Tremonti fa bene a puntare i piedi quando ricorda che l’Europa ci chiede di avere conti pubblici in ordine. L’oggetto del contendere all’interno del governo è l’abolizione dell’Irap e, più in generale, la riduzione della pressione fiscale. Per compensare la perdita di introiti Irap, si parla di possibili riduzioni di spesa, ma di tagli ai cosiddetti consumi intermedi sono lastricate le strade di molte Finanziarie. E l’llusione più pericolosa è quella secondo cui i tagli fiscali non avrebbero conseguenze sul debito o addirittura potrebbero migliorare i conti pubblici.
Siamo al di sopra di ogni sospetto. Abbiamo pesantemente criticato il ministro Tremonti nelle ultime settimane per la costituzione della Banca del Mezzogiorno e per il suo demagogico elogio del posto fisso. In precedenza lo avevamo criticato per le sue idee sul maestro unico, per la sua assurda battaglia contro gli economisti, il suo stare immobile di fronte alla crisi e, più in generale, il suo culto del bel mondo antico. Avevamo anche previsto che la sua Finanziaria light di 3 articoli si sarebbe prestata all’assalto alla diligenza. Ma oggi Tremonti fa bene a puntare i piedi. Non certo quando chiede di diventare vicepremier. Ma quando ricorda che l’Europa ci chiede di avere conti pubblici in ordine mentre l’Italia ha già così, a bocce ferme, battuto ogni record per quello che riguarda il rapporto debito pubblico/PIL.
TRA COPERTURE FANTASMA
Loggetto del contendere è l’abolizione dell’Irap e, più in generale, la riduzione della pressione fiscale. Berlusconi ha annunciato una progressiva riduzione, fino alla sua eliminazione, dell’Irap. Si tratta di 38 miliardi in meno nelle casse delle Regioni.
Su cosa conta Berlusconi nel sostituire queste entrate? Circola un piano, opera del Centro Studi Economia Reale guidato da Mario Baldassarri, che fantastica di riduzioni immediate di 20 miliardi della spesa per acquisti di beni e servizi delle amministrazioni pubbliche e di 15 miliardi dei trasferimenti a fondo perduto alle imprese. Di tagli ai cosiddetti consumi intermedi sono lastricate le strade di molte Finanziarie. Questi tagli durano al massimo lo spazio
di un esercizio di bilancio: le spese immancabilmente rimbalzano lanno dopo. Quasi il 70% di queste spese è di competenza delle Regioni. La quota dello Stato finanzia il piano straordinario per ledilizia scolastica che serve ad evitare che i nostri figli rischino la vita andando a scuola . E non pare facile tagliare neanche i trasferimenti alle imprese, altra proposta di cui si parla da anni, in una congiuntura come quella attuale.
CONTABILITA CREATIVA
Sono in pochi in questo momento a restare coi piedi per terra. Non manca la contabilità creativa: ad esempio, non è vero che saldare subito tutti i debiti dello Stato verso le imprese (60 miliardi) non avrebbe effetti sul debito pubblico. Purtroppo non è così: il debito aumenterebbe di ben 4 punti sul Pil. Potrebbe forse non aumentare di pari misura il deficit se queste spese sono già state iscritte a bilancio. Ma per il debito conta la cassa, lesborso effettivo.
E CURVE CAMPATE PER ARIA
Prima che qualcuno lo dica, è bene sgombrare il campo da unaltra illusione pericolosa, quella secondo cui i tagli fiscali non avrebbero conseguenze sul debito o addirittura potrebbero migliorare i conti pubblici. Questa idea, che non è che una riedizione della vecchia curva di Laffer, non ha ricevuto alcuna solida conferma empirica. Per quello che riguarda gli Stati Uniti, Greg Mankiw, economista conservatore di Harvard, capo del Council of Economic Advisors durante il primo mandato di Bush junior, ha stimato che la maggior crescita e quindi le entrate extra ad essa associata, riesca a compensare – considerando anche gli effetti dinamici – al massimo il 50% della riduzione delle entrate. Si obietterà che il caso italiano è diverso perché la pressione fiscale è più elevata che negli USA. E, in effetti, per l’Europa, le stime che conosciamo sono più elevate (si arriva fino all’84%) ma non portano in ogni caso alla conclusione che i conti pubblici miglioreranno.
IL DOVERE DI FARE PROPOSTE PIU MEDITATE
Ci sono ottime ragioni, a nostro avviso, per ridurre la pressione fiscale. Non solo l’Irap, di cui oggi tutti parlano, ma anche le aliquote Irpef, data l’enorme pressione fiscale che ricade in particolare sui lavoratori dipendenti, quelli che non possono evadere. Ma allimmobilismo di Tremonti non si possono contrapporre i piani avventurosi.
Bisogna avere lonestà intellettuale di riconoscere che alla riduzione delle tasse seguirà probabilmente un peggioramento più o meno pronunciato dei conti pubblici, in assenza di azioni di riduzione effettiva della spesa pubblica. Si può ritenere che questo sia un prezzo che vale la pena di pagare oggi, data la gravità della crisi. A nostro giudizio, ad esempio, valeva la pena di intervenire in disavanzo soprattutto allinizio della crisi, per evitare una caduta così pronunciata della domanda. Si può oggi anche ritenere che occorra prevedere degli (inevitabilmente impopolari) tagli delle spese per non peggiorare i conti pubblici. Ma non si può fare finta che il problema non esista Altrimenti si fa solo demagogia o, con un termine inventato da Bush senior, voodoo economics.
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Paolo Brera
Nel testo si ripete che i lavoratori dipendenti non possono evadere. Ma ogni volta che un dipendente paga senza fattura (e senza IVA) sta evadendo l’IVA — 20% che per legge è a suo carico.
chicco testa
Scusate, ma con questo ragionamento si potrebbero portare le tasse al 95% del reddito e poi dimostrare che una loro riduzione non sarebbe compensata da maggiori introiti fiscali… A parte i beni intermedi… quante cose possono essere tagliate in questo Stato omnivoro e scarsamante efficiente? Per esempio i 18 miliardi del costo delle Provincie? Ricordo inoltre che a parte i lavoratori dipendenti ci sono altre categorie, poche ma ci sono, a cui non è consentito evadere.
Antonio Greco
Caro Boeri, le scrivo da Parigi. Sono spesso esterefatto nel seguire le trasmiss. Ballarò e Annozero, le quali trattano (anche con lei talora) questioni importanti per il paese e lasciano passare tante menzogne senza reazioni. Tali trasmissioni spesso discutono sull’onda della surrealtà! Chiedo a lei: Mi sa spiegare perché quando si discute di economia italiana, si trascurano sempre gli sprechi nazionali, giganteschi ed in aumento ? Grazie per la risposta. Sono disponibile per un confronto serio sull’argomento. Confronto fra Italia ed Europa (ho pubblicato un saggio). Saluti da un Paese che sa gestirsi. Antonio Greco
La redazione
Gentile Antonio Greco,
su lavoce.info abbiamo pubblicato un dossier dedicato al contenimento della spesa pubblica.
Cordiali saluti
Massimo GIANNINI
Sulla contabilità creativa non so se possiate essere considerati al di sopra di ogni sospetto visto che Francesco Giavazzi che fa parte della redazione de LaVoce su il Corriere di oggi vorrebbe subito i 60 miliardi e anche voi in passato volevate ad esempio utilizzare i risparmi da interessi sul debito o cose simili come "risorse utili" per combattere la crisi. In ogni caso é vero che non necessariamente le riduzioni d’imposta si traducono in aumenti della crescita e/o dell’occupazione. Sarebbe bene ogni volta fare delle valutazioni d’impatto sui conti più approfondite. Si potrebbero avere delle sorprese…
La redazione
Il collettivo de lavoce non significa unanimità di vedute, ma condivisione di metodo e cultura. Le opinioni tra i redattori sono spesso diverse. Ci mancherebbe!
Claudio
A mio parere non è possibile oggi in Italia procedere ad una diminuzione delle tasse in modo generico ed improvvisato. In Italia, non solo da oggi, all’ordine del giorno ci dovrebbe essere principalmente la riduzione dell’evasione fiscale. Purtroppo l’Italia non detiene solo un record in termini di rapporto deficit/Pil ma anche in fatto di redditi sottratti al fisco. Siamo primi in Europa con il 48% di reddito imponibile letteralmente evaporato. Sappiamo benissimo che alcune classi sociali posso evadere, per altre invece è impossibile. Le classi che possono evadere, in parte, sono già state premiate: c’è uno scudo fiscale a proteggerle. Quelle che non possono evadere continuano a pagare e nei discorsi sulla crisi rappresentano solo un argomento marginale. Abolire l’IRAP? Mi chiedo che senso abbia una manovra così inutilemnte costosa. Forse è giunta l’ora che gli industriali (i principali evasori, 32%, secondo un’indagine di Contribuenti.it) tirassero finalmente fuori i gioielli di famiglia! Che fine faranno i capitali che rientrano con lo scudo fiscale? Verranno reinvestiti nelle attività di produzione e innovazione? Ho molti dubbi che questo avverrà.
luciano antonini
Parlare di riduzione della pressione fiscale, senza inquadrarla in una una visione complessiva della tassazione, senza limiti e indirizzi precisi riferiti al tempo ed alla modalità di applicazione, è solo fare demagogia. Se poi il tutto non viene accompagnato da una decisa riduzione della spesa pubblica e del costo della politica, dallo smantellamento di tutti i centri di potere e di spesa facenti capo alle municipalizzate, con tutti i connessi livelli di corruzione, è evidente che nulla potrà cambiare. Assisteremo soltanto al trasferimento della tassazione da una imposta all’altra. Fino al botto finale.
Mises jr
Beh, se "per l’Europa, le stime che conosciamo sono più elevate (si arriva fino all’84%) ma non portano in ogni caso alla conclusione che i conti pubblici miglioreranno", allra vorrà dire che perche migliorino basterà tagliare le spese di solo il… 16% 🙂 Occorre abassare le tasse subito, privatizzare il possibile al più presto e tagliare le spese. Per crescere ed essere liberi. Il contrario significherà stagnazione (a meno che si voglia battezzare "crescita" un Pil che va avanti a 0,5% annuo!) e perpetuare la servitù alla Casta.
umberto fossali
C’è un principio giapponese che dice che se tagli le scorte sei obbligato ad affrontare i problemi in produzione. Se i fondi sono minori l’ente pubblico ( Regioni, Provincie ed enti vari) è costretto a essere piu’ efficiente; mi capita di vedere bilanci di piccoli comuni che lamentano scarsità di risorse dove poi queste sono destinate a sovvenzionare parenti e amici. Il problema fiscale è che bisogna rendere il taglio della spesa cogente e urgente, cosa che nessun politico farebbe spontaneamente. Il ministro Tremonti potrebbe fare un grande favore alle imprese anche senza tagliare le tasse, ma semplicemente semplificando il sistema fiscale e gli adempimenti collegati che costano molto in termini di risorse lavoro dedicate e certezza delle posizioni fiscali. Per un ‘impresa ad esempio è impossibile budgettizare il carico fiscale che si conosce solo dopo l’ultima riga della dichiarazione.Volevo anche spezzare una lancia per i molti lavoratori autonomi e per le piccole e medie imprese che si pagano tutte le tasse (ce ne sono…) e sopportano tutto il carico fiscale che hanno i dipendenti senza avere nessuna protezione sociale.
Claudio
Sono d’accordo sul fatto che bisogna salvaguardare i conti pubblici, per non essere stangati dai mercati e non rischiare il default perché nessuno compra più i nostri BOT. Non vorrei però che alla fine per ridurre la pressione fiscale si proceda a fare pagare i soliti noti, e cioè lavoratori dipendenti e pensionati, andando a toccare l’ennesima volta la previdenza e la sanità. I soldi vanno presi dove ci sono! Se è vero come è vero che il 10% delle famiglie ha in mano il 90% della ricchezza in Italia, è li che bisogna andare a prendere le risorse! Non alla gente che ormai (li ho visti io) va a rovistare nei bidoni dei supermercati per trovare da mangiare!
angelo
Non dobbiamo dimenticare che l’IRAP, al pari dell’iva e degli interessi bancari, tanto per fare un esempio, può essere, ed in effetti viene, inglobata nel prezzo finale di beni e serivizi. Si tratta quindi dell’ennesima imposta trasferita a carico del consumatore. Ora L’esperienza dimostra che una riduzione dell’IRAP favorisce sicuramente le imprese, ma difficilmente si tradurrebbe in tutto o in parte in una diminuzione di prezzi al consumatore, che sarebbe così¬ la vittima di un trasferimento di ricchezza dai poveri ai ricchi, cioè di quella pratica diabolica che non è estranea alla situazione in cui ci troviamo. Ben altre dovrebbero essere le priorità fiscali, ad esempio una riduzione irpef a favore di chi – a basso reddito – paga "effettivamente" tutte le imposte. I 37 miliardi dati alle categorie "giuste" darebbero una bella scossa alla ripresa, mentre messi nell’IRAP si tradurrebbero probabilmente in un incremento delle vendite di beni suntuari..
claudio lama
Il partito legato al premier starebbe insistendo per tagliare l’Irap. L’emendamento presentato dice che per le imprese fino a 50 dipendenti l’Irap sia totalmente deducibile e sarà invece parzialmente deducibile anche per quelle oltre i 50. Inoltre, nelle intenzioni dei firmatari c’è la creazione di una sorta di franchigia per azzerare totalmente l’Irap sul costo del lavoro per le piccole e medie imprese e per ridurne proporzionalmente il peso su tutte le altre. Ora, la mia domanda è questa. Se ho ben capito come funziona l’IRAP e se questa ipotesi di deducibilità si concretizzasse, secondo voi, non ci sarebbe conseguentemente la corsa delle Regioni ad incrementare entro il limite massimo l’imposizione? E se fosse così, quali sarebbero le conseguenze?
Antonio
Sono d’accordo con il sig. Claudio e con molti altri. Bisogna combattere l’evasione fiscale e intanto bisogna cercare i soldi dove ci sono. Togliere l’ICI e abbassare le tasse ai ricchi (precedente governo Berlusconi) è stato un errore. Semmai bisogna aumentarle, soprattutto sui beni di lusso e sulle auto costose, spesso straniere. A quel punto gli introiti devono essere girati alle famiglie a reddito medio-basso e con figli, creare incentivi fiscali e aiuti alle imprese, ma solo a quelle innovative e che investono. Se si abbassano le tasse ai ricchi questi poi spendono i soldi in vacanze ai Caraibi e in grosse auto straniere non favorendo certo l’economia italiana. Inoltre mi sembra strano che nessun economista proponga una ristruttutazione del debito pubblico, senza trucchi e senza inganni, approfittando dei bassi tassi di interesse. Non fanno così le imprese e le banche indebitate? L’Italia potrebbe chiedere magari un aiuto alla EU o alla BCE per facilitare un concambio in titoli a tassi ridotti.
Maurizio
Dal tenore dei commenti scommetto che gran parte dei lamentosi sono impiegati pubblici o ex impiegati pubblici che si lamentano di pagare le tasse. Non considerano mai di aver lavorato poco o nulla nella loro vita e di essere stati a carico della collettività per decenni. Gente che lavora 18 ore la settimana e che si lamenta dello stipendio gente che durante l’ora di lavoro va a fare la spesa e poi si lamenta che guadagna poco, parassiti delle generazioni successive. Ora questi dipendenti vorrebbero espropriare le imprese tutte, non solo quelle che hanno evaso, ma anche quelle che hanno guadagnato ed hanno pagato le loro tasse per dare da mangiare a quell’impiegato pubblico che pur lavorando poco o nulla quel poco l’ha dedicato a porre problemi per impedire l’attività economica o per estorcere denaro. Purtroppo l’unica considerazione è che questa generazione è di un egoismo barbaro che brucia tutto ciò che non riesce a portare con sé.
claudio lama
Lavoce.info non è sicuramente il luogo adatto dove lanciarsi in polemiche spicciole come alcuni fanno. Premessa, non appartengo al pubblico impiego, quindi non è una difesa di categoria. Non mi sembra che nessuno tra gli intervenuti si sia lamentato di pagare troppe tasse o di guadagnare poco. Qualcuno giustamente pone il problema della disparità di trattamento che da decenni si perpetra ai danni dei lavoratori dipendenti (pubblici o privati che siano) rispetto a talune categorie che col fisco giocano a nascondino e vengono persino premiate ed incoraggiate attraverso provvedimenti ad hoc. Qualcuno, inoltre, giustamente si pone l’interrogativo sul metodo che questo governo e questa parte politica stanno adoperando per combattere la crisi. Ci si chiede è un metodo efficace? l’abolizione dell’Irap è la soluzione ai problemi delle imprese oppure servono interventi diversi?
dvd
Credo che Tremonti sappia il fatto suo e credo anche che sia uno dei pochi italiani compresi, per mentalità, dai suoi colleghi in Europa. Il problema Italia si chiama Debito Pubblico. Sul come si è formato e sul come si mantiene già si sà molto ed è bene per non incattivire gli animi parlarne poco e nel contempo fare molto per ridurre gli sprechi e tutto ciò che è improduttivo anche a costo di misure drastiche. Occorre l’aiuto dei sindacati. Io mi chiedo solo perchè si permette ad es. di mantere a stipendio dipendenti (funzionari) pubblici, che per redigere 10 o 15 righe di verbale a "macchina" ci mettono dai 30 ai 40 minuti perchè non sanno scrivere con più di due dita. nel privato non avrebbero spazio alcuno. Ma quanti ce ne sono in giro di questi!? Bravi eh, per carità di dio, anche laureati e con belle speranze, ma fuori dal mondo del lavoro, dai tempi in cui vive la gran parte della gente che viene frenata nel quotidiano da questa serie di inefficienze intolleranti.