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L’ENNESIMA ULTIMA SANATORIA

La sanatoria di colf e badanti rappresenta una apprezzabile presa d’atto che la criminalizzazione degli immigrati senza permesso di soggiorno è prima di tutto irrealistica: serve a scopi di propaganda politica, ma non a risolvere i problemi effettivi del governo dell’immigrazione e del suo incontro con le esigenze del mercato del lavoro italiano. Meglio ancora sarebbe però adottare politiche più avvedute, che prevengano la formazione di ingenti bacini di stranieri con un lavoro, ma giuridicamente irregolari. Le soluzioni di Francia e Stati Uniti.

Dal primo settembre scatta la “fase due” della regolarizzazione di colf e assistenti domiciliari (alias bandanti). Da oggi si possono infatti presentare le domande di emersione. Perché alla fine ha prevalso la ragione. Contraddicendo le campagne di criminalizzazione dell’immigrazione irregolare, nonché il pacchetto sicurezza appena approvato, il governo ha varato la sanatoria. L’hanno chiamata “regolarizzazione selettiva”, “campagna di emersione” e altro ancora, ma la sostanza non cambia. C’è da scommettere, e se ne registrano le prime avvisaglie, che muratori, lavapiatti e tanti altri lavoratori inseriti nelle imprese verranno opportunamente “travestiti” da colf per poter approfittare dell’occasione.

IL COPIONE SI RIPETE

Si tratta dunque di una sanatoria in piena regola, la seconda varata da un governo a guida berlusconiana, dopo quella del 2002-2003, che produsse all’incirca 630mila nuovi residenti. Anche in quel caso faceva seguito all’inasprimento delle norme sull’immigrazione, con la legge Bossi-Fini.
Il copione dunque tende a ripetersi. Dopo aver individuato gli immigrati irregolari, definiti “clandestini” perché le scelte lessicali svolgono un ruolo importante in queste operazioni politiche, come la fondamentale minaccia per la sicurezza dei cittadini, il governo vara norme severissime che dovrebbero finalmente consentire di chiudere le porte, espellere gli intrusi e liberare il paese dalla piaga. Poi, qualcuno al suo interno comincia ad accorgersi che gran parte degli immigrati privi di regolari documenti sono qui non perché i trafficanti li hanno spinti sulle carrette del mare o perché qualche scriteriato “buonista” li ha fatti entrare, ma più semplicemente perché servono: servono alle imprese, dall’agricoltura, al turismo, all’edilizia, come pure alle famiglie. A quel punto, una volta rassicurata l’opinione pubblica sulla propria implacabile volontà di chiusura, il governo può dar prova di flessibilità e pragmatismo, mettendo in regola un gran numero di quei migranti “clandestini” che diceva di voler respingere. Il guaio è che in tal modo ottiene l’effetto opposto a quello annunciato: lancia nel mondo, attraverso il passaparola delle reti etniche, l’idea che in Italia, se si riesce a entrare e a trovare un lavoro, prima o poi ci si sistema. Ne è prova il fatto, già segnalato su questo sito, che in Lombardia, secondo la Fondazione Ismu, su tre immigrati oggi regolari, due sono passati attraverso un periodo di irregolarità, e tra i lavoratori la percentuale è ancora più alta. Secondo le stesse indagini, gli ingressi si infittiscono in prossimità delle sanatorie.
Queste rappresentano d’altronde il dispositivo fondamentale delle politiche migratorie italiane: l’attuale sarebbe la sesta in poco più di vent’anni, senza contare le sanatorie mascherate attraverso altri canali, come i decreti-flussi. Sono state varate da governi di ogni colore, nella travagliata storia politica dell’ultimo ventennio, sempre promettendo solennemente che sarebbe stata l’ultima. Ai  governi di centrodestra spetta comunque il primato per numero di regolarizzati: sommando ai 630mila emersi del 2002-2003 quelli del nuovo provvedimento (secondo le previsioni governative, 750mila persone), Silvio Berlusconi supererà largamente José Luis Zapatero con i suoi circa 700mila emersi, come capo-classifica europeo delle sanatorie. Dopo aver suscitato l’inquietudine dei nostri partner per le campagne contro i rom e per i respingimenti degli aspiranti rifugiati, gli toccherà difendersi, come è già accaduto al collega spagnolo, dall’accusa di aver aperto le porte dell’Unione Europea a centinaia di migliaia di nuovi residenti. Un esito abbastanza curioso per un premier e per un governo che hanno fatto della lotta all’immigrazione illegale un argomento di punta del loro programma politico.

SOLUZIONI PER IL FUTURO

Le sanatorie tuttavia, come i condoni e le amnistie, non sono mai una via d’uscita elegante per i governi. Hanno un effetto diseducativo, che conduce invariabilmente a nuove infrazioni delle leggi e alla necessità di nuove sanatorie. D’altronde, appaiono difficilmente evitabili quando i numeri delle persone in condizione irregolare, nonché degli italiani che vengono anch’essi a trovarsi fuori legge in quanto favoreggiatori di un reato, raggiungono gli attuali livelli.
Anziché aggiustare a posteriori situazioni che non si ha avuto il coraggio lungimirante di governare a priori, nel futuro bisognerebbe provare a cercare altre soluzioni. Se ne possono individuare almeno due. La prima consiste nella regolarizzazione su base individuale, come avviene in Francia, di persone che non si possono più ragionevolmente espellere per vari motivi: per il soggiorno prolungato sul territorio (per esempio, cinque anni), l’inserimento lavorativo di fatto, l’instaurazione di legami affettivi stabili, la presenza di minori da accudire. Per l’ultima circostanza, la presenza di minori, la legge italiana già consente la concessione di un permesso di soggiorno.
La seconda strada potrebbe consistere nella conversione del titolo di soggiorno, come è avvenuto a più riprese negli Stati Uniti. Chi entra con un permesso turistico di tre mesi e trova qualcuno disposto ad assumerlo, segnatamente nell’ambito familiare, magari con determinate garanzie (contratto regolare, cauzione, mediazione di uno sponsor istituzionale o associativo e così via), potrebbe essere autorizzato a trasformare in un permesso di lavoro il suo titolo provvisorio di soggiorno. Si eviterebbe così la sofferenza di un tempo di irregolarità spesso prolungato, che per le madri, significa anni senza poter rientrare in patria e rivedere i figli, e il danno erariale del mancato versamento di tasse e contributi.
In definitiva, la sanatoria rappresenta una apprezzabile presa d’atto che la criminalizzazione degli immigrati irregolari è prima di tutto irrealistica: serve a scopi di propaganda politica, ma non a risolvere i problemi effettivi del governo dell’immigrazione e del suo incontro con le esigenze del mercato del lavoro italiano. Meglio delle sanatorie sarebbero però politiche più avvedute di prevenzione della formazione di ingenti bacini di immigrazione laboriosa, ma giuridicamente irregolare, che diventano poi ardui da svuotare senza altri danni per il paese.

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Il COMMENTO DELLL’AGCOM ALL’ARTICOLO DI MICHELE POLO

  1. Vincenzo Bafunno

    E guarda caso, se avevi aderito ad una delle sanatorie precedenti (per esempio quella del 2007), e come nella stragrande maggioranza dei casi non hai ancora avuto risposta, oggi gli Uffici competenti ti consigliano di ripresentare domanda con la nuova…che costa 500 Euro!!!

  2. Silvestro Gambi

    …in tutta questa storia della regolarizzazione ci deve essere qualcuno che ci guadagna…ma non è certo lo Stato. Si tratta di quella sorta di corte dei miracoli che fra pensionati baby pagati in nero, onlus (ovvero conventi poveri con abati ricchi), organizzazioni non governative (che godono, chissà perchè, dei diritti di extra territorialità ), opere caritatevoli varie, patronati e caf: insomma quel limaccioso arcipelago del male che progredisce sull’inefficienza dello Stato che trova le sue soluzioni in titaniche opere di sottogoverno. "Detto questo" , modo di dire molto in voga, si può concludere "ma che te lo dico a fare". Forse se invece del canto di tutti questi galli volonterosi, ma che non fanno venire comunque il giorno, si fossero investite maggiori risorse e in maniera migliore per servizi sociali adeguati avremmo più opportunità lavorative per i nostri giovani, per i nostri cittadini e non saremmo in balia di questa specie di legione straniera che in fondo esercita un’attività parasanitaria senza averne alcun titolo e peggio ancora nessuna competenza.

  3. Sergio Briguglio

    Concordo pienamente. Segnalo che una delle soluzioni proposte nell’articolo (la conversione del permesso per turismo in permesso per lavoro) e’ contenuta nella proposta di legge Bobba et al., A.C. 1843, presentata nella legislatura in corso.

  4. Salvatore

    Ma come si fa a farsi governare da legislatori di questa risma?
    Forse era più seria Cicciolina.
    Anzi, ne sono certo.

  5. ERIO DA RIMINI

    Le soluzioni di Francia e Usa sono ridicole in quanto velleitarie e troppo favorevoli alla regolarizzazione dell’immigrazione incontrollata, d’altro canto in Italia regna sovrana l’improvvisazione, da sempre, ed è un male. Il problema minore quello degli sbarchi però è stato in parte risolto, ma come ben si sa interessa il 15%, quello dell’immigrazione terrestre è il nodo cruciale da risolvere, occorrono soluzioni nuove ma al tempo stesso un più stretto controllo sul territorio, il connubio istantaneo nelle strade cittadine di forze di polizia e ronde potrebbe essere adatto al caso.

  6. Alessandro S.

    Premetto che non sono leghista, ma il permettere a chiunque di entrare perchè tanto poi ci sarà l’ennesima sanatoria che lo metterà in regola sarà anche "realistico", ma ai vantaggi momentanei si finirà col creare una marea di problemi di mancata integrazione, A mio parere l’integrazione può funzionare solo con l’ingresso di un numero limitato di persone nel territorio e con anni di soggiorno di questi nel paese che consenta loro di capire come funziona il paese che li ospita. In caso contrario la sanatoria è solo un atto di resa che dimostra l’incapacità di affrontare questo problema e finisce col minare la fiducia di chi cerca di vivere nel rispetto delle leggi. Il modello che funziona è quello svizzero: si entra solo se si ha un lavoro e un domicilio altrimenti si è spediti al valico confinario più vicino.

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