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LA RISPOSTA AI COMMENTI

Ringraziamo i lettori per gli stimolanti commenti e riflessioni. Alcuni hanno invocato la necessità di fare di più contro l’evasione fiscale e gli sprechi, altri hanno proposto di diminuire il cuneo fiscale sui redditi da lavoro oppure aumentare la tassazione dei capitali o dei dividendi degli azionisti e i bonus dei manager. Rispondiamo brevemente su alcuni punti.
Il nostro obiettivo non era quello di una discussione generale sul sistema fiscale, è ovvio che la lotta contro l’evasione fiscale e gli sprechi rimane lo strumento base di un sistema equo ed efficiente. Ci siamo limitati a commentare la proposta del Ministro Brunetta che proponeva di finanziare la misura anti “bamboccioni” attraverso un prelievo intergenerazionale. L’idea è buona e non si tratta di una misura assistenziale: non si può vivere a lungo con i 1700 euro di dotazione di cittadinanza da noi ipotizzati e neppure con i 10.000 che potrebbero risultare dall’investimento in un Child Trust Fund. Inoltre, sta al singolo individuo valorizzare e investire la somma. Che non dovrebbe limitarsi solo a finanziare gli studi. Ad esempio la possibilità di pagarsi un affitto per qualche mese in una nuova città mentre si cerca lavoro potrebbe aiutare diversi giovani a lasciare la casa dei genitori. E’ una dote proprio per valorizzare le “doti” del singolo e per questo non può risolversi con semplici detrazioni fiscali alla famiglia.
Abbiamo argomentato, inoltre, che se si vuol fare redistribuzione intergenerazionale come Brunetta ha sostenuto, la tassa di successione è più equa che un prelievo sulle già misere pensioni di anzianità. Non si tratta di portar via i frutti del lavoro dei genitori, ma semplicemente di renderne più equa la distribuzione. E’ più “giusto” pagare il 30-40% sui frutti del proprio lavoro e nulla (o il 4% oltre un milione di euro) sull’eredità lasciata dai propri genitori?
E’ stato sottolineato, giustamente, che non si danno soldi senza incentivi. Ma qui, per definizione, si tratta comunque di soldi che vengono dati senza incentivi: vale per l’eredità così come per la dote di cittadinanza, che solo sarebbe distribuita diversamente. In una delle frequenti letture assai poco rigorose abbiamo appreso che la figlia tredicenne della cantante Madonna riceverebbe come paghetta 11.000 dollari a settimana. Non sappiamo a quali incentivi la fanciulla sia sottoposta dalla mamma, per cui lasciamo cadere la cosa, ci sembrava comunque un dato simpatico da riportare.
I veri problemi non sono tanto gli incentivi in capo al ricevente quanto piuttosto i disincentivi al risparmio e la possibilità di elusione da parte di chi lascia. Sulla seconda abbiamo purtroppo poco da aggiungere, e sappiamo che non è un problema da poco. Sulla questione degli incentivi al risparmio, però, possiamo aggiungere questo: 
1) le teorie economiche non ci danno previsioni chiare sugli effetti dell’imposta di successione sul risparmio; per quel che ne sappiamo, in teoria, una tassa sull’eredità potrebbe anche incentivare il risparmio;
2) eventuali inefficienze dell’imposta di successione vanno comparate con modalità alternative: a parità di gettito la tassa di successione non è più distorsiva di una tassa sul reddito da lavoro o sulle attività finanziarie, probabilmente lo è di meno;  
3) l’evidenza empirica è altrettanto problematica, per chiari problemi di identificazione: al momento, le stime più attendibili ci dicono che un effetto dell’aliquota marginale sul risparmio probabilmente c’è ma non é molto grande. Resta il fatto che l’imposta di successione gode di scarsa popolarità, o meglio, sembra essere più impopolare delle altre.

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CINQUE DOMANDE PER IL DOPO-CRISI

  1. AM

    L’imposta di successione è non solo impopolare, ma anche iniqua perchè colpisce due o più volte i contribuenti (imposta sul reddito, sul risparmio (quando ha carattere patrimoniale) e su una o più successioni a cascata. E’ impopolare e iniqua soprattutto quando colpisce i risparmi formatisi in seno alla famiglia (padre, madre e figli o anche fratelli se conviventi) alla cui accumulazione (e bene ripeterlo) hanno contribuito tutti i componenti del nucleo familiare, anche chi si limita a rinunciare a consumare. Si deve demolire infine il mito della partenza alla pari dei cittadini. Non è affatto così; il patrimonio è una componente importante della dorazione iniziale, ma non la sola. Pensiamo alla salute, all’intelligenza, alla bellezza, all’operosità, al fascino personale che agevola le carriere, alla capacità di seduzione sull’altro sesso, ecc. Molte di queste doti sono, almeno in parte, innate e non correlate al patrimonio. Molti personaggi di successo nella storia ebbero umili origini.

  2. Luigi Calabrone

    Vedendo le fotografie degli autori – mi hanno ispirato tenerezza, per la loro giovane età – ho capito perchè propongono di reintrodurre l’imposta di successione. Hanno trattato questo argomento solo da un punto di vista puramente teorico, senza tener alcun conto, o conoscere (credo per motivi anagrafici) l’esperienza storica accumulata in Italia dal dopoguerra ad oggi. L’imposta di successione veniva pagata, in pratica, solo dagli intestatari di case di abitazione, e, tra questi, solo da chi aveva un patrimonio modesto – i veri ricchi riuscivano comunque a eluderla, intestando le case di lusso a società, ecc. Il valore degli immobili è maggiore in aree di congestione abitativa e non è, per se stesso, indice di ricchezza, così che il gettito grava maggiormente in dette aree, con altro effetto iniquo. Le spese di identificazione dei cespiti, di verifica e riscossione della tassa, del contenzioso, erano, più o meno, equivalenti al gettito della stessa, così da farla scartare tra gli strumenti fiscali, secondo la scienza delle finanze, per la sua inefficienza, vicina al 100%. Se vogliamo far rivivere un fantasma, sappiamo almeno che faceva rumore, era fastidioso ma innocuo.

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