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SE NASCE IL PARTITO DEL SUD

Come si spiega il successo elettorale della Lega? E perché si parla di un possibile Partito del Sud? Se, storicamente, il dibattito politico si concentrava sui trasferimenti fra gruppi sociali, oggi le decisioni ad alta tensione, per le quali la rappresentanza è importante, riguardano sempre più la distribuzione territoriale delle risorse. Il peso politico dei gruppi di interesse caratterizzati socialmente è quindi destinato a diminuire, e ad aumentare quello delle aggregazioni caratterizzate geograficamente. Interessi ricomponibili in un modello federale.

 

La coalizione di governo guidata dal Pdl in Sicilia sta attraversando problemi di coesione interna a cui la stampa nazionale non dà molto rilievo. Forse sono solo poco interessanti lotte di spartizione, ascrivibili probabilmente alla insufficiente capacità di gestione del potere degli eredi dei grandi vecchi della Democrazia cristiana. Ed è prevedibile che il presidente del Consiglio riuscirà a mettere le cose a posto, facendo ammorbidire le posizioni di coloro che altrimenti rischierebbero di provocare nel partito una spaccatura dalle conseguenze troppo incerte. 

INTRESSI, RAPPRESENTANZA E ISTITUZIONI

Sembra d’altra parte affrettato interpretare le mezze parole che ogni tanto affiorano sulla possibilità della nascita di un “Partito del Sud” come semplici cartucce a salve sparate nel contesto di turbolenze di cui presto non si parlerà più. Perché forse dietro queste mezze idee sparpagliate e ancora spesso fra loro contraddittorie si profila un cambiamento di lungo periodo nella struttura della rappresentanza democratica a livello nazionale.   
In democrazia le rappresentanze devono riflettere gli interessi dei cittadini nelle decisioni importanti. E le decisioni che contano sono quelle che, oltre a comportare consistenti trasferimenti di risorse, hanno esiti fortemente dipendenti dalla maggioranza che le prende. Se le posizioni iniziali sono vicine, la tensione è bassa e la rappresentanza serve poco.
Storicamente le decisioni con margine di variabilità alto rispetto alle possibili maggioranze sono state quelle riguardanti trasferimenti fra gruppi sociali: ricchi-poveri, imprenditori-lavoratori, giovani-vecchi. E la configurazione destra-sinistra riflette questa consolidata contrapposizione di interessi. Ma oggi la potenziale variabilità delle decisioni su molti di questi trasferimenti importanti è diminuita, perché è aumentato il consenso generale sulla loro entità. Le decisioni dove la tensione è alta –quelle per le quali la rappresentanza è importante– riguardano in misura crescente la localizzazione spaziale delle risorse, perché vertono su problemi messi a fuoco più di recente, sui quali il consenso non è maturo. Per questo tipo di decisioni la configurazione della rappresentanza che riflette gli interessi in gioco è quella di aggregazioni di interessi omogenei rispetto alla collocazione spaziale più che sociale.
Poiché la rappresentanza democratica tende a riflettere gli interessi delle parti in causa, l’implicazione è che nell’attuale fase storica il peso politico dei gruppi di interesse caratterizzati socialmente è destinato a diminuire, e quello delle aggregazioni caratterizzate geograficamente ad aumentare.
Il meccanismo di rappresentanza democratica spiega dunque il peso politico raggiunto dalla Lega Nord (chi di noi lo prevedeva guardando al tg le loro prime scampagnate?), e lo stesso meccanismo spiegherebbe la comparsa di un Partito del Sud. (1) Entrambi potrebbero coesistere in modo proficuo all’interno del sistema delle regole istituzionali nazionali: bisogna disegnare un meccanismo che induca ognuno a vigilare sulla efficienza della allocazione delle risorse gestite dall’altro evitando equilibri collusivi.

 

(1) Per inciso, spiega anche altre cose: in Italia, l’indebolimento del Berlusconi simbolo di una ‘vittoria sui comunisti’ ormai superata dalla storia, e l’oggettivo smarrimento programmatico della sinistra; in Francia, una economia territorialmente omogenea, la riduzione dei contrasti fra i partiti storici, fino alla composizione bi-partisan del governo Sarkozy; negli Stati Uniti la tenuta della tradizionale alternativa fra Democratici e Repubblicani, sostenuta dal trasferimento di risorse fra l’’industria bellica e quella farmaceutica; in campo internazionale, la crescente importanza del G20 e il connesso peso degli interessi regionali.

Foto: Pontida, dal sito della Lega Nord

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20 commenti

  1. Maurizio Cassi

    Condivido questa analisi quasi per intero. Da parecchi anni ho la sensazione che la tradizionale polarità destra-sinistra si stia progressivamente svuotando, rimpiazzata dalla nuova polarità centro-territorio. Questi sono i fatti, o almeno una loro intepretazione plausibile; però credo che andrebbero approfondite le cause di questa riorganizzazione del conflitto: gli istituti di ricerca sono concordi nell’affermare che le disuguaglianze di reddito si sono più che mai accentuate negli ultimi decenni, ed è inoltre evidente un conflitto generazionale, avendo le generazioni più anziane drenato risorse (e garanzie) a svantaggio di quelle giovani. Una corretta rappresentazione della realtà vorrebbe quindi un acuirsi della conflittualità "tradizionale", mentre si verifica il contrario. Quanto è dovuto ad una rappresentazione distorta (anche dai media) e quanto ad una "imprenditorialità" che ormai da parecchio ha ripreso a privilegiare la finanza nella ricerca dei profitti, svuotando i luoghi dove naturalmente si produceva una identità di classe, come le fabbriche?

  2. Antonio Perricone

    Credo che al sud ciò sarà (forse) valido nel breve periodo, perché “aggregazioni di interessi omogenei rispetto alla collocazione spaziale più che sociale” riguarderebbero una società molto più (o molto diversamente) segmentata rispetto a quella del nord. In fondo, l’elettorato leghista è molto coeso anche socialmente, mentre ho qualche difficoltà ad immaginare al sud una convergenza d’interessi tra i ceti dipendenti dalla pubblica amministrazione (nazionale e regionale) del sud (i.e. i protetti), quelli borderline con la povertà (i.e. i non protetti) ed una sparuta borghesia imprenditoriale e professionale.

  3. Lucandrea Massaro

    Sono scettico sulla nascita – a breve – di un vero e proprio "Partito del Sud". Non nego che alcune forze possano diventarlo di fatto, ma nessuno – diversamente dalla Lega – è nato con l’ambizione di rappresentare "solo" le istanze locali. Tecnicamente solo l’Mpa potrebbe fare una cosa del genere, ma pare che il suo radicamento sia solo in Sicilia, sintomo che forse è più un rimasuglio della DC che non un vero partito ad impianto "localista". Va considerato inoltre – a mio parere – l’insieme di fattori che hanno permesso la nascita del "Partito del Nord". Primo una differenza enorme tra la capacità di gestire e generare le risorse tra Nord e Sud, secondo l’impatto della Globalizzazione che ha messo in crisi un tessuto produttivo fatto di piccole aziende "invisibili" (nelle loro necessità) da parte della sinistra, terzo un senso dello Stato forse più marcato nel lombardo-veneto che non nella Sicilia o nel Mezzogiorno. Non vorrei banalizzare ma – almeno in parte – la vittoria e la persistenza del modello mafioso è dovuto al fatto che lo Stato latita e contemporaneamente esso non è seriamente invocato dalle popolazioni locali.

  4. Romanin Gerardo

    Vista la spiegazione che non lascia dubbi, in altri tempi mi sarei addentrato in un commento sano e, per me, costruttivo poiche’ sono del parere che le idee e pareri di tutti, servano per capire le cose. Ora pero’ vista la situazione della politica italiana, tutta, dopo avere letto con interesse cio’ che e’ stato cosi’ ben spiegato, dopo avere nel tempo inutilmente scritto a politici e mezzi di informazione per far si’ che venissero "accesi i ruflettori" su tante cose che non vanno, dato che nessuno risponde faro’ come indicava il saggio cinese, mi mettero’ alla finestra ed attendero’ che passi non il cadavere, ma tanti cadaveri della politica italiana.

  5. Maurizio Lisciandra

    Condivido l’analisi di un mutamento della contrapposizione degli interessi nella rappresentanza democratica italiana. Si dovranno tuttavia trovare dei meccanismi che non portino tale contrapposizione all’esasperazione così come invece avveniva in passato tra i vari gruppi sociali. E’ pur vero inoltre che i disequilibri tra i gruppi sociali persistono e forse ultimamente, in alcune circostanze, anche si aggravano, ma per una sorta di "stanchezza dei ruoli" o di un conquistato "predominio di un gruppo su di un altro" questi disequilibri non vengono più avvertiti come la questio da sollevare e via allora con ila difesa dei propri territori e con le leghe. Possibilmente è anche il segnale di uno Stato sempre più debole, dove la credibilità di un’intera nazione si depaupera di fronte ad una classe politica da molti riconosciuta come mediocre. Mi domando allora cosa può offrire un partito del Sud, cercherà di accaparrarsi qualche finanziamento in più oppure avrà un programma più esteso? Il meridionale non brilla certo nel livello di cooperazione, la tentazione di deviare è sempre troppo alta, per cui tale partito rischia di essere autoreferenziale e non veicolare interessi diffusi.

  6. Riccardo Colombo

    Innanzitutto ritengo che l’esaurirsi della contrapposizione sinistra-destra o ricchi-poveri ( sono la stessa cosa ?) non corrisponda al venire meno di fattori oggettivi alla base di questo conflitto (che anzi si sono accentuati nell’ultimo decennio), ma rifletta la debolezza delle forze politiche e sociali di tradizionale riferimento dell’area di sinistra Una ridefinizione di queste forze, idea che è forse dietro al progetto del PD, potrebbe ricondurre il dibattito politico ai temi tradizionali mettendo in secondo piano quelli legati alla differenziazione geografica. In secondo luogo non condivido la conclusione ottimista dell’articolo: il quadro istituzionale non è in grado di gestire il crescente peso delle forze locali ( Lega e Mpa). Lo squilibrio Nord-Sud è troppo forte sotto il profilo economico e sociale da pensare che il recente provvedimento in tema di federalismo non si traduca in uno scontro " all’ultimo sangue" sulle risorse economiche tra le regioni attivando un processo frammentazione, anche istituzionale, del paese.

  7. Antonio Imperato

    Caro Salvatore, l’argomento da te scelto è sicuramente interessante, gli interrogativi che ti poni sulla divisione degli interessi fra Nord e Sud sono assolutamente giustificati dalla realtà. Devo però dire che non ho trovato nella tua analisi una interpretazione da me condivisibile. Il conflitto fra classi è sempre esistito, il dibattito politico sulla distribuzione spaziale delle risorse anche. Tutto si è sempre risolto in un braccio di ferro fra gruppi di potere politico, lobbies d’affari, interessi di sottogoverno e criminalità organizzata collusa con il potere politico: tutti contro tutti e chi ha più forza vince: gli equilibri sono temporanei sino a nuova e diversa stratificazione del potere. Il successo della Lega non risiede in questi ambiti, è unicamente dovuto ad una diabolica sovrapposizione di interessi che coincidono in termini di obiettivi, ma non in termini di modalità operative. Mi spiego: la Lega prende posizioni forti a favore delle imprese ed artigiani contro Roma ladrona di opportunità negate (legislazione inefficace, procedure fiscali stupidamente complesse, ecc…., al Sud il politico difende posizioni parassitarie privilegiate invece di stimolare le attività produttive, accorciarsi le maniche e mettersi realmente e finalmente a lavorare per il bene comune. Ti potrei raccontare decine di episodi relativi ad incredibili abusi del settore pubblico contro attività produttive, abusi risolti con giudizi durati 20 (venti) anni con sentenze che hanno condannato le pubbliche amministrazioni a risarcimenti danni stratosferici. Risultato: iniziative imprenditoriali boicottate, posti di lavoro perduti, danaro pubblico sprecato… Hai mai saputo di un politico siciliano che si è preoccupato realmente di sviluppo ? che abbia scelto un consulente perché capace ? che abbia fatto una scelta estranea alla logica clientelare ? Queste sono le risposte ai tuoi legittimi interrogativi, esiste in altri termini un oggettivo conflitto di interessi fra partiti come la Lega e gli altri, conflitto che non può essere superato dalla soggettiva convergenza di interessi di cui sono invece portatori i cittadini elettori. Il meccanismo è semplice e tu lo conosci bene, la rappresentanza democratica viene espressa con il voto, e sin quando il voto sarà "di scambio individuale" non si potrà uscire da questa diabolica e drammatica situazione.

  8. Antonio Purpura

    Considerati i limiti di spazio mi soffermo sul primo interrogativo. "Lega Nord"(Bossi) e "Rete" (Orlando) nel loro apparire furono dirompenti nei rispettivi contesti politici locali. La "Rete" é scomparsa, mentre la Lega Nord é cresciuta, anche fuori degli originari confini, e continua la sua azione dirompente. Perché? La Lega si fa interprete degli interessi forti di ceti produttivi locali che hanno la piena consapevolezza del loro ruolo nella crescita economica dei loro territori. La Rete a Palermo ed in Sicilia ha raccolto attorno a se la (piccola) borghesia illuminata (dei ceti che Smith avrebbe definito improduttivi) per una fondamentale azione di rinnovamento contro il blocco sociale mafioso. Ma non ha intercettato forze produttive capaci di dare consistenza e durabilità al cambiamento. E una parte di quella piccola borghesia é tornata nei ranghi a fare ciò che faceva prima. Considerazione. Qualsiasi strategia di cambiamento effettivo deve chiarire chi (quali interessi) può essere credibile protagonista del cambiamento e come (con quali regole) deve esercitare questo ruolo. Questo é valso per la Lega Nord e non può non valere anche per l’eventuale Partito del Sud.

  9. Ivan D'Amico

    …La Tua teoria sarebbe un ulteriore, importante spunto d’analisi che spiegherebbe anche la permanenza locale (nel meridione) del “sistema mafioso”. Del resto i presupposti storici (nonché moderni) del radicamento, sono riconducibili a logiche molto vicine al sistema partitico; il sistema mafioso infatti, cosi come quello partitico: • Trova le sue origini nel verificarsi di problemi strutturali, per “regolare” e “controllare” una situazione di incertezza economica e sociale. • Adotta un sistema gerarchico, molto rigido al suo interno. • Rappresenta e tutela le volontà di un “elettorato ampio e trasversale” che richiede specifici interessi sia “locali” che “sociali”. • Gode persino di rappresentanza all’interno delle pubbliche istituzioni da noi elette!!! Ahimè troppi sono gli interessi in gioco ed è veramente poca la volontà di costruire un “partito del sud”che non ricalchi le logiche di questo sistema, inoltre la “numerosità elettorale” del “partito mafioso” legittima la sua stessa permanenza. Per favore si noti il carattere provocatorio della mia riflessione, scaturito dal fatto che, a mio avviso, il problema mafia non può non scuotere le nostre coscienze!

  10. Erio da Rimini

    Una nascita tout court di un simile partito al Sud non è al momento ipotizzabile, secondo me manca quella coesione civica dei Comuni citata dallo scrittore Putnam, che al Nord si può dire sia sempre esistita da almeno un millennio ed alle soglie del 2000 una intuizione di un Uomo ha fatto sì che tutte le leghe si riunissero mettendo da parte anche quel sano egoismo che ha sempre reso l’uomo libero e indipendente. Naturalmente la Lega Nord è anche, come dice l’autore, un’aggregazione geografica, che però, al momento, portando avanti nel suo nome il Federalismo, si stà in un certo senso contraddendo, iniziando a prendere voti anche in aree geografiche, oggi come oggi solo virtualmente denominabili "Padania", in quanto rappresentate da un certo voto popolare, ma allorchè s’instaurerà il modello Federale fortemente voluto solo dal Movimento Padano, allora nasceranno spontanee ( ci vorrà del tempo) in altre aree del Paese nuove aggregazioni geografo-politiche.

  11. Nanni Loi

    Da federalista convinto, ancora mi chiedo a quale modello federale pensano d’ispirarsi i federalisti dell’ultima ora. Quello cosiddetto fiscale? Sarebbe bene che un dibattito si aprisse.

  12. Paolo Quattrone

    Come spesso accade in alcune analisi economiche (o da rational choice) dei fenomeni sociali il tutto sembra non fare una piega. Credo ci sia molto da condividere dell’analisi sulla sparizione di visioni ideologiche. La divisione imprenditore/lavoratore non regge più, è vero, ma non perché ormai data per scontata ma perché ormai vi è pochissimo dibattito nelle società ed economie contemporanee su questi temi e sulla validità di tali divisoni (ahimé l’economia mainstream contribuisce a sterilizzare il dibattito). In un certo senso la divisione non interessa più a nessuno perché si è ormai guidati da valori meno ideologici, più materiali e se vuoi piu’ superficiali. La politica non è esente da questa superficializzazione: il caso Papi, mutatis mutandis, è un esempio illuminante (e l’Italia nel bene o nel male è sempre all’avanguardia!). Quindi sì in teoria il tuo ragionamento non fa una piega. Ma a chi lo fai fare il partito del Sud a Lombardo? che evita degli equilibri collusivi?

  13. pippo vinci

    Sono contro ogni forma di aggregazione politica legata al territorio e ad esso asservita. Come già ha scritto qualcuno in un precedente commento, finiremmo per avere al sud il partito della mafia e (aggiugno io), al nord quello dei razzisti e ad est quello degli evasori fiscali. E così via. E’ un trucco per prendere più voti? E’ difficile fare alta politica e promuovere il bene di tutta una nazione. Molto più semplice promettere una gallina che fa le uova (anche se non d’oro) al vicino di casa. Che poi è quello che ti vota e ti elegge. Sapete quale sarebbe la vera soluzione? Il divieto di candidarsi a meno di 1500 chilometri da casa propria. Allora lì si vedrebbe il vero politico (nel senso più alto del termine) che avrebbe quindi come compito quello di promuovere il bene di un popolo intero e non solo quello composto dai suoi vicini di casa!

  14. Luca

    Simpatica l’idea di pippo vinci di vietare la candidatura a meno di 1500 km da casa propria. A parte qualche abitante di Vipiteno candidato a Ragusa (e viceversa) saremmo governati da stranieri. E chissà che non sia la soluzione giusta…

  15. Giorgio Fazio

    In Italia, le differenze territoriali hanno radici ataviche. Di contro, la Repubblica ha una storia breve e segnata dalle contrapposizioni ideologiche della Guerra fredda. Il crollo del muro di Berlino ha ridotto la contrapposizione rossi/neri e riportato in luce quella “taboo” tra Nord e Sud. Il Partito del Sud potrebbe imparare molto dal successo della Lega. Ad esempio, la Lega nasce come movimento bottom-up. Le rivoluzioni, si sa, non nascono dall’alto. Il partito del Sud sembra invece nascere da gerarchie che cercano di riciclarsi. La Lega fa sue richieste di maggiore efficienza (-tasse/+ servizi) ed oggi cavalca il tema sicurezza. Sarebbe bello un Partito del Sud che mette al centro lotta a criminalita’ e malgoverno. Ad oggi, sembra piu’ la risposta ad una diminuzione di fondi, che non una nuova idea di governo. Siamo sicuri che il vero problema non sia invece l’assenza di una visione del futuro e della capacita’ di programmarlo? Un Partito del Sud potrebbe forse tutelare meglio gli interessi del Suddisti e far arrivare piu’ soldi, ma potrebbe decidere meglio cosa farci? Se nasce un Partito del Sud che non discute di cosa fare del Sud, potrebbe anche non cambiare nulla.

  16. Marco Spampinato

    Quando, negli anni ottanta, è nata e cresciuta la Lega Nord, le politiche di sviluppo del Sud erano ancora in gran parte gestite dalla liquindanda Agenzia per il Mezzogiorno: la principale, irrisolta, questione territoriale nazionale. Nei vent’anni di consolidamento della Lega, l’idea di una democrazia federalista, con classi dirigenti che si affermano a livello locale, ha fatto molta strada, anche sul terreno della morale politica ("è giusto occuparsi, prima di tutto, del ..). Non è stata solo la crisi delle idee politiche generali a contribuire a questo, ma anche la crisi della visione neokeynesiana dell’economia, che attribuiva alle politiche pubbliche il ruolo di sostenere il processo di sviluppo economico, e a forti élites culturali il ruolo di guidare riforme sociali per l’intero Paese. Giacché i flussi migratori dicono ancora oggi che buona parte dei migliori laureati del Sud emigra nel Centro Nord, le élites culturali del Sud sono ancora oggi più mobili e le classi dirigenti locali meno illuminate e colte di chi "cambia aria" per necessità. Il Partito del Sud sarebbe quindi il Partito di chi resta e accetta lo status quo o di chi vuole cambiarlo?

  17. GILDO

    Il movimento che in questi ultimi tempi agita le acque stagnanti della politica italiana non è riconducibile al solo lombardo, ma vede vari e diversi movimenti che sembrano aver preso coscienza (finalmente) della necessità di cambiare qualcosa o almeno di provarci. La fantomatica “ristrutturazione integrale avviata con il crollo dei partiti della prima repubblica” forse avviene al nord ma lascia come al solito il sud a se stesso anzi vediamo Tremonti che sta bloccando ancora una volta i fondi per le aree sotto-utilizzate si chiede che siano spesi bene ma al Nord, dove già sono stati erogati, non si chiede nulla prendiamo il Mose, il cantiere è partito, poi si è bloccato il lavoro fatto finora è stato praticamente inutile e va buttato e di questo nessuno dice niente compresi gli onorevoli e senatori eletti al sud visto che il nord è stato il protagonista della storia politica italiana dalla sua unità ad oggi tutti i grossi partiti e movimenti sono nati al nord e molto spesso a Milano e dal nord stesso buttati giù (i Savoia, Mussolini, De Gasperi, Craxi, Berlusconi) e noi, i nostri esiti balcanici, li abbiamo già avuti anche se non lo si vuole ammettere.

  18. Pasquale Cacopardi

    Nel mio libro: Il pozzo all’angolo della strada, stampato nel 2000 per me e pochi amici, a proposito della costruzione in Sicilia dei tanti villaggi e palazzine a scopo di turismo tra gli anni ’60 e il 2000, scrivevo: "Più della metà dei costi di costruzione di quelle case andava come al solito al nord. Cemento, laterizi, ferro, legname, tubature, impiantistica elettrica, serramenti, betoniere, gru, ruspe, camions, escavatori, mobilio, elettrodomestici e quant’altro necessario per la costruzione e la fruizione delle case, venivano dalle industrie del nord, anche i chiodi e le viti, e quei catanese ed ennesi ne erano (e ne sono) gli importatori. Il paese forniva solo la sabbia, estratta dal torrente…" E più avanti: " …mentre al nord hanno il coraggio di sostenere che il costo della vita al sud è più basso come se laggiù costassero meno benzina, luce elettrica acqua, francobolli, sigarette, tasse scolastiche, libri, telefono, computers, automobili televisori, frigoriferi, vestiario, pasta emiliana, carni, formaggi, salumi… tutto di produzione statale o settentrionale colà esportato…"

  19. mlv

    Il successo della Lega per me è semplice; la gente (Bossi dice il popolo del nord !?) che a "sentimento" ritiene di avere prodotto di più con il proprio lavoro e sacrifici in tasse, ritiene che sia giusto avere in politica una rappresentaza pari a quanto prodotto; basta vedere le statistiche dei giornali su quanto prodotto e speso a livello regionale; basta vedere anche i tg per verificare che se si parla di scuole si intervista il napoletano o il romano e così dicasi per la sanità e altro. Il nord vuole solo quello che ritiene gli spetti di diritto, la sua giusta rappresentanza e visibilità. ben venga anche tale moto di orgoglio dalla gente del sud che fino ad ora hanno "subito", "lucrato", dallo stato, con lo stato, senza nulla o poco di privato. domanda: qualcuno mi sa dire come % è composto il nostro parlamento suddiviso tra nord, centro e sud e come questo si aggancia in termini % a quanto sopra, ossia al Pil nazionale e poi anche alla % di spesa statale regionalizzata..!?

  20. PASQUALE BOLLI

    Il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci per noi Italiani, non credo, si ripeterà. Oggi, visto che le risorse si assottigliano dobbiamo soltanto augurarci di mantenere la pace sociale. La nostra fortuna è che anche con gli attuali gravi disagi la gente si limita a protestare sulle gru ad incatenarsi o fare scioperi della fame. Che soluzione porterebbe la creazione del partito del sud alla già dissestata economia del Paese? Sicuramente un aggravamento della stessa, considerando che sono proprio i partiti i maggiori beneficiari delle nostre risorse. Per carità di Dio fermiamoci! Camice verdi, rosse e bianche non ci portano da nessuna parte. I nostri partiti sono venuti meno alla loro funzione sociale: non sono nostri intermediari con il potere e non fanno nostri interessi. Se, quindi, i pani e i pesci non si moltiplicheranno di che cosa dovremmo alimentarli? L’Italia, oggi, deve soltanto augurarsi di avere un Presidente del Consiglio che ami il suo Paese, che abbia caratteristiche comuni, che non sia troppo vivace e che non faccia soltanto inni a se stesso.

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