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PERCHE’ LA SANATORIA HA FATTO FLOP *

Le domande di regolarizzazione di colf e assistenti familiari sono state nettamente inferiori al previsto. Motivo essenziale dell’insuccesso il fatto che i benefici siano quasi esclusivamente a favore dei lavoratori e i costi prevalentemente a carico delle famiglie. Serve invece un piano di interventi strutturali per la non autosufficienza. Che preveda il potenziamento dei servizi domiciliari pubblici, ripensi l’indennità di accompagnamento e vari un progetto di coordinamento degli iter formativi promossi da singole regioni.

La regolarizzazione di colf e badanti, appena conclusa, ha portato a risultati inferiori a molte aspettative.
Fermatesi in totale a 294mila, solo una minoranza delle domande presentate, il 38 per cento, ha riguardato badanti anziché colf. E naturalmente non tutte si tradurranno in regolarizzazioni effettive: un dato che conosceremo solo fra molti mesi.
Siamo lontani dalle attese. Il Viminale si era spinto a prevedere tra le 500 e le 750mila domande. Altri (tra cui chi scrive) avevano abbassato l’asticella a 300mila posizioni, ossia circa la metà dei clandestini stimati nel lavoro domestico, colf più badanti. (1)
Successo o insuccesso? Chiaramente un flop rispetto a diverse previsioni. Un risultato comunque limitato rispetto ai dati di realtà, la platea potenziale, pari ad almeno 600mila persone.

CHE COSA È ANDATO STORTO?

La regolarizzazione ha avuto costi e benefici. Il problema è stato che i benefici sono andati quasi solo a favore del lavoratore (colf e badanti), i costi prevalentemente a carico del datore di lavoro (le famiglie).
Per la popolazione immigrata irregolare la sanatoria è stata l’occasione per ottenere il tanto agognato permesso di soggiorno: in molti non ci speravano più. Una grande conquista a costi relativamente ridotti.
Non è stato così per le famiglie. Per loro l’unico beneficio era quello di uscire dall’illegalità, dando lavoro a un clandestino. Ma molte famiglie non hanno evidentemente dato a questo grande rilevanza. Diciamo che non hanno tremato di paura per il rischio di diventare penalmente perseguibili.
Allo stesso tempo, sulle famiglie sono ricaduti la maggior parte degli oneri. I quali presi uno a uno avevano un peso relativo, ma è la loro somma, sottovalutata, che ha fatto la differenza. I 500 euro forfettari non sono di per sé una cifra astronomica, ma sono stati evidentemente un buon deterrente psicologico. Il minimo di 20 ore alla settimana per cui il lavoratore doveva essere assunto ha escluso una larga fetta di mercato, quella del lavoro a ore, oggi in crescita. (2) La complessità dell’iter procedurale ha fatto la sua parte.
Ma la resistenza maggiore è dovuta al dover assumere e pagare d’ora in poi tutti gli oneri contributivi, rientrando in un contesto di regole, di diritti e di doveri. Molte famiglie non ci sono state, non hanno voluto, non se la sono sentita.
Un atteggiamento in linea con la risposta molto tiepida che hanno trovato gli assegni di cura regionali rivolti a chi impiega un’assistente familiare. I fruitori reali di questo tipo di assegni, vincolati alla regolare assunzione di un’assistente familiare, sono molti meno di quelli potenziali: in Veneto per esempio nel 2007 hanno beneficiato di questo tipo di contributi solo 2.800 famiglie, a fronte di 24mila beneficiari di assegni di cura tradizionali, cioè senza vincoli di utilizzo. (3)

UNA POLITICA PER LA NON AUTOSUFFICIENZA

Se guardiamo l’ambito specifico del lavoro di cura, le 90-100mila assistenti familiari regolarizzate faranno scendere la quota di clandestine dall’attuale 38 per cento a circa il 27 per cento del totale delle badanti straniere. (4)
Dopodiché, come per i provvedimenti una tantum precedenti, l’effetto tenderà a svanire nel giro di pochi anni, tanto più se mancheranno investimenti per motivare e qualificare il settore, renderlo meno aleatorio, collegarlo con la rete pubblica dei servizi. (5)
E qui si aprono le prospettive sul dopo-sanatoria.
Il governo ha davanti a sé due possibilità. La prima è quella di non dare sostanzialmente seguito al provvedimento, di usarlo demagogicamente come “una delle cose più importanti che ha fatto il governo per le famiglie”. Visti i numeri, si tratta tuttavia di un argomento non solidissimo.
Oppure, il governo può usare questa sanatoria come un’opportunità, lanciando un piano di interventi finalmente strutturali per la non autosufficienza. Diverse sono le azioni possibili. A partire dal rifinanziamento del “Fondo per la non autosufficienza”, dotato finora di risorse limitate, meno di 400 milioni annui. Un Fondo che dia le gambe al potenziamento dei servizi domiciliari pubblici, usufruiti oggi dal 4,5 per cento degli anziani, contro una media europea che è il doppio. (6)
Va poi pensato a come rendere le misure attuali più efficaci.
indennità di accompagnamento è una fonte importante con cui si pagano le badanti: la riceve un anziano su dieci, per una spesa di oltre dieci miliardi di euro all’anno. Una misura granitica: nata trenta anni fa e da allora mai più toccata, insensibile a gradi diversi di non autosufficienza e al reddito del percettore, per tutti pari a un’erogazione mensile di 472 euro, senza alcun controllo sull’utilizzo. Maggiorazioni graduate per chi dimostra un uso appropriato delle somme, tra cui una badante regolarmente assunta, e riduzioni per chi invece non è in grado di farlo potrebbero rendere la misura più efficace nel sostenere la non autosufficienza.
Sull’onda di questa sanatoria si può inoltre avviare un piano di formazione che coordini gli sforzi regionali. Sono nove le regioni che hanno definito iter formativi per le assistenti familiari. Disomogenei per contenuti proposti e durata, e con un impatto ancora molto modesto. Sono necessari indirizzi coordinati a livello nazionale, impulsi univoci, in raccordo con il sistema delle professioni sociali.
Legando tra loro questi interventi – servizi, sostegni economici mirati e formazione – potremo iniziare a costruire davvero un’alternativa credibile alla solitudine del mercato sommerso.

* In versione più sintetica questo articolo è presente anche su www.qualificare.info

(1) Superabile: Colf e Badanti
(2) Badanti, la nuova Generazione
(3) Cfr. Gori, S. Pasquinelli, Gli assegni di cura, in C. Gori (a cura di), Le riforme regionali per i non autosufficienti, Roma, Carocci, 2008.
(4) Le fonti utilizzate per queste stime sono date da diversi progetti di ricerca e cinque anni di lavoro in questo campo. Cfr. S. Pasquinelli, G. Rusmini, Badanti: la nuova generazione, Dossier di ricerca, Milano, 2008, download: www.qualificare.info
(5) L’ennesima ultima sanatoria, di Maurizio Ambrosini
(6) Rapporto 2009: L’assistenza agli italiani non autosufficienti in Italia

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20 commenti

  1. giampaolo storti

    Caro Pasquinelli, la vera sanatoria la stiamo facendo da alcuni anni con i Corsi biennali per Operatore Socio-sanitario, dove circa il 50% sono ex badanti, frustrate, angariate, oppresse, con titoli di studio superiori alla terza media italiana. Esse vengono formate anche nell’assistenza domiciliare con il dovuto tirocinio – anche in altri settori come le Residenze per Anziani, i centri per disabili, le geriatrie ospedaliere… Se stiamo parlando di non-autosufficienza, termine assai vago (perchè non Disabilità? Pluridisabilità? o Handicap?): l’assistenza è perciò un “prendersi cura”, possibilmente non da sole, ma in equipe. Dal punto di vista formativo con le “badanti” siano regrediti: nel campo delle disabilità non siamo all’anno, zero. Il tempo dell’improvvisazione nel “prendersi cura” è finito…seppure frequentano il ns. Corso OSS di Venezia delle “ex badanti” che sono state assai creative per le situazioni di disabilità e solitudine incontrate, ma erano laureate in pedagogia nell’ex Unione Sovietica. E poi, ultimo ma non per ultimo, anche l’assistenza domiciliare/familiare ha delle controindicazioni. Quando si pensarà a Case-Famiglia assistite, come già in RFT?

    • La redazione

      Le Oss non sono le assistenti familiari, si tratta di due figure diverse quanto a ruoli, grado di strutturazione professionale, costi. Gli iter
      formativi acquistano valore se coordinati e riconosciuti in ambiti sovralocali.

  2. Marino

    L’autore dell’articolo vive nel mondo reale? Voglio dire, quello dove i datori di lavoro che hanno voluto mettere in regola la badante le hanno chiesto di pagare lei stessa i contributi (sì, sarebbe illegale…) e dove quelli più "progenie di escort" si sono rifiutati anche se la badante si sarebbe accollata l’onere, perché poi dovevano pagare i contributi ogni trimestre e fare un contratto? (cose viste nei programmi d’inchiesta in TV e sentite dalla viva voce della badante di mia suocera e della mia colf che riportavano episodi accaduti a loro connazionali).

    • La redazione

      Il suo intervento è abbastanza offensivo, ma come già risposto a Massimo Paradiso. Ci sono certamente dinamiche di ricatto e sfruttamento in questa realtà, ciò non toglie che, in questa vicenda, molte famiglie non ci sono state, non percependo una simmetria tra costi e benefici.

  3. Atulfo Piguave

    Conosco molte persone straniere che quando sono state regolarizzate attraverso le diversi sanatoria hanno pagato loro i costi relativi a questa operazione giacché i datori di lavoro gli hanno trattenuto dallo stipendio l’importo pagato per la regolarizzazione. Perciò si deve essere prudenti quando si afferma che i lavoratori sono sati i solo beneficiati. Nella attesa del permesso di soggiorno molti stranieri sono ricattati dai datori di lavoro che addiritura li trattengo gli importi interi dei contributi versati al INPS quando a carico del lavoratore corrispondi una minima parte.

    • La redazione

      Ci sono famiglie che hanno fatto ricadere i loro costi sulle assistenti familiari, certo. Ma i 500 euro forfettari hanno comunque ostituito un deterrente rilevante.

  4. Alessandro Cassuto

    Credo, al contrario, che molte famiglie non se la siano sentita di procedere alla regolarizzazione proprio per paura di essere scoperte e quindi hanno preferito rinunciare. E’ del resto vero che il fatto di doversi poi accollare i costi per dare un lavoro in regola è stato un deterrente (e per questo va tutto il demerito a questi datori di lavoro che vogliono la “domestica” purchè non regolare perchè sennò costa troppo). Penso anche che i 500€ siano stati nella maggior parte pagati dagli stessi lavoratori per i quali è stata fatta la domanda. Quanto alle prospettive non sono molto ottimista.

    • La redazione

      E’ vero, diversi sono stati i casi di famiglie che non hanno aderito per il timore di possibili rivalse legate alle irregolarità pregresse. Paradossale per una "regolarizzazione".

  5. Massimiliano Frascino

    I costi spesso insostenibili di un’assunzione regolare, che comporta il pagamento mensile dello stipendio, quello trimestrale dei contributi e della tredicesima, l’accantonamento del Tfr, il pagamento delle spese per vitto e alloggio. I 500 euro da pagare per accedere alla sanatoria, infatti, sono solo una prima spesa, che anticipa costi molto più onerosi per le famiglie. I cost reali di un’assunzione regolare per l’assistenza. Questi costi elevati, sono la prima causa dell’impiego in nero per il lavoro di cura, ancora prima della farraginosità della procedura ordinaria di assunzione. Basta fare due calcoli. Con uno stipendio medio di 900 euro mensili (11.800 euro all’anno con la tredicesima), 2.000 euro di contributi Inps, circa 800 euro di accantonamenti per il Tfr, e una media di 300 euro mensili per spese di vitto e alloggio (3600 euro all’anno), escludendo altre spese accessorie (tipo ferie non godute). e una media di 300 euro mensili per spese di vitto e alloggio (3600 euro all’anno), escludendo altre spese accessorie (tipo ferie non godute), una famiglia spende almeno 18.000 euro all’anno. È evidente che questo è il vero problema da affrontare, perché l’impiego al nero è l’unico modo per le famiglie di risparmiare sui costi vivi per garantire assistenza e dignità alle persone non autosufficienti. Fra l’altro, il recente decreto sulla regolarizzazione di colf e badanti non richiedendo un reddito minimo al datore di lavoro per l’assunzione di una badante, dimostra che si continua a ignorare questo problema. La vera soluzione che aiuterebbe le famiglie. L’unica soluzione realistica oggi perseguibile per dare un sostegno concreto alle persone non autosufficienti e alle famiglie è quello di introdurre per decreto la detrazione totale delle spese per l’assistenza, al netto di eventuali contributi pubblici.

    • La redazione

      Concordo sull’obiettivo di una detraibilità totale dei costi, purtroppo non è un tema in agenda.

  6. Furetto

    Questa sanatoria può essere vista come un sondaggio involontario (se mai ce ne fosse stato il bisogno) sull’onestà degli Italiani e la loro percezione dell’efficacia della giustizia nel Bel Paese. 300mila domande su un potenziale di 600mila. Ciò significa che circa il 50% delle famiglie pensa di poterla fare franca e non ritiene credibile che lo Stato possa mettere in atto un qualsivoglia controllo (e conseguente azione giudiziaria) contro le famiglie che tengono in casa un clandestino. Lo slogan del furbo: "Meglio rischiare con una giustizia inefficace che pagare i contributi". Poi ci si chiede come mai a capo del governo abbiamo una persona che vuole indebolire sempre più l’azione della Giustizia in Italia. Penso invece che rappresenti in pieno questo popolo (o almeno la metà necessaria per essere eletto). Furetto.

  7. FREDO OLIVERO

    Oltre a dire che concordo vorrei aggiugere poche riflessioni sul campo: 1. il carico purtroppo è caduto sovente sulle colf e badanti che venivano insieme ai datori di lavoro o con parenti a far la sanatoria ,dopo aver pagato i 500 euro 2. la paura di essere scoperti e controllati in seguito,ha fatto si che su 3000 domande ritirate e spiegate, solo 280 facessero la sanatoria.Certo è un dato limitato di Torino, ma forse ci aita a riflettere quanto sarebbe più utile una sanatoria dopo l’ingresso per turismo, come dice Ambrosini

  8. massimo paradiso

    La questione dei servizi per l’assistenza, del loro asfittico finanziamento e della incontrollata erogazione è nota e sacrosanta. Bene ricordarla. Ma dire che i benefici della regolarizzazione sono prevalentemente a carico del lavoratore è pura bizzarria. Equivale a dire che l’evasione fiscale (che fa bene il paio con quella contributiva) è giustificabile dal fatto che pagando le imposte i benefici sarebbero prevalentemente a vantaggio dello stato. Resta il fatto che tra gli scopi del provvedimento era anche quelo di disincentivare la regolarizzazione con il balzello dei 500 euro. Che come sanno anche le pietre sono prevalentemente pagati dai lavoratori: ma cosa vogliamo che sia rispetto ai troppi benefici che il provvedimento gli ha rovesciato addosso.

    • La redazione

      Ci sono famiglie che non hanno esitato a far ricadere i loro costi sulle assistenti familiari, certo, e sappiamo quanto i lavoratori immigrati siano ricattabili. Ma i 500 euro forfettari hanno comunque costituito un deterrente non secondario. E rimane il fatto che chi non ci è stato in questa sanatoria sono state proprio loro, le famiglie, perchè non hanno visto benefici commisurati ai costi. Si poteva, si può ancora!, andare loro incontro attraverso sostegni diversi e una rete di servizi più vicina agli standard europei.

  9. giuseppe

    Credo che molte famiglie che stentavano a pagare in nero di fronte a costi maggiori si siano semplicemente tirate su le maniche per risparmiare e abbiano deciso di fare a meno soprattutto di colf. A Roma sento in giro molti casi del genere. Del resto non conosco dati relativi alla perdita di posti di lavoro irregolari. Ce ne sono?

    • La redazione

      Sì, ci sono stati casi di perdita di lavoro, difficile dire quanti. Si tratta di situazioni in cui le famiglie hanno interrotto un rapporto per non correre il rischio di avere problemi con la giustizia.

  10. Mariapia

    Desidererei suggereire un altro motivo per cui la sanatoria non sembra aver confermato le attese, almeno nei numeri: questo e’ un momento di crisi lavorativa generalizzata, pertanto il reddito della maggior parte delle famiglie rischia di ridursi per un periodo non prevedibile ed a causa della perdita di lavoro si rendono disponibili all’interno della famiglia stessa persone che possono assistere i propri anziani o malati. Infatti oggi non e’ difficile trovare badanti e colf non italiani, anzi con il passaparola c’e’ un’offerta molto ampia, mentre un anno fa erano molto piu’ ricercate.

  11. Livia Aliberti Amidani

    Molti i deterrenti. Tuttavia, è meglio lasciare il nonnino nelle mani di una irregolare o laffidarlo ad persona inquadrata in un sistema con diritti e doveri da entrambe le parti? La mia esperienza: mi ritrovo con una colf che sarebbe da mandar via ma dovrò tenerla fino a che qualche ufficio non mi chiamerà per regolarizzare la posizione. Un altro deterrente forse: persone spesso non qualificate e il timore di doverle temere fino alla fine del processo.

  12. Marino

    Mi dispiace per il tono aggressivo, capita. Però… ho una colf a casa e una badante per mia suocera, Alzheimer avanzato. Tutte e due regolari, pagate a norma di CCNL da anni. Per di più, siamo, io a mia moglie, dipendenti pubblici tassati all’origine. Sono stato più fesso di quelli che (magari lavoratori indipendenti che possono evadere) si sono tenuti colf e badante in nero e poi non vogliono nemmeno pagare i 500 euro, tanto poi il mancato gettito INPS lo pago io e quelli come me come contribuente e datore di lavoro onesto? La badante di mia suocera lavorava in nero a 400/500 euro al mese, doveva portare la spesa settimanale su a un quinto piano senza ascensore, senza un reddito documentabile non poteva rinnovare il permesso di soggiorno, niente riposo settimanale, ferie e straordinari, e addirittura le lesinavano da mangiare… ripeto, non è il "balzello", è che poi gli devi fare un contratto regolare, pagare il salario dovuto (ma ai nostri cattolici alle vongole gliel’hanno spiegato che "non pagare la giusta mercede" è "peccato che grida vendetta al cospetto di Dio"?) ti esponi alle vertenze se non fai il tuo dovere…

  13. Eugenio Starnino

    Ho letto con attenzione il suo articolo. Senza entrare nel merito delle valide argomentazioni riportate ritengo opportuno fare una precisazione sui dati citati. Il numero delle domande di regolarizzazioni di colf e badanti registrato al 30 settembre 2009, pari a 294.744 unità, va confrontato con le stime ufficiali fornite dal Governo in sede di presentazione della relazione tecnica al Parlamento, in occasione dell’iter di conversione del decreto legge n. 78/2009. In quella sede, infatti, veniva previsto un numero potenziale di soggetti interessati pari a 300.000 unità. In tali casi, e nell’attesa di conoscere il numero delle istanze che si tradurranno in regolarizzazioni effettive, si potrebbero avere conclusioni diverse nel confronto tra previsioni e risultati conseguiti. Cordialmente Eugenio Starnino

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