentato l’innovazione (vedi il passo indietro fatto con Windows Vista). Inoltre, vista la distinzione sempre più blanda tra sistema operativo e Internet, MS ha tutto il diritto di integrare in modo sempre più profondo il proprio browser al proprio S.O. Se la commissione vuole risolvere questo caso una volta per tutte ed incentivare la concorrenza e l’innovazione, non deve concentrarsi sulle applicazioni ma sul sistema operativo stesso, obbligando i produttori di PC ad offrire computer dual-boot dove l’utente può scegliere all’accensione se utilizzare Windows oppure un OS open-source. La tecnologia è sufficientemente matura per realizzare questo. Questa mossa incentiverebbe gli investimenti sia da parte di MS per migliorare il proprio S.O. sia da parte di altri soggetti su sistemi operativi alternativi, a beneficio dell’innovazione e dei consumatori.

  8. Alberto M

    Ammettiamo che un cliente non voglia Explorer e preferisca Firefox. Bene: compra il suo bel pc con Windows preinstallato… e poi? Se non ci fosse Explorer, come potrebbe accedere ad Internet per scaricare le ‘alternative’? Ammettiamo allora che assieme al pc forniscano un cd con tutte le versioni degli ultimi browser. Se il cd resta ‘in magazzino’ per troppo tempo, ci si ritroverebbe con le versioni ‘vecchie’ dei browser, con la seccatura del dover cercare la versione avanzata, installare, disinstallare e simili. Non tutti sanno farlo, e non tutti ne hanno voglia. Quindi, posto che si voglia escludere Explorer da Windows, come risolvere il problema? A mio avviso una soluzione potrebbe essere l’obbligo di una qualche pagina che informi delle alternative e che dica come e dove scaricarle ed installarle. Si potrebbe quindi usare il suddetto cd, ma facendo capire che potrebbero esserci delle versioni aggiornate…

  9. Gianmario Nava

    L’innovazione in MS è un costante, certosino lavoro per tenere fuori dal mercato gli altri non per essere migliori degli altri e quando vengono superati se ne inventano di tutte è stato da anni definito uno standard per i documenti di testo, i fogli elettronici, le presentazioni ecc. che è utilizzato da tutti i programmi open source che fa MS? si fa approvare dagli organismi di standardizzazione un nuovo formato ottenendo l’appoggio di CUBA ed altre avanguardie della tecnologia… nella mio ente pubblico si sta usando una versione di win del 2000, le sue caratteristiche bastano e avanzano e basteranno per i prossimi 10 anni ma tra poco cesserà il supporto ufficiale e si dovrà cambiare come si dovranno cambiare i pc perchè non reggeranno le nuove versioni questa non è innovazione è marketing (e del più gaglioffo) non c’è nessun nesso tra le due cose intanto, inseguendo i cambiamenti di SO noi siamo al palo per applicazioni e contenuti…

  10. Vanishing Leprechaun

    Ci vuol proprio un bel fegato a parlare di “investimenti in ricerca” da parte di Microsoft! L’unica ricerca che fa quell’azienda informaticamente troglodita (sono stati spesi fiumi di inchiostro su questo tema) è quella di marketing. Ah, in questo sono bravissimi, non c’è che dire! E fa parte del marketing dar da bere ai gonzi che dietro il loro successo ci sarebbe il “progresso tecnologico”. Ognuno è libero di credere a Babbo Natale e alla Befana, e di pensare che gli investimenti commerciali Microsoft siano fatti nell’interesse dei clienti, ma sostenere che la procedura antitrust non avrebbe senso perché Microsoft, *nonostante* le sue pratiche monopolistiche, questo monopolio l’ha perso, è un salto nell’assurdo. Dato che l’omicidio è stato solo tentato, la vittima essendosi scansata all’ultimo momento, il reato non è più perseguibile. In un’epoca in cui le burocrazie neoliberali non l’avevano ancora spuntata, l’Antitrust USA obbligò IBM a pubblicare i codici dei sistemi operativi serie 360, cosa che rese possibile commercializzare hardware compatibili e migliori. Amstrad e Hitachi, ad esempio, vendettero a lungo dei “compatibili” 360 più performanti e che costavano molto meno. (2) Il principio del “bundle” (una tecnica monopolistica da manuale) si estende anche all’hardware: è oggi impossibile (praticamente) comperare calcolatori privi di sistema operativo (il cui prezzo è incluso nell’hardware grazie ad accordi che dovrebbero essere vietati), con il risultato che fior di Università (sospetto anche fior di aziende e di enti pubblici) che pagano fior di quattrini per licenze “campus” onnicomprensive pagano di fatto i sistemi operativi Microsoft due volte. Ma va sempre tutto bene, si devono sempre difendere gli interessi dominanti, ed eternamente ossequiare i vincitori delle ultime guerre commerciali. Come nelle società pre-ateniesi, il “capo” è sempre quello che picchia più forte. Finché picchia più forte. Dopodiché, avanti il prossimo.

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