Lavoce.info

La complicata ricerca di un sostituto dell’Ici

Un’imposta sul patrimonio immobiliare è considerata la migliore soluzione per il finanziamento degli enti locali. E infatti è negli Stati Uniti vige la property tax. Perché allora in Italia è stata abolita l’Ici e si parla ora di introdurre una imposta sui servizi? Dal confronto tra vari tipi di tassazione si ricava che qualsiasi prelievo basato oltre che su logiche tariffarie su parametri integrativi avrebbe comunque l’effetto di trasferire il prelievo dai contribuenti più ricchi agli altri. E in particolare determinerebbe un maggior onere sulle classi medie.

Uno dei problemi aperti dopo la soppressione dell’’Ici sulla prima casa casa e che tale rimane anche dopo la pubblicazione della Relazione del Governo sul Federalismo Fiscale è quello di trovare una nuova fonte di prelievo per il finanziamento degli enti locali. Si parla da molti mesi, e anche nella Relazione, di una imposta sui servizi che dovrebbe (forse) assorbire anche alcune tariffe in vigore. Per il momento, tutto è molto incerto e confuso; proprio per questo può essere utile prospettare una razionalizzazione delle varie opzioni possibili (e praticate) per una tassazione in sede locale.

IL PRINCIPIO DEL BENEFICIO

È opinione diffusa, e abbastanza condivisa tra gli studiosi, che un buon sistema di finanziamento degli enti locali dovrebbe far riferimento al cosiddetto principio del beneficio: ognuno dovrebbe pagare per il finanziamento dei beni e servizi prodotti dalla collettività, in base ai benefici effettivamente ricevuti. Ciò porta immediatamente all’’idea di tariffa, ma poiché non è possibile calcolare esattamente in che misura ciascun cittadino beneficia di beni e servizi ampiamente indivisibili, la realizzazione pratica del principio porterebbe ad un’’ipotesi di ripartizione dei relativi costi pressoché uniforme tra i cittadini, in quanto, più o meno tutti, beneficerebbero nella stessa misura dell’’attività dell’’ente locale. La soluzione tecnica è la “poll tax”, un prelievo eguale per tutti (una tariffa onnicomprensiva) in grado di coprire i costi di produzione. La introduzione di una poll tax per il finanziamento dei servizi locali fu proposta dalla signora Thatcher per il Regno Unito e fu una delle cause della sua caduta e sostituzione alla guida del governo, per la evidente iniquità del prelievo proposto.
Un altro ragionamento, pur sempre legato alla teoria del beneficio, porta a conclusioni alquanto diverse: fermo restando che esistono servizi pubblici locali a domanda individuale per i quali si può ben applicare la logica prezzo-tariffa, va riconosciuto che i proprietari di immobili sono fra i principali beneficiari di servizi locali efficienti che contribuiscono alla crescita dei valori immobiliari; inoltre sia la domanda che i costi di offerta dei servizi forniti nei centri urbani sono più elevati di quelli forniti in periferia. Si conclude quindi che un’’imposta sul patrimonio immobiliare è la migliore soluzione per il finanziamento degli enti locali. Nel caso di immobili in affitto si può discutere circa l’’opportunità di ripartire l’’onere dell’’imposta tra proprietari e affittuari.
Questa soluzione è quella da sempre adottata dagli Stati Uniti e da numerosi altri paesi, e anche, molto timidamente, dall’’Italia con l’’Ici. Negli Stati Uniti, la property tax fornisce un gettito molto rilevante: tra un quinto e un quarto dell’’intero gettito delle imposte dirette, oltre il 3 per cento del Pil; le aliquote di imposta sono elevate: mediamente l’’1 per cento del valore patrimoniale; la base imponibile è rappresentata dal valore effettivo di mercato con i catasti che vengono continuamente aggiornati. In sostanza, l’’Ici non era che una pallida riproduzione di una normale imposta locale sul patrimonio, eppure è stata ritenuta insopportabile e abolita.

Leggi anche:  Nuovo redditometro: vita breve di un'arma spuntata

CONFRONTO TRA IMPOSTE

Vediamo quali possono essere state le cause e le conseguenze di questa scelta che ci costringerà ad acrobazie logiche e tecniche per individuare un prelievo sostitutivo.
A questo fine utilizziamo (tabella 1) i dati relativi alla distribuzione del reddito e del patrimonio delle famiglie italiane elaborati ogni anno dalla Banca d’’Italia per via campionaria e riportati all’’universo (per un valore complessivo del solo patrimonio mobiliare di oltre 5mila miliardi nel 2006). I dati consentono di verificare la distribuzione del patrimonio che corrisponde alla distribuzione del reddito per decili di famiglie e quindi di valutare gli effetti distributivi rispetto al reddito di differenti forme di prelievo locali che forniscono lo stesso gettito: una poll tax, un’’imposta proporzionale sul reddito e un’’imposta proporzionale sul patrimonio immobiliare con aliquota dello 0,5 per cento.

Tabella 1: Distribuzione del reddito e del patrimonio immobiliare delle famiglie italiane- 2006

Decili di reddito Numero di famiglie Percentuale del reddito Media familiare reddito Media familiare-attività reali Percentuali di attività reali
fino al 1 decile 2.283.275 2,6 10.740 43.863 1,9
dal 1 al 2 decile 2.283.275 4,3 17.763 73.829 3,2
dal 2 al 3 decile 2.283.275 5,4 22.307 94.593 4,1
dal 3 al 4 decile 2.283.275 6,5 26.850 131.508 5,7
dal 4 al 5 decile 2.283.275 7,6 31.394 173.036 7,5
dal 5 al 6 decile 2.283.275 8,9 36.764 186.879 8,1
dal 6 al 7 decile 2.283.275 10,5 43.374 214.565 9,3
dal 7 al 8 decile 2.283.275 12,5 51.635 281.473 12,2
dal 8 al 9 decile 2.283.275 15,3 63.202 376.066 16,3
Oltre il 9 decile 2.283.275 26,4 109.054 729.060 31,6
Totale 22.832.755 100,0 41.308 230.715 100,0

I risultati sono riassunti nella tabella 2, dalla quale si ricava che a) il gettito potenziale di una imposta sul patrimonio immobiliare valutato ai prezzi di mercato, applicando un’’aliquota molto ridotta, del 5 per mille, è molto elevato: oltre 26 miliardi di euro. Se si decidesse di concedere una detrazione di imposta generalizzata tale da escludere dal prelievo il primo decile di contribuenti, come avviene negli Stati Uniti e come avveniva con l’’Ici, il gettito rimane consistente: oltre 21 miliardi. b) Un’’imposta proporzionale sul patrimonio funziona come un’imposta lievemente progressiva rispetto al reddito (sia pure con qualche imperfezione). c) L’’approccio tariffario al funzionamento degli enti locali (poll tax) è, come ovvio, molto regressivo. d) Confrontando l’’imposta patrimoniale con un prelievo proporzionale sul reddito, a parità di gettito, si verifica che, con la patrimoniale, pagano meno gli 8 decili più bassi e di più i due decili più elevati (i più ricchi). L’’incidenza media è comunque molto bassa.

Leggi anche:  C'è un rischio nel contradditorio prima dell'accertamento

Tabella 2: Incidenza percentuale rispetto al reddito familiare di diverse imposte locali (***)

Decili di reddito Poll tax (tariffa) %* Imposta proporzionale al reddito** Imposta proporzionale sul patrimonio immobiliare (0,5%)
fino al 1 decile 10,72 2,79 2,04
dal 1 al 2 decile 6,45 2,79 2,08
dal 2 al 3 decile 5,16 2,79 2,12
dal 3 al 4 decile 4,29 2,79 2,45
dal 4 al 5 decile 3,67 2,79 2,75
dal 5 al 6 decile 3,13 2,79 2,54
dal 6 al 7 decile 2,66 2,79 2,47
dal 7 al 8 decile 2,23 2,79 2,72
dal 8 al 9 decile 1,82 2,79 2,97
Oltre il 9 decile 1,06 2,79 3,34

* La poll tax è fissata al livello di 1152 euro a famiglia in modo da ottenere la parità di gettito con le altre imposte

** L’’aliquota proporzionale che garantisce la parità di gettito è pari al 2,79 per cento
*** Il gettito assicurato dalle tre forme di prelievo risulta pari a 26,3 miliardi di euro.

Concludendo, rispetto a una imposta patrimoniale, qualsiasi prelievo che finanzi i servizi locali facendo riferimento oltre che a logiche tariffarie anche a parametri integrativi, quali il reddito, i metri quadri dell’’abitazione, la composizione dei nuclei familiari, come presumibilmente farebbe la nuova imposta, avrebbe comunque l’’effetto di trasferire il prelievo dai più ricchi agli altri contribuenti; e, poiché alle famiglie più povere dovrà comunque essere assicurata una protezione, ciò significa un maggior onere sulle classi medie. In sostanza l’’abolizione dell’’Ici, invece di una sua razionalizzazione mediante revisione dei valori catastali e riduzione delle aliquote, sembra essere stata motivata essenzialmente da ragioni di carattere distributivo.

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  C'è un rischio nel contradditorio prima dell'accertamento

Precedente

Una pace mondiale

Successivo

IN SANITÀ IL PREZZO NON È TUTTO

23 commenti

  1. giampaolo vitali

    Tutto chiaro, tranne l’ultima riga: hanno tolto l’ICI per fini politici (consenso) e non economici (redistribuzione del reddito). Volevano avere il consento del popolo non-informato (ricordiamoci che solo le abitazioni più grandi pagavano l’ICI), che è sempre contento quando qualcuno promette in Tv di ridurre le tasse. A suo tempo, la redistribuzione del reddito l’hanno fatta eliminando la tracciabilità dei pagamenti, mentre oggi usano la manovra anticrisi.

  2. Ivano Mosconi

    Come ho fatto notare in altra occasione, l’abolizione dell’ICI per la prima casa e non per le case date in affitto ha portato al risultato paradossale che l’ICI la paga chi la casa non ce l’ha. Infatti il proprietario nello stabilire il canone tiene conto dell’ICI e si regola di conseguenza. Spero che l’eventuale nuova tassa tenga conto di questa anomalia e se deve prevedere delle esenzioni le estenda alle case date in locazione.

  3. giancarlo c

    Che dire? Grande lezione sulla necessità di razionalità in politica economica e, insieme, sulla diversità tra le politiche economiche di destra e quelle di sinistra (alla faccia degli stupidi e degli ignoranti che dicono che tra destra e sinistra non c’è più differenza).

  4. domenico

    Caro Visco, io la mia casa me la sono costruita con le mie mani negli anni più belli della mia vita, da 22 a 24 anni. I miei amici non trovandomi al bar dove loro passavano le serate, quando mi incontravano mi chiedevano se ero stato in prigione o chissà dove, mentre io ero a mettere mattoni su mattoni per farmi una casa. Ora, secondo lei, devo pagare l’ICI per compensare gli sperperi che gli enti locali hanno e continuano a fare a carico della comunità. I servizi li dobbiamo pagare tutti, italiani e non, visto che tutti ne usufruiamo e non solo quelli che hanno la casa.

  5. Aldo Ferreri

    Il partito democratico ha perso le elezioni e non riesce a migliorare il gradimento per le principali seguenti ragioni: -Volontà di aumentare le imposte sui Titoli di stato; -impegno di Berlusconi (Unico mantenuto) di eliminazione dell’Ici; – rifiuti di Napoli; -problemi della Sicurezza. Se Visco, il partito democratico, gli economisti della Voce e alcuni giornalisti di Repubblica continueranno a sostenere un ripristino, sotto qualsiasi forma, della tassa sulla prima casa e un aumento della tassazione sui titoli di stato, Berlusconi, nonostante i guai che sta provocando, continuerà a vincere e la democrazia italiana sarà sempre più debole. Vorrei chiedere a Visco: ma non è stato lui a ridurre l’Irpeg e l’aliquota più alta dell’Irpef? Ma non c’è un altro modo per redistribuire il carico fiscale a favore dei contribuenti più poveri? Certo che c’è. Ma Visco e altri amici continuano a discettare sull’Ici prima casa: su un problema che è pari allo 0,2% del Pil.

  6. Meli santi

    Basta dire una cosa, anche se è sbagliata non ha importanza, il resto è nulla. Ma come si fa ad avere eliminato del tutto l’ICI, quando non si aveva l’idea di trasferire le stesse risorse agli Enti Locali? Quando capiremo che tutto ciò che dice questo governo è il contrario? Santi Meli

  7. Clodoveus

    Una semplice domanda: questa nuova tassa locale si sommerà pari pari alla tassazione statale vigente? Se già ora siamo ad una pressione fiscale del 43% del PIL, dove abbiamo intenzione di arrivare? Siete veramente convinti che la curva di Laffer non esista? Quando risiedevo in Danimarca, un collega di lavoro mi spiegò che l’aliquota marginale per il lavoro straordinario nel mese di agosto avrebbe raggiunto il 78 %. "A queste condizioni" – mi disse – "preferisco andare a pescare e riempire il freezer di pesce". Con buona pace della produttività e dell’incremento del PIL. E questo in una paese con un livello di servizi encomiabile ed un livello di spreco e corruzione trascurabile, ben diverso dalla situazione italiana. Volete veramente giustificare Berlusconi quando suggerisce di evitare di pagare più del 33% di tasse?

  8. Marcello Novelli

    l’Ici è stata abolita per un solo motivo: gli italiani avevano il bollettino sulla credenza e Berlusconi gli ha detto che potevano anche buttarlo. Con questo si è garantito il consenso a vita di tutti quelli che non sanno fare di conto. Vi faccio un caso reale. Prendiamo due trentenni che vivono a Gorgonzola (MI) e che guadagnano circa 60.000 Euro all’anno. Appena sposati prendono un bilocale in corte ristrutturato: 45 Euro di ICI totale. Poi si trasferiscono in un trilocale con giardino e box: 190 Euro di ICI totale. Poi il governo decide di togliere l’ICI, 190 Euro risparmiati. Poi il comune non ha solti e aumenta la retta dell’asilo nido di 240 Euro… al mese. Per risparmiare 190 all’anno di tasse mi tocca pagarne 240 al mese di asilo nido. E poi, ha me hanno cacellato 190 Euro, ma a quello che abita nel villone con piscina qui di fronte (si guadagna bene a fare l’idraulico) quanto gli hanno tolto?

  9. Tony

    Ho una domanda. Nella maggior parte dei paesi industrializzati è presente da molti anni la property tax. Come mai all’estero nessuno protesta contro tale tassa, mentre in Italia quasi tutti hanno protestato contro l’Ici? Forse perchè l’Ici è un imposta più difficile da evadere rispetto alle imposte sul reddito?

  10. Francesco Burco

    Per quanto interessante l’analisi, rimane il fatto che tassare il soddisfacimento di un bisogno base dell’uomo non è giusto. Tra l’altro (inutilmente) tutelato dalla nostra costituzione.Chè poi uno se lo costruisce con redditi a loro volta tassati, addirittura con un debito (il mutuo) tassato anch’esso. I servizi pubblici di base andrebbero finanziati con imposte progressive sul reddito. Si può dire che in effetti queste imposte le pagano i soliti noti e i milioni di evasori pressochè totali la sfangherebbero come al solito. Secondo me però, per quanto funzionale, è un’imposta ingiusta e Berlusconi vincerà per altri mille anni se ci chiudiamo nella torre d’avorio degli studiosi.

  11. Andrea

    Dal punto di vista teorico impeccabile. Ma siccome viviamo in un paese in cui non c’è certezza dei redditi vista l’enorme evasione (e anche sugli immobili ci sono sacche di evasione totale), corriamo il rischio che paghino – come sempre – i soliti.

  12. Bruno Stucchi

    Sono favorevoli all’ICI (sulla casa d’abitazione) solo chi l’ICI non l’ha mai pagata, vuoi perché evadeva (nel mio Comune circa il 50%, dopo verifica fotogrammetrica e catastale), vuoi perchè non proprietario. Per il resto da sempre i Comuni che conosco hanno fatto sempre pagare i "servizi" (asili, scuolabus, mense scolastiche, rifiuti, passo carraio ecc,) al costo, e dietro presentazione della dichiarazione dei redditi per chi chiedeva agevolazioni. L’ultima volta, io ho pagato più di 450 Euro per una casa di 140 m^2. Chi dice che pagava "solo" poche diecine di Euro è perché al Catasto la loro casa figurava magari come rudere, capannone rurale, pollaio. Questa era la realtà. Ma poi, chi ha tolto realmente l’ICI? Prodi (alias Visco) o Berlusconi? Mettetevi d’accordo almeno su questo punto: se è stata sbagliato si sappia allora chi è il responsabile.

  13. luca guerra

    Prima di affrontare il tema delle entrate i comuni dovrebbero affrontare quello delle uscite e verificare se possono conseguire significativi risparmi magari accorpandosi (in Italia vi sono circa 8.500 comuni per circa 56 milioni di abitanti, tutti con dipendenti e politici). Prima di tutto occorre affamare la bestia burocratica e certo uno come Visco non lo farà mai, per gente come lui tassare è facilissimo. Per cui bisogna sbaraccare il sistema attuale e riformarlo e poi vedere quanto fare pagare a chi veramente lavora e produce in questo paese che avversa l’impresa, ma ne sfrutta i proventi.

  14. Paolo

    L’analisi è molto interessante e condotta con rigore. Tuttavia, come spesso si fa in questo paese, si affrontano i problemi con logica settoriale. E’ vero che negli Stati Uniti c’è questa tassa. Ma, in compenso, non ce ne sono molte altre che invece in Italia gravano sul contribuente fino a livelli oramai insostenibili per coloro che pagano regolarmente tutte le tasse. Tassare i beni immobili, è, così come il sostituto di imposta, la soluzione più facile che farebbe gravare la contribuzione su coloro (e qui parlo di persone fisiche) che hanno deciso di investire i propri guadagni incrementando il valore del nostro paese investendo in abitazioni. Il prelievo "locale" dovrebbe andare in sostituzione di quello centrale con un giuoco a somma zero, o, come i cittadini auspicano, a somma minore di zero, dato che occorrerebbe agire sulla voracità della pubblica amministrazione riducendere l’onerosità in modo sensibile. Introdurre tasse "facili" nella nostra storia ha sempre significato, di fatto aumentare il prelievo e, di conseguenza, il costo dello stato Forse é ora di invertire questo trend.

  15. pgdav

    Il paragone con gli Stati Uniti è assolutamente risibile, perché sono sistemi fiscali non comparabili. Parliamo di Francia o di Germania..se si vuole esser seri. La tassa sulla casa puo essere accettata solo se è legata al suo incremento di valore nel tempo e se la tassazione viene aumentata per tutte le rendite, essendo ovvio che la casa è il patrimonio prevalente del ceto operaio e impiegatizio.

  16. luigi saccavini

    Sorprende l’analisi dell’ex Ministro delle finanze: di fronte ad una manovra del suo successore che per obiettivo la riduzione del deficit, anzichè pretendere la ri-applicazione integrale della sua legge contro l’evasione, basata sulla tracciabilità, che nella versione Tremonti appare molto annacquata, se ne esce con una proposta in sé giusta ma con l’effetto di incrementare il monte della tassazione complessiva. Se si deve accordare l’autonomia impositiva dei Comuni, questa imposizione deve tornare a somma zero, con la riduzione della tassazione generale. Un aiuto alle amministrazioni locali perchè continuino a spendere? Devono mettersi a risparmiare i Comuni; la macchina della Pubblica Amministrazione deve diventare virtuosa; proprio non c’è spazio per aumenti della imposizione complessiva. Chieda l’ex Ministro la tracciabilità sopra i 1.000 euro; denunci che porre il limite a 7.000 è quasi una presa in giro perchè la quasi totlaità dei compensi dei professionisti e dei pccoli artigiani è inferiore a questo importo. L’unico modo per aumentare le entrate è la riduzione dell’evasione.

  17. Rino

    I commenti che si soffermano sul fatto che continuare ad ipotizzare di tassare equamente redditi e patrimoni non paga politicamente hanno ragione. Resta il fatto però che l’analisi che fa l’autore è perfetta ed è in grado di produrre, se attuata, un vero cambio di logica ed anche di risultato. Non è un caso che si citano altri paesi che adottano il metodo suggerito da Visco come esempi virtuosi. Se i miei concittadini preferiscono pagare molto sul reddito e poco sul patrimonio è prevalentemente perchè il primo si può nascondere, il secondo no. Forse, anzichè prendere atto di questo, si potrebbe approfondire il come arrivare ad un cambio, compreso anche lo sforzo di penalizzare quei politici che oramai scopertamente non vogliono affrontare il problema.

  18. Pino

    Leggo che si sta lavorando ad una revisione delle tasse che gravano sugli immobili. In un momento in cui il mercato immobiliare residenziale è praticamente bloccato, questa potrebbe essere una buona occasione per apportare una modifica alle disposizioni concernenti la prima casa, tesa a fluidificare il mercato. Oggi infatti ci si trova nella seguente circostanza, del tutto simile ad un cul de sac: – metto in vendita la mia casa, per le più varie motivazioni, che gode delle agevolazioni prima casa ; – ho la possibilità economica per acquistare una nuova casa, che però essendo ancora proprietario della prima mi viene considerata come seconda, e quindi non lo faccio; – chi vorrebbe comprare la mia casa deve prima vendere la propria, anche se ha la disponibilità economica per acquistare la mia e quindi non lo fa – per lo stesso mio motivo. La proposta: come per il termine di 18 mesi entro i quali si deve portare la residenza nel comune in cui è ubicato l’immobile, così si dovrebbe consentire di accedere alle agevolazioni prima casa lasciando un periodo analogo di sovrappodizione delle due proprietà.

  19. Ajna

    Articolo interessante, ancorché non sempre ineccepibile (negli Usa funzionerà anche così, ma il resto del sistema non è del tutto paragonabile, per cui il discorso lascia un po’ il tempo che trova, a parte discutere l’impatto psicologico), ma vorrei sapere perché non si accenna a come un Ici davvero efficace (controllata con le debite risorse e con valori catastali aggiornati) potrebbe rimettere in gioco il mercato? Chi detiene un quinto circa del patrimonio immobiliare italiano non paga o paga con aliquote ridotte l’Ici, anche se fa attività d’impresa e spesso manca clamorosamente le finalità assistenziali per cui avrebbe questi privilegi: quanto staremmo meglio, specie in grandi città d’arte, se tutti pagassero l’Ici, a prescindere dall’abito (talare) indossato?

  20. Roberto

    Vorrei la tassa sul patrimonio immobiliare perchè così anche gli evasori dei redditi pagherebbero qualcosa. Vorrei pagare l’ICI in modo che i comuni non debbano fare cassa sulla realizzazione di nuovi immobili. Vorrei che l’Ici assorbisse le tasse di trasferimento di proprieta, in modo che la compavendita dlla casa sia meno onerosa. Chi non necssità più di grandi case (vedi anziani) sarebbe stimolato a venderle a chi le ha bisogno (vedi giovani famiglie).

  21. lm

    La solita demagogia del diverso peso fiscale sui più ricchi e sugli altri. Visco dovrebbe spiegare come si concilia l’imposta sul patrimonio immobiliare, che è anche la mia prima casa acquistata con il mio reddito tassato, con la capacità contributiva espressa dal reddito prodotto.

  22. Franco GIURISTA

    l’ICI va, con la evidente doverosa retromarcia della destra liberista, ripristinata in toto e la sua gestione va affidata: 1) direttamente, alla struttura locale comunale per quanto riguarda la individuazione e il catasto dei beni, a quelle provinciali o regionali per quanto riguarda la effettiva riscossione e conseguente ripartizione. 2) Sussidiariamente (nel senso che cambiano gli accertatori ma il ricavato va al Comune), alla struttura statale per quanto attiene l’individuazione e catasto dei beni all’estero con le analisi societarie connesse. Il principio del beneficio di equità proporzionale dell’imposta (che non può chiamarsi tassa proprio perchè disancorata in linea di principio dal beneficio) dovranno essere conciliati a livello di accertamento e di imposizione locale. E’ un mio contributo di luglio.

  23. AM

    L’abolizione dell’ICI sulla prima casa ha aumentato enormemente le differenze tra comuni. Sono stati privilegiati i comuni "turistici" e danneggiati i comuni residenziali, la larga maggioranza. Si reintroduca quindi l’ICI sulla prima casa confermando la franchigia già esistente o eventualmente aumentandola di un 30%.

Lascia un commento

Non vengono pubblicati i commenti che contengono volgarità, termini offensivi, espressioni diffamatorie, espressioni razziste, sessiste, omofobiche o violente. Non vengono pubblicati gli indirizzi web inseriti a scopo promozionale. Invitiamo inoltre i lettori a firmare i propri commenti con nome e cognome.

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén