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CORVI E SPAVENTAPASSERI

Un mese fa il Ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, aveva dato dei corvi agli industriali per avere previsto un Pil in calo del 2,5 per cento nel 2009. Oggi le stime più aggiornate del Centro Studi Confindustria sono di un meno 3,5 per cento.Il Ministro del Welfare Sacconi le ha accolte con un “Qualcuno ama il peggio”. Poche ore dopo il Ministro dell’Economia Tremonti, dopo aver pronosticato che ormai “l’Armageddon finanziario è alle spalle”, dichiara “mi stupisce che qualcuno faccia ancora delle previsioni”. Passano due giorni e alla riunione del G8 lavoro, l’Ocse presenta le sue stime sulla disoccupazione, prevista a due cifre entro il 2010 per i paesi dell’organizzazione. Il commento di Sacconi è leggermente più cauto, ma ugualmente caustico: “Non aiuta il continuo prodursi di previsioni in sequenza l’una con l’altra…spesso le stesse organizzazioni che le fanno sono costrette a correggerle”.
È certamente vero che fare previsioni è difficile, e che ci sono stati e ci saranno errori. Ma qual è il punto che vogliono fare Sacconi, Scajola e Tremonti? Che è meglio non fornire informazioni “disfattiste” al pubblico? Oppure che loro hanno visto nel futuro che la crisi è finita, mentre tutti gli altri sono degli incapaci?
È vero che ci sono dei segnali che inducono a un cauto ottimismo, tra cui alcuni dati dal settore dell’edilizia statunitense. Ma altri dati, dall’andamento della produzione industriale in tutto il mondo ai sentimenti di imprese e consumatori in alcuni paesi non danno alcun segnale di ripresa. E molti dirigenti di impresa in vari settori (quindi non gli odiati economisti con la testa fra le nuvole) hanno detto chiaramente che non vedono spiragli a breve. Sul settore finanziario, infine, c’è un’enorme incertezza: gli stessi CEO di Citibank e Bank of America, dopo aver annunciato profitti record nei primi due mesi del 2009 (annunci che avevano dato il via al recente rally azionario), hanno dovuto correggere il tiro su marzo; ed il mercato sa benissimo che c’è ancora una concreta possibilità che qualche banca non possa sopravvivere senza una nazionalizzazione di fatto. La disoccupazione, infine, è chiaramente in aumento ovunque, e per molti il processo è solo iniziato.
Può darsi benissimo che Sacconi, Scajola e Tremonti abbiano ragione, e che OCSE, Fondo Monetario, e organizzazioni nazionali si sbaglino alla grande nel predire forti cali del Pil in tutto il mondo. Ma ci piacerebbe sapere perché. La strategia di comunicazione del governo sembra invece essere quella di stravolgere ogni teoria economica comunemente accettata, per cui un macchinoso sostegno temporaneo di 2 miliardi all’acquisto di elettrodomestici dovrebbe portare a un aumento dei consumi di 15 miliardi, o 1,3 miliardi per il fondo di garanzia delle piccole imprese potrebbero generare nuovi prestiti bancari per 70 miliardi. Con dei moltiplicatori così enormi, risolvere la crisi mondiale sarebbe uno scherzo da ragazzi.  E certo non aiuta che i media accettino queste cifre senza un minimo di vaglio critico.

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  1. luigi zoppoli

    Con il metro dei macachi, il Preidente degli Stati Uniti sarebbe un corvo ed un disfattista. E prego far caso al termine. Quanto alle previsioni, ed alle previsioni giuste, mi viene da ridere a pensare come il ministero delle finanze abbia presisposto una ‘finanziaria tirennale’. E mi viene da piangere guardando ai risultati esposti nell’ultima Nota di aggiornamento sulla finanza pubblica presentato a Bruxelles. Assumendomi la responsabilità di ciò che dico, mi pare che costoro facciano il gioco delle tre carte e, peggio di tutto, che siano assolutamente privi di cultura di governo.

  2. antonio lucenti

    Non un commento, ma una domanda che attanaglia ed intristisce i miei risvegli mattutini: se le banche ricevono denaro pagandolo il 7%, a quanto potranno venderlo ai propri clienti? E per qual motivo non si approvvigionano nelle stesse dimensioni pagando a noi contribuenti, utenti, lavoratori, cittadini, un prezioso 5%, per esempio? Mi si perdoni l’ingenuità.

  3. Lucio Izzo

    Stupisce che la totalità o quasi degli economisti italiani sostengano la tesi che il livello del debito pubblico esistente (pari al oltre 106 per cento del PIL) impedisce al governo italiano di adottare misure significative di sostegno dei redditi per fronteggiare la recessione (l’analisi del FMI stima l’importo delle misure prese pari allo 0.1 per cento del PIL, a fronte di consistenze 14 volte almeno più ampie della Germania, Giappone ed altri paesi industriali). Non è chiaro il fondamento teorico nè la base empirica della tesi della paura del debito, in modo particolare per finanziare spese pubbliche destinate ad aumentare solo perdurando la recessione. Non si ritiene opportuno affrontare il tema suddetto senza posizioni apriorisriche?

  4. PierGiorgio Gawronski

    Anzi, le stesse previsioni degli organismi internazionali sono state straordinariamente lente nell’adeguarsi alla evidenza della crisi. La critica corretta nei cfr di questii organismi è che sono stati finora troppo ottimisti, rispetto alla realtà. Questo ottimismo a tutti i costi è dannoso non solo perché aumenta l’incertezza degli operatori economici (e quindi la loro cautela, e il vuoto di domanda), ma anche perché spinge o giustifica i policymakers a misure insufficienti in tutto il mondo. Salvo poi – quando la crisi si avvita – aprire le porte a ogni ricatto (contro la democrazia, contro l’ambiente, contro la neutralità e l’imparzialità del sostegno sociale): se volete affrontare la crisi dovete consentire a…

  5. L.Tamagno

    Ho letto e prendo per buono, che il ministro del Tesoro interrogato da un giornalista sull’aumento della CIG abbia risposto che la domanda era ansiogena e quindi non avrebbe risposto. Se ciò corrisponde al vero in questi termini, riterrei doveroso da parte di professionisti dell’informazione ricordare a ministri e dipendenti pubblici in genere, che i cittadini li retribuiscono (senza risparmio) per dare risposte o ammettere la loro temporanea non conoscenza e/o impotenza. Certamente il non rispondere in base ad un giudizio "politico" sulla qualità della domanda, oltre che arroganza bella e buona è quasi omissione di atti d’ufficio. Inoltre mi pare che sia il ministro inquestione che qualche anno fa ha spiegato a noi tapini come sfruttando l’incremento del valore immobiliare prodotto dall’allora vorticoso aumento del mercato in questione, fosse conveniente farsi "rivalutare" il mutuo per disporre di nuovi capitali per incrementare i consumi correnti. Ricordo bene?

  6. walter cattaneo

    Io penso che i signori Sacconi, Scaiola e Tremonti, conoscano benissimo qual’è il vero patrimonio non solo morale ma anche economico delle famiglie italiane. Sanno che la famiglia italiana è un baluardo morale ed economico che non può essere facilmente travolto insieme allo spirito di solidarietà, se poi ci aggiungiamo la nostra abitudine di lavorare e/o far lavorare in nero, il giuoco è fatto e la loro ipocrisia (di Sacconi, Scaiola e Tremoniti) è scoperta. Loro sanno di potersi appoggiare sul benessere degli italiani e raccontano tutte le loro balle sapendo che gli italiani saranno capaci di resistere e superare queste difficoltà non certo però per merito loro.

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