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MA QUANTO COSTA IL SUSSIDIO UNICO DI DISOCCUPAZIONE?

Secondo le nostre stime, un sussidio unico garantito a tutti i disoccupati, indipendentemente dal tipo di contratto, assicurando in partenza il 65 per cento della retribuzione precedente e non meno di 500 euro al mese costerebbe a regime circa 15,5 miliardi. Sostituirebbe però indennità di mobilità, sussidi di disoccupazione ordinari e a requisiti ridotti e gestioni speciali per edilizia e agricoltura che ammontano in media a 7,5 miliardi all’anno. Potrebbe essere interamente finanziato con un contributo di circa il 3 per cento delle retribuzioni. Anche se nella fase di transizione alcuni costi dovrebbero essere coperti dal bilancio dello Stato.

Un sussidio unico di disoccupazione garantito a tutti i disoccupati, indipendentemente dal tipo di contratto, assicurando in partenza il 65 per cento della retribuzione precedente e non meno di 500 euro al mese costerebbe a regime, secondo le nostre stime, circa 15,5 miliardi di euro. Il sussidio si sostituirebbe alle indennità di mobilità, ai sussidi di disoccupazione ordinari e a requisiti ridotti e alle loro gestioni speciali per edilizia e agricoltura che costano in media 7,5 miliardi all’anno. Dunque il costo netto sarebbe di 8 miliardi. Il sussidio unico di disoccupazione potrebbe essere interamente finanziato con un contributo di circa il 3 per cento delle retribuzioni in essere, senza alcun prelievo dalla fiscalità generale. Nella fase di transizione al nuovo sistema vi sarebbero però dei costi, stimabili in circa 4 miliardi, che non potrebbero che essere coperti dal bilancio dello Stato. Con la disoccupazione al 10 per cento (e una durata di un anno e mezzo), costerebbe intorno ai 19 miliardi, e richiederebbe comunque risorse dalla fiscalità generale non lontane da quelle che il Governo sostiene di aver già reperito.

PAROLE A VUOTO

Secondo Silvio Berlusconi costa un punto e mezzo di Pil, attorno ai 25 miliardi di euro. Secondo Pierluigi Bersani costa un quinto: 5 miliardi. Ma non si capisce di cosa stiano parlando. Una riforma degli ammortizzatori sociali può costare di più o di meno a seconda della durata ed entità dei sussidi offerti a chi perde il lavoro. Non ha senso parlare dei costi se prima non si chiarisce durata, livello e condizione di accesso ai sussidi disoccupazione.

COME POTREBBE ESSERE UN SUSSIDIO UNICO DI DISOCCUPAZIONE IN ITALIA

Sostiene il ministro Brunetta che il nostro paese ha già “i migliori ammortizzatori sociali del mondo”. Si vede che il suo ideale è un sistema che copre a mala pena un disoccupato su cinque, che tratta i licenziati dalle piccole imprese molto peggio di chi viene da quelle grandi, che esclude da qualsiasi protezione chi perde il lavoro nel parasubordinato, in cui il governo decide discrezionalmente a chi dare e a chi non dare il sussidio e in cui le spese eccedono sistematicamente i contributi, gravando perciò sul contribuente generico. Secondo noi, gli ammortizzatori sociali servono a ridurre i costi sociali della disoccupazione e chi perde il lavoro in Italia ha una probabilità di diventare povero sei volte superiore alla media. Per questo c’è bisogno di una riforma organica, che copra tutti i tipi di lavori alle dipendenze e dia certezze a chi si aspetta di essere aiutato se perde il lavoro.
Il sussidio unico di disoccupazione potrebbe essere introdotto come uno schema che offra a tutti coloro che abbiano una precedente esperienza lavorativa (dunque anche a coloro cui non sia stato rinnovato un contratto a tempo determinato alla sua scadenza o che provengano dal parasubordinato) un sussidio che offra tassi di rimpiazzo (il livello del sussidio in rapporto alla retribuzione precedente) decrescenti nel corso del tempo. Ad esempio, il sussidio dovrebbe essere pari al 65 per cento dell’ultimo salario lordo percepito per i primi sei mesi, scendere al 55 per cento dal settimo al diciottesimo mese e, infine, fornire un sussidio di ammontare fisso, un’assistenza per la disoccupazione di lunga durata pari a 500 euro mensili per chi, con lunghe carriere lavorative alle spalle, abbia già ricevuto i sussidi per diciotto mensilità (e fino a ventiquattro mensilità).  L’ammontare della parte assicurativa dei sussidi, quella dal primo al diciottesimo mese di disoccupazione, non dovrebbe comunque scendere al di sotto di 500 euro, onde evitare di avere profili dei sussidi crescenti nel corso del tempo. Dato che anche i contributi versati per l’assicurazione contro la disoccupazione sono proporzionali al salario, il livello del sussidio dal primo al diciottesimo mese sarebbe proporzionale ai contributi.

QUANTO COSTA PER I LAVORATORI DIPENDENTI

Il sussidio unico di disoccupazione, a regime, dovrebbe sostituirsi agli schemi selettivi attualmente esistenti (cassa integrazione straordinaria, liste di mobilità, sussidi ordinari e a requisiti ridotti, per lavoratori agricoli ed edili), a eccezione della sola cassa integrazione ordinaria che ha funzioni di supporto a temporanee riduzioni di orario. Ma in una fase di recessione come l’attuale, è bene considerare un sussidio che semplicemente si aggiunga agli schemi esistenti, nel senso che interviene solo se questi offrono tassi di rimpiazzo inferiori o hanno una durata inferiore ai due anni.
Dato che l’accesso ai sussidi richiede unicamente una precedente esperienza lavorativa, ipotizziamo di coprire tutti coloro che passino dall’occupazione alla disoccupazione secondo i flussi ricostruiti a partire dalle Indagini sulle forze lavoro dell’Istat dell’aprile 2007. Sotto queste ipotesi, la riforma dei sussidi di disoccupazione costerebbe a regime circa 15,5 miliardi di euro, come indicato dalla tabella qui sotto. Per arrivare a questa cifra abbiamo ipotizzato che, a regime, la disoccupazione sia pari all’8 per cento (oggi è al 6 per cento), con circa 2 milioni di disoccupati (oggi un milione e mezzo), mentre la base occupazionale sia di 23,5 milioni e la durata media della disoccupazione pari a un anno. Nelle nostre stime il sussidio medio è pari a 750 euro mensili, contro una media di 500 euro (per la platea molto più piccola che riceveva il sussidio) nel periodo 2003-6.
A regime con la disoccupazione costante, sarebbe pertanto necessario reperire circa 15,5 miliardi di euro, 8 in più di quelli oggi assorbiti dai vari tipi di sussidi di disoccupazione ordinari e a requisiti ridotti e dalle indennità di mobilità, che verrebbero assorbite e rese più generose con il sussidio unico. Se il sussidio unico sostituisse anche la Cig straordinaria, il costo netto aggiuntivo si ridurrebbe a 6,5 miliardi.
Il sussidio potrebbe essere interamente finanziato con un contributo pari al 3,3 per cento della retribuzione, rispetto ai contributi oggi tra l’1,6 e il 2,4 per cento per i sussidi ordinari e all’1,2 per cento destinato a Cig straordinaria e indennità di mobilità. I nostri calcoli ipotizzano che tutti i posti di lavoro, esclusi 3 milioni di lavoratori autonomi (veri) finanzino il sussidio ordinario. Con una retribuzione media di 20mila euro lordi.

LA RIFORMA IN TRANSIZIONE E CON DISOCCUPAZIONE AL 10 PER CENTO

I lavoratori del parasubordinato non hanno sin qui pagato contributi per l’assicurazione contro la disoccupazione. Il sussidio potrebbe per loro essere introdotto in una fase iniziale di un anno come un sussidio di ammontare fisso, come quello altrimenti concesso dal diciottesimo al ventiquattresimo mese, vale a dire pari a 500 euro e durare fino a sei mesi.
Se nel 2009 dovessero perdere il lavoro 600mila lavoratori subordinati (più di un terzo del totale) e questi ricevessero un sussidio piatto a 500 euro per sei mesi, il costo per le casse dello Stato sarebbe di 1,8 miliardi. Anche i lavoratori con contratti a tempo determinato che scadono in corso d’anno hanno solo in parte pagato i contributi che il sussidio unico richiede. Se 850mila di loro dovessero perdere il lavoro nel 2009, questi costi dovrebbero essere coperti con un contributo dalla fiscalità generale di circa 2,8 miliardi. Il costo della transizione, a carico del contribuente generico, sarebbe dunque di 4 miliardi, meno della metà dei 9 miliardi apparentemente reperiti dal governo per gli ammortizzatori sociali.
Bene, infine, considerare anche scenari molto negativi. Nel caso in cui la disoccupazione salisse al 10 per cento, il sistema costerebbe circa 19 miliardi, con una fabbisogno di ulteriori risorse di quasi 3,5 miliardi, per un totale dunque di 7,5 miliardi da reperire dalla fiscalità generale. Siamo, come si vede, non lontano da quanto il governo sostiene di avere già reperito. Quindi non si dica che la riforma non è finanziariamente sostenibile. Semplicemente, sono altre le priorità di questo esecutivo. Vuole tenersi un sistema che è il migliore strumento di potere del mondo.

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IL TIMONE AL G20*

20 commenti

  1. Alberto Lusiani

    Lo strumento proposto andrebbe chiamato in modo piu’ appropriato "sussidio a chi perde un posto di lavoro dipendente", perche’ escluderebbe sia gli autonomi disoccupati, sia chi e’ disoccupato perche’ in cerca di prima occupazione. Ritengo che quanto proposto sia nettamente migliorativo della situazione esistente, in particolare delle iniquita’ e dell’arbitrarieta’ con cui vengono erogati i sussidi oggi esistenti. E’ apprezzabile anche venga stimato il costo e proposto l’addebito a carico del costo del lavoro. Ricordo peraltro che tale carico in Italia e’ gia’ eccessivo. Inoltre, non vanno sottovalutati i disincentivi che il sussidio avrebbe alla ricerca di lavoro regolare e gli incentivi a combinare i sussidi con lavoro irregolare. E’ nota la scarsa scarsa efficienza dello Stato italiano nel contrastare l’illegalita’ economica di massa. Pertanto vedo il rischio che l’esistenza stessa del sussidio aumenti disoccupazione e lavoro nero rispetto ai dati preesistenti che sono stati usati per stimare i costi, che sarebbero quindi sottostimati.

  2. Mauro Gambella

    La chiarezza dell’analisi e la inevitabile considerazione finale sulle intenzioni di questo Governo dimostrano quanto si stia sottovalutando la crisi economica nel nostro Paese. Entro poco, dopo l’estate, sarà senz’altro molto più comprensibile. Sarebbe interessante considerare la necessità di qualche forma di sostegno o sussidio (?) per tutti quei lavoratori che non perderanno il lavoro nei prossimi mesi ma, semplicemente, non riusciranno ad entrare nel sistema produttivo perchè si riveleranno non necessari a causa del calo della domanda. Mi riferisco a tutti i lavoratori stagionali legati al settore del turismo che in Italia conta migliaia di persone su diversi livelli di professionalità. La ciclicità delle attività stagionali li ha espulsi alla fine del 2008 e, tra poche settimane, dovrebbe cominciare ad assorbirli progressivamente, fino alla punta massima del bimestre luglio-agosto. Cosa si può fare per chi non è neanche coperto provvisoriamente dalla disoccupazione ordinaria o a requisiti ridotti? E cosa accadrà nel 2010 per chi non ha potuto maturare i requisiti richiesti?

  3. Giorgio Trenti

    La famigerata legge cosiddetta biagi obbliga all’ipocrisia nel rapporto di lavoro. E’ bene, invece, che ogni lavoratore sia libero di regolare il proprio rapporto di lavoro come meglio crede, a tempo determinato o indeterminato, sia nel settore pubblico, sia in quello privato. Inoltre la legge mette fra datore di lavoro e lavoratore inutili e costosi intermediari. L’incontro fra offerta e domanda di lavoro può avvenire senza spese, su internet. Propongo l’abolizione della legge e la reintroduzione nel codice civile di un articolo abrogato nel 1962. “Art. 2097 – Durata del contratto di lavoro. Le parti stabiliscono le regole del contratto di lavoro.” E’ opportuno, anche, riconoscere a tutte le persone fisiche, di cittadinanza italiana, il diritto all’integrazione ad un reddito minimo, in base alla dichiarazione annuale dei redditi.

  4. lucio

    Trovo che la proposta di Tito Boeri e Pietro Garibaldi sia equilibrata e allo stesso tempo rivoluzionaria perché finalmente da a tutti una copertura seppur giustamente differenziata. E’ una delle idee più utili, concrete ed efficaci per realizzare una maggiore giustizia sociale, spero che la nostra classe dirigente si dimostri all’altezza della situazione e cerchi di concretizzare una proposta obiettivamente innovativa e ragionevole.

  5. Luigi Coppola

    Lo studio di fattibilità presentato nel testo di Boeri e Garibaldi appare nella lucida esposizione e semplificazione, un modello difficilmente trascurabile. Probabilmente nella realtà italiana è più comodo garantire gli standard attuali (costosissimi privilegi per pochi) piuttosto che riequlibrare fasce di aiuti, rivolti a chi effettivamente sia incentivato a rientrare nel mercato del lavoro. Il nodo centrale ritengo sia nella gestione di un nuovo sistema di ammortizzatori uguali per tutti. Chiedo agli esperti: chi oggi è soggetto a c.i.g. non può esercitare altro lavoro dipendente (a tempo determinato). Esistono di fatto altre forme di ammortizzatori temporanei per alcune categorie professionali di lavoratori a tempo determinato (ad esempio il trattamento di malattia per i naviganti in rapporto non continuativo con l’armatore). Il sussidio unico proposto, sarebbe compatibile con altre prestazioni di lavoro temporanee che, non garantendo la continuità di reddito dipendente, non confluiscano nel lavoro nero, ma bilancino entro parametri (di equa fiscalità) una parte di reddito dipendente più o meno fissa (il sussidio) e l’altra "autonoma" compatibile allo sforzo del lavoratore?

  6. maurizio r

    Cari amici la disoccupazione e’ la cosa piu’ brutta che possa esistere ma, per tanti e la manna dal cielo. Forse perche’ nella mia famiglia, a prescindere dai vari titoli di studio, non abbiamo mai avuto paura di lavorare, anche se il lavoro "non è consono al mio titolo di studio" lo abbiamo fatto e oggi, grazie a Dio, continuiamo a lavorare e non ci lamentiamo piu’: io non capisco come tanta gente da decine di anni di disoccupazione non e’ mai riusciata a trovare lavoro stabile o non stabile, sussidio a chi. Caro Brunetta se io fossi in te penserei a controlloare i vari uffici di collocamento e i nomi che hanno piu’ di 5 anni di disoccupazione li chiamerei offrendo loro un lavoro qualsiasi esso sia, ma obbligatorio. Forse cosi’ finirebbe la pacchia del "sono disoccupata da 10,20,30 anni". Balle!

  7. alessio capriolo

    Caro professor Boeri, avverto l’urgenza di ringraziarla perchè anche questa volta, come in tante altre occasioni in passato, con il suo articolo ha messo fine al mio tormento di questi giorni. Inquietudine dovuta al desiderio che si potesse far chiarezza sulla proposta lanciata da Franceschini del sussidio di disoccupazione, soprattutto da un punto di vista della fattibilità e dell’efficacia. Con infinita gratitudine, spero la sua opera di divulgazione possa continuare sempre con questa tempestività.

  8. pietro rende cosenza

    Come mai non si è parlato finora del Reddito di Solidarietà attiva proposto dal Governo Sarkozy ,e prima dal ministro Hirsch e dalla candidata socialista Segolene Royal, che ha ottenuto l’approvazione legislativa, decorrerà da luglio prossimo e riguarderà anche i giovani e le donne di famiglie a basso reddito che cercano invano il "lavoro che non c’è" e che non c’è mai stato per loro che pure dovrebbero essere i destinatari del Fondo sociale europeo per il sud? Non sarebbe un consistente incentivo all’uscita dell’economia sommersa?

  9. marcello battini

    Ritengo che la questione di fondo sia stata messa a fuoco dall’autore, proprio nelle conclusioni. Al Governo piace tenere la mano sulla cassa, da distribuire secondo convenienza politica. C’è da dire, però, che il Governo attuale non è il solo a pensarla in questo modo. Nonostante l’Italia, per lungo tempo, abbia avuto una forte componente politica di sinistra, più forte che in altri Paesi europei, altrove è stato riconosciuto ai disoccupati ed agli inoccupati il diritto ad una forma assicurativa. In Italia ciò non è avvenuto perchè anche i partiti di sinistra ed i sindacati preferivano controllare i propri sguaci, piuttosto che riconoscere loro dei diritti e delle libertà, non facilmente annullabili. La mentalità feudale, nonostante la rivoluzione francese, è dura a morire.

  10. rita

    Non mi è chiaro come sia possibile finanziare una prestazione complessivamente più alta (se non sbaglio si tratta di oneri aggiuntivi per 7 8 miliardi ), senza appesantire i contributi a carico dei lavoratori dipendenti. E’ un punto per me importante, perchè è chiaro che possiamo ipotizzare n ottimi provvedimenti da un punto di vista sociale, prelevando le risorse sempre dalle buste paga.

  11. Giampaolo Vermicelli

    Vorrei pregarvi di leggere il piano di salvataggio di Obama che prevede: un incremento di tasse di 5 punti (fino al 40%) dei rediti superiori a 200.000 $ e contemporanea la riduzione delle tasse per il 90% dei redditi ed inoltre l’indennità di disoccupazione pari a circa 25 $ al giorno. Il tutto è collegato con un programma di investimenti che complessivamente valgono 6 punti di PIL con un debito che sale oltre il 120% del PIL. Come potete notare tutto il problema in Italia dovrebbe prevedere un importo pari a 90 miliardi di euro per essere comparabile con quanto viene fatto in Usa. Anche i 0,5 miliardi di euro previsti dal PD sono quindi nulla al confronto (250 euro all’anno per 2 milioni di disoccupati!). Mi pare quindi che il dibattito si trascini penosamente molto al di sotto delle reali esigenze. In realtà tutto è ancora interno al vincolo del debito, mentre si pone il problema della redistribuzione che quel "bolscievico" di Obama sta concretamente affrontando pur con tutte le incognite sul nuovo modello di sviluppo da costruire. Il dibattito in Italia come al solito è molto in ritardo. Il problema non è quello di consumare di più ma investire in un nuovo sviluppo.

  12. Italo Nobile

    Io darei volentieri parte del mio stipendio per alleviare le conseguenze della crisi. Poi quello che debbono dare gli altri lo possiamo discutere a parte.

  13. egidioaddis

    Ciao, il vostro ragionamento introduce una novita’ importante nella realta’ attuale e darebbe una risposta costruttiva alle parti sociali in perenne conflitto per la distribuzione equa ed equilibrata del reddito in momenti di crisi come oggi. D’altronde uno stato modernamente organizzato non ha l’obbligo di recuperare risorse per dare le basi di sopravvivenza a chi perde il lavoro? La redistribuzione in questo momento non e’ l’obiettivo delle politiche di questo governo ma le elemosine di Stato. In piccolo la concezione di Bush per il mondo dei precari a vita. Inoltre la debolezza del movimento sindacale su questo fronte non fa passi avanti. Perche’ oggi tutto il sindacato italiano non fa propria questa vostra proposta come piattaforma generale di rivendicazione a questo governo? Sarebbe interessante conoscere la loro posizione in merito in un confronto pubblico e televisivo in un’ora di maggiore ascolto invece delle solite stupidaggini.

  14. sciacca maria

    Credo che sia utile ed equo finanziare i sussidi anche con il contributo dei lavoratori autonomi dato che i sussidi attengono a decisioni di assistenza sociale che deve gravare su tutti i contribuenti.

  15. Danielli Gian Paolo

    Sarebbe molto più opportuno e consentirebbe un recupero di credibilità alla classe politica, costituita ancora, in parte, da tanti che hanno contribuito con le loro scelte a formare l’attuale enorme debito pubblico, che tra l’altro mi pare determini circa 80/100miliardi di euro di interessi passivi annui. Visto che è ormai chiaro che gran parte dell’attuale debito pubblico è conseguenza di inutili sprechi, non sarebbe più opportuno che Franceschini proponesse di destinare stabilmente a questo fondo almeno 1000euro mensili degli attuali compensi dei parlamentari, e analogamente in proporzione anche una somma da prelevare da tutti gli altri politichi che svolgono incarichi nelle regioni, province, comuni, comunità montane, ecc. Solo dai parlamentari si otterrebbero 1000x950x13mensilità=12.350.000 euro annui, se poi aggiungiamo anche quello che deriverebbe da analoga operazione compiuta su tutti gli altri politici si otterrebbe una cifra disponibile "faraonica". Ciò sarebbe un primo chiaro esempio di partecipazione attiva e, non solo a parole, una prima discesa dal piedistallo dei privilegi.

  16. salvatore darrigo

    Aggiungo un ulteriore spunto di riflessione: il sussidio unico di disoccupazione deve essere accompagnato da un sistema di politiche attive che faccia si che la persona nel periodo di non lavoro abbia come principale attività "la ricerca di un lavoro", anche attraverso specifici percorsi di reinserimento/orientamento. Se infatti una fascia di lavoratori ha un grado di occupabilità medio basso e quindi usufruiranno per molti mesi del sussidio, molti (la maggior parte) se ben orientata ha speranza di trovare un altro lavoro, evitando quindi la presenza di professionisti della disoccupazione. Con una integrazione efficace di tali misure i 15.5 miliardi potrebbero anche essere troppi.

  17. STRABIC

    Sicuramente un sussidio unico di disoccupazione sarebbe indiscutibilmente un evento che farebbe vivere dignitosamente le persone che per colpa della crisi sono costrette a vivere al di sotto della soglia di povertà, darebbe respiro alle famiglie e non solo, ci allieneremmo con alcuni paesi dell’europa tipo Germania, Gran Bretagna, Francia che da anni ormai adottono questo tipo di sistema.

  18. VILLA LUCA

    Trovo molto interessante l’articolo, molto ben strutturato e più che tutto va al sodo ‘dei soldi’, cosa che in Italia non si fà mai….Sarebbe utile una riforma del sussidio, come una riforma del sistema politico, delle infrastrutture, delle politiche regionali, della giustizia, della scuola, del sistema pensionistico etc etc…..

  19. lelloroccia

    Io vivo a napoli , è da gundo son nato gui, quando lavoro non si parla mai di essere inquadrati, ma se vuoi lavorare devi farlo in nero. Ho 3 figli eeun mutuo da pagare e non ho una macchina, ma lavoro da 30 anni. Adesso sono senza, ma le spese sono le stesse, lo stato non dà niente, come posso fare?

  20. Bepo Merlin

    Ho studiato pochissima economia, ma questa vostra ipotesi mi affascina. Aggiungo due correzioni: 1) Chiunque incassi un’indennità di disoccupazione deve svolgere un servizio utile alla comunità (ce ne sono tanti). 2) il contributo va preso dalle pensioni, non dai lavoratori. Sono pensionato.

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