Un recente studio sugli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla salute in Italia conferma che un incremento delle polveri sospese provoca un aumento della mortalità e dei ricoveri per malattie respiratorie. Nuove evidenze emergono per quanto riguarda i danni alla salute dei bambini e le malattie cardiache negli adulti. I dati indicano anche che solo tre città su dieci rispettano i valori delle concentrazioni giornaliere di Pm10 e biossido di azoto. Le enormi responsabilità del traffico.
I risultati di EpiAir, un recente studio sugli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla salute in Italia confermano che un incremento delle polveri sospese (Pm10)provoca, nelle città italiane, un aumento della mortalità e dei ricoveri per malattie respiratorie. (1) Ma nuove evidenze emergono per quanto riguarda i danni alla salute dei bambini e le malattie cardiache negli adulti.
I dati indicano che solo tre città su dieci rispettano i valori delle concentrazioni giornaliere di Pm10 e No2 e che il traffico delle auto veicolare dà il contributo più importante nel causare danni acuti alla salute.
Lo studio è stato condotto in dieci città: Milano, Mestre, Torino, Bologna, Firenze, Pisa, Roma, Cagliari, Taranto e Palermo. I dati ambientali e sanitari si riferiscono al periodo 2001-2005. I risultati sono in linea con quanto riportato in ricerche condotte in altre città europee e negli Stati Uniti, oltre che con i risultati dei tre precedenti studi italiani.
EFFETTI SULLA SALUTE DI BAMBINI E ADULTI
I risultati di EpiAir confermano che, nelle città italiane, per ogni incremento di 10 μg/m3 di polveri (Pm10) si verifica un aumento dello 0,7 per cento delle morti per cause naturali e un aumento dello 0,8 per cento dei ricoveri per malattie respiratorie.
I risultati mostrano per la prima volta che l’1,2 per cento in più di bambini (0-14 anni) viene ricoverato in ospedale per asma e bronco-polmonite nello stesso giorno e nei due giorni successivi l’aumento delle polveri sospese. Anche fra gli adulti i ricoveri aumentano dello 0,6 per cento per infarto del miocardio e dell’1,1 per cento per scompenso cardiaco lo stesso giorno o il giorno successivo il picco di inquinamento.
Risultati nuovi rispetto agli studi precedenti emergono anche per quanto riguarda gli altri inquinanti. Cresce, rispetto a quanto osservato in studi precedenti, il ruolo che i gas presenti nell’aria hanno nel causare problemi di salute a breve termine. Il biossido dazoto (No2) e lozono (O3) mostrano effetti talora più importanti delle polveri e che si apprezzano fino al sesto giorno dal picco di concentrazione. Sia l’No2 che l’O3 provocano un aumento del 2 per cento della mortalità naturale e cardiaca e di quasi il 3 per cento della mortalità respiratoria. Un incremento della concentrazione dell’No2 di 10 μg /m3 causa l’1 per cento in più di ricoveri per problemi respiratori negli adulti entro ventiquattro ore e il 3 per cento in più di ricoveri per asma e infezioni acute dei polmoni nei bambini da due a cinque giorni dopo.
Qualcuno potrebbe obiettare che l’1 per cento in più di morti o di ricoveri per malattie cardio-respiratorie sia un incremento contenuto, peraltro limitato a due (massimo cinque) giorni successivi l’aumento della concentrazione dell’inquinante. Tuttavia, la stima dell’1 per cento per quanto riguarda gli effetti acuti non esaurisce il quadro del danno che le polveri sospese possono provocare sulla salute umana. Per alcune malattie, come quelle cardiache e respiratorie, mortalità e ricoveri hanno un aumento più importante. Sappiamo che gli effetti acuti crescono in modo proporzionale e lineare al crescere delle concentrazioni; così se l’incremento delle morti per malattie respiratorie è del 3 per cento quando la concentrazione delle polveri aumenta di 10 μg/m3, sarà decisamente più alto quando la concentrazione aumenta di 40 o di 50 μg/m3. Sappiamo anche che gli effetti dovuti alla esposizione cronica sono importanti e in qualche modo si sommano a quelli dell’effetto acuto; l’Organizzazione mondiale della sanità ha stimato in 4,7 per cento la frazione di mortalità naturale attribuibile alle polveri per concentrazioni medie annuali superiori ai 30 μg/m3 . (2)
Per queste ragioni gli effetti acuti dell’inquinamento atmosferico sono, secondo gli autori, un indicatore da monitorare in modo continuo. Questa sorveglianza può affiancare il monitoraggio della concentrazione degli inquinanti nel suggerire interventi per contenere linquinamento.
IL RUOLO DEL TRAFFICO
Non siamo ancora in grado di identificare in modo puntuale le sorgenti degli inquinanti; nonostante ciò, alcuni dei composti monitorati in modo continuo sono traccianti attendibili della sorgente inquinante. Gli ossidi di azoto sono gli indicatori più sensibili del contributo che il traffico auto-veicolare dà all’inquinamento atmosferico. L’emergere di effetti così importanti per l’No2 suggerisce che il traffico autoveicolare gioca, nel nostro paese, un ruolo crescente nel causare danni acuti alla salute, soprattutto dei bambini.
L’INQUINAMENTO NON È DIMINUITO
I dati di questo studio ci dicono che gli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla mortalità e sui ricoveri per malattie respiratorie non si sono ridotti negli ultimi anni e che si apprezzano nuovi effetti. I dati ambientali (vedi tabella in fondo) ci dicono che solo tre città su dieci rispettano i valori delle concentrazioni giornaliere di Pm10 e No2; non ci sono importanti riduzioni delle concentrazioni rispetto ai periodi precedenti e il traffico gioca un ruolo preminente nel causare danni acuti alla salute.
Anche se non ci sono evidenze conclusive sulla efficacia degli interventi disponibili, alcuni di quelli attuati sulla mobilità locale in altri paesi hanno avuto effetti positivi. Lo studio ha tentato di dare una risposta alla domanda su cosa è stato fatto negli ultimi anni dalle autorità locali. È emerso un quadro contraddittorio in cui, nonostante i numerosi interventi intrapresi dai comuni, l’aumento dei veicoli circolanti, il mancato coordinamento tra i vari settori comunali e la mancanza di controllo sul rispetto effettivo delle misure adottate, fanno dubitare della efficacia delle politiche locali.
Va sottolineato comunque che diverse sono ancora le lacune del mondo scientifico, industriale, economico e politico sul problema dell’inquinamento atmosferico. È recente un inquadramento sistematico di queste responsabilità in un quadro che gli anglosassoni definiscono catena delle responsabilità con la doppia valenza di responsabilità nel contributo a innalzare i livelli di inquinamento e di responsabilità nella scelta degli interventi efficaci a contenerlo.
(1) Il PM10 comprende le particelle, con un diametro < 10 micron (μm), in grado di superare la laringe e depositarsi nelle vie aeree.
(2) World Health Organisation, Health Impact assessment of air pollution in the eight largest Italian cities, Rome Italy, World Health Organisation, 2002.
Concentrazioni giornaliere medie dei tre inquinanti studiati per città e periodo di disponibilità dei dati
ds = deviazione standard; range iq = range interquartile; pct = percentile;
a = periodo 2002;-2005; b = da 1-6-2002 a 31-12-2005; c = periodo 2001-2004; d = periodo 2003-2004
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Marco Spampinato
Non si può non avvertire allarme per i primi risultati di test specifici sui legami tra malattie e inquinamento locale. Ciò nonostante si comprenda quante difficoltà possono esservi in questi studi, innanzitutto in ordine alla disponibilità/qualità delle rilevazioni e nel trattamento dell’informazione. Sulla mobilità sostenibile lo studio non compie più che una rassegna descrittiva di interventi, ma il paragrafo finale ha conclusioni molto condivisibili. Si deve insistere a mio avviso nel comprendere l’efficacia dell’azione pubblica locale, sulla base di valutazioni di efficacia sui risultati raggiunti dalle città italiane, tenendo conto della diversa intensità dei problemi/"punti di partenza", e senza rifiutarsi confronti sui risultati raggiunti. Anche questo è un compito di uno stato centrale (e/o di agenzie indipendenti). Peccato che vi sia molto disinteresse, e si investa ancora troppo poco per capire l’efficacia (e talvolta l’efficienza) delle politiche pubbliche (regolative e di investimento), e forse troppo per altre finalità (ad esempio promozionali o giustificative della spesa). Non servono molto le "lobby", anche se l’obiettivo sembra o è "buono", ma i buoni studi.
Giuseppe Caffo
Tutti si preoccupano tremebondi se in Italia si producono e si vendono più o meno automobili, senza pensare a un piano di radicale potenziamento del trasporto collettivo, che ad esempio in una città come Roma è drammaticamente carente per qualità e quantità. L’auspicio dovrebbe essere disincentivare il più possibile circolazione e vendita di automobili, causa dei gravi danni alla salute ben descritti nell’articolo, che peraltro non tiene conto della strage per incidenti, soprattutto di giovani, causata dall’uso eccessivo e sconsiderato della "mitica" automobile.
Fabrizio Balda
I dati raccolti giornalmente dalle centraline dell’Arpa (conosco bene la situazione di Torino ma credo che siano disponibili anche nelle altre città) sono molto più aggiornati e mostrano una realtà un po’ diversa. Negli utlimi anni 2006-2009 si è assistito a una riduzione consistente delle polveri sottili (-10% all’anno circa). Inviterei l’autore dell’articolo ad aggiornare le sue valutazioni alla luce anche di questi dati.