Le riforme s’han da fare,
or si vada a cominciare:
ecco il solito stornello
che lo cantan questo e quello.

Si cominci all’istruzione,
un enorme carrozzone,
dove viaggia la Gelmini
che contar deve i quattrini,

dove i costi van tagliati,
ma son sordi i sindacati.
La ricerca ormai è alle corde,
va rifatta come a Oxforde;

siamo bassi in graduatoria,
riformiamo e a noi la gloria.
C’è il sistema sanitario,
prosciugar vuole l’erario

che d’urgenza va operato,
ma il chirurgo se n’è andato,
mentre intanto ad Agrigento
è ammalato anche il cemento.

Quanto al pubblico settore
lo si svegli dal torpore,
va rifatto in cima e in fondo,
pria però che cessi il mondo.

Panebianco anche l’ha scritto,
le riforme tirin dritto,
ma esse turban posizioni,
equilibri e relazioni

per cui tutti son disposti
ai vantaggi, non ai costi:
noi si resti indisturbati
e voialtri riformati!

Le riforme messe in moto
produrranno il terremoto,
e in frantumi più d’un vaso
li raccolga il Bertolaso.

Riformare per davvero,
ci vorrebbe un neo Lutero,
che provveda in tutta fretta:
per intanto, ci arrangiamo col Brunetta!

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