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MAI PIÙ CONDONI. DOPO IL PROSSIMO

L’evasione sembra imbattibile. Il ministro Tremonti confida troppo nel federalismo fiscale, mentre dovrebbe ripristinare le misure per la tracciabilità dei flussi commerciali e finanziari che il suo predecessore Visco aveva introdotto. Ma è un’ipotesi che non sembra politicamente praticabile. Si avvicina allora, a dispetto di ogni solenne promessa, un nuovo condono

Il tormentone dell’evasione: è da sempre che se ne sente parlare, senza costrutto. Tanto da sollevare quesiti inquietanti. Non è che sia una malattia congenita dell’Italia, che non ammette guarigione, ma solo assuefazione? Con la crisi, poi, non sarebbe meglio chiudere un occhio e dare questo aiuto indiretto alle imprese? No, afferma deciso il governatore della Banca d’Italia, con parole convincenti. L’economia irregolare, stimata in 230 miliardi di euro, oltre il 15 per cento del Pil, “accresce l’onere imposto ai contribuenti ligi al dovere fiscale, è un fattore che riduce la competitività di larga parte delle imprese, determina iniquità e disarticola il tessuto sociale. Progressi nel contrasto alle attività irregolari consentirebbero di ridurre le aliquote legali, diminuendo distorsioni e ingiustizie”. Ma come fare? Qui, il governatore diventa reticente, per non essere accusato di invadere la sfera governativa, e si limita a invocare “semplificazione normativa ed efficacia dell’azione pubblica”.

CHI HA CANCELLATO LA TRACCIABILITÀ?

Il ministro Tremonti confida molto nel federalismo fiscale. I comuni, infatti, saranno interessati a scoprire l’evasione; e non solo sui tributi propri, ma anche sui tributi statali a cui applicano addizionali. Senza contare che da alcuni anni vige la regola, introdotta dallo stesso ministro, che assegna ai comuni un premio pari al 30 per cento del gettito statale derivante dall’evasione scoperta con il loro aiuto. In effetti, sono osservazioni e misure corrette. Ma non c’è da attendersi molto. Non tanto perché il federalismo fiscale è per ora solo annunciato, quanto perché nella sfera già significativa di autonomia tributaria locale i comuni non hanno fatto granché contro l’evasione. E adesso l’abolizione dell’Ici sulla prima casa ne ha ridotto lo slancio nel campo specifico dell’imposizione sugli immobili. Al di fuori di questo campo, su cui possono indagare con successo, c’è il costo di un nuovo apparato locale di controllo, che dissuade molti comuni dall’agire, perché il gioco non vale la candela. Infine, c’è il fatto che le indagini più promettenti sono quelle svolte sulle imprese, con controlli dei flussi delle merci e del denaro e con analisi fisiche e contabili, incrociando varie banche dati del settore pubblico e del mondo finanziario: tutte attività che solo l’Agenzia delle entrate e la Guardia di finanza possono svolgere.
È quindi sul fronte nazionale e non su quello locale che si svolge la partita più impegnativa. E poiché rafforzare gli organi di controllo costa, la politica migliore sta nel rendere più efficace la loro attività, in modo che a parità di ore di lavoro, possano scoprire di più. Il discorso torna allora sulla tracciabilità dei flussi e sulle misure che Vincenzo Visco aveva introdotto e che Giulio Tremonti, appena tornato in carica, si affrettò ad abolire: obbligo degli elenchi clienti e fornitori; e rigidi limiti ai pagamenti in contanti. L’abolizione così immediata e plateale era evidentemente il prezzo pagato agli elettori delle piccole partite Iva. Un prezzo aggravato dal risvolto psicologico, perché, a torto o a ragione, i contribuenti vedevano in Visco il “talebano” e in Tremonti “l’uomo di mondo”, uno che comprende e fa i condoni. Sarebbe la cosa migliore tornare indietro, ma temo che sarà politicamente impossibile.
E allora, in nome delle necessità di cassa, prepariamoci al nuovo condono, una riedizione dello scudo fiscale per il rientro dei capitali dall’estero, aiutato dall’alibi che stavolta l’Italia sarà in buona compagnia. Nell’attesa, ricordiamoci della solenne promessa di Tremonti appena tornato al ministero, desideroso di scrollasi di dosso la fama del “condonatore” e di rifarsi l’immagine in sede europea dopo le rimostranze comunitarie contro la sua precedente sanatoria in tema di Iva: “mai più condoni!”. Mai più dopo il prossimo, ben s’intende.  

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UNA RIFORMA CHE VALE QUANTO KAKÀ

21 commenti

  1. Bruno Stucchi

    L’apparente brillante idea di Visco di limitare la possibilità di pagare in contanti strideva col principio del potere liberatorio delle banconote. Visto che l’euro è moneta comune, penso che l’UE avrebbe avuto qualcosa da dire. O no?

  2. sergio

    il problema politico dell’evasione in Italia è che si identifica l’evasore non come il mafioso, il criminale, o chi vive nella totale oscurità fiscale, ma piuttosto come l’artigiano e il commerciante che non rilascia lo scontrino al cliente di fiducia. Intendiamoci, non sto giustificando questi comportamenti, ma se la comunicazione di una certa parte politica fosse efficace (mi verrebbe da dire "fosse" e basta…), sarebbe evidente che una lotta all’evasione (230 miliardi di euro stimati!!!) seria andrebbe a vantaggio di chi le tasse le paga, e anche in maniera cospiqua, come artigiani, piccoli imprenditori e commercianti. Invece il voto di queste fasce di popolazione viene intercettato da chi poi promulga una simile legge, che premia chi ha vissuto e vive sulle spalle degli altri. Una gigantesca contraddizione.

  3. Grazia

    A chi prenderli? Logica etica giustizia conducono in una sola direzione, mi pare. L’estensione della mia mail, tesoro.it, mostra come il mio sgomento sia anche rivolto all’interno, non solo al visibile a tutti. Sprechi, inefficienze, insignificanza everything as ususal. Merito, competenza che cosa sono? roba che si mangia? Intanto nella mia Modena tutti i miei amici che lavorano nel privato sono in cassa integrazione, anticipata da banche ecc perchè l’Inps non ha soldi e se quello che si risparmierà mandandomi in pensione più tardi (sono una femminuccia pubblica dipendente) servirà a pagare la loro, e non solo, cassa integrazione sto a lavorare di più volentieri. Grazie di questa vostra tempestiva precisa indipendente informazione.

  4. stefano scabellone

    Il messaggio è chiaro: per gli evasori sofisticati e per quelli che se lo possono permettere conviene portare i soldi all’esteo finché dura il centrodestra. Per quest’anno si paga una "aliquota" sintetica del cinquanta per cento su di un rendimento presunto del 2 per cento per gli ultimi cinque anni. Un rischio per il "no-fisco" che conviene certamente correre! Con l’aliquota su di un rendimento lordo del 2 per cento calcolato per gli ultimi cinque anni l’Italia si avvia a diventare un new paradiso fiscale : conviene infattio portare i soldi negli old paradisi fiscali e poi farli rientrare in italia regolarizzati. Non era prprio Trwemonti a sostenere che l’Italia deve un po’ diventare off shore per attrarre capitali? Lo scudo fiscale realizza ottimmente questo pensiero tremontiano che sembrava abbandonato!

  5. Sara Guerra

    E’ una lotta donchisciottiana quella all’evasione. Qui (USA) mi fa la ricevuta anche quello che viene a spalare la neve (e fa anche il meccanico e l’idraulico, sempre con fattura); in Italia la parte "accessi ispezioni e verifiche" nell’attività della Guardia di Finanza è assolutamente marginale, si concentra sui pubblici esercizi e quando un’azienda va in contenzioso apriti cielo! il fisco rastrella il 12% del dovuto dopo patteggiamento. Per far cambiare la percezione dell’evasione ci vuole una capillare opera che duri diversi anni; vi ringrazio per aver fatto il paragone con Visco, lui ha provato a buttare le basi per i controlli.

  6. Francesco Burco

    Questo è il punto più dolente di tutte le nefandezze dell’era berlusconiana. La libera evasione fiscale. Quando Pannella propose un referendum per l’abrogazione del sostituto di imposta pensai fosse matto, ma ero ancora un liceale. Oggi se la Corte facesse passare un referendum del genere voterei di sì. Lavoro, ho la fortuna di un reddito dignitoso fisso, ma non basta per comprare una casa. Eppure con i miei scarsi 30.000 euri lordi annui sono un ricco d’Italia, forse sono nel quartile più alto. Roba da matti. Odio il mio paese, odio chi ce lo ha lasciato in eredità in queste condizioni.

  7. Silvia Bianchi

    Mi sembra appropriato che lo scudo fiscale rientri nelle misure anticrisi. In effetti, penso che uno dei motivi (se non il principale) per il quale l’economia italiana non è tracollata nei mesi scorsi è proprio la grande quantità di denaro che circola in nero… Certo che un po’ di "cash" per le finanze pubbliche non fa male, visti i tempi. Ma se almeno si fosse detto "questa è l’ultima possibilità, dopo addio paradisi fiscali, le leggi contro l’evasione verranno inasprite", il messaggio sarebbe stato un po’ diverso!

  8. Alex

    Secondo me è una manovra concordata con gli altri paesi europei, per quello non si sente nessuno protestare. La tanto strillata lotta ai paradisi fiscali è questa, e credo che gli altri governi si appresteranno a imbastire manovre simili. Perchè tanto clamore in Italia? Sarà forse perchè qualcuno si è arricchito e non poco grazie ai paradisi fiscali? Accipicchia, dannato conflitto di interessi, salta sempre fuori. Comunque, dopo questa ennesima vaccata che avrà risultati come sempre deludenti, si imporranno norme severissime e controlli micidiali che ripeteranno il successo di quella precedente.

  9. Maurizio

    Vedo sulla strada un venditore di ortaggi in quantità limitata e di dubbia qualità, un miserabile ma anche evasore – guardando bene mi sono accorto che non ha il registratore di cassa, sicuramente non ha pagato il suolo pubblico, e pertanto oggi evaderà almeno 10 euro che incasserà o dalla vendita della sua misera merce. Finalmente torno al mio ufficio pubblico dopo aver fatto la spesa e mi metto davanti alla macchinetta con la quale timbrare l’uscita acc manca ancora un’ora vado al bar, torno aspetto un poco timbro e me ne vado. Fin quando non riorganizzano gli uffici del mio ministero noi lavoratori non possiamo lavorare e pertanto siamo costretti a prendere lo stipendio che ci viene tassato mentre ai commercianti viene permesso di evadere. Meno male che berlusconi ha aumentato i nostri miseri stipendi.

  10. AMSICORA

    Vorrei precisare, a beneficio dei tanti "talebani fiscali" che, secondo i dati del Ministero dell’Economia e finanze, un lavoratore autonomo dichiara quasi il doppio della media, ovvero circa 37 mila euro. Non so se questo dato possa servire a smontare almeno un po’ il mito dell’evasione fiscale di imprenditori e professionisti, però mi pare utile ricordarlo. Premesso ciò, occorre sottolineare che il patto sociale fra Stato e cittadini, su cui si basa la convivenza civile, prevede che come controprestazione alle imposte pagate dai cittadini (e inadimplenti non est adimplendum) lo Stato debba fornire i servizi pubblici e i diritti sociali: infatti, nelle democrazie avanzate il fisco non è uno strumento di vessazione e di oppressione dei cittadini (studi settore, Irap ed indeducibilità varie) come riterrebbero Visco e Bersani ma, molto più semplicemente, il mezzo attraverso il quale si finanziano i servizi pubblici, secondo le capacità di ogni cittadino. Insomma, non criminalizziamo l’evasione fiscale, un fenomeno fisiologico che, secondo l’Istat, in Italia si attesterebbe sotto il 20% del Pil, un po’ più della Francia (13%) e comunque meno della mitica Spagna Zapateriana (25%)

  11. Pasquale Bolli

    La classe politica italiana al pari dei tarli sta demolendo al suo interno la società italiana.Si riproduce apparentemente senza troppa visibilità, ma in modo inarrestabile. Allo stato, tutti aspiriamo ad essere dei politici.Siamo circondati da consiglieri di quartiere,con- siglieri comunali,proviciali,regionali,deputati,ministri e consulenti.Siamo circondati da quelli che utilizzano paradisi fiscali ,scudi fiscali e condoni.Siamo circondati da quelli che pensano che le leggi e condoni riguardano gli altri. Siamo circondati da malavita protetta.Siamo circondati da falliti non perseguibili .Siamo circondati da banche che ci hanno propinato titoli tossici. Ma stando in compagnia di tanta buona gente, perché non gradiamo, anche, la compagnia degli evasori? Sicuramente il fenomeno della evasione è da condannare, ma purtroppo è il frutto dei nostri comportamenti non ortodossi ed ogoistici. E, poi, per noi italiani le imposte riguardano sempre gli altri, perché fessi e meno intelligenti. E poi se questi non adempiono ai loro doveri di cittadini chi ci manterrà?

  12. FRANCESCO COSTANZO

    Fossi in Lei io non esalterei tanto l’On.Visco. Sia Visco che Tremonti hanno introdotto (o provato ad introdurre) alcune misure fiscali corrette ed altre fortemente criticabili. In entrambi i casi, il risultato è stato che l’evasione fiscale è tutta lì, e i lavoratori tassati alla fonte sono quelli che ne fanno le spese, mentre i piccoli/grandi imprenditori e professionisti evadono. Il Sig. Prodi aveva fatto la promessa di aiutare i lavoratori dipendenti, salvo poi rimangiarsela e dichiarare: "a voi penseremo con la prossima finanziaria"… Il problema è che da quando è partita l’Unione Europea non è cambiato niente: non esiste una politica fiscale, questi signori non sanno neppure cosa sia! Si fanno solo interventi a pioggia, provvedimenti elettorali, ma non si cambia la sostanza delle cose… in periodi di crisi bisognerebbe alleviare le imposte dei lavoratori dipendenti, invece si introducono nuove norme per "raschiare ancora di più il barile", e l’On. Visco da questo punto di vista è un individuo estremamente pericoloso… perciò ora abbiamo Tremonti (che è un vero guaio) ma chi è l’alternativa? Questo è il problema serio dell’Italia!

  13. davide

    Pochi giorni fa il tg1 ha evidenziato che lo scudo fiscale italiano è un provvedimento simile a molti alti provvedimenti adottati da altri stati occidentali primo tra tutti gli USA. Complimeti al giornalista autore del servizio e al direttore del gionale tv.

  14. AMSICORA

    Vorrei precisare, a beneficio dei tanti "talebani fiscali" che, secondo i dati del Ministero dell’Economia e finanze, un lavoratore autonomo dichiara quasi il doppio della media, ovvero circa 37 mila euro. Non so se questo dato possa servire a smontare almeno un po’ il mito dell’evasione fiscale di imprenditori e professionisti, però mi pare utile ricordarlo. Premesso ciò, occorre sottolineare che il patto sociale fra Stato e cittadini, su cui si basa la convivenza civile, prevede che come controprestazione alle imposte pagate dai cittadini (e inadimplenti non est adimplendum) lo Stato debba fornire i servizi pubblici e i diritti sociali: infatti, nelle democrazie avanzate il fisco non è uno strumento di vessazione e di oppressione dei cittadini come riterrebbero Visco e Bersani ma, molto più semplicemente, il mezzo attraverso il quale si finanziano i servizi pubblici, secondo le capacità di ogni cittadino. Insomma, non criminalizziamo l’evasione fiscale, un fenomeno fisiologico che, secondo l’Istat, in Italia si attesta al 17% del Pil, un po’ più della Francia (13%) che ha uno Stato addirittura più invasivo di quello italiano, e molto meno della mitica Spagna Zapateriana (25%).

  15. mauro musetti

    Tutto sommato di fronte ad uno stato che non riesce a riscuotere nemmeno le multe per i parcheggi (vedi multine a La Spezia), non vedo perche’ io lavoratore dipendente debba subire il prelievo alla fonte. A questo punto, la vera lotta sarebbe per l’abolizione di questa assurdita’. Possibile che un pensionato o un operaio siano mediamente piu’ ricchi di tanti lavoratori autonomi? Vuoi vedere che ville, yachts, suv sono i loro. Lo stato non ha la minima intenzione di recuperare l’evasione fiscale. Basterebbe far lavorare la Guardia di finanza, gli ispettori, i superispettori, i cervelloni elettronici del Secit per farlo. E poi avere una giustizia che funziona. No, meglio ascoltare il nostro premier che dice che la nostra economia non e’ quella delle cifre ufficiali. A quella bisogna aggiungere il sommerso. Lui sì che ha capito tutto, lui sì che e’ avanti.

  16. Sergio

    Invito tutti coloro che non ritengono l’evasione fiscale (tipo che scrive in questa pagina) un problema enorme a leggere i resoconti delle dichiarazioni dei redditi 2008 (mi piacerebbe a proposito che lavoce.info svolgesse un’attenta analisi su questi dati). La morale è che un lavoratore dipendente con un reddito medio, diciamo 1300 euro al mese, quello con la tuta blu e le mani sporche per intenderci, rientra tra il 30% più ricco della popolazione. Se poi ha una mansione specializzata, diciamo 1600 euro al mese, allora è tra il 20% piu ricco. Io credo che basti questo dato, affiancato al fatto incontestabile che i lavoratori dipendenti sono in realtà la fascia più povera della popolazione attiva, per capire a quale livello di distorsione sociale siamo arrivati. E il governo continua a soffiare sul fuoco. Qualcuno si brucerà presto, ne sono convinto.

  17. AMSICORA

    Evidentemente c’è chi ignora anche che nei dati sulle dichiarazioni dei redditi vengono volutamente mischiate mele con pere, come suol dirsi…verosimilmente per contribuire a farci discutere su internet. Infatti quando si dice, ad esempio che "é una vergogna che un ristoratore dichiari 15mila euro!", questi 15 mila euro non sono il ricavato totale dell’attività, ma l’utile d’impresa, che si ottiene deducendo dal fatturato le spese e lo stipendio per sè stessi ed i propri collaboratori (spesso familiari) alla luce dei parametri degli studi di settore (e non dimentichiamo l’esistenza del redditometro, per cui non possono dichiarare quanto vogliono a loro completo arbitrio, se non vogliono incorrere in accertamenti, sempre più pressanti ed invasivi). I 15mila euro sono dunque ciò che resta dall’operazione ricavi meno spese, ovvero l’utile, il profitto, chiamiamolo come si vuole… "I dipendenti sono in realtà la fascia più povera della popolazione attiva?" Questo vale per operai ed impiegati delle imprese private, non per i dipendenti pubblici che hanno stipendi non solo più alti, ma “posto fisso” fino alla pensione, una rendita che prescinde dal fatto che lavorino o meno.

  18. Morwath

    Mi è appena arrivata una lettera dell’Agenzia delle Entrate per un controllo riguardante il 2006. A fronte di un reddito lordo di oltre 52.000 euro (e lavoravo come autonomo, parasubordinato in una ditta di informatica… suvvia, 37.000 euro lordi l’anno sono una media risibile), mi hanno chiesto le ricevute sanitarie (per l’importo di ben 310 euro!) e dei contributi previdenziali – che essendo stati fatti telematicamente dovrebbero già avere. Questo per evidenziare come molti controlli probabilmente siano fatti dove servono a poco, tanto per fare numero, ed evitare di andare ad incidere il bubbone, dal quale il "furbo" sa come ottenere vantaggi.

  19. Saro

    Un efficiente sistema fiscale e, aggiungo, una efficiente amministrazione pubblica, costituiscono il "cemento" che tiene unito e coeso un Paese. Ricchi e poveri, stupidi e intelligenti, fortunati e sfortunati, per semplificare il concetto, sanno che tutti insieme collaboriamo per vivere decorosamente e migliorarci e migliorare il nostro Paese. Nella situazione italiana invece tutto è capovolto, di fatto pagano i poveri e il ceto medio dipendente, i veri ricchi dichiarano redditi da fame e sfruttano in tutti i modi il "sistema". La sinistra quando va al potere penalizza ancor più più il ceto medio dipendente con nuove imposte perchè prende stupidamente come parametro il reddito dichiarato (e così tutto questo potenziale elettorato, peraltro decisivo nel delicato equilibrio dell’attuale bipolarismo, passa alla destra passando però dalla padella alla brace). In conclusione, la società italiana si disaggrega, i veri poveri odiano i veri ricchi, ognuno si rifugia nel proprio particolare, la società si bipolarizza sempre più radicalmente, ciascuno cerca così di sopraffare (fregare per dirla all’italiana) il proprio vicino. Insomma, è la via giusta per distruggere un Paese.

  20. andrew

    La verità è che le tasse le paghiamo noi poveri anche per i ricchi!

  21. Angelo Zanchi

    Voglio esprimere indignazione e rabbia per il condono attuato dal Governo che divide in due gli italiani: chi evade è premiato, chi paga alla fonte è sempre penalizzato. Sono pensionato e mi è pervenuto dall’Agenzia delle Entrate un avviso di pagamento di € 900 per un CUD di € 2.840 emesso dall’INPS nel 2004 (anno del pensionamento) che io non ho mai ricevuto, altrimenti l’avrei messo nella dichiarazione del Mod. 730. Alle mie rimostranze, l’INPS mi ha detto che "la legge non ammette ignoranza", per cui avrei dovuto richiedere io il CUD in questione. Ma come fa uno a sapere se gli devono mandare un CUD? E se la posta ha smarrito il CUD perchè devo risponderne io? Comunque, dopo vari accertamenti eseguiti con l’assistenza del sindacato, ho dovuto pagare. Quello che più fa rabbia non è il pagare il dovuto, è il sapere che tanti altri possono fare quello che vogliono e non ci sono altrettanti controlli incrociati e seri come quelli fatti a chi è a reddito fisso e questo non è giusto. Abbiamo un fisco, aiutato dalle scelte di questo Governo, che applica due pesi e due misure. Grazie dell’ospitalità e date più pubblicità ai vostri articoli.

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