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LA PAURA, LA TENSIONE, LA VIOLENZA

“…Non è facile parlare di Maria
ci son troppe cose che sembrano più importanti…”

Qualche giorno prima di una recente seduta di laurea (triennale), una brava studentessa albanese – di cui ho seguito la tesi come supervisor – si presenta nel mio ufficio visibilmente turbata e mi comunica che non può laurearsi, nonostante abbia consegnato da tempo l’elaborato. Il motivo sembra incredibile, ma purtroppo è vero. Ho qui davanti agli occhi i documenti che lo provano. La studentessa aveva chiesto il rinnovo del permesso di soggiorno il 29 gennaio 2009, cioè più di un anno fa. Ma la solerte questura di Milano, dopo tutto questo tempo, non aveva ancora provveduto a rinnovare il permesso. Non che ci fosse alcun problema: solo banale ritardo. Alla incredula studentessa veniva chiarito che, ove si fosse effettivamente laureata, avrebbe messo in pericolo il rilascio del permesso. La ragione (se di ragione può parlarsi in tanta follia) è che per ottenere il rinnovo di un permesso di soggiorno in qualità di studente l’immigrato deve aver sostenuto (alcuni) esami universitari dell’anno di corso cui è iscritto. Se la studentessa in questione si fosse laureata a febbraio (in corso), avrebbe visto annullato il pacchetto di esami sostenuti nell’ultimo anno del corso di laurea triennale, in quanto ovviamente non più iscritta a quel corso. La ragazza era sì “pre-iscritta” al corso di laurea magistrale (di cui aveva frequentato le lezioni in autunno), ma non poteva aver sostenuto alcun esame, poiché ancora non in possesso del titolo triennale. Per la questura sarebbe dunque apparsa come priva di esami sostenuti relativi al corso di laurea magistrale: niente rinnovo del permesso. Notate che se la ragazza se la fosse presa comoda e fosse stata “indietro” con gli esami e lontana dalla laurea non sarebbe stata danneggiata dall’assurdo ritardo della questura milanese! Per soprammercato, la studentessa in questione ha bisogno di sottoporsi a urgenti cure mediche, ma poiché il suo permesso di soggiorno è scaduto dovrà pagarsele da sé. 
Morale: il combinato disposto di regole apparentemente rigorose e di assurde inadempienze da parte della pubblica amministrazione finiscono per penalizzare proprio quegli immigrati “migliori” che dovremmo cercare di attrarre per accrescere la qualità del capitale umano attivo in Italia. Senza dire della paura, della tensione, della violenza inutilmente inflitte.

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“…Se sapessi parlare di Maria
se sapessi davvero capire la sua esistenza
avrei capito esattamente la realtà
la paura, la tensione, la violenza…”

Da "Chiedo scusa se parlo di Maria", di Giorgio Gaber.

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LA RISPOSTA AI COMMENTI

12 commenti

  1. Antonio Aghilar

    Francamente, diciamocela tutta: alzi la mano chi avrebbe mai immaginato, qualche anno fa, che su un sito di economisti si sarebbe letto un articolo così. Un articolo che è un pugno nell’occhio a quanti ancora si ostinano, tricerandosi dietro un incomprensibile silenzio, a tacere dinanzi alle politiche anti-progresso che il Berlusconismo Padano sta in questi anni attuando, in quasi ogni campo dell’economia e della società. Un silenzio assordante da parte di chi, pur avendo mezzi per comprendere, si ostina a non proferire parola per Paura, paura di non avere ragione. Ma come si fa? Come si fa ad avere paura di avere ragione se si sostiene, con un articolo o una conversazione al bar tra gli amici, che l’immigrazione è un fenomeno che gestito correttamente arrichisce la nazione? Come si fa ad avere paura di spiegare a chi magari non ha informazioni (tipo la nostra crescita demografica nulla, che farà saltare il sistema pensionistico) che accogliere e integrare pezzi delle forze più attive e sveglie della popolazione di altri Paesi, è una opportunità e non una minaccia? Infine: come si fa a tollerare tanta, tristissima e inutile (sotto ogni punto di vista!)…cattiveria!

  2. marco

    Questa storia è allucinante! che postaccio stiamo diventando.

  3. stefano segnini

    Il caso non è poi tanto assurdo, vista la nostra burocrazia. Chissà forse a molti italiani vanno bene gli immigrati per fare le badanti o altri lavori che non vogliamo più fare. Non è meravigliamoci se non attiriamo immigrati istruiti o non impieghiamo adeguatamente quei pochi che arrivano da noi, non lo facciamo neppure con i nostri giovani. La maggior parte dei più brillanti laureati se ne va all’estero.. e non torna. Che futuro si presenta?

  4. Giovanni Scotto

    La sofferenza della studentessa è un dato di fatto reale. Il problema è che il Paese per qualche sortilegio è prigioniero dei sogni – e degli incubi – di pochi vecchi al potere. Costoro non esitano a moltiplicare tensioni e paure, e purtroppo qualcuno già "flirta" con la violenza, per lo meno come figura retorica. Ma i sogni prima o poi si dissolvono: terminò miseramente quello dell’Italia fascista, "grande" potenza europea e coloniale; la lunga era del pentapartito, con il sogno di uno scambio perpetuo tra evasione fiscale, indebitamento pubblico e corruzione, finì con le monetine lanciate a Craxi. Anche questo sogno finirà, col suo progresso di cartapesta, lustrini e cemento: Rimarrano i frutti: la paura, la tensione, la violenza – oltre ai debiti, la mancanza di competitività, la crisi demografica.

  5. cosetta

    Grazie per aver riportato questa testimonianza. Purtroppo sono storie di tutti i giorni. E’ indicibile la mia vergogna per questa Italia e questi italiani. Sono certa che c’è un’Italia migliore ma sembra essersi smarriita.

  6. aber

    Questo articolo ci parla di un’Italia che non rispetta né italiani né ospiti, un’Italia in ritardo…che arranca.

  7. Maurilio Menegaldo

    Un tempo ci si faceva beffe dell’assurda burocrazia dei Paesi socialisti, dell’Unione sovietica in particolare: a quanto sembra, siamo riusciti nell’intento di far peggio. Benvenuta in Italia, cara amica albanese: pensavi di uscire da una situazione di difficoltà e di entrare in un paese evoluto, e ti ritrovi in un groviglio davvero kafkiano. Riusciranno i nostri legislatori a comprendere che la realtà che pretendono di normare non è quella che loro hanno in testa? Riusciranno i nostri governanti a capire che non si può guidare un nazione (come un auto del resto) guardando all’indietro? Temo di no, perché la cultura, loro e di chi continua a dar loro fiducia, non glielo permette: e proprio in questo sta il dramma della nostra Italia.

  8. Mariglen Pergega

    Grazie di questo articolo. Sono uno studente Albanese anche io, al secondo anno di Laurea Magistrale in Scienze Internazionali e diplomatiche di Forlì e confermo che la burocrazia troppe volte ha complicato il mio cammino da studente. Bloccandomi spesso gli esami sostenuti, perchè in attesa di rinnovo, lasciandomi senza medico nonostante i 150€ pagati ogni anno e togliendomi il diritto di fare l’erasmus solo perchè in possesso di un permesso di soggiorno per studio. Paghiamo le stesse tasse, ma in qualche modo non abbiamo gli stessi diritti. La cosa che fa più male, è che molte persone pensano che in Italia gli immigrati vivano da privilegiati. Detto che questo non è poi così vero, non voglio neanche fare la vittima, assolutamente, perchè in Italia io sto bene e ho scelto di stare, nonostante i limiti strutturali in materia di immigrazione e convivenza di questo paese, ma vorrei solo che le persone fossero più consapevoli di come le cose stanno realmente e non si lascino raccontare la realtà solo dalla televisione e dai media.

  9. Enrico Nicolini

    Di che ci stupiamo? il sistema (leggi + inadeguatezza amministrativa) è fatto appositamente affinchè il loro combinato disposto renda la vita impossibile agli immigrati in Italia (solo a quelli interessati rispettare la legge, ovviamente).

  10. Beppe Gamba

    Concordo con chi ha scritto che mai ci si aspetterebbe di leggere una notizia simile su un autorevole sito di economisti. Ma, in fondo,si tratta di economisti – quell iche scrivono su lavoce, molto legati alla realtà e quella oggi segnalata, è tragicamente legata al "malessere della nazione". Penso che, con un po’ di buona volontà, il responsabile dell’ufficio immigrazione – oltre che dare una strigliata ai sottoposti che in un anno non riescono a rilasciare un permesso giustificato – potrebbe utilizzare quella valvola di sfogo che è la previsione dei "motivi umanitari" per concedere là dove la lettera della legge impedisce. Se il solerte Brunetta, oltre che occuparsi dei facezie, concedesse un po’ più di responsabilità, e quindi di discrezionalità motivata, almeno ai vertici della pubblica amministrazione…ammesso che questi vogliano in generale assumerla questa responsabilità.

  11. lucio

    Grazie per l’articolo che a mio avviso è una dimostrazione ulteriore della grande inefficienza della burocrazia italiana, della sua assoluta insensibilità e dell’assurdo dispotismo (tutti i cittadini sono sudditi, gli immigrati molto di più). I guai degli immigrati e anche di tanti italiani privi di reti di protezione, derivano dagli errori del governo e del parlamento ma anche in gran parte da una pubblica amministrazione che rappresenta la parte peggiore della non molto ben messa società italiana in cui bivaccano molti irresponsabili e incapaci e i tanti meritevoli e volenterosi non vengono quasi mai premiati. E purtroppo la cosiddetta società civile non è per niente migliore. Penso purtroppo che la nostra decadenza sia inarrestabile.

  12. Giovanna Bianchi

    Di fronte a tanta ottusità, si rimane senza parole: quale commento, se non di frustrazione. Ma se volessimo tentare di cambiare certe situazioni, come possiamo agire? A queste leggi – se non sono state emesse appositamente per respingere qualunque richiesta di cittadinanza – urgono emendamenti, o almeno la possibilità di esatta interpretazione da parte di chi le applica. Perché non sottoporre questi casi a Fini?

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