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UN VISTO PER GLI STUDENTI STRANIERI

Il nostro paese ha bisogno di capitale umano per uscire non solo dalla recessione, ma anche dalla stagnazione che l’ha preceduta.  C’è un capitale umano che possiamo acquisire subito. E’ quello dei piccoli numeri, dei talenti che girano per il mondo e che si interrogano oggi su com’è cambiata la geografia del mondo dopo la crisi per decidere dove andare. Pochi innesti di qualità possono significare grandi cambiamenti nella nostra economia. Oggi i 2000 studenti di dottorato stranieri in Italia, in 9 su 10, pensano solo a scappare appena finiti gli studi perché sfiniti dai rinnovi dei permessi di soggiorno, dalle forche caudine cui vengono sottoposti dalle nostre leggi sull’immigrazione. Introduciamo subito un visto per gli studenti (come il J1 negli Stati Uniti) che permetta di risiedere, entrare ed uscire legalmente dal nostro paese per tutta la durata del corso di studi. Deve essere concesso sulla base di una lettera di accettazione dell’università che accoglie il dottorando e che ha tutti gli incentivi ad ammettere solo gli studenti con maggiori potenzialità. A quel punto potranno pensare solo a studiare senza dover frequentare a lungo le nostre questure in attesa di un rinnovo del permesso, che poi arriva immancabilmente quando è già scaduto. Le nostre politiche dell’immigrazione dovranno poi garantire una corsia preferenziale a chi ha studiato da noi e ha una laurea o un dottorato. Chi viene da noi deve già sapere che al termine del corso di studi verrà messo nella stessa condizione degli studenti italiani nel cercare un impiego.

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Un visto per gli studenti stranieri

  1. Marco Brandani

    In Germania uno studente extra-europeo riceve una proroga di un anno dopo la fine degli studi per cercare lavoro. Sul permesso è indicato che il lavoro deve essere confermato tramite l’ufficio del lavoro (che dà precedenza a cittadini tedeschi e UE). Dunque solo chi è altamente qualificato trova lavoro!

  2. jetmiri

    Il visto sarebbe molto utile e sarebbe un cosa ottima. Ma mi chiedo se basta il visto per portare i “talenti” a studiare in Italia. Se ho capito bene il senso della proposta sarebbe di introdurre il visto solo per i dottorandi (solo 2000). Mi pare una proposta di impatto limitato. Lasciamo stare i paragoni con la Germania che non si parte dallo stesso punto di partenza quindi fare come fanno in Germania sarebbe come non fare niente, o se non peggiorare le cose. Non possiamo non tenere conto che l’Università italiana non attrae studenti stranieri.

  3. francesca campitelli

    Mi sembra una bella idea se poi questi giovani avessero possibilità di femarsi e lavorare in Italia, altrimenti non si farebbe altro che aumentare il flusso dei cervelli (formati a spese del sistema Italia) in fuga. Il vero problema è far fermare in Italia i giovani talenti, italiani o stranieri che siano.

  4. Lorenzo Capanni

    Vorrei attirare l’attenzione sul fatto che le lunghe procedure burocratiche per ottenere un visto causano non pochi problemi persino a quegli studenti che desiderano venire in Italia per frequentare un corso anche solo per un trimestre. Spesso infatti, molti studenti rinunciano ai loro progetti di studio oppure non ottengono il visto. Pare ad esempio che molte ambasciate italiane non riconoscono fra i motivi di studio, quello specifico di "studio della lingua italiana", il che è abbastanza assurdo, visto che uno studente con tutte le carte in regola dovrebbe avere il diritto di venire nel nostro paese per imparare la nostra lingua e la nostra cultura o migliorarne la conoscenza.

  5. Samuele Saini

    Solo chi è dovuto passare dalle "forche caudine" delle questure per chiedere o rinnovare un permesso di soggiorno per un amico straniero può capire quanto è semplice ed efficace questa proposta. Ci sono 1000 motivi per cui un giovane straniero di talento può decidere di studiare o stabilirsi in qualche altro paese. Non aggiungiamo a questi 1000 motivi anche le difficoltà burocratiche del permesso di soggiorno. E già che ci siamo, estendiamolo ai lavoratori qualificati. In Italia ci sono banche d’affari e società di consulenza che non possono assumere giovani provenienti da paesi extra UE perchè le "quote" sono esaurite da anni e non c’è modo di immigrare regolarmente.

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